ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 aprile 2021

Credevamo di avere capito tutto

Il complotto

How crooked my hands, How twisted my thoughts.
How can I take the stand? I’m a fraud who’ll be caught

Quanto storte le mie mani, quanto contorti i miei pensieri.

Come posso testimoniare? Sono un inganno che verrà scoperto.

Dirt Poor Robins, “Woe to me”


C’è un disegno profondo dietro ogni cosa.
Da un pezzo abbiamo chiaro che esiste un complotto globale, più vasto di quello che ritenevamo possibile. Solo un cieco non lo vedrebbe. I drammatici avvenimenti di questi giorni lo certificano oltre ogni dubbio.

Già da tempo sapevamo che i vari governi hanno la loro agenda segreta e collaborano tra loro. Che i loro agenti ci stessero alle calcagna era evidente, ma forse siamo stati troppo ingenui; non pensavamo che ci avrebbero infiltrati, e che saremmo stati traditi. Davvero eravamo convinti che il popolo ci avrebbe seguito e avrebbe rovesciato il potere corrotto? Che avremmo fatto la rivoluzione? L’abbiamo visto, cosa è successo. Il popolo, in cui confidavamo, è rincretinito da quello che gli fanno credere, da tutte le menzogne che gli raccontano. Ci si è rivoltato contro, e la repressione è stata dura e immediata. L’esercito, i giudici… tutti contro di noi, tutti al servizio del potere. I potenti si sono scambiati cortesie sorridendo e scherzando mentre ci facevano fuori.

C’era Lui, il nostro leader. Un grande. Lo seguivamo da un pezzo, in tanti. Lui ci avrebbe salvato, avrebbe preso il comando, e finalmente avrebbe ristabilito quel dominio che da troppo tempo abbiamo delegato agli stranieri e a dittatori sanguinari. Avremmo comandato, e loro l’avrebbero pagata cara.

Invece l’hanno preso, l’hanno processato – un giudizio veloce e illegale – e l’hanno condannato a morte. L’hanno ammazzato. E con lui le nostre speranze.

Credevamo di avere capito tutto, noi. Eravamo certi che la conoscenza ci avrebbe salvato. Avrebbe fatto la differenza. Noi eravamo quelli che hanno visto. Noi siamo quelli che c’erano.

E ci dicevamo…
Abbiamo contro il loro odio, ma non ci facciamo spaventare. Noi sappiamo.
Abbiamo contro la loro forza, ma come può la loro forza vincere contro la nostra verità?
Abbiamo contro tutti. Loro. Gli altri. Ma non c’è problema. Possiamo farcela. Dicevamo.
Ma non ce l’abbiamo fatta contro il nemico peggiore che abbiamo contro. Noi stessi.

Sapevamo tutto ma non ci è bastato. Quando è arrivata la polizia, quando sono arrivate le guardie, siamo scappati. Siamo stati ben lontani dalle aule dove veniva giudicato. Quando è stato condannato non c’eravamo. E a vederlo morire… non eravamo lì. Eravamo nascosti.
Avevamo messo la nostra speranza su qualcuno di sbagliato. Avevamo messo la nostra speranza su di noi. Abbiamo fallito, siamo caduti. Pensavamo di essere sentinelle, eravamo spaventapasseri, falsi uomini, vestiti vuoti appesi ad un palo.

Così siamo venuti via. Ci siamo detti: non crederemo più a niente. Non alle scuse di chi è fuggito, non alle allucinazioni di donne isteriche. Se quello che sappiamo e quello che abbiamo veduto non è bastato, cosa potrà essere sufficiente?

Il tipo che abbiamo incontrato camminando avrebbe potuto essere uno di noi, ma non lo conoscevamo. Anche se una domanda ci aleggiava nella testa, questo dove l’abbiamo già visto?
Ci ha parlato. Ci ha tenuto compagnia lungo la strada – due orette di cammino attraverso la campagna in pieno rigoglio, con svelte nuvole nel cielo che già si arrossava. E più parlava e più quello che diceva aveva un senso. Era un complotto, sì, ma infinitamente più profondo di quanto avessimo mai potuto pensare. Quello che ci stava dicendo quell’uomo è che era all’opera un disegno molto più antico, con un fine del tutto diverso da quello che potevamo avere intuito. Ci ha mostrato che persino il male, tutto il male che avevamo veduto, il male che avevamo addosso era in qualche maniera accolto. Che anche noi, con il nostro non essere abbastanza, eravamo in qualche maniera accolti.

E quando si è fermato a mangiare con noi, nella nostra casetta di Emmaus, abbiamo capito chi era. Ma Lui se ne era già andato.
No, non è corretto, Non se ne è andato. Non potrà andarsene mai più. Perché ci ha fatto capire che il punto non era la nostra sapienza, o il nostro coraggio, o il nostro essere retti o morali, ma la sua presenza, senza la quale eravamo niente, niente. Senza la quale siamo niente.

Oh, sì. C’è un disegno profondo dietro ogni cosa.

APR 7 Pubblicato da Berlicche

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