IL MONDO E' L'INFERNO?
Capita abbastanza spesso, parlando con le persone del mistero del male, e non solo con dei non credenti, ma anche con dei cattolici, o che tali si dichiariamo, di sentire affermazioni come questa: la vita sulla terra è l’inferno; oppure: l’inferno è già qui, adesso, e lo si sconta vivendo. Certo, sono parole molto azzardare dal punto di vista teologico; pure, le sentiamo pronunciare con accento così accorato, e inoltre, se le confrontiamo con la nostra stessa esperienza o con quella udita da altri, ci arrivano al cuore con una tale forza, che anche la nostra intelligenza è talvolta tentata di acconsentirvi.
Una ragazzina di undici anni torna a casa dopo aver trascorso alcune ore da un’amichetta; ma non vi giungerà mai. In quelle poche centinaia di metri viene rapita, stuprata e infine assassinata con numerose coltellate. Sua madre, suo padre, i suoi fratellini, i nonni, dovranno continuare a vivere senza di lei, portandosi nell’anima l’eterna ferita; nemmeno sapere che l’assassino è stato preso e assicurato alla giustizia non potrà mai restituir loro ciò che hanno perduto.
Una famiglia vive felice, nella sua dignitosa povertà, in un villaggio mediorientale. Un giorno però il malvagio presidente d’una superpotenza, per favorire gl’interessi delle multinazionali del petrolio, s’inventa che in quel Paese esistono delle micidiali armi di distruzione di massa: i media di tutto il mondo non si fanno scrupolo di ripetere la menzogna. La guerra viene scatenata per il bene dell’umanità e quella famiglia finisce distrutta sotto le bombe, i genitori con tutti i loro figli: la stessa sorte che è toccata a centinaia di migliaia di loro connazionali.
Il mondo è l’inferno?
Terzo caso: una ristrettissima cerchia di uomini immensamente ricchi e potenti decide di fare in modo che sia proclamata una falsa pandemia e che vengano adottate da tutti i governi delle misure “sanitarie” che condannano a morte molte persone, che rovinano l’economia e mandano sulla strada milioni di onesti lavoratori e piccoli imprenditori, che isolano le persone nelle loro case, troncano la frequentazione con gli amici e i parenti, isolano i moribondi dai propri cari e li lasciano spegnere senza alcun conforto morale. Infine inducono o costringono centinaia di milioni di persone a sottoporsi a una pseudo vaccinazione per inoculare in esse un satanico intruglio, fatto anche con cellule renali di feti abortiti, allo scopo di predisporre la morte di molte di esse o per esercitare un controllo a distanza meditante sofisticati dispostivi elettronici. Un numero incalcolabile di esseri umani soffre, materialmente e moralmente, perde il lavoro, perde la speranza, cade in depressione o sceglie il suicidio: tutto solo perché siano soddisfatte l’avidità e la sete di dominio di poche centinaia d’individui, pedofili e satanisti incalliti.
E adesso ripetiamo la domanda: siamo sicuri che il mondo non sia l’inferno?
Ma, obietterà qualcuno, tutti questi esempi, pur essendo purtroppo reali, si riferiscono sempre alla cattiveria umana, la quale trova, o può trovare, delle spiegazioni psicologiche, economiche, politiche, abbastanza persuasive: e come esiste la cattiveria, esiste anche la bontà, della quale poco si parla, ma che forse è in proporzione assai più diffusa. Insomma: l’ingiustizia, la crudeltà, la sofferenza e la morte, sono il prezzo da pagare per l’esercizio del libero arbitrio. Proprio perché è libero di scegliere, l’uomo può fare il male, ma questo non implica che il mondo, di per sé, sia un luogo orribile, nel quale esiste solo, o quasi solo, la sofferenza. Benissimo: allora facciamo un altro esempio, che non coinvolge il libero arbitrio. Un bambinetto di due anni gioca nel giardino di casa col suo cane, un possente rottweiler che lo conosce da sempre e dal quale ha sempre accettato di lasciarsi avvicinare e accarezzare. Ma un certo giorno, chi lo sa il perché, le cose non vanno come al solito: il cane improvvisamente s’infuria; forse il bambino ha fatto un gesto “sbagliato”, nessuno lo saprà mai; e in pochi attimi si compie la tragedia: il piccolo è azzannato a morte dal suo fedele compagno di giochi.
Il mondo non è un luogo interamene cattivo ma, un misto di male e bene nel quale però a causa del Peccato originale il male prevale sul bene: è negando Dio che l'uomo si condanna all'inferno!
Altra situazione. Il nonno ha sempre amato moltissimo il suo unico nipotino: ama trascorre molto tempo con lui, quando la figlia, cioè la madre del piccolo, è al lavoro; per lui farebbe qualsiasi cosa, nessun sacrificio gli parrebbe eccessivo. Un giorno decide di portarlo a visitare lo zoo: sono entrambi pieni di gioiosa aspettativa; ma, nell’uscire in retromarcia con l’automobile, l’uomo non si accorge che il nipote è lì dietro, accucciato sulla ghiaia, che si attarda a contemplare una lucertola: la grossa automobile lo investe e gli passa sopra, e solo parecchi minuti più tardi, avendolo cercato invano dappertutto, il nonno disperato scopre che il corpicino senza vita giace sotto la vettura, straziato dai pneumatici.
E ora ripetiamo la domanda: il mondo l’inferno? Che vita sarà quella del nonno, quella di sua figlia dopo un fatto del genere, anch’esso tratto dalle cronache dei giornali, se non l’inferno sulla terra, anzi qualcosa perfino di più terribile, perché inflitto a chi non ha fatto intenzionalmente alcunché di male, anzi, sarebbe stato pronto anche a dare la propria vita per il bene di quel piccolo? Come potrà addormentarsi la notte, come potrà pensare a qualcos’altro, come potrà sostenere lo sguardo di sua figlia, lui che, pur essendo moralmente innocente, materialmente ha ucciso il nipote, il figlio della propria figlia? Ecco che qui il libero arbitrio non c’entra affatto; al contrario, si direbbe che venga beffato, perché si è verificato un evento che non solo non era voluto, ma che alla luce del libero arbitrio non sarebbe mai e poi mai stato compiuto.
Altro esempio ancora. Un uomo e una donna si vogliono bene, hanno un progetto di vita insieme; si sposano, con mille sacrifici costruiscono una casa e mettono al mondo dei figli fortemente desiderati; la loro esistenza è semplice, ma piena di fede e di serenità. Ed ecco che alla donna viene diagnosticato un tumore fulminante: nel giro di poche settimane, e non senza dolori strazianti, la morte se la porta via, e lascia la casa vuota di una moglie e una mamma per i suoi figli ancora piccoli e bisognosi di quelle cure e quelle attenzioni che solo una madre può dare. Non è una beffa, questa? Non è un evento incomprensibile e inaccettabile? E non è abbastanza per concludere che il mondo è l’inferno?
In realtà il sospetto che la vita terrena in se stessa, e il mondo terreno in quanto tale, non siano un esperimento neutro, ma una realtà fortemente connotata in senso negativo, i cristiani l’hanno sempre avuto. A volte hanno calcato fin troppo le tinte: quel che scrive Lotario Diacono, il futuro papa Innocenzo III, nel De contemptu mundi, è una denigrazione sistematica delle cose terrene, a cominciare dal corpo umano, visto come un sacco d’immondizia destinato alla putrefazione. Molto più sana ed equilibrata la visione di san Francesco d’Assisi, senza però perdere di vista che l’autore del Cantico di frate Sole non loda la bellezza delle cose, bensì loda la sapienza e l’amore del Creatore, artefice di tante meraviglie. C’è, al fondo della visione cattolica, ad esempio in sant’Agostino, quando parla dell’umanità come di una massa dannata, un qualche residuo di gnosticismo, o addirittura di dualismo? No, non vi è un residuo di dualismo gnostico (tanto è vero che la Chiesa medievale ha condotto una lotta durissima contro l’eresia catara, radicalmente dualista e spregiatrice radicale della dimensione terrena, fino a predicare l’auto-dissoluzione dell’umanità mediante il rifiuto di generare figli), semmai vi è un eccesso polemico nei confronti di Pelagio, assertore d’una bontà essenziale delle cose di quaggiù, e perciò negatore della ferita inferta alla creazione dal Peccato originale. Il pessimismo cristiano verso il mondo deriva dalla consapevolezza che la natura, buona in se stessa, ha subito poi gli effetti laceranti del peccato di Adamo: a partire da quell’evento, il disordine è entrato nel mondo e la relazione fra l’uomo e Dio, fra la grazia e la natura, si è fatta difficile, problematica. L’Incarnazione del Verbo ha proprio il significato di ristabilire tale relazione e di riaprire i canali della grazia, bloccati dagli effetti disastrosi del peccato. Al tempo stesso, la venuta di Cristo segna uno spartiacque fra coloro che lo accolgono, e sono perciò i suoi figli adottivi, e coloro che scientemente lo rifiutano, preferendo le tenebre alla luce, e sono perciò i figli del diavolo.
Una falsa "Pandemia"? Un numero incalcolabile di esseri umani soffre, materialmente e moralmente, perde il lavoro, perde la speranza, cade in depressione o sceglie il suicidio: tutto solo perché siano soddisfatte l’avidità e la sete di dominio di poche centinaia d’individui, pedofili e satanisti incalliti!
Scriveva ottimamente un eccellente biblista come Antonino Romeo, fermo avversario dell’esegesi modernista e neomodernista delle Sacre Scritture, nella voce Satanismo della Enciclopedia Cattolica (Città del Vaticano, 1953, vol. X, col. 1954-1955):
Cristo fonda il Regno di Dio in opposizione al regno di Satana. I due regni si oppongono come il sì e il no, come la vita e la morte, il bene e il male, la luce e le tenebre; loro fine e funzione è di annientarsi a vicenda. Iddio ha liberato i suoi eletti «dal potere delle tenebre trasferendoli nel Regno del Figlio suo Unigenito» (Col. 1,13). I due regni non sono statico ma si realizzano, in ogni istante, nel mutuo combattimento. Le due avverse “città” («Una est Dei, altera diaboli») si fondano su due amori opposti: l’io, Iddio (S. Agostino, “De civ. Dei”, XIV, 18 e XXI, 1). (…)
Sicché questo mondo, sede di Satana, è in qualche modo l’inferno. L’espulsione del peccatore dal paradiso protettore (Gen. 3,22) corrisponde all’intrinseca esigenza del peccato, che pone sotto la sovranità di Satana; il ritorno al paradiso (Lc. 24,43) sarà il termine della Redenzione, descritto spesso come risurrezione alla vita spirituale-celeste (1 Cor. 15,20-54). Poiché in realtà non si dà un ordine del mondo naturalmente buono, privo del Cristo l’uomo è preda di Satana. Ricongiungendosi a Dio nella sua Grazia e gloria (Rom 8,20-30) implica la liberazione dal “ius tyrannicum” che spetta “non immerito” al nemico antico (s. Leone Magno, Sermo 22 in Nativ., 3). l’esodo dal cosmo da lui dominato. Poiché, «secondo i ss. Dottori e i platonici, tutte le cose corporali sono dominate da sostanze spirituali» (s. Tommaso, “Sum Theol., 1a, 110, 1 ad 3), il diavolo esercita un influsso sugli uomini ed anche sulle creature materiali che sono in loro uso, sì che queste diventino occasione di peccato. La Redenzione è perciò un dramma cosmico (Rom. 8, 19-23; Apoc. 12-13) che si risolverà con il trionfo della sovranità assoluta di Dio sull’impero satanico spezzato (1 Cor. 15, 22-57; Apoc. 20,1-21,4). La discesa agli inferi (regno della morte), la risurrezione dai morti e l’ascensione al cielo furono tappe con cui il Verbo Incarnato dové redimere l’uomo dal peccato e dal mondo di Satana.
Riassumendo. Il mondo non è un luogo interamente cattivo, ma un miscuglio di male e di bene, nel quale però, a causa del Peccato originale, il male prevale sul bene. Ecco perché ogni immanentismo, ogni umanismo, ogni storicismo, ogni ambientalismo, ogni ecologismo sono intrinsecamente sbagliati e fuorvianti: o si è cattolici, e si crede che il mondo è una valle di lacrime nella quale il male, purtroppo, predomina sul bene, per cui l’uomo ha assolutamente bisogno della grazia, o si è pelagiani, illuministi, liberali, progressisti, per cui il mondo è buono, l’uomo è buono, tutto è buono, e la grazia diventa un inutile orpello o, tutt’al più, un sostegno secondario e facoltativo all’azione umana. Chi non ha capito questo, non ha compreso cos’è il cristianesimo. Il modernismo non l’ha compreso, e infatti il modernismo è fuori del cristianesimo; e il fatto che la gerarchia della Chiesa, dal Vaticano II, sia stata acquista all’ideologia modernista, significa che la sedicente Chiesa post-conciliare è in realtà una chiesa non cristiana, certamente non cattolica, ma eretica e apostatica, che ha posto a fondamento di ogni cosa l’uomo e non più Dio.
La sedicente Chiesa post-conciliare è in realtà una chiesa non cristiana, certamente non cattolica, ma eretica e apostatica, che ha posto a fondamento di ogni cosa l’uomo e non più Dio!
Ma perché questo mondo, come dice Antonino Romeo, è la sede di Satana? Perché il mondo è una realtà materiale, e chi vive secondo il mondo è un uomo carnale e non spirituale. Ora, Satana fa presa su coloro i quali vivono secondo la carne e disprezzano lo spirito: perciò il mondo e l’intera umanità, di fatto, sono sottoposti al dominio di Satana. Sfuggono a questo destino esclusivamente quanti si riconoscono peccatori e invocano l’aiuto della grazia divina: aiuto che generosamente Dio distribuisce a quanti hanno l’umiltà di chiederlo, ammettendo la loro miseria di creature carnali, ma esprimendo anche la nostalgia delle cose spirituali, secondo l’insegnamento di Gesù, luce venuta a illuminare le tenebre del mondo. Per questo san Paolo, nel sesto capitolo della Epistola agli Efesini, parla degli spiriti maligni, dominatori di questo mondo di tenebra: il mondo senza Dio, il mondo chiuso a Dio, il mondo che rifiuta Gesù Cristo e la sua Redenzione, è il regno delle tenebre, vale a dire che è la città del diavolo di agostiniana memoria, nata dall’amore dell’uomo per se stesso. Per spezzare i ceppi del mondo tenebroso e riacquistare la libertà dello spirito, bisogna odiare se stessi e amare Dio solo: tutto il resto, a cominciare dalla grazia, viene dato da Dio a partire da questa scelta fondamentale. Chi ama se stesso ed è dominato dall’amore narcisistico per il proprio ego, i piaceri e le comodità che vuole spremere dalla vita terrena, non ha capito nulla del significato dell’esistenza e non troverà mai la grazia. Non la troverà perché non ne avverte la mancanza, quindi non la cerca e neppure la desidera. Tale è l’inferno: l’uomo che si condanna con le proprie mani, negandosi a Dio.
Il mondo è l’inferno?
di Francesco Lamendola
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