ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 giugno 2021

Großer Reset Marx

CASO MARX

Quando nella Chiesa "tutto è politica"

Le dimissioni del cardinale Marx rientrano in una tendenza ormai radicata di tatticismo politico dei pastori. E la questione degli abusi sessuali è chiaramente strumentalizzata per favorire un Great Reset della Chiesa, dopo che il sinodo tedesco è finito in un vicolo cieco. Grande delusione per i semplici fedeli cattolici.


Tocca sempre più spesso constatare il tatticismo politico dei pastori, soprattutto ai vertici della Chiesa, sicché anche ora, davanti alla lettera di dimissioni del cardinale Marx da vescovo della diocesi di Monaco e Frisinga, siamo portati a questo tipo di analisi. Ad una prima lettura potrebbe sembrare una crisi di coscienza personale, un tirarsi fuori perché altri possano condurre la Chiesa oltre il “punto morto”, l’affidarsi con fiducia alla guida del papa e al metodo della sinodalità.

Però poi ci si chiede cosa c’entri la questione degli abusi sessuali con la sinodalità. Il rapporto tra le due può essere stabilito solo se si accetta la versione del “clericalismo”, o meglio degli abusi di potere clericali, come causa del triste fenomeno degli abusi sessuali. Questa è, come noto, la tesi di papa Francesco e da lui fatta ribadire – con un’altra famosa mossa politica e teatrale di primordine – dai presidenti delle Conferenze episcopali continentali nel febbraio 2019. Nonostante sia la tesi del papa, però, essa non è affidabile, perché all’origine dell’eventuale abuso clericale sta l’immoralità personale e la debolezza di fede, di cui eventualmente il potere clericale sarebbe solo uno strumento. Se, invece di questa tesi politicamente strumentale, si assume quella proposta da Benedetto XVI, ossia il crollo della teologia morale cattolica e dell’insegnamento della morale nei seminari, ecco che il rapporto stabilito da Marx tra abusi sessuali e sinodalità viene meno. La sinodalità non ne sarà mai il rimedio perché il clericalismo non ne è mai stato la causa.

Allora ci si chiede quale sia il ruolo del riferimento agli abusi sessuali nella lettera di dimissioni di Marx. Credo che il primo sia di fare riferimento ad un tema di grande appeal per usarlo come esigenza di un Great Reset nella Chiesa tedesca che secondo lui, proprio per questo sarebbe giunta ad un “punto morto” e avrebbe “fallito”. Ci può essere poi anche un secondo motivo, vale a dire rimettere sul tavolo un tema ancora molto efficace per colpire eventuali avversari nell’episcopato tedesco e che attualmente si oppongono al nuovo corso sinodale, come è il caso del vescovo Woelki, la cui diocesi di Colonia è stata sottoposta dal papa a visita apostolica.

Questo tema degli abusi sessuali nella Chiesa – risulta facile ricordarlo – è già stato ampiamente utilizzato per mosse e strategie politiche sia a Santa Marta che in Vaticano che nelle varie conferenze episcopali. Anche il concetto di responsabilità “istituzionali”, che ora viene ripreso dal cardinale Marx per motivare la sua scelta, è stato strumentalizzato per colpire avversari, per non fare distinzione tra buoni e cattivi, per mettere tutto nelle mani del papa indipendentemente da accertamenti della verità delle cose. Ricordiamo per esempio le dimissioni in massa disposte per i vescovi cileni, senza parlare ovviamente delle mosse e contromosse politiche nel caso McCarrick e nelle nomine  in vaticano di personaggi compromessi. Nulla vieta, in altre parole, che con la lettera del cardinale siamo ancora davanti ad un uso interessato in senso politico dell’argomento abusi.

Ho adoperato sopra l’espressione Great Reset. Questo può essere il vero scopo politico delle dimissioni. Il sinodo tedesco si è come incagliato, le situazioni si sono fatte complesse, c’è come una ragnatela di implicanze da cui è difficile uscire senza rischi. Troppi si sono compromessi, dal papa al presidente dei vescovi tedeschi. Il papa per aver lasciato fare, anzi per aver promosso il percorso; il vescovo Bätzing per la mossa politicamente scorretta – e così torniamo anche per questa via alle mosse politiche - di aver ritirato l’appoggio alla iniziativa del 10 giugno scorso di benedizione delle coppie omosessuali in 2500 chiese tedesche, dopo aver fortemente promosso il nuovo percorso sinodale su questi e su altri temi scabrosi, ossia per aver ritirato la mano dopo aver lanciato il sasso. Great Reset vuol dire fermare le bocce, ridare il boccino in mano al papa, garantire così il nuovo corso improntato alla sinodalità, eliminare gli oppositori, fornire di ciò una motivazione di grande impatto come quella degli abusi.

Le dimissioni dall’ordinariato della diocesi di Monaco non indebolisce Marx, anzi lo rafforza. Egli si tira fuori ma per stare ancora di più dentro. Rimane cardinale e come tale giocherà ancora un ruolo influente sulle vicende tedesche, soprattutto se dovesse ricevere qualche altro grosso incarico a Roma, per esempio se fosse nominato alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La lettera di dimissioni di Marx non nasce solo da Marx.

A proposito di Congregazione per la Dottrina della Fede. Di recente ci sono stati nel palazzo del Sant’Uffizio due altri casi chiaramente politici. Il primo è stata la presa di distanza del papa dal Responsum che negava la benedizione alle coppie di persone dello stesso sesso, la quale deve essere quindi nata da un braccio di ferro politico piuttosto agitato. Il secondo è stata la lettera del cardinale Prefetto al presidente dei vescovi americani sulla questione dell’ammissione all’Eucarestia dei politici cattolici pro aborto, talmente evasiva da potersi ritenere frutto di pressioni e compromessi politici di alto e di altissimo livello.

Il buon fedele cattolico, però, è profondamente deluso da questa politicante politica ecclesiastica, in cui sembra rientrare anche la mossa del cardinale Marx.

Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/quando-nella-chiesa-tutto-e-politica

Le “dimissioni” di Marx? Un messaggio non a Roma, ma a Colonia


    Dopo papa Francesco, anche il cardinale Reinhard Marx ha aumentato la pressione sul cardinale Rainer Maria Woelki. L’offerta di dimissioni dell’arcivescovo di Monaco  significa che il cardinale Woelki dovrebbe dimettersi.

di Giuseppe Nardi

L’offerta di dimissioni del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, “sarebbe una buona notizia”, come si dice in un commento diffuso sui social network. Già il 5 maggio l’Augsburger Nachrichten aveva messo in campo una richiesta di dimissioni rivolta al cardinale Marx, dopo che il porporato aveva ammesso un “errore” nel trattare con un prete accusato di abusi. Lo sfondo dell’Operazione dimissioni, tuttavia, è diverso.

Come è stato annunciato solo ora, il cardinale Marx ha presentato al papa la sua offerta di dimissioni il 21 maggio. Tuttavia, fino a oggi non ha preso una decisione. Quindi a Roma non sembra esserci fretta. Nei suoi comunicati stampa diffusi nel frattempo, il cardinale ha parlato di una “responsabilità condivisa” per la “catastrofe degli abusi”. C’è sempre una tale responsabilità condivisa, anche se su un livello completamente diverso, come la circostanza che il cardinale Marx ha finora impedito la discussione sul fatto che almeno l’80 per cento di tutti i casi di abuso pedosessuale fosse omosessuale.

Ma perché non ci sono dimissioni? Innanzitutto perché il cardinale Marx, rappresentante dell’Europa nel Consiglio dei cardinali,  che consiglia papa Francesco sulla gestione della Chiesa universale e sulla riforma della Curia romana, è anche coordinatore del Consiglio per l’economia.

Soprattutto, la cronologia parla contro le dimissioni. Il cardinale Marx ha presentato le sue dimissioni il 21 maggio e papa Francesco ha inviato i visitatori apostolici a Colonia, non a Monaco, il 28 maggio. Solo a marzo una commissione indipendente aveva scagionato il cardinale Woelki dalle accuse di aver agito in modo sbagliato nell’affrontare un caso di abuso sessuale, ma papa Francesco lo aveva nuovamente messo sotto sospetto generale, per la gioia dei circoli ecclesiali progressisti radicali.

Il vero destinatario dell’offerta di dimissioni, supportata anche dalle reazioni dei media, sembra essere il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia. La pressione sul cardinale Woelki è aumentata a dismisura negli ultimi giorni. È lui che dovrebbe essere invitato a dimettersi. Secondo il suo rango, il cardinale Woelki guida la minoranza nella Conferenza episcopale tedesca che si oppone alle rivoluzioni “pastorali” che fanno rima con neo-modernismo. Questa minoranza è numericamente limitata e abbandonata da Roma in una posizione piuttosto disperata, ma è più di una semplice spina nel fianco della maggioranza. Impedisce l’auspicata e voluta unanimità nella Conferenza episcopale e in pubblico.

Offrendo le sue dimissioni, il cardinale Marx ha intensificato la pressione sul cardinale Woelki, perché come può essere che l’arcivescovo di Monaco di Baviera trasmetta le sue dimissioni al papa, ma il cardinale Woelki no? Come ho detto, una commissione indipendente aveva scagionato l’arcivescovo di Colonia solo a marzo, ma questo risultato non sembra auspicabile all’interno della Chiesa. Il cardinale Marx spiegò il motivo senza rivelare il contesto reale. Con l’annuncio di aver offerto a Francesco le sue dimissioni, Marx ha sottolineato che la tanto controversa “Via sinodale” della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi deve continuare in maniera del tutto indipendente da essa, cioè in ogni circostanza.

L’offerta di dimissioni del cardinale Marx, con l’allusione presumibilmente “memorabile” (Münchner Merkur) che la Chiesa in Germania è arrivata a un “punto morto”, non è quindi un messaggio a papa Francesco, ma al cardinale Woelki. Le cui dimissioni vanno provocate per poter attuare l’agenda “sinodale”, senza disturbi da parte della voce critica di Woelki.

Fonte: https://katholisches.info/2021/06/04/muenchner-ruecktritt-ist-keine-botschaft-an-rom-sondern-koeln/

Nella foto [Lennart Preiss] il cardinale Reinhard Marx

https://www.aldomariavalli.it/2021/06/05/le-dimissioni-di-marx-un-messaggio-non-a-roma-ma-a-colonia/?

Le Dimissioni di Marx, e i Messaggi in Codice. Lo Scontento dei Super Modernisti.

5 Giugno 2021 Pubblicato da  4 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Amico Mascarucci ci offre un commento molto interessante e acuto delle ragioni profonde che starebbero alla base delle dimissioni da arcivescovo di Monaco di Baviera del card. Reinhard Marx. Un segnale di scontento – non è il primo, dall’ala più marciante del modernismo attuale – nei confronti di una gestione giudicata troppo prudente. Buona lettura. 

  

Le dimissioni di Marx e i messaggi in codice

 

Due cose fanno riflettere sulle dimissioni dell’arcivescovo di Monaco, il cardinale Reinhard Marx già presidente della Conferenza Episcopale Tedesca. In primo luogo il richiamo a quegli abusi sessuali che si sarebbero susseguiti “negli ultimi decenni”, chiaro atto d’accusa contro i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI; e in secondo luogo quel “la Chiesa è ad un punto morto” che sembra configurarsi come una esplicita critica a Bergoglio.

Ecco quindi che, chiaramente, la questione degli abusi sessuali ci appare un pretesto utile, quasi scontato, per poter aprire un nuovo dirompente fronte di polemica nella Chiesa, dopo il clamore suscitato dalla protesta dei sacerdoti tedeschi che hanno benedetto le coppie gay. Intendiamoci, nessuno intende minimizzare lo scandalo degli abusi e sostenere che la pedofilia non sia un problema, ma che Marx colleghi tutto all’esigenza di un rinnovamento, che a suo dire non si riuscirebbe ad ottenere, suona decisamente stonato. Il cardinale si assume la responsabilità di quanto avvenuto nella Chiesa pur non essendo coinvolto in nessuna vicenda di pedofilia, ma lo fa in quanto “parte di un sistema. E quel sistema altro non sarebbe che la Chiesa stessa, a detta di Marx profondamente malata e quindi da “rifondare”.

Il porporato auspica una ripartenza, e naturalmente il suo obiettivo è quello di spingere la Chiesa a riformarsi, accettando in primo luogo il principio della sinodalità, vero cavallo di battaglia di Marx, che da anni si batte per ottenere la convocazione di un sinodo in Germania. Il perché è noto a tutti, ovvero l’avvio di una stagione di grandi riforme dottrinali e una revisione del sacerdozio stesso.

Già lo scorso anno la sua decisione di non ricandidarsi alla guida dei vescovi tedeschi era stata interpretata da più parti come un segno di sfiducia nei confronti di Francesco, accusato di non avere abbastanza coraggio nel riformare la Chiesa. Il Sinodo sulla Famiglia non era andato come lui e il teologo progressista Walter Kasper si aspettavano, ovvero con un’apertura a 360 gradi alla riammissione dei divorziati risposati, alle coppie gay, alle unioni civili. Dal sinodo sull’Amazzonia non  è invece arrivata l’auspicata riforma del sacerdozio, con l’abolizione dell’obbligo del celibato e la possibilità di ordinare le donne prete. Anzi, nell’ultima riforma del diritto penale canonico è contemplata la scomunica per chi ordinerà le donne. Davvero troppo per chi come Marx, cresciuto alla scuola di Karl Rahner e di Hans Kung e dunque nel solco dell’ermeneutica della discontinuità del Concilio Vaticano II, ha visto deludere parte delle proprie aspettative dal papa che ha eletto e dal quale si attendeva grandi cambiamenti.

Un papa che, per quanto si sia reso protagonista di gesti di grande rottura ai limiti dell’eresia, non ha soddisfatto le aspirazioni di chi, vissuto a stretto contatto con il mondo luterano, non ha ritenuto abbastanza rivoluzionario aver introdotto i riti pagani nelle chiese, aver promulgato encicliche in cui si afferma che tutte le divinità sono uguali, che ai dogmi cattolici ha sostituito i dogmi ecologisti. Troppo poco per chi sogna di trasformare la Chiesa cattolica in una succursale del luteranesimo dove le unioni gay sono già accettate e benedette e dove i pastori possono sposarsi da sempre.

Fra le righe di Marx è facile leggere il seguente messaggio rivolto a Bergoglio: “Sei come ti ha preceduto, non hai realizzato nulla di innovativo, la Chiesa è sempre la stessa, ti abbiamo dato fiducia e tu l’hai tradita”.

Personalmente ritengo che la Chiesa sia davvero ad un punto morto e in questo, come ha ben spiegato Aurelio Porfiri, ci troviamo d’accordo con Marx. Ma diversamente dal cardinale tedesco, che ora probabilmente non essendo più arcivescovo avrà le mani libere per portare avanti la sua battaglia, siamo altresì convinti che il problema sia proprio esattamente opposto a quello denunciato dal cardinale. Non serve rinnovare la Chiesa nel segno di un nuovo inizio, ma come spiega da tempo monsignor Carlo Maria Viganò serve tornare alla verità, riscoprendo il Vangelo e smettendola di inseguire il mondo. Ovvero riportando la Chiesa ad essere non “del mondo” ma “nel mondo” con la forza della verità che proviene da Cristo e da un Vangelo che deve essere testimoniato contro ogni tentativo di omologazione culturale e sfidando il pensiero unico che invece sembra ormai dominare anche nelle conferenze episcopali (vedi la posizione della Cei sul ddl Zan). La gente non ha bisogno di una Chiesa che serva il mondo, ma che lo salvi. Che non cerchi di adeguarsi alla modernità e alle logiche mondialiste per avere il consenso dell’opinione pubblica come un qualsiasi partito politico, ma che torni a convertire il mondo riaffermando che l’unica via da seguire è Gesù Cristo.

La vera differenza sta qui. Marx sogna una Chiesa che riscuota gli applausi del mondo, ma la vera emergenza oggi è esattamente opposta e contraria. Ricondurre il mondo alla fede testimoniando il Vangelo della verità e soprattutto prendendo atto una volta per tutte del fallimento del Concilio Vaticano II e della sua folle pretesa di abbracciare il modernismo. Le dimissioni di Marx vogliono forzare la mano al papa e convincerlo ad assecondare le richieste della Chiesa di Germania, convocando il tanto decantato sinodo e dando semaforo verde all’agenda progressista dei vescovi tedeschi. E adesso per Bergoglio tergiversare non sarà più possibile. Ma avrà la stessa autorità di un Paolo VI che di fronte alle forzature dei modernisti ha difeso la verità di fede, come con l’Humanae Vitae, andando incontro al rischio di provocare anche una scissione, come nel caso del fallimentare e deleterio catechismo olandese? Se il buongiorno si vede dal mattino, essere pessimisti sulle capacità di Bergoglio di salvare la Chiesa, diventa l’opzione obbligata.

Americo Mascarucci- giornalista e scrittore

https://www.marcotosatti.com/2021/06/05/le-dimissioni-di-marx-e-i-messaggi-in-codice-lo-scontento-dei-super-modernisti/

Il Papa è al bivio decisivo: cosa rivelano le dimissioni di Marx

Il cardinale Reinhard Marx si "dimette" per il fallimento della Chiesa nella lotta alla pedofilia. La scelta può anche essere interpretata come un segnale "politico"

In termini tecnici, il cardinale Reinhard Marx non si è affatto dimesso da vescovo di Monaco e Frisinga, perché non è quella la formula. Marx può al massimo aver "offerto" le sue dimissioni a papa Francesco, cui spetta la potestà di decidere se accettare o meno l'intenzione del porporato teutonico. Certo, la prassi, a meno di motivi straordinari o per scelte singolari, vuole che il Papa accetti. La lettera in cui Marx ha annunciato la sua decisione si sofferma sulla sostanziale sconfitta della Chiesa nell'affrontare il dramma degli abusi.

Sarà il Papa a stabilire come affrontare la faccenda. Il dato risiede anche nel simbolo, quello che l'ex presidente della Conferenza episcopale tedesca rappresenta, la "Chiesa progressista", che non esiste come categoria a sé ma che abita tante coscienze individuali, che spinge per il cambiamento. Tanto da procedere con un Sinodo biennale nazionale che ha fatto sollevare preoccupazioni scismatiche.

Che Marx non fosse un cardinale qualunque era chiaro ai più. Quindi queste "dimissioni" fanno più rumore del consueto. Poi c'è il sottofondo, con tutti i suoi retroscena. Che la Chiesa tedesca volesse procedere in maniera autocefala o quasi pure. Quindi un certo nervosismo, di questi tempi, era da mettere in programma. Perché ogni giorno che passa, la Chiesa tedesca si avvicina al gong del suo "Concilio". E ogni giorno che passa la Chiesa tedesca procede verso il momento del possibile "scontro" con Roma. In linea teorica, qualcuno a Berlino e dintorni ritiene che i vescovi tedeschi possano prendere "decisioni vincolanti", cioè scevre dall'autorizzazione papale. Si tratta di un'ipotesi plausibile?

No. A meno che non si ipotizzi il ritorno delle Chiese nazionali, con tanto di scisma al seguito. Ci si ricorderà di come il Papa, proprio mentre il Sinodo aveva inizio, avesse anche scritto una lettera al popolo tedesco. Un testo in cui si legge quanto segue: "Alla base di questa tentazione c’è il pensare che, di fronte a tanti problemi e carenze, la risposta migliore sarebbe riorganizzare le cose, fare cambiamenti e specialmente “rammendi” che consentano di mettere in ordine e in sintonia la vita della Chiesa adattandola alla logica presente o a quella di un gruppo particolare. Seguendo questo cammino potrebbe sembrare che tutto si risolverà e le cose si rincanaleranno se la vita ecclesiale entrerà in un “determinato” nuovo e antico ordine che metta fine alle tensioni proprie del nostro essere umani e a quelle che il Vangelo vuole suscitare". Bergoglio è stato chiaro: non è possibile procedere per "rammendi" destinati ad una revisione "rivoluzionaria" della dottrina cristiano-cattolica. L'indicazione contenuta nella missiva era diretta ed è attuale. Perché il cammino tedesco prosegue.

Le richieste sono note: si va dalla benedizione per le coppie omosessuali alla laicizzazione della gestione ecclesiastica e dall'abolizione del celibato sacerdotale, passando da una serie di aperture che potrebbero coinvolgere - giusto per dire un'altra - l'eventualità di ordinare "sacerdotesse". Ecco, Francesco nella riforma del VI libro del diritto canonico, che è stata annunciata il giorno prima della "ritirata" di Marx, ha introdotto aspre sanzioni per chi volesse procedere con quella innovativa, ma non prevista e non permessa, tipologia di ordinazione. Un segnale chiaro che è arrivato da Roma e a cui qualcuno associa pure la decisione di Marx di "dimettersi" o comunque di fare un passo di lato nei confronti di uno degli incarichi che ricopre oggi come oggi. Quello di Marx potrebbe essere un "gioco" a rialzo per ottenere che la Chiesa cattolica tedesca possa procedere con la sua impostazione tesa ad "abbracciare il mondo"? Improbabile. Sarebbe un retroscena troppo "politico" per essere vero. Marx però si è anche dimesso da presidente della Conferenza episcopale tedesca qualche tempo fa, lasciando spazio ad un successore - mons. Georg Baetzing - che sembra procedere nella impostazione marxista nel senso della visione del cardinale e non di quella del teorico del comunismo.

Com'è ovvio che sia, le motivazioni presentate dal cardinale Marx non sono correlate al clima attorno al Sinodo biennale. Anzi, il cardinale - come riportato dall'Agi - si è sostanzialmente arreso alla impossibilità odierna di risolvere il dramma legato agli abusi ai danni dei minori e degli adulti vulnerabili all'interno delle istituzioni ecclesiastiche: "Sono convinto che ci sarà una nuova epoca per il cristianesimo, non c'è dubbio. Ma questo può accadere solo se la Chiesa si rinnova e impara da questa crisi". Marx non ha dribblato le eventuali responsabilità personali, sottolineando le "molte mancanze personali ed errori amministrativi, ma anche un fallimento istituzionale e 'sistemico'". Il caridnale ha aggiunto che"anche le vittime si aspettano che vengano dati dei segnali per quanto riguarda l'assunzione di responsabilità". Il processo che è stato messo in campo per risolvere il dramma complessivo degli abusi, comunque sia, "non è ancora concluso: molto è andato avanti, ma non siamo alla fine. Da una parte si tratta di vedere quale sia stato il fallimento degli individui - ha proseguito il cardinale -, ma bisogna anche capire quali siano le responsabilità dell'istituzioni. Solo il vescovo può procedere a quest'assunzione di responsabilità, anche per quanto riguarda il periodo precedente al mio arrivo". C'è da dire che, nel frattempo, la Chiesa tedesca è stata investita da un ulteriore scandalo, con l'inchiesta relativa all'arcidiocesi di Colonia, dove si parla di 314 vittime stando alle indagini emerse. Al netto di tutti i possibili retroscena riguardanti gli aspetti dottrinali, in sintesi, il cardinale Marx potrebbe aver deciso di gettare la spugna perché davvero convinto che la Chiesa cattolica si trovi ad un "punto morto".

Sul web, anche tra gli addetti ai lavori, vengono presentate tante spiegazioni delle dimissioni, tra cui pure disamine che leggono il passo indietro come seguito al mancato accoglimento delle richieste relative ai cambiamenti dottrinali. Quelli che in Germania vorrebbero e che, con tutta probabilità, Francesco boccerà. Ma la versione ufficiale è quella della lettera del cardinale Marx, che si è dimesso per le motivazioni palesate. Tuttavia, il cardinale, offrendo le proprie dimissioni dalla diocesi in cui è incaricato, ha di sicuro elencato elementi che suggeriscono la necessità di una riforma complessiva. Il Papa, a ben vedere, dovrà decidere sulle dimissioni, ma forse pure su aspetti generali e decisivi.

Francesco Boezi

7https://www.ilgiornale.it/news/cronache/papa-bivio-dimissioni-cardinale-marx-1952105.html

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