ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 3 luglio 2021

Custos, quid de nocte?

A CHE PUNTO SIAMO?



Giovanni XXIII in confidenza con Mons. Montini, futuro Paolo VI


Custos, quid de nocte? – Sentinella, cosa succede in questa notte?
Già, a che punto, di questa vertiginosa e oscura discesa, siamo giunti?
Tutto ebbe inizio – ufficialmente - nel 1958, con l’elezione a Papa della Chiesa Santa, Cattolica, Apostolica e Romana, del cardinal Angelo Giuseppe Roncalli, arcivescovo di Venezia, che, col nome di Giovanni XXIII ebbe – a suo dire - dallo Spirito Santo, l’idea di convocare un Concilio Ecumenico di nuovo conio, di nuova identità.
Fu così che il Concilio Vaticano II, abolita la tradizionale e millenaria regola per la quale siffatti 0rganismi rivestivano carattere esclusivamente “dogmatico”, venne ufficialmente definito “pastorale” – un abile stratagemma dal momento che il rapporto Dogma --- > Pastorale si rovescerà in Pastorale --- > Dogma, dove tale mutazione sarà il grimaldello per lo scasso dell’intero ordinamento dottrinario cattolico da cui sortirà la nuova formula “Evoluzione del dogma” che avrebbe dato la stura alle più temerarie e dissacranti novità con interventi eversivi nella morale, nella liturgìa, nella esegesi evangelica.
La discesa, peraltro già avviata con i conati del modernismo e del movimento ecumenista, prese, con l’elezione di Roncalli e con il suo nihil obstat un moto che si dava a prevedere vieppiù accelerato, come lo avvertirono molti uomini di Chiesa che il Pontefice definì “profeti di sventura” (Solenne apertura del CVII, 7 – 11 ottobre 1961).

Già molto prima – anni ’20 – Delegato Apostolico in Bulgaria, Angelo Roncalli, pervaso da sentimenti ecumenistici, riconosceva la Chiesa Ortodossa quale porzione di quella Universale di Cristo a fronte di “piccole differenze”, e quindi accreditata di valenza soteriologica. Un’anticipazione di quella che Benedetto XVI definirà, l’11 maggio 2008 domenica di Pentecoste, “l’unità nella diversità”, paradosso-ossimoro tipico di una cultura pseudofilosofica, relativistica, altisonante ma vuota.

Una mentalità così aperta, ed ecumenica, non poteva non istruire una più ampia politica di solidarietà stendendo le braccia, in segno di fraterna accoglienza, alla massoneria del che è nota la sua amicizia con Yves Marsaudon, esponente di spicco della Loggia francese, discepolo di Oswald Wirth, grande iniziato, satanista cultore di tarocchi, al quale concesse benevolmente di rivestire le insegne del cattolico Sovrano Militare Ordine di Malta cancellando, di fatto, l’incompatibilità assoluta tra le due istituzioni.

Ma non fu soltanto questa circostanza a testimoniare la corrispondenza d’ecumenici sensi tra il Delegato Apostolico Rev.do Angelo Roncalli e la Massoneria ché, in un’altra, lo si vide inginocchiarsi davanti al Presidente francese, il massone ateo, Vincent Auriol, ricevere, da costui, il 14 gennaio 1953, la berretta cardinalizia.

E mentre da Delegato Apostolico teneva, con i nemici di Dio, rapporti di viva cordialità e di stima, da Papa, col nome di Giovanni XXIII, infieriva su uno stigmatizzato frate Cappuccino, san Padre Pio da Pietrelcina, collaudando una linea di condotta, portata avanti dai Papi postconciliari, che elargisce abbracci, sorrisi, udienze personali ai più noti nemici di Cristo – massoni, abortisti, atei, scismatici, comunisti, gnostici, pervertiti – riservando inchieste, scomuniche, emarginazione ai più fedeli figli della Chiesa, come esempio monumentale essendo l’annientamento dei Frati Francescani dell’Immacolata, ordinato da Papa Francesco, e la ghettizzazione di quattro cardinali rei di aver chiesto lumi su alcuni punti della esortazione apostolica Amoris Laetitia.
Così, come il cardinal Roncalli, anche Papa Francesco è uso inginocchiarsi, fino a terra come quando – 11 aprile 2019 – con gesto umiliante e teatrale, baciò le scarpe di taluni esponenti sudanesi chiedendo loro di farsi promotori di pace, ma non si inginocchia davanti alla Santissima Eucaristia.

Mentre Giovanni XXIII trascorse gli ultimi tempi della sua vita, battendosi il petto per quello che s’era rivelato essere, il suo Concilio pastorale, una “Pentecoste rovesciata”, già si profilava la figura del successore, Giambattista Montini, arcivescovo di Milano, colui che, col nome di Paolo VI, opererà la più radicale e traumatica riforma della Chiesa nel solco dell’auspicata apertura al mondo che vedrà, assisi nelle varie commissioni di lavoro, i rappresentanti del Protestantesimo luterano-anglicano, che intratterrà un quasi quotidiano rapporto personale con il massone Gran Maestro (GOI) Giordano Gamberini, e che vieterà ai Padri conciliari di registrare, nei documenti, una sia pur minimo e timido cenno di condanna della dottrina marxista-comunista arrivando, come si vedrà nel prosieguo, a perseguitare eminenti personaggi di cultura, di azione e di condotta opposte.

del Luciano Pranzetti

Parte prima


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4010_Pranzetti_A_che_punto_siamo_Parte_prima.html

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