I tedeschi in Chiesa
Dovrei stare qui a dirne per mezzora. Mi fisso il limite di tre minuti rubati a miglior e più remunerativa causa.
Stiamo assistendo tutti un po' attoniti un po' rassegnati al veloce
scivolamento del clero tedesco nel gorgo ormai della palese apostasia
che nei fatti è consumata su tutti i fondamentali, divinità di Cristo e
Resurrezione compresi; allo scisma, che è vero da anni essendovi una
acefalia tedesca che ovviamente influenza tutti gli stati Germanofoni,
le chiese satellite della tedesca e arriva in Latinamerica laddove il
detto clero paga e mantiene intere diocesi: ovviamente lo fa con il
sempiterno spirito bismarkiano e rapace, soldi in cambio di
sottomissione.
Lo scisma sarebbe il male minore, e forse un bene:
la peggio cosa è quella che succederà, un trascinamento estenuante e di
logoramento nell'ambiguità di una finta coabitazione tra due ex coniugi
che non hanno nulla più in comune e vogliono solo salvare le apparenze.
Ma è così anche in tutto il Nord Europa: il nordeuropeo in terra riformata è per sua natura, antropologia, educazione conformista. Il protestante come chi vive in irredenta terra riformata sa che occorre sempre obbedire. Obbedire alla gerarchia. E' la suprema gerarchia è quella più prossima allo Stato, quella dei Principi degli stati; e le chiese protestanti nacquero come propaggine dei Principi, sono propaggine dello Stato. E a questa psicologia con una cecità assoluta Pacelli volle consegnare pure i cattolici tedeschi che fierissimi si erano mantenuti estranei al nazismo, ostili molto spesso, con quella sua nostalgia di temporalismo e in quella perpetua illusione che l'accompagnò delle "società perfette", pensò e firmò il patto capestro con lo Stato germanico: i preti di Roma sarebbero stati stipendiati dallo Stato tedesco, al pari dei protestanti, diventando di fatto ufficiali... dipendenti da quello Stato. E ovviamente, ecco oggi le conseguenza: alla secolarizzazione tedesca, segue quella, assoluta, del clero tedesco. Il percorso già fatto dai protestanti, ormai estinti come popolo.
In realtà ci sono molti preti e vescovi (i cattolici: non pervenuti, ai progressisti il "popolo di Dio" gli interessa solo come teorema sociologico non come realtà concreta) che non sono per nulla d'accordo. Ci sono preti veramente cattolici. Tuttavia, anche qui con una prassi tutta tedesca, vengono brutalmente perseguitati, scacciati, ridotti al silenzio, minacciati. Voglio dire... i tedeschi sono sempre loro, e niente è rimasto più "tedesco" del clero in Germania. I metodi vessatori, spavaldi, ricattatorii, che usano con i non allineati e con Roma, sede della "Barbarie", è la medesima che usavano i prussiani, la medesima dei nazionalsocialisti.
Il tedesco da solo, è una brava persona, molto gentile, molto riservata, molto timida, tendente al sorriso e alla condiscendenza. Due tedeschi insieme, sono due signori. Tre tedeschi in viaggio fuori dalla Germania, sono tre turisti curiosi e un po' spaesati. Ma se prendi tutti e sei questi tedeschi e li metti insieme sulla terra germanica, diventano dei barbari invasori. Il sorriso muta in ghigno. Persino il loro concetto di "amicizia" con gli altri diventa un soverchiare l'amico, l'amicizia è l'assoluta sottomissione a loro, il lasciarsi usare per le loro porcherie.
Per questo per loro è fondamentale riunirsi tra
tedeschi, salvare l'apparenza di unanimismo: un po' perché non accettano
defezioni, un po' hanno vergogna di far trasparire dissenso al loro
interno dacché per loro il dissenso può essere solo "istituzionale"
(cuius regio eius religio); un po' perché loro sono 'civiltà' e il resto
barbarie, cortile dove dove i tedeschi devono piantare le loro
kartoffeln.
Per gente così, inventarsi oltre che il salario di
stato anche le conferenze episcopali nazionali, che non sono mai servite
a niente se non a creare conformismo clericale e microscismi continui,
non poteva che portare a questo risultato.
"Chi è Roma per comandare
quando è lo stato tedesco a pagare? E se è lo stato tedesco a
garantirci le nostre vite borghesi, in che senso la chiesa tedesca
sarebbe romana? No, è roba nostra. L'imperatore paga dunque la chiesa è
per l'imperatore". Una storia eterna quella della contrapposizione dei
germani tra papa e imperatore...
Se prendi un tedesco e lo strappi alla canea ringhiante e borghesa dei suoi consimili e connazionali, e te lo porti solo soletto in Vaticano e gli dai da mangiare onde ti riconosce come padrone ossia 'suprema gerarchia', il suo Stato, il suo Principe, ecco che ti diventa in un istante cattolico, apostolico, romano. Vedasi il caso Muller. Un buon cattolico e un molosso della fede è un tedesco a Roma, isolato dal branco dei crucchi.
In Germania non è mai esistita dalla Riforma una opposizione politica. Non c'era a Bismark, non ci fu a Hitler, non ad Adenauer, non alla Merkel. Perché il tedesco mai si farebbe scoprire a parlar male del suo Stato, del suo Principe. Si vergognano come cani bastonati nel criticare lo Stato, lo statu quo, il governo. Chi in terra gli sta sulla testa. Di conseguenza, ogni esigenza dello Stato è la loro esigenza. Se lo stato diventa liberal loro si sentono dovuti a diventare propagatori del liberal-radicalismo.
Eppure se prendi un tedesco di petto, da solo, basterebbe un nunzio - e i vescovi chissà perché temono i nunzi apostolici - e gli imponi di ritrattare una cosa, lo fa. Se sentono odor di debolezza, come cani si riuniscono per dare l'assalto. Ma basta umiliare un tedesco, riducendolo ad esempio allo stato laicale, perché ne muoia di vergogna anche se è uno scismatico de facto. Li devi beccare sulla regola infranta, non rispettata: niente è più vergognoso per un tedesco che essere beccato mentre infrange o non aderisce perfettamente a una regola.
Insomma c'è questo problema dei tedeschi che stanno insieme, punta di diamante dell'universo, così si pensano, perché ovviamente sono razzisti pur non potendolo ammettere; mentre bisognerebbe dividerli e metterli gli uni contro gli altri. I tedeschi danno il meglio di sé quando sono da soli.
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