Mettere la freccia a destra e girare a sinistra. Il metodo Bergoglio e la crisi dell’autorità papale
Cari amici di Duc in altum, in questi ultimi giorni abbiamo avuto di nuovo la prova che ciò che caratterizza il pontificato di Francesco è l’ambiguità. Sia a proposito della legge Zan, sia per quanto riguarda le celebrazioni vetus ordo nella basilica vaticana, ambienti conservatori e tradizionalisti hanno pensato di scorgere nelle ultime decisioni vaticane segnali incoraggianti, ma, al solito, si tratta solo di mettere la freccia a destra per girare a sinistra, per parafrasare un modo di dire tipico di Peron, giustamente ricordato nell’articolo qui sotto.
Circa la legge Zan e la questione Lgbt, l’orientamento papale è stato esplicitato sia dalla lettera autografa inviata al gesuita pro Lgbt James Martin sia da quanto Francesco ha detto all’Angelus: “Finiamola di giudicare gli altri… Non giudicare e lasciare vivere, amate gli altri e cercate di vivere con amore”. Circa le messe vetus ordo, si tratta del solito osso gettato in pasto a una parte della Chiesa per tacitarla, ma senza cambiare la sostanza della linea papale. In ogni caso, e comunque la si pensi, la parola del papa è diventata irrilevante. Non fa più notizia. Un po’ per le giravolte, un po’ per la ripetitività, non è presa in considerazione. Anche sotto questo profilo, l’articolo che qui vi propongo, tratto dal sito caminante-wanderer, parla chiaro. E ci invita a riflettere sulla crisi dell’autorità papale, drammatica eredità di questo pontificato.
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Alcuni fatti accaduti la scorsa settimana mostrano chiaramente, da un lato, qual è la strategia di papa Francesco, dall’altro l’irrimediabile declino del suo pontificato.
La strategia, come abbiamo ripetuto fino alla nausea in questo blog, è tipica del peronismo, e può essere sintetizzata con una frase dello stesso generale Juan Perón, “Metti la freccia a sinistra e gira a destra”, o in un’altra, di Néstor Kirchner: “Guardate quello che faccio e non cosa dico”.
Nell’udienza generale di mercoledì scorso il Santo Padre tra le altre cose ha detto: “Questa condizione non è lontana dall’esperienza che diversi cristiani vivono ai nostri giorni. Non mancano nemmeno oggi, infatti, predicatori che, soprattutto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, possono turbare le comunità. Si presentano non anzitutto per annunciare il Vangelo di Dio che ama l’uomo in Gesù Crocifisso e Risorto, ma per ribadire con insistenza, da veri e propri ‘custodi della verità’ – così si chiamano loro – quale sia il modo migliore per essere cristiani. E con forza affermano che il cristianesimo vero è quello a cui sono legati loro, spesso identificato con certe forme del passato, e che la soluzione alle crisi odierne è ritornare indietro per non perdere la genuinità della fede. Anche oggi, come allora, c’è insomma la tentazione di rinchiudersi in alcune certezze acquisite in tradizioni passate. Ma come possiamo riconoscere questa gente? Per esempio, una delle tracce del modo di procedere è la rigidità. Davanti alla predicazione del Vangelo che ci fa liberi, ci fa gioiosi, questi sono dei rigidi. Sempre la rigidità: si deve far questo, si deve fare quell’altro… La rigidità è proprio di questa gente”.
È un attacco aperto e frontale contro i gruppi conservatori e tradizionalisti che, attraverso i mezzi di comunicazione alternativi – cioè principalmente blog e video – mettono continuamente e duramente in discussione il suo pontificato. Mancava soltanto che scrivesse i nomi che, d’altronde, tutti noi conosciamo. Uno di loro, che colgo l’occasione per ringraziare per i suoi continui accenni a questa pagina, è Specola, che quotidianamente ci racconta le vicende vaticane, con la consapevolezza che solo un esperto può avere.
Che impatto hanno avuto queste voci papali sulla destra, o sul mondo tradizionale? Nessuno. Il fatto è che quasi nessuno legge o ascolta Francesco perché nessuno gli crede più. Il suo fascino, che è sempre stato una farsa, è finito, e con esso il suo pontificato. È stato un chiacchiericcio che, nella migliore delle ipotesi, è servito a placare i neocon superstiti e a confondere, con rumore e luci di fuochi d’artificio, ciò che realmente faceva.
In questi giorni Il Giornale ha pubblicato un articolo ben informato in cui si annunciava che la messa vetus ordo è stata “blindata”; ovvero, in poche parole, che le disposizioni del motu proprio Summorum Pontificum non cambieranno e le cose continueranno come prima. La notizia correva da qualche giorno nei corridoi del Sacro Palazzo, e non erano solo voci. Il giorno prima il sito ufficiale del Vaticano aveva pubblicato le nuove disposizioni per le celebrazioni liturgiche nella basilica di San Pietro, che erano state praticamente abolite dalla Segreteria di Stato. L’arciprete, il cardinale Gambetti, in pratica autorizza di nuovo la celebrazione delle messe private, e autorizza esplicitamente la celebrazione della messa tradizionale, affermando che “si deve fare tutto il possibile per esaudire pienamente i desideri dei fedeli e dei sacerdoti” che prediligono quel rito.
In aggiunta, quasi nelle stesse ore in cui veniva reso pubblico questo nuovo regolamento, la Segreteria di Stato protestava presso lo Stato italiano per la famosa legge Zan che promuove l’ideologia di genere nelle scuole, invocando gli accordi tra i due Stati: una nota ufficiale che, com’è noto, ha sollevato un gran polverone.
In sintesi, martedì papa Francesco ha virato a destra e mercoledì ha messo la freccia a sinistra.
Come dicevo all’inizio, l’udienza di mercoledì è stata anche un chiaro esempio della grottesca decadenza del suo pontificato. Qualche anno fa le dure parole che abbiamo riportato, sulle rigidità di certi cattolici, avrebbero occupato le prime pagine di tutti i giornali del mondo, le suore e i preti mentecatti e i vescovi viscidi avrebbero iniziato subito a organizzare ritiri e giornate di riflessione sul problema della rigidità nella Chiesa e sui metodi per ammorbidirla. Ma oggi dov’è finito quel pubblico? Qual è stata la vera notizia memorabile che ha popolato le prime pagine di giornali e portali di informazione e, ovviamente, ha catalizzato i commenti in conventi e curie? L’incontro del successore di Pietro con l’Uomo Ragno. Sì, Spiderman, un personaggio dei cartoni animati, è stato capace di rubare la scena a un lungo e aggressivo discorso pontificio. Anche se, ripensandoci, e guardando indietro ai pontefici precedenti, penso che la foto ritragga non uno, ma due personaggi dei cartoni animati.
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com
«Parata dell’orgoglio» o sfilata dell’odio?
Le oltraggiose manifestazioni Lgbt non sono state un caso isolato. Semmai, sono invece state il culmine ideale di una vera e propria settimana d’odio anticristiano. La sensazione è che la nota diplomatica vaticana contro il ddl Zan non abbia scatenato, bensì scoperchiato un livore anticattolico che covava da tempo in seno alla cultura dominante.
«Parata dell’orgoglio» o sfilata dell’odio? Le piazze arcobaleno che si son viste questo fine settimana - in teoria dei gay pride volti anche a spronare il Parlamento ad approvare il ddl Zan -, nei fatti sembrano aver preso ben altre pieghe, vale a dire quelli di manifestazioni anticattoliche. Lo provano più elementi. Anzitutto, gli slogan esibiti ed urlati, da «Vaticano vaff…» a «Italia Stato laico, Vaticano Stato invasore», da «God is a lesbian woman» fino a «per la laicità dello Stato aboliamo il Concordato». Come se non bastasse, in piazza si sono visti poi più manifestanti scimmiottare Gesù Cristo, con croci di legno avvolte nei colori arcobaleno, in un tripudio di blasfemia e volgarità con pochi eguali.
Certo, si può sempre ribattere che lo scopo di queste sfilate arcobaleno, da quando esistono, sta proprio nella provocazione. Ora, a parte che in ogni caso nulla autorizza l’offesa – per di più unilaterale, contro la Chiesa cattolica -, va fatto presente come le oltraggiose manifestazioni Lgbt non sono state un caso isolato. Per nulla. Semmai, sono invece state il culmine ideale di una vera e propria settimana d’odio anticristiano. In effetti, da quando, martedì mattina, il Corriere della Sera ha dato notizia della nota verbale della Santa Sede critica sul ddl Zan, ha preso avvio una escalation cristianofobica con pochi precedenti.
Basti pensare che, nel giro di poche ore, abbiamo visto Fedez iniziare a scagliarsi contro il Concordato, la cantante Elodie rallegrasi di non essere mai stata battezzata, la sede di ProVita&Famiglia – associazione in prima linea contro il ddl Zan – imbrattata, addirittura chiese sfregiate, come quella di Chiesa di Santa Maria in Colle, a Montebelluna, nel Trevigiano, dov’è comparso uno slogan i cui contenuti sembrano ispirarsi alle uscite del marito di Chiara Ferragni: «Chiesa, il ddl Zan sono …… nostri. Tu pensa a pagare le tasse. Amen». Dulcis in fundo, si fa per dire, è poi arrivato il gay pride con, come si diceva, un tornado di ferocia anticristiana verbale e non solo. Tutto ciò fa pone a chiunque no abbia i paraocchi una domanda: com’è possibile? Come si può accettare un odio del genere senza neppure una qualche riprovazione mediatica, salvo quella di testate minori?
Ha senso chiederselo perché si dà il caso che Alessandro Zan e soci affermano, con la loro legge, di voler contrastare l’odio; ma più a che contrastarlo – vedendo quanto accaduto in poche ore – si direbbe che un certo mondo è bravissimo nel diffonderlo. Fermi tutti, conosciamo già l’obiezione: è stato il Vaticano a cominciare, con la sua nota diplomatica. Ora, a parte che un simile modo di ragionare è quanto meno puerile – e che la nota della Santa Sede, basta leggerla, è in realtà assai moderata -, va evidenziato come l’ostilità anticristiana alligni nel nostro Paese da anni. I cimiteri profanati, le chiese sfregiate e persino i sacerdoti aggrediti, di fatto, non fanno quasi più notizia, per quanto giornali come questo, correttamente, informino i lettori anche su simili episodi.
La sensazione è insomma che la nota diplomatica vaticana non abbia scatenato, bensì scoperchiato un livore anticattolico che, nascosto dal paravento ipocrita delle buone maniere, già covava da tempo in seno alla cultura dominante. Rispetto a ciò, sorge spontanea un’ultima ed amara considerazione: se certi politici, certi militanti e più in generale certi ambienti, si sentono già oggi liberi di insultare la sensibilità dei cristiani, figurarsi che così potrebbero fare domani, una volta che fosse realmente approvato il loro caro ddl Zan. Probabilmente, forti una legislazione ancor più dalla loro parte, farebbero fioccare denunce contro chiunque osasse ancora discostarsi dal verbo Lgbt.
D’altra parte, cambiando per un istante tema, basta vedere con quale martellante insistenza alcuni – nonostante i buoni risultati ottenuti in capo - criticano la nostra nazionale di calcio i cui giocatori non si sono inginocchiati rendendo omaggio al movimento pseudomarxista e violento Black Lives Matters. Questo piccolo esempio testimonia una volta di più l’arroganza di una cultura che, da un lato si professa laica, ma dall’altro mira a catechizzare con toni aggressivi il prossimo; che da una parte predica tolleranza e lotta alle discriminazioni e, dall’altra, fa il possibile per incoraggiarne alcune. Quelle contro i cristiani, ovviamente.
Giuliano Guzzo
https://lanuovabq.it/it/parata-dellorgoglio-o-sfilata-dellodio
Commento all'intervento della Santa Sede sul ddl Zan
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