Joe Biden - Nancy Pelosi
Joe Biden – Nancy Pelosi

di Sabino Paciolla

Con l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Joe Biden, che ha attinto i voti anche dalla sinistra radicale sposando ampiamente i temi ad essa cari, come il matrimonio gay, l’introduzione nelle scuole della teoria gender, la causa dell’aborto fino al nono mese pur dichiarandosi, anzi sbandierando il suo essere devoto cattolico e la sua vicinanza a Papa Francesco, si è riproposto per i vescovi americani la questione della “coerenza eucaristica”. Tale questione era già sorta nel 2004 quando a concorrere a presidente degli Stati Uniti per il Partito Democratico era stato, senza successo, un altro cattolico, John Kerry. Egli diventò poi Segretario di Stato dal 2013 al 2017 durante l’amministrazione Obama.

Il fatto che Joe Biden durante e dopo la campagna elettorale sbandierasse pubblicamente il suo essere devoto cattolico e contemporaneamente sposasse battaglie politiche ampiamente contrarie all’insegnamento della Chiesa ha spinto i vescovi a prendere in considerazione una presa di posizione altrettanto pubblica come intera conferenza episcopale che ribadisse una cosa del tutto ovvia, e cioè che per accostarsi alla Santa Eucarestia bisognasse essere in Grazia di Dio, cioè degni. E’ questa la “coerenza eucaristica”. Tale necessità è stata ritenuta necessaria perché la posizione contraddittoria di Biden genera confusione nei fedeli in quanto diffonde l’idea che si possa essere impunemente CON la Chiesa (devoto) e nello stesso tempo CONTRO la Chiesa (perché contro la vita, contro la famiglia naturale, contro il piano di Dio, contro l’educazione cristiana, ecc.), e nonostante questa palese contraddizione ricevere la Santa Comunione. La necessità di una pubblicazione di una linea pubblica come Conferenza Episcopale USA nasceva anche dal fatto che per la seconda volta nella storia degli USA un presidente è un Cattolico, ma con posizioni distanti dalla Chiesa.

Come detto, affermare pubblicamente l’insegnamento della Chiesa sembrerebbe una cosa apparentemente ovvia. In realtà tanto ovvia non lo è perché tra i vescovi USA vi sono anche esponenti che sposano una posizione progressista della fede, che si esprime con la retorica della inclusione, dei pellegrinaggi LGBT ecc. ecc. Wilton Gregory, ad esempio, da poco promosso cardinale da Papa Francesco e arcivescovo di Washington, si è affrettato a dire che lui non negherà la Comunione a quei politici che sostengono aborto, ecc. Non ha fatto il nome di Biden, ma si capiva che si riferiva a lui in quanto nella sua diocesi è presente la Casa Bianca. Lui, insieme a pochi altri vescovi e cardinali, dice che negare la Comunione a questi politici significa fare dell’Eucarestia un’arma politica. A questa obiezione, gli altri vescovi rispondono che è la politica che sfrutta la fede a fini politici, la propria ostentata devozione, per accaparrarsi i voti dei cattolici.

La presa di posizione della conferenza episcopale avrebbe certamente un grande rilievo in quanto tra i principali esponenti a cui si riferirebbe immediatamente figurano proprio il Presidente Biden e la speaker della Camera Nancy Pelosi, due personaggi importantissimi, dichiaratamente cattolici, due figure di primissimo piano della più grande pontenza mondiale. Anche per questo è intervenuto il Vaticano per mezzo del card. Luis Ladaria, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), il quale nella sua missiva inviata il 7 maggio al presidente della Conferenza episcopale USA, arciv. Jose Gomez di Los Angeles, non ha negato la possibilità di emettere quelle linee guida ma ha raccomandato così tanti passaggi che alla fine ha di fatto affossato tale possibilità.

Infatti, onde evitare che l’iniziativa diventi “una fonte di discordia piuttosto che di unità all’interno dell’episcopato e della Chiesa più grande degli Stati Uniti”, ha consigliato un processo di dialogo in due fasi, “prima tra i vescovi stessi, e poi tra vescovi e politici cattolici favorevoli all’aborto all’interno delle loro giurisdizioni”. La CDF aveva raccomandato un tale dialogo durante la visita ad limina dei vescovi 2019-2020, ha detto il Card. Ladaria.

Fatto questo, e nel caso si raggiungesse l’unanimità, i vescovi dovrebbero poi assumersi il “difficile compito di discernere la migliore via da seguire” per “testimoniare la grave responsabilità morale dei funzionari pubblici cattolici nel proteggere la vita umana in tutte le fasi.”

Riguardo poi alla dichiarazione, questa dovrebbe essere redatta in modo che “esprima un vero consenso sulla questione” e ha aggiunto che qualsiasi linea la conferenza dovesse prendere, dovrebbe “rispettare i diritti dei singoli Ordinari nelle loro diocesi e le prerogative della Santa Sede”.

Il prefetto della CDF ha anche affermato che qualunque sia la dichiarazione, dovrebbe essere inquadrata all’interno di un “ampio contesto di dignità per la ricezione della Santa Comunione da parte di tutti i fedeli, piuttosto che di una sola categoria di cattolici, che rifletta il loro obbligo di conformare la loro vita all’intero Vangelo di Gesù Cristo mentre si preparano a ricevere il sacramento”.

“Sarebbe fuorviante”, ha aggiunto, “se una simile affermazione desse l’impressione che l’aborto e l’eutanasia da sole costituiscano le uniche gravi questioni della dottrina morale e sociale cattolica che richiedono il massimo livello di responsabilità da parte dei cattolici”.

“Dovrebbe essere fatto ogni sforzo per dialogare con le altre Conferenze episcopali mentre questa linea guida è formulata sia per imparare gli uni dagli altri sia per preservare l’unità nella Chiesa universale”, ha scritto il Prefetto della CDF.

Il Card. Ladaria ha infine consigliato di consultare una nota privata del 2004 che l’allora Card. Ratzinger inviò al Card. Theodore McCarrick, allora arcivescovo di Washington DC, contenente i principi generali sulla dignità di ricevere la Santa Comunione, e di inquadrarla nel più ampio contesto della nota dottrinale della CDF del 2002.

Piccola precisazione, il card. McCarrick non trasmise ai vescovi, come avrebbe dovuto, quella comunicazione ricevuta da Ratzinger, anzi fece intendere ai vescovi che ognuno avrebbe dovuto agire secondo la sua coscienza, cioè in ordine sparso. Cosa che si è prolungata fino ad oggi. Inoltre McCarrick è colui che è stato ridotto alla stato laicale per gravi episodi di abusi sessuali, anche su minori.

Ad ogni modo, il card. Ratzinger nella nota del 2004 diceva ai vescovi statunitensi che un politico cattolico “che fa costantemente campagna e vota per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia” è impegnato in una “manifesta” e “formale cooperazione” nel peccato grave.

In tal caso, il “parroco del politico dovrebbe incontrarlo, istruendolo sull’insegnamento della Chiesa, informandolo che non deve presentarsi alla Santa Comunione finché non pone fine alla situazione oggettiva di peccato, e avvertendolo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia”, scrisse il Cardinale Ratzinger, aggiungendo che se il cattolico persevera nel peccato grave e si presenta ancora alla Santa Comunione, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutare di distribuirla”. In sostanza ribadiva quanto prevede il canone 915 del Diritto Canonico.

E’ esattamente quello che è già successo a Biden. Infatti, qualche anno fa all’attuale inquilino della Casa Bianca un giovane sacerdote negò la Comunione. Lui fece apparentemente spallucce, dicendo in diretta TV che si era trattato di uno spiacevole episodio senza alcuna importanza visto che in Vaticano la Comunione l’aveva ricevuta direttamente da Papa Francesco. Ma ora Biden non è più un semplice deputato, è presidente degli Stati Uniti, e la situazione diventa dunque delicata.

Come si è detto, e come si è potuto vedere, la comunicazione del card. Ladaria, cioè del Vaticano, per come è stata strutturata, affossa la possibilità che la conferenza USA possa emettere una qualche linea guida, poiché l’ha subortinata a tanti e tali passaggi, in primis quello di una unità che si sa in partenza essere impossibile da raggiungersi, che rendono vano ogni tentativo.

Sembra, a questo punto, che abbia prevalso la politica (rapporti Vaticano-USA) sulla necessità di ribadire, anche pubblicamente, le conseguenze politiche, sociali e culturali della fede. Non ci si lamenti però se in chiesa si vedranno sempre meno persone, per di più confuse sulle questioni elementari della fede. Una fede non ribadita nella sua purezza, ma annacquata dai compromessi e dalle continue contaminazioni del pensiero di questo mondo, non può che perdere di attrattiva. Se un Biden può gridare ai quattro venti di esssere cattolico a 24 carati pur abbracciando l’aborto fino al nono mese, il matrimonio omosessuale, la teoria gender nelle scuole, la limitazione della libertà religiosa (con Equality Act) senza che pubblicamente non si possa dire che chiunque, sottolineo chiunque, fedele che faccia queste cose perde la comunione con la Chiesa, allora capisco che i vescovi tedeschi non vogliano essere secondi a nessuno, neanche a Biden.

Si capisce infine la contentezza della speaker della Camera Nancy Pelosi quando giovedì scorso ha detto di essere “soddisfatta di ciò che il Vaticano ha pubblicato su quell’argomento” della Comunione per i politici cattolici pro-aborto, sostenendo che la dichiarazione del Vaticano “fondamentalmente ha detto di ‘non essere divisivi sull’argomento’”.

Già, non bisogna essere divisivi sulla difesa della vita, sul matrimonio tra un uomo e una donna, sulla libertà di educare i propri figli. In poche parole, non bisogna essere divisivi sui principi non negoziabili. Il non essere divisivi è il nuovo mantra nella Chiesa cattolica sbandierato da una parte dei fedeli. Una parte che cresce sempre più. Purtroppo.