La disgregazione della Chiesa e i teologi del cuculo
C’è un animale in natura che ha molto da insegnare per chi vuol comprendere cosa sia accaduto nella Chiesa cattolica negli ultimi decenni; per alcuni dopo il Concilio Vaticano II, per altri dopo l’invasione americana di Roma del 1945, per me dopo il Sessantotto con tutto il suo portato filosofico di chiara matrice muratoria e, in questo, sono in sintonia con il pensiero di monsignor Viganò. Questo animale è il cuculo e i teologi che sostengono il sovvertimento della Chiesa sono quelli che io chiamo “teologi del cuculo”.
Va detto che il cuculo è un uccello, tanto per cominciare a capire bene la propensione di questi teologi, e ha la caratteristica di essere un parassita che depone le uova nel nido altrui, confidando nel fatto che il suo pulcino è prepotente e oltremodo vorace rispetto agli altri, tanto che finirà per impadronirsi del nido, facendo morire gli altri di fame perché lui “okkupa la parrokkia” e mangia tutto, oppure li butta direttamente fuori, riducendo infine allo stremo delle forze i genitori legittimi ai quali negherà la successione e dai quali prenderà tutto il nutrimento e la vita.
Le eresie del passato, per venti secoli, hanno avuto in comune la caratteristica di contrapporsi apertamente alla gerarchia ecclesiastica e di andarsene dalla Chiesa, tramite scismi dichiarati e in seguito a scomuniche ufficiali. L’eresia che attualmente si è impossessata della Chiesa ha invece scelto di rimanere nel nido e mai al mondo vorrebbe uscirne, non prima di aver eliminato i pulcini legittimi e di aver esaurito le forze dei genitori. La teologia del cuculo è quella delle stole arcobaleno, delle religioni al plurale e tutte ugualmente volute da Dio, quella che alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica sostituisce la neo-chiesa plurale, umana, mondiale ed ecumenica, quella che sostituisce la lingua sacra latina con ogni vernacolo dozzinale, quella mette i cattochitarristi al posto degli organisti e del gregoriano, quella che alla Messa sostituisce la “mensa”, quella per la quale l’inferno è vuoto perché “pecca fortiter, sed crede fortius”, quella che si adegua allo Stato diventandone instrumentum regni e ne sposa le direttive in modo acritico e supino, quella antidogmatica che mai parla dei Novissimi né di quei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, ma privilegia l’ermeneutica e chiama discernimento il situazionismo relativista.
Questi “teologi del cuculo” hanno invaso i seminari e le facoltà teologiche, dominano nelle curie vescovili, nei vicariati e nelle parrocchie che hanno occupato con tecnica gramsciana, stigmatizzano chi rivendica i fondamenti della Tradizione e promuovono una moneta falsa che non ha alcuna possibilità di durare, ma che nel frattempo sta distruggendo l’economia della salvezza, lasciando solo macerie a chi dovrà ricostruire daccapo.
Questa smodata passione per il cuculo è la cifra qualificante della parte oggi dominante del clero ed è una chiara espressione dell’antropologia massonica fondata sul mito dell’androgino primigenio, somma eresia gnostica da cui scaturisce tutta l’ideologia arcobaleno che sta ammorbando anche la società civile, un sovvertimento del principio della creazione che volle l’essere umano fatto a immagine e somiglianza di Dio, “maschio e femmina li creò”. È un frutto dello stesso albero da cui sono maturati il luteranesimo con tutte le ramificazioni protestanti, il nominalismo, il soggettivismo e il relativismo da Occam e Cartesio in poi, nonché il progressismo da Hegel e il nichilismo consumista dal Marchese de Sade, vero profeta sommo dei “teologi del cuculo”, come già intuito tanto da un laico come Pier Paolo Pasolini, quanto da un grande pensatore cattolico come Augusto Del Noce.
Che fare, dunque? All’ideologia Lgbt di questi amanti del cuculo va opposto lo stesso acronimo Lgbt, rielaborato però in “Latino Gregoriano Bellezza Tradizione”, ovvero riannodando le fila laddove furono spezzate. Contestare il Sessantotto fino alla radice e ripudiarne ogni scoria, tornando a essere pienamente in Cristo, con Cristo e per Cristo, a costo di doverlo fare nel modo catacombale delle origini. Questa è la Via, la Verità e la Vita: Cristo, la Croce, il Battesimo, l’Eucarestia, la vita sacramentale da laici o da consacrati, affidandosi a Maria Vergine Santissima col Rosario e nient’altro. Il di più viene dal Maligno.
di Davide Lovat*
*dottore magistrale in Scienze politiche, filosofo del diritto, dottore in Scienze religiose
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