“Invitiamo presidi e politica a fermare questa crociata nella scuola pubblica. La regione Lazio ha scavalcato il ministero dell’Istruzione con un abuso gravissimo. Attraverso un espediente ha ignorato l’obbligo di consenso informato degli organi collegiali e dei singoli genitori su tematiche sensibili come quelle di genere. Quanto accaduto è la prova che se passasse il Ddl Zan queste iniziative sarebbero imposte in tutte le scuole d’Italia”. Non ha usato mezzi termini Chiara Iannarelli, vicepresidente dell’Associazione Articolo 26, parte dei Forum regionale (Lazio) e nazionale, Forags e Fonacs, delle associazioni dei genitori nella scuola, tavoli consuntivi presso il ministero dell’Istruzione, commentando all’Adnkronos le linee guida per l’adeguamento tra identità psichica e identità fisica dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, insieme all’associazione Genderlens e Agedo (genitori di bambini e adolescenti con varianza di genere).
“Si tratta di un fatto gravissimo, che vede complice la Regione Lazio e il suo Presidente Nicola Zingaretti che si è fatto promotore di un’iniziativa che interessa i minori senza un preventivo confronto con le famiglie – aggiunge la Lega – Sarebbe stato auspicabile, vista la sensibilità del tema, aprire un tavolo di confronto con tutte le associazioni che si interessano di scuola e formazione. Invece,per meri scopi ideologici, si è scelto di coinvolgere solo quelle portano avanti la teoria del gender”, dice Tony Bruognolo, coordinatore Lega Provincia Roma Sud.
“La scuola insegna l’inclusione attraverso il rispetto – rimarca Iannarelli – L’Usr Lazio ha usato la scuola pubblica che dovrebbe essere pluralista, laica ed inclusiva come terreno ideologico di parte. Non ha tenuto conto dello sviluppo evolutivo degli adolescenti; ha imposto una visione della sessualità, ignorando quanto sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: il primato educativo dei genitori, indispensabile per impedire l’ingresso tra i banchi di ideologie totalitarie e per trasformare la scuola in terreno di propaganda. Siano fermati nel Lazio ed in tutta Italia progetti portati avanti da associazioni di parte come quelle Lgbt – conclude – Si potenzi solo l’educazione civica nel rispetto dei valori della nostra Costituzione e si fermi ddl Zan”.
Una polemica che ha spinto i vertici del San Camillo a prendere le distanze dall’iniziativa. “Nessuna linea guida è stata diffusa dall’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini – fanno sapere in una nota – riguardo al documento Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere. Per tale ragione, l’azienda ha diffidato l’istituto Metafora – Centro Ricerca e Terapia della Famiglia, del Bambino e dell’adolescente S.r.l. (Saifip)”.
Infine, l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio è stato costretto a ritirare la nota che dava corso alla iniziativa.
Come ha detto Chiara Iannarelli: “Quanto accaduto è la prova che se passasse il Ddl Zan queste iniziative sarebbero imposte in tutte le scuole d’Italia”.
Ecco la nuova circolare dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio:
Lunedì sera nella trasmissione di Nicola Porro, Quarta Repubblica, si parlava di DDL Zan, e il sociologo Luca Ricolfi, presente in trasmissione, persona seria, stimata da tanti, e soprattutto di sinistra, si è trovato in imbarazzo a dire certe verità. Ascoltatele in questo breve video di un minuto.
(se il video qui sotto non si apre, cliccare qui)
Cari lettori, guardate questo video che fa il punto della situazione.
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