ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 30 aprile 2021

Lo streaming non basta?

Vaticano / Nuove disposizioni sulla trasparenza. Ennesima operazione di facciata


    I dirigenti vaticani, compresi i cardinali capi dicastero e gli amministrativi, dovranno sottoscrivere una dichiarazione nella quale attestano di non avere condanne o indagini a proprio carico per terrorismo, riciclaggio, evasione fiscale. Non potranno inoltre avere beni nei paradisi fiscali né investire in aziende che operano contro la dottrina della Chiesa. 

Qui sotto il testo integrale del provvedimento. Ma ci sia consentito un breve commento. Il nuovo motu proprio ha dell’incredibile. Delle due l’una: se il papa si vede costretto a far firmare una tale dichiarazione ai cardinali e agli altri dirigenti di prima fascia, significa che non ha alcuna fiducia nel personale che lui stesso ha selezionato; oppure che lo stato di corruzione, malcostume e immoralità nei Sacri Palazzi è endemico. In entrambi i casi, la classe dirigente vaticana ne esce malissimo. Oppure, ed è una terza possibilità, il papa ha deciso il provvedimento pro domo sua, per mostrare al mondo quanto è bravo nella lotta alla disonestà. Ma anche in questo caso l’operazione risulta devastante per la credibilità della curia romana, dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede. Ma non pare che tale credibilità stia poi tanto a cuore all’attuale inquilino di Santa Marta.

Se un osservatore esterno può forse credere all’immagine mediatica di un Bergoglio integerrimo impegnato nella lotta alla corruzione ma vittima dei suoi collaboratori, chi conosce le dinamiche d’Oltretevere sa che i proclami odierni rappresentano un’ennesima operazione di falsificazione della realtà, in cui ciò che viene divulgato corrisponde all’esatto contrario di quanto avviene. Chi come monsignor Carlo Maria Viganò tentò di combattere la corruzione e si adoperò con efficacia al risanamento del bilancio del Governatorato, fu “promosso” (promoveatur ut amoveatur) e la squadra dei suoi collaboratori di fiducia dispersa, perché rappresentava una minaccia al sistema. Al più valido di loro, Eugenio Hasler, il papa misericordioso riservò un trattamento inqualificabile: da lui stesso convocato, fu licenziato sui due piedi senza fornirgli alcuna motivazione, consegnato alla gogna mediatica e distrutto nella sua dignità.

Da ricordare anche che l’opera meritoria del cardinale Pell e di altri ottimi amministratori dei beni della Sede Apostolica fu bloccata da accuse infondate e da una vera e propria persecuzione, che portò il cardinale australiano a subire l’ingiusta condanna del carcere dalla quale è stato poi totalmente assolto. Viceversa, gli artefici del dissesto finanziario vaticano non solo rimangono al proprio posto, ma vengono oggi affiancati da personaggi ampiamente compromessi e, di conseguenza, estremamente ricattabili e manovrabili.

Gli scandali vaticani che vanno emergendo in questi mesi, compresi gli investimenti azionari in aziende farmaceutiche produttrici di farmaci abortivi, non possono essere insabbiati da operazioni di facciata; né la rimozione del cardinale Becciu dopo la denuncia delle speculazioni immobiliari a Londra può attenuare le gravissime responsabilità di chi crede di poter incantare l’opinione pubblica con un roboante motu proprio, dopo aver creato le premesse della corruzione e del conflitto di interessi con la rimozione di quanti avrebbero potuto invece sanare definitivamente una inveterata situazione di malcostume.

Ancora una volta Bergoglio pare determinato a screditare l’immagine e il prestigio della Chiesa pur di emergere come moralizzatore e trarne vantaggio personale. Ma la Storia insegna che il culto della personalità, proprio delle dittature, si muta facilmente in damnatio memoriae.

*

LETTERA APOSTOLICA IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»

DEL SOMMO PONTEFICE FRANCESCO

RECANTE DISPOSIZIONI SULLA TRASPARENZA
NELLA GESTIONE DELLA FINANZA PUBBLICA

La fedeltà nelle cose di poco conto è in rapporto, secondo la Scrittura, con la fedeltà in quelle importanti. Così come l’essere disonesto nelle cose di poco conto, è in relazione con l’essere disonesto anche nelle importanti (cf. Lc 16,10).

La Santa Sede, nell’aderire alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (Convenzione di Merida), ha deciso di conformarsi alle migliori pratiche per prevenire e contrastare la corruzione nelle sue diverse forme. Già con la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio del 19 maggio 2020, recante «Norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano», sono stati posti presidi fondamentali nel contrasto alla corruzione nella materia dei contratti pubblici. La corruzione, però, può manifestarsi in modalità e forme differenti anche in settori diversi da quello degli appalti e per questo le normative e le migliori prassi a livello internazionale prevedono per i soggetti che ricoprono ruoli chiave nel settore pubblico particolari obblighi di trasparenza ai fini della prevenzione e del contrasto, in ogni settore, di conflitti di interessi, di modalità clientelari e della corruzione in genere.

Considerato che quanti prestano la loro opera nei Dicasteri della Curia Romana, nelle istituzioni collegate alla Santa Sede, o che fanno riferimento ad essa, e nelle amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano hanno la particolare responsabilità di rendere concreta la fedeltà di cui si parla nel Vangelo, agendo secondo il principio della trasparenza e in assenza di ogni conflitto di interesse, stabilisco quanto segue:

§1 Nel Regolamento Generale della Curia Romana, dopo l’articolo 13, è inserito il seguente articolo «Articolo 13bis.

§1 I soggetti inquadrati o da inquadrare nei livelli funzionali C, C1, C2 e C3, ivi compresi i Cardinali Capi Dicastero o Responsabili di Enti, nonché quelli che abbiano funzioni di amministrazione attiva giurisdizionali o di controllo e vigilanza di cui al §2, ivi inclusi i soggetti di cui agli articoli 10, 11 e 13§1 del presente Regolamento e 20 del Regolamento per il personale dirigente laico della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, devono sottoscrivere all’atto di assunzione dell’ufficio o dell’incarico e con cadenza biennale una dichiarazione nella quale attestano:

a) di non aver riportato condanne definitive per delitti dolosi nello Stato della Città del Vaticano o all’estero e di non aver beneficiato in relazione agli stessi di indulto, amnistia, grazia e altri provvedimenti assimilabili o essere stati assolti dagli stessi per prescrizione;

b) di non essere sottoposti a processi penali pendenti ovvero, per quanto noto al dichiarante, a indagini per delitti di partecipazione a un’organizzazione criminale; corruzione; frode; terrorismo o connessi ad attività terroristiche; riciclaggio di proventi di attività criminose; sfruttamento di minori, forme di tratta o di sfruttamento di esseri umani, evasione o elusione fiscale.

c) di non detenere, anche per interposta persona, contanti o investimenti, ivi incluse le partecipazioni o interessenze di qualunque genere in società e aziende, in paesi inclusi nella lista delle giurisdizioni ad alto rischio di riciclaggio o finanziamento del terrorismo come individuati con provvedimento dell’Autorità di Sorveglianza e Informazione Finanziaria, salvo che il dichiarante o i suoi consanguinei entro il terzo grado siano residenti in detti paesi o vi abbiano stabilito il domicilio per comprovate ragioni familiari, di lavoro o di studio;

d) che tutti i beni, mobili e immobili, di proprietà o anche solo detenuti dal dichiarante ovvero i compensi di qualunque genere da questo percepiti, per quanto noto al dichiarante, hanno provenienza da attività lecite e non costituiscono il prodotto o il profitto di reato;

e) di non detenere, per quanto a conoscenza del dichiarante, partecipazioni o interessenze di qualunque genere in società o aziende che operino con finalità e in settori contrari alla Dottrina Sociale della Chiesa;

f) di non detenere, anche per interposta persona, contanti o investimenti, ivi incluse le partecipazioni o interessenze di qualunque genere in società e aziende, nei paesi inclusi nella lista delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali individuati con provvedimento della Segreteria per l’Economia, salvo che il dichiarante o i suoi consanguinei entro il terzo grado siano residenti in detti paesi o vi abbiano stabilito il domicilio per ragioni familiari, di lavoro o di studio e tali disponibilità siano state dichiarate alle autorità fiscali competenti.

§2 Per funzioni di amministrazione attiva si intendono quelle che comportano la partecipazione ai procedimenti che determinano l’assunzione di impegni economici di qualunque tipo da parte dell’Ente. Le funzioni giurisdizionali di cui al paragrafo 1 sono solo quelle giudicanti. Il paragrafo 1 non si applica al personale di supporto degli organismi di controllo e vigilanza. Con provvedimento dell’Ufficio del Revisore Generale in quanto autorità anticorruzione sono individuati gli uffici e gli incarichi cui si applicano gli obblighi dichiarativi in base al presente paragrafo.

§3 La dichiarazione di cui al paragrafo 1 è conservata dalla Segreteria per l’Economia nel fascicolo personale del dichiarante. Copia della stessa è trasmessa, per quanto di competenza, alla Segreteria di Stato.

§4 Ove ne abbia ragionevole motivo, la Segreteria per l’Economia, avvalendosi delle strutture a ciò preposte nella Santa Sede o nello Stato della Città del Vaticano, può eseguire controlli sulla veridicità delle dichiarazioni presentate.

§5 Fermi i casi di responsabilità penale, la mancata dichiarazione ovvero la dichiarazione falsa o mendace costituiscono grave illecito disciplinare ai sensi dell’articolo 76, §1, n. 2) e legittimano la Santa Sede a richiedere il danno eventualmente subito».

§2 All’articolo 40, paragrafo 1, del Regolamento Generale della Curia Romana, dopo la lettera m) è inserita la seguente lettera: «n) accettare o sollecitare, per sé o per soggetti diversi dall’Ente nel quale prestano servizio, in ragione o in occasione del proprio ufficio, doni, regali o altre utilità di valore superiore a euro quaranta».

§3 Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, i Tribunali dello Stato della Città del Vaticano e gli Enti inclusi nell’elenco di cui all’art.1§1 dello Statuto del Consiglio per l’Economia per i quali non è prevista l’applicazione del Regolamento Generale della Curia Romana debbono provvedere a modificare la propria normativa sul personale in maniera conforme a quanto previsto dai paragrafi 1 e 2 entro novanta giorni dall’entrata in vigore del presente Motu Proprio.

Dispongo che quanto stabilito abbia immediato, pieno e stabile valore, anche abrogando tutte le disposizioni incompatibili, e che la presente Lettera Apostolica in forma di Motu proprio sia pubblicata su “L’Osservatore Romano” del 29 aprile 2021 e successivamente negli Acta Apostolicae Sedis.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 26 aprile 2021, nono del Pontificato.

FRANCISCUS

Fonte: vatican.va

https://www.aldomariavalli.it/2021/04/30/disposizioni-sulla-trasparenza-no-ennesima-operazione-di-facciata/


Specchietti per le allodole

Due Motu proprio in due giorni [In Vaticano da domani cardinali e vescovi saranno giudicati per reati penali comuni come tutti gli altri… previa autorizzazione del Sommo Pontefice – 30 aprile 2021 e Dirigenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano devono essere senza macchia. Niente beni o investimenti in paradisi fiscali, niente condanne o indagini per tutta una serie di reati – 29 aprile 2021] non fanno una prova, ma rendono molto bene l’idea del tempo che vive il vertice della Chiesa Cattolica Romana. Un tempo di trepidante attesa dell’ispezione Moneyval.

I richiami internazionali, neanche tanto velati del giudice londinese Baumgartner, sull’operato della magistratura vaticana e sulla concezione di stato di diritto emerso nello Stato della Città del Vaticano [QUI]. Rendono bene l’idea.

Le indagini finanziarie australiane, su ogni entità, che può essere collegata alla Santa Sede e allo Stato della Città del Vaticana [QUI e QUI]. Rendono bene l’idea.

Le bacchettate della corte di cassazione italiana alle rogatorie dei magistrati vaticani, che hanno condotto a procedimenti definiti “illeggittimi”, eseguiti nei confronti di cittadini italiani [QUI]. Rendono bene l’idea.

Queste sono solo alcune delle circostanze (ne abbiamo evidenziato in passato molte altre) che rendono bene l’idea del tempo che fa ultimamente, dalle parti della Domus Sanctae Marthae. E se davanti agli occhi di Dio siamo tutti uguali, in considerazione della misericordia di nostro Signore, saremo comunque giudicati singolarmente e inevitabilmente per il nostro singolo operato.

In otto anni di pontificato sono stati utilizzati diversi pesi e altrettante misure, decise in base alle lune calanti o crescenti annotate sul calendario di frate indovino. Ma in due giorni, con insolito tempismo, le allodole hanno due nuovi specchietti nei quali si vuole far riflettere la loro fresca rinnovata e limpida immagine internazionale. Chissà se nell’equipe ispettiva di Moneyval c’è qualcuno che capisce di allodole e di specchietti. Se così non fosse si possono sempre leggere le 43 pagine in englishstyle della sentenza Baumgartner, o le 46 pagine in italiano, con buona pace di quelli che non traducono i documenti dall’italiano all’inglese da consegnare ad un giudice di lingua inglese.

Forse l’equipe ispettiva di Moneyval lo conosce l’inglese. E forse hanno letto anche la sentenza che Baumgatner ha reso pubblica, con buona pace di chi ne chiedeva l’omissione.

Nella speranza di aver reso bene l’idea, staremo a vedere i prossimi sviluppi in terra vaticana. Sviluppi sia processuali, sia ispettivi.

30 Aprile 2021   Blog dell'Editore

di Ivo Pincara

http://www.korazym.org/60444/specchiette-per-le-allodole/#more-60444

I vescovi ai fedeli: “La Messa è vitale, tornate in chiesa”

Lo streaming non basta, per chi può è necessario tornare alla Messa in presenza perché “il tesoro più grande è, ovviamente, la vita sacramentale della Chiesa e, soprattutto, l’Eucaristia”. I vescovi di Inghilterra e Galles pubblicano un documento per sottolineare che non si può fare a meno dell’Eucaristia domenicale e di godere della presenza reale del Signore.

La Messa non è finita, tornate in chiesa. È quello che i vescovi di Inghilterra e Galles hanno voluto ricordare ai fedeli in una riflessione pubblicata pochi giorni fa sulla vita post-Covid delle comunità. Un documento uscito alla conclusione della plenaria che per la seconda annata consecutiva si è tenuta via Zoom e durante la quale ha avuto ampio spazio la discussione sulla frequenza della funzione domenicale in era pandemica.

Durante l’emergenza, anche i cattolici inglesi e gallesi hanno vissuto un periodo senza poter pregare in chiesa e ricevere i sacramenti. Molte - ma non tutte - le parrocchie hanno cercato di correre ai ripari attraverso la trasmissione delle Messe in streaming. Un esempio di quella creatività invocata da Papa Francesco nei giorni più difficili dell’emergenza, ma che a lungo andare - come ammonito dal Pontefice - rischia di “viralizzare” la fede. I casi storici della Francia post-rivoluzionaria e del Messico dopo la repressione anticattolica dimostrano le difficoltà del ritorno alla normalità in caso di interruzione della vita liturgica e pastorale.

In un’intervista all’Osservatore Romano, il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece, aveva lanciato l’allarme nel settembre scorso: “Tutti quelli che non sono più venuti alla Messa, perché venivano solo per ragioni culturali - aveva affermato il porporato lussemburghese - non vengono più; hanno visto che la vita è molto comoda, possono vivere molto bene senza dover venire in chiesa”. Ma il problema non riguarda soltanto i cosiddetti cattolici culturali e l’offerta del servizio streaming, da opportunità fondamentale per chi è malato o in quarantena, può tramutarsi in un deterrente per il ritorno tra i banchi di chi potrebbe andare di persona.

È un tema affrontato dai vescovi d’Inghilterra e Galles che nella loro riflessione hanno distinto tre tipologie di fedeli nella realtà ecclesiale post-pandemica: ci sono i timorosi di entrare in uno spazio chiuso quale può essere la chiesa e i pigri che hanno “semplicemente perso l’abitudine” di venire in chiesa, per i quali vengono indicati come necessari contatti personali e rassicurazioni. C’è, poi, chi ha modificato la scala gerarchica della propria vita alla luce del Covid e ha deciso che la pratica religiosa non è più tra le proprie priorità. Una categoria nei confronti della quale, scrivono i presuli, serve “una preoccupazione particolare” nell’ambito della missione della Chiesa. Infine ci sono quelli che vengono indicati come “curiosi del Covid” perché sono “entrati in contatto con la Chiesa cattolica attraverso la nostra presenza su Internet” durante il lockdown.

Queste sono le tre principali sfide che la Chiesa d’Inghilterra e di Galles si trova ad affrontare nell’immediato “per portare le comunità e la pratica della fede a un’espressione e a una forza ancora maggiori”. Sfide che si possono affrontare potendo contare su quelli che i vescovi indicano come “veri e propri tesori che servono a ricaricarci e arricchirci”: ci sono le scuole, definite “ponti per tornare in chiesa” e c’è anche l’impegno sociale che è cresciuto in modo esponenziale durante questi lunghi mesi di pandemia. “Ma il tesoro più grande - ricordano i presuli - è, ovviamente, la vita sacramentale della Chiesa e, soprattutto, l’Eucaristia”. “È l’Eucaristia, la celebrazione della Messa - continuano nella riflessione - che fa la Chiesa; ed è la Chiesa, nel dono dello Spirito Santo, che fa l’Eucaristia. Il Santo Sacrificio della Messa è la linfa vitale della Chiesa; richiede la nostra partecipazione attiva e, per essere pienamente celebrato, la nostra presenza fisica”.

Quindi, vanno ringraziati tutti coloro i quali hanno sperimentato modelli di preghiera e catechesi telematici durante il lockdown, ma “in questo momento dobbiamo avere come obiettivo la necessità di riportare alla sua giusta centralità nella nostra vita la Messa domenicale, incoraggiando ciascuno a riprendere il proprio posto nell’assemblea dei nostri fratelli e sorelle”. La domenica, scrivono i vescovi, è “qualcosa di cui non possiamo fare a meno” e va vista come “l’anima della settimana” perché dà “senso a tutte le responsabilità che viviamo ogni giorno”. La riflessione è un richiamo all’indispensabilità salvifica dell’Eucarestia domenicale. “Nel tempo a venire - continuano i presuli inglesi e gallesi - non possiamo fare di meglio che riaccendere nei nostri cuori, promuovere e incoraggiare, un desiderio per la presenza reale del Signore e la pratica della preghiera davanti al Santissimo Sacramento, un dono così profondamente apprezzato in questi tempi di chiusura”. Un monito sulla centralità dell’Eucaristia nella vita di fede e a farne “la pietra angolare delle nostre vite”.

Nel loro appello alla partecipazione fisica alla liturgia, i presuli citano la Dies Domini e ricordano come san Giovanni Paolo II abbia parlato dello “stupore per il dono della Messa e per la costante Presenza del nostro Santissimo Signore nel Sacramento dell’altare”. “Qui - concludono - sta il tesoro, che arricchisce il nostro rapporto con Gesù e riunisce ogni aspetto della nostra vita e missione”. Quindi, lo streaming non basta.

Il documento della Conferenza dei vescovi d’Inghilterra e Galles rende manifesta la preoccupazione per le conseguenze della sospensione delle Messe, fenomeno che non interessa soltanto la Chiesa d’Oltremanica. Nel 2020 sono stati realizzati diversi sondaggi per misurare l’impatto della pandemia sulla vita delle parrocchie britanniche, con risultati a tratti sorprendenti. Nel 2020, ad esempio, il progetto di comunicazione Catholic Voices aveva commissionato una ricerca su 2500 fedeli durante il periodo di lockdown totale, facendo chiedere loro se sarebbero tornati o meno a Messa una volta terminate le chiusure. Solo il 4% degli intervistati si era detto indisponibile a un ritorno tra i banchi in una condizione di maggiore tranquillità. Altri due dati importanti del sondaggio indicavano la percentuale di cattolici che si era sentita più legata alla fede durante il lockdown (più del 50%) e quella di chi aveva usufruito dei servizi streaming per seguire la liturgia (più del 90%).

L’invito a tornare alla Messa in presenza rivolto dai vescovi al termine della loro plenaria sembra suggerire che il numero di fedeli ormai abituati alle celebrazioni virtuali sia superiore alle previsioni del sondaggio commissionato un anno fa da Catholic Voices.

Nico Spuntoni


Dio è morto? Le cause dietro il declino del cristianesimo contemporaneo



I dati statistici sul cristianesimo ci mostrano che, specie negli ultimi decenni, le chiese hanno perso fedeli e chiuso i luoghi di culto. Per questo bisogna chiedersi quali sono le cause dietro il declino del cristianesimo e la diminuzione dei fedeli e perché non tutte le denominazioni potrebbero subire lo stesso destino. Se ti piace il canale, Supporta metapolitics, fai una donazione: https://www.paypal.me/metapolitics Riascolta i video in versione podcast su Spreaker: https://www.spreaker.com/user/metapol... Segui metapolitics su facebook: https://www.facebook.com/metapoliticstv Segui metapolitics su telegram: https://t.me/metapolitics Per comunicazioni e collaborazioni: metapoliticstv@gmail.com

Quel sospetto sulla Cina: “Non rispetta gli accordi con il Vaticano”


É il fiore all’occhiello della strategia diplomatica di papa Francesco e del segretario di Stato e cardinale Pietro Parolin, ma ora rischia di essere messo in discussione da avvenimenti concreti. Le buone intenzioni, insomma, potrebbero non corrispondere alla sostanza.
L’accordo tra Vaticano e Cina, che doveva essere biennale e che è  stato rinnovato in maniera più o meno tacita (com’era pronosticabile) per un altro biennio, ha contraddistinto questo pontificato. Se non altro perché quel patto si basa su una stretta indicazione del pontefice argentino: dialogare con la Repubblica Popolare cinese, che potrà non essere una delle “periferie economico-esistenziali”, ma che è di sicuro periferica per il cattolicesimo e per le sue istituzioni.

L’accordo, che è stato contestato sin dal principio dal fronte conservatore, prevedeva che il Vaticano potesse finalmente nominare vescovi riconosciuti da ambo le parti ed istituire nuove diocesi. In cambio, per così dire, il Papa sarebbe dovuto passare dall’equivalente della Conferenza episcopale cinese, che secondo i tradizionalisti è un organo controllato dal Partito comunista cinese. Il trattato però non è mai stato pubblicato: dunque si può solo ipotizzare quale sia il suo contenuto. Il Papa, inoltre, sarebbe stato riconosciuto in qualità di legittima guida spirituale dei cristiano-cattolici cinesi. Un patto complesso, che pareva in grado di risolvere anni di ragionamenti attorno al da farsi con la “questione cinese”. Bergoglio, prima dell’avvento della pandemia, aveva anche dichiarato di avere in programma un viaggio a Pechino o comunque di desiderare quella visita apostolica. E non si esclude che il pontefice venuto “dalla fine del mondo” possa essere davvero il primo a mettere il piede sul suolo cinese in qualità di vescovo di Roma e di supremo vertice della Chiesa cattolica.

Un piccolo momento di frizione si è verificato  quando Jorge Mario Bergoglio ha tuonato contro la persecuzione subita dagli uiguri. Durante il novembre del 2020, si è parlato apertamente di “strappo”. L’ex segretario di Stato Mike Pompeo ha elogiato il pontefice in quella circostanza, rimescolando le carte della partita geopolitica. Ma l’oggetto della riflessione oggi è divenuto soprattutto un altro, ossia il reale rispetto dell’accordo da parte della Repubblica popolare cinese e delle sue istituzioni. La “destra ecclesiastica” segnala da tempo come i cinesi non abbiano creato un clima di pacificazione attorno ai fedeli cristiano-cattolici che risiedono in Cina. E chi ritiene che esista una “Chiesa sotterranea” rivendica il ruolo svolto da chi continua a professare la fede in barba alle presunte restrizioni che Pechino avrebbe imposto. Comprendere quale sia la realtà delle cose non è un esercizio facile.

Secondo quanto ripercorso da Il Corriere della Sera, già oggi sarebbe possibile fotografare “arresti, minacce e divieti”. La comunità cattolica cinese continuerebbe insomma a subire quel processo di “sicinizzazione”, cioè l’assorbimento della dottrina cristiana nell’ideologia comunista, dopo aver subito un processo culturale di revisione dei canoni, dello stile e delle regole contenute. Gli episodi, anche di negazione della libertà di culto, sarebbero quotidiani, e dunque ci si interrogherebbe sulla reale concordanza tra quanto previsto nel trattato stipulato e quello che avviene davvero ai cattolici all’interno dei confini della Repubblica popolare cinese. Cosa potrebbe comportare un mancato rispetto del patto? Dipendesse dal fronte conservatore, l’accordo biennale, che biennale non è più, non sarebbe mai stato stipulato. Perché la via scelta, per esempio dal cardinale Joseph Zen, sarebbe quella di attendere un’involuzione del comunismo, meglio una sua caduta, per partecipare in quanto cattolici alla ricostruzione. La visione Bergoglio-Parolin è ed è stata un’altra.

Di mettere mano o di revisionare l’accordo biennale non se ne parla: è molto difficile che il Vaticano rinunci al cammino dialettico intrapreso o faccia un passo indietro. Anzi, se c’è un attore che è stato sospettato di ragionare sulla bontà e sull’opportunità del trattato, quell’attore risiede a Pechino e dintorni. La sensazione è che Jorge Mario Bergoglio non abbia rinunciato alle sue “velleità cinesi”: il viaggio desiderato non è in programma, ma potrebbe essere tra i primi ad essere calendarizzati nel caso in cui le condizioni pandemiche lo consentissero.

Per la “destra ecclesiastica” la situazione è stigmatizzabile: i vertici della Santa Sede osserverebbero inermi, mentre il governo di Pechino continuerebbe a perseguire una strategia precisa che minerebbe alla base le fondamenta stesso della confessione religiosa cristiano-cattolica. L’ultimo episodio – come ha raccontato Asia News – riguarda una multa comminata ad un fedele che avrebbe avuto l’ardire di ospitare un vescovo nella sua cappella privata. L’accordo bilaterale, insomma, sembra assumere le fattezze di una speranza unilaterale del Vaticano.

Francesco Boezi 30 APRILE 2021

https://it.insideover.com/religioni/quel-sospetto-sulla-cina-non-rispetta-gli-accordi-con-il-vaticano.html




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