Piazza Libertà, puntata del 13 giugno 2021 – condotto da Armando Manocchia Intervento di Lidia Sella, giornalista, scrittrice e poeta
Multinazionali, Gotha della finanza, Massoneria, case regnanti e Chiesa post-Conciliare hanno stretto un’alleanza di ferro per acquisire un sempre maggior potere, a danno dei popoli.
Contro i pericoli insiti nel progetto mondialista, l’antropologa Ida Magli ci aveva già messi in guardia sin dal 2010, anno in cui la Bur pubblicò il suo illuminante saggio intitolato La Dittatura europea.
Fra i grandi burattinai che muovono i fili delle sorti umane, figurano i vari Attali, Bezos, Elkann, Gates, Musk, Sassoon, Schwab, Soros, Rothschild, Rockefeller, Warburg, Zuckerberg, etc. Costoro posseggono immensi capitali, grazie ai quali si sono assicurati il controllo dei mezzi di informazione, l’industria cinematografica, le agenzie pubblicitarie… Così manipolano l’opinione pubblica, orientano il consenso popolare, manovrano elezioni, allo scopo di costruire governi-fantoccio, confezionati ad hoc per soddisfare i loro desiderata.
Benché agiscano da furfanti, i signori delle banche, della guerra, del petrolio, della farmaceutica amano autodefinirsi filantropi. Tiranni del pensiero unico, si fingono paladini della democrazia, e se ne servono invece come di un cavallo di Troia, per esercitare un liberismo sfrenato e inasprire la sorveglianza sulla popolazione.
Questi filibustieri cosmopoliti e pedo-satanisti si appoggiano a una rete di organismi incaricati di dare piena e fedele esecuzione all’agenda mondialista: Bilderberg, Trilateral, Aspen Institute, Gruppo dei Trenta, Club di Roma, Banca Centrale, Fondo Monetario Internazionale, Federal Reserve, ONU, NATO, OMS, FDA, EMA, CDC, AIFA, Commissione Europea, Corte Internazionale dell’Aja e, dulcis in fondo, World Economic Forum, per citarne solo alcuni.
Con il ricorso a conflitti scellerati, attentati terroristici, privatizzazioni selvagge, embarghi arbitrari, minacce, rappresaglie, leggi inque, norme assurde, creazione di trust in paradisi fiscali e in virtù di false emergenze sanitarie che si reggono su dati fasulli, paura gonfiata ad arte, protocolli criminali e corruzione mirata, rapinano le ricchezze dei singoli Stati e stabiliscono equilibri geo-politici a loro convenienti.
Il Sars Cov 2 potrebbe essere una chimera, cioè un virus ingegnerizzato, costruito nel laboratorio di Whuan. L’ipotesi, sostenuta fin da subito dal Nobel per la Medicina Luc Montagniere, in sostanza è stata ora confermata anche dall’immunologo statunitense Antony Fauci.
La Covid, a ogni modo, ha funzionato da catalizzatore e da acceleratore per alcuni eventi dalla portata storica, tutti in linea con gli interessi delle élite globaliste e con i traguardi da esse perseguiti.
Ne citiamo cinque:
I) Il Nuovo Ordine Mondiale è infine diventato una realtà. Nel 2020 le Costituzioni di oltre un centinaio di Paesi sono cadute in sincrono, come tanti birilli. Nello stesso momento, con le medesime modalità, e da oltre un anno, miliardi di persone sono state poste agli arresti domiciliari, hanno subito misure da Stato di polizia: multe, TSO, divieto di circolare, libertà negate, diritti calpestati, repressione, censura, Parlamenti esautorati.
II) Lo stato di emergenza ha paralizzato le attività lavorative e bersagliato le piccole e medie imprese, favorendo i colossi di Wall Street. Nel primo trimestre ‘21, l’utile de “i magnifici 6” – Apple, Amazon, Facebook, Google, Microsoft e Netflix – rispetto allo stesso periodo del 2020, è più che raddoppiato, con un balzo da 36,99 a 76,3 miliardi di dollari. Per non parlare dei guadagni da capogiro conseguiti da Big-Pharma.
III) Con il Recovery Found, i giovani europei sono stati schiacciati sotto il macigno di un debito mostruoso, che non potrà essere ripagato prima del 2050 e presumibilmente, per l’incremento dei tassi di interesse, sarà anzi destinato a ingrossarsi nel tempo o forse a diventare perpetuo.
IV) Mentre la popolazione mondiale era confinata nelle proprie case, ovunque si è registrata un’impennata nell’installazione di antenne 5G. E il lancio in orbita di satelliti Starlink della SpaceX di Elon Musk, per estendere l’Internet globale anche alle aree più remote del pianeta, procede a pieno ritmo. Al momento la flotta conta 1.500 unità. Ma è stata ottenuta l’autorizzazione a rendere operativi altri 12.000 dispositivi. La sorveglianza sulla popolazione mondiale diventerà così più omogenea e capillare.
V) Sono state approntate le condizioni per introdurre una “nuova normalità”. Con il Great Reset, cui a Davos nel gennaio ‘21 è stato dedicato l’incontro annuale fra i potenti della Terra, si è sferrato l’attacco finale all’architettura sociale dell’Occidente. Nel mirino, le identità, la cultura, la lingua, la logica. E, soprattutto, l’infanzia. L’isolamento sociale planetario coatto sembra preludere a un inquietante processo di mutazione antropologica. La quarta rivoluzione industriale, entrata di prepotenza nella storia, ne ha già modificato il corso. Si prevede che la digitalizzazione porterà alla perdita di 800 milioni di posti di lavoro. Altro che aiuti alle attività sofferenti: le più recenti linee-guida fissate dal Gruppo dei Trenta parlano piuttosto di “distruzione creativa”, un piano spietato, diretto a spazzare via le “aziende zombie”, in tal modo i cinici e bari decisori globali definiscono bar, ristoranti, palestre, negozi, locali di intrattenimento, operatori del turismo e dello spettacolo, come spiega Pietro Ratto nel suo recente studio dedicato alle Lobby. L’umanità verrà traghettata, suo malgrado, verso la china della depopolazione e della decrescita felice. Scuola e lavoro si svolgeranno perlopiù a distanza. Le automobili viaggeranno senza conducente. Il medico di famiglia lascerà il posto alla tele-medicina. Tante professioni spariranno, sostituite da efficienti sistemi informatici. O verranno affidate a intelligenze artificiali.
Ma l’umanità dovrà fare i conti anche con realtà mefistofeliche come l’editing del DNA, la bio-ingegneria, la cibernetica, la robotizzazione, le nanotecnologie. E dovrà cimentarsi con scenari distopici quali il transumanesimo, gli embrioni sintetici da staminali, la vita generata dai metalli, i chip impiantabili nella corteccia cerebrale, il controllo di neuroni da remoto. Non si tratta di fantascienza ma di soluzioni cui la scienza, asservita ai poteri forti, lavora da decenni. L’essere umano, come noi lo conosciamo, sarà insomma esposto al rischio estinzione.
Morta la giustizia, corrotta la magistratura, disattesi i Trattati Internazionali, per educare i sudditi all’obbedienza oggi intanto si è spianata la strada ai trattamenti sanitari obbligatori e alle terapie sperimentali. In un quadro di questo genere, non c’è dunque da stupirsi se la correlazione fra reazioni avverse o decessi da sieri genici viene puntualmente negata, minimizzata, sottaciuta.
Non c’è da stupirsi se il sito europeo Eudra Vigilance per la farmacovigilanza sugli effetti indesiderati dei cosiddetti vaccini risulta di difficile accesso, farraginoso, poco trasparente. Non c’è da stupirsi se le case farmaceutiche non si assumono responsabilità per i cocktail micidiali che ci iniettano in vena. Non c’è da stupirsi se le vaccinazioni sono gestite dall’esercito e le analisi dei vaccini da parte di laboratori di ricerca indipendenti sono impedite.
I buoi al macello vanno tenuti nell’ignoranza. E nel terrore. Se per caso qualcuno osa dissentire protestare ribellarsi, allora c’è sempre la macchina del fango, la gogna mediatica, la riprovazione sociale, gli algoritmi a bannare la contro-informazione. Ammazzare il pensiero critico è una priorità. Perché il peggio, purtroppo, deve ancora venire.
Per capire che cosa ci aspetta nel medio termine, non serve però la sfera di cristallo. È sufficiente osservare quanto accade ora in Cile, dove il 75% degli abitanti ha già ricevuto la prima dose di vaccino anti-Covid e il 58% anche la seconda, eppure si è già tornati all’incubo del confinamento in “zona rossa”. I vaccini infatti, ormai è dimostrato, non solo non prevengono il contagio ma anzi lo diffondono. Con l’aggravante delle varianti. Del resto la Presidente della Commissione Europea Ursula Von del Leyen ci ha avvertiti: “L’Europa si prepari a un’Era delle Pandemie.” I nostri aguzzini, talvolta, si mostrano compassionevoli: se non altro si prendono la briga di comunicarci il martirio orchestrato per noi.
Lidia Sella
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2021/06/16/piazza-liberta-intervento-di-lidia-sella/
Pubblicato da Tommesh per Comedonchisciotte.org
https://comedonchisciotte.org/esercizi-di-logica-e-immaginazione/
Una riflessione di R.R. Reno, editore di The First Thing, sul nuovo regime che viene sempre più imposto ai cittadini, considerati masse, dalle élite globaliste. L’articolo è apparso su First Thing, e ve la propongo nella mia traduzione.
La bandiera arcobaleno ha assunto un significato speciale nel nostro regime. È la bandiera delle nostre élite globaliste, che simboleggia la “diversità e l’inclusione”, principi che considerano come la fonte del loro diritto di governare.
“Regime” è un termine tecnico in filosofia politica. Si riferisce alla fonte dell’autorità politica. Un regime definisce le questioni essenziali su cui “siamo tutti d’accordo”. Questo accordo stabilisce i confini della legittima contestazione politica, e tratta come traditori, ribelli e rivoluzionari coloro che lo superano e lo trasgrediscono.
Il regime dell’America è stato a lungo quello di una repubblica costituzionale. Noi litighiamo, ci mettiamo insieme e, in alcuni casi, protestiamo. I politici sfruttano le procedure per trarne vantaggio. Le elezioni sono contestate. E tutto questo dovrebbe funzionare sotto i limiti imposti dal nostro stato di diritto. Ma il nostro regime è sempre qualcosa che va oltre le disposizioni costituzionali. Riguarda anche ciò che conta come un’opinione legittima nella vita pubblica, e ciò che è al di là della legge. In questo campo abbiamo subito un cambiamento di regime.
In Return of the Strong Gods, sostengo che dopo il 1945 ha preso piede un potente consenso che ha valorizzato le virtù della società aperta. Parlando dopo la fine della guerra fredda, il presidente George H. W. Bush ha riassunto questo consenso quando ha lodato “le frontiere aperte, il commercio aperto e, più importante di tutto, le menti aperte”.
Col tempo, questo consenso è arrivato a definire il nostro regime. Affermava che la diversità e l’inclusione non erano termini di un partito politico. Piuttosto, erano “valori americani”. Il presidente Obama ha perfezionato l’arte di equiparare la sua agenda politica al regime. Ha controbattuto ai suoi avversari affermando: “Noi non siamo così”, il che significava che i suoi critici erano inaccettabili. Quando il matrimonio gay è stato considerato un diritto costituzionale, ha illuminato la Casa Bianca con i colori dell’arcobaleno, sicuro che stava affermando “l’America” piuttosto che affermare una posizione di parte.
La bandiera arcobaleno era inevitabile, forse. Dopo l’11 settembre, Katha Pollitt scrisse un pezzo per The Nation in cui lamentava tutte le bandiere americane che erano improvvisamente ovunque. Si sentiva persa. “Non ci sono rappresentazioni simboliche in questo momento per le cose di cui il mondo ha davvero bisogno – uguaglianza e giustizia e umanità e solidarietà e intelligenza”. Desiderava un simbolo forte di “giustizia sociale, diritti delle donne, democrazia, libertà civili e laicità”. Perché le femministe, gli attivisti per i diritti dei gay e i sostenitori di una società più inclusiva e affermativa non potevano avere una bandiera?
I desideri di Pollitt sono stati esauditi. Come documenta Darel Paul in From Tolerance to Equality, i diritti dei gay sono diventati il punto focale dell’agenda della diversità promossa dalle élite americane, ed è per questo che il suo simbolo è la bandiera arcobaleno. Anche se l’arcobaleno era originariamente destinato ad evocare l’ideale di Jesse Jackson di una “coalizione arcobaleno” di gruppi esclusi, la bandiera è più spesso chiamata “bandiera dell’orgoglio”. Segnala la liberazione dei gay, i primi tra gli uguali nella coalizione arcobaleno.
Questa priorità non è casuale. I diritti dei gay si adattano perfettamente agli obiettivi di società aperta delle nostre élite. Gli uomini che si baciano abbattono le barriere – una meravigliosa immagine delle nostre élite che aspirano a rimuovere gli ostacoli al commercio e agli scambi. Le drag queen offuscano i confini – una meravigliosa evocazione del sogno globalista di un mondo senza confini.
Gli omosessuali, specialmente gli uomini gay, sono anche associati alla scrupolosa cura di sé e al consumo glamour. Sono stati i pionieri della norma della classe medio-alta dell’adolescenza prolungata, la spensierata vita da single che si estende per decenni. La vita gay realizza anche i sogni di molte femministe: successo professionale e realizzazione di sé senza gli oneri della fertilità.
Quindi non è sorprendente che le nostre élite abbiano abbracciato la bandiera arcobaleno. Sventola sulle nostre università ed è presente nelle vetrine delle società globali. Hollywood, Silicon Valley e Wall Street – i motori della globalizzazione e della rottura dei confini – sventolano la bandiera dell’orgoglio.
La bandiera arcobaleno rappresenta il regime che le nostre élite globalizzate intendono sostenere. Come regime, tratta il dissenso come illegittimo. Coloro che si oppongono alla bandiera arcobaleno e a ciò che rappresenta non sono concittadini preoccupati che la società non possa funzionare senza chiari marcatori sociali delle differenze tra uomini e donne. Sono “odiatori” e “bigotti”.
Alla fine di giugno, Germania e Ungheria si stavano preparando per una partita del campionato europeo di calcio a Monaco. Il consiglio comunale ha proposto di illuminare lo stadio con i colori dell’arcobaleno. L’Ungheria ha respinto l’idea. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha notato: “È estremamente dannoso e pericoloso mescolare sport e politica”.
L’obiezione ungherese ha evocato la protesta delle élite europee. Vera Jorová, la politica ceca che è vicepresidente dell’UE, ha insistito: “L’arcobaleno non è offensivo”. Il portavoce del governo tedesco Steffen Siebert ha dichiarato che la bandiera arcobaleno “rappresenta come vogliamo vivere – con rispetto per l’altro e senza discriminazione”.
“Non è offensiva”. “Come vogliamo vivere”. “Chi siamo”. Queste affermazioni determinano ciò che è e non è legittimo contestare. Questa è la funzione principale di un regime. E la bandiera arcobaleno, a differenza delle bandiere tedesca o ungherese, rappresenta il regime globalista, libertario, della società aperta.
L’America ha generato il consenso della società aperta, che nel tempo si è evoluto nel regime di frontiera aperta, di commercio aperto, di diversità e di inclusione che ora ci viene imposto come così ovvio e non controverso da essere obbligatorio. Il nostro paese ha inventato la bandiera arcobaleno e le nostre ambasciate la esportano in tutto il mondo. Ma il populismo offre il giusto per rafforzare piuttosto che indebolire. Sfida l’egemonia delle nostre élite globalizzate e il regime che insistono a determinare la vita pubblica. Prevedo che sta arrivando il momento, forse presto, in cui le nostre élite sopprimeranno la bandiera americana e sventoleranno tanto più insistentemente il surrogato arcobaleno.
Di Sabino Paciolla
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