ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 10 luglio 2021

Gli auoipercepiti

È sempre stato tutto falso: diritti, rispetto, discriminazioni, violenze, omofobia e transfobia non c’entrano niente col Ddl Zan. Il genere auto-percepito ne è il cuore, non strappabile



Pochi giorni fa Alessandro Zan, il deputato del Pd promotore del DDL S. 2005 ha realizzato con il rapper Fedez una diretta social, in cui Zan ha parlato del tema dell’identità di genere definendola «la percezione profonda, precoce e strutturata del proprio genere» e ha ammesso candidamente che l’ideologia del “genere” serve «per poter avviare percorsi di transizione nei bambini per cambiare il proprio sesso». Ecco. L’obiettivo è «sostituire definitivamente l’identità sessuale (reale) con quella di genere (autopercepita) e abolire per legge la differenza tra l’uomo e la donna, tra il maschile e il femminile».

Oltre a delle riflessioni su questo tema, riportiamo l’intervista del Cardinal Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana a la Repubblica; i punti salienti dall’intervista di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia a La Stampa; e la presentazione da Il Giornale dell’intervista di Cristina Gramolini, Presidente di Arcilesbica a la Repubblica.


Ddl Zan, Fedez non conosce il testo e sa niente di politica


Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha toccato anche il tema Ddl Zan nella sua apparizione a In Onda su La 7. Renzi è stato attaccato da Fedez, con cui ha ingaggiato un botta e risposta social esteso anche alla moglie del rapper, Chiara Ferragni. «Fedez ha fatto una diretta di un’ora con Zan, Cappato, Civati. Abbiamo capito una cosa: Fedez non conosce il Ddl Zan. Non è un suo obbligo, non è suo dovere: non lo sa, ha detto sfondoni pazzeschi. Non sa di cosa si parla, persino Zan ad un certo punto gli ha detto ‘non è così’. Cappato gli ha spiegato l’articolo relativo al voto segreto al Senato», dice Renzi. Inutilmente, perché non l’ha capito (o voluto capire?).

«Fedez un intellettuale? No, dai. È un cantante che mi piace molto. È un influencer come Chiara Ferragni. Mi avete mai sentito dire una parola su come Fedez e la Ferragni presentano la vita dei loro figli? Sono affari loro», ha detto Renzi e prosegue: «Chiara Ferragni ha 24 milioni di follower e a queste persone dice che i politici fanno schifo. Posso accettare che io faccio schifo come politico? Il politico studia e approfondisce, l’influencer vive di like. A me, di piacere, non frega nulla. Ho 46 anni, sono stato Presidente del Consiglio, ho fatto il Sindaco di Firenze…». Renzi ritiene indispensabile un compromesso sul Ddl Zan: «A scrutinio segreto, la distanza che c’è viene annullata dai franchi tiratori: questa è la verità, gli altri vi raccontano balle», dice Renzi, pronosticando l’esito del voto al Senato senza modifiche e mediazioni.


Delirio di Zan e Fedez: “Aiutiamo i bimbi a cambiare sesso”
di Francesco Giubilei
Nicolaporro.it, 9 luglio 2021


Il furore ideologico che si cela dietro il Ddl Zan non si ferma di fronte a nulla, nemmeno ai bambini che andrebbero lasciati fuori dal dibattito politico e non strumentalizzati per sostenere l’approvazione del disegno di legge. Non bastava il modus operandi a cui abbiamo assistito nei mesi passati con un dibattito polarizzato in cui è stato impossibile discutere nel merito una proposta di legge sbagliata non solo da un punto di vista etico ma anche nella forma e giuridicamente ma negli ultimi giorni, con l’avvicinarsi del voto al Senato, si sta intensificando la campagna politica e mediatica a favore del Ddl Zan con posizioni sempre più radicali.

Pochi giorni fa Alessandro Zan, il deputato del Pd promotore del Ddl e il rapper Fedez, hanno realizzato una diretta social in cui Zan ha parlato del tema dell’identità di genere definendola “la percezione profonda, precoce e strutturata del proprio genere” aggiungendo “sin da quando siamo bambini percepiamo qual è il nostro genere, solo che ci sono dei bambini o delle bambine che percepiscono il proprio genere che è diverso dal loro sesso biologico”.

Dopo questa premessa, Zan fa una proposta ben precisa: “Bisogna aiutare i bambini in un percorso di transizione” per cambiare il proprio sesso. Parole inaccettabili poiché riferite ai bambini che non dovrebbero essere tirati in ballo. Ascoltando le sue dichiarazioni e leggendo il testo del Ddl in cui si parla del gender nelle scuole, è impossibile non riscontrare una volontà pedagogica sul tema del gender a partire dalla tenera età.

«Fermateli. La feroce volontà di insidiare le menti sin dalla più tenera età è un vecchio ma molto funzionale modus operandi tipico delle più spietate dittature. Qui si parla di dittatura del pensiero, imporre ad ogni costo una visione del mondo, quella che alberga nei sogni di mr. Zan e della sua congrega di accoliti variopinti, resettando e rigenerando le menti più plasmabili, candide ed innocenti. Prossimo step, maternità surrogate ed utero in affitto, anche per la gioia di chi si diverte a speculare sulle tragedie umane, oltre non poter permettere, ad un bambino, di poter gioire sia dell’Amore di una Madre che di un Padre, nelle loro specifiche peculiarità di genere donate da Madre Natura. Uno schifo senza pari» (Marco Foppoli).

«Siamo arrivati al punto in cui la tolleranza e la pazienza sono finite. Per questi ci vuole un TSO obbligatorio» (Paolo Rivelli).


Il cuore del Ddl Zan

«È sempre stato tutto falso.
I diritti, il rispetto, le discriminazioni, le violenze, l’omofobia e la transfobia, col Ddl Zan, non c’entrano niente. Niente. L’avevamo detto.
È sempre stata solo una enorme operazione mediatica di distrazione di massa, che nella sua lucida perfidia ha strumentalizzato persino tragedie come il suicidio del giovane Orlando inventando utili ma inesistenti moventi “omofobici”. Cadaveri caldi usati come carburante per la battaglia politica.
Era ed è tutto falso. Tutto. Il reale obiettivo dell’intera Operazione Zan è una e solo una: sostituire definitivamente l’identità sessuale (reale) con quella di genere (autopercepita) e abolire per legge la differenza tra l’uomo e la donna, tra il maschile e il femminile, fonte della Vita.
Per questo l’Onorevole Zan dice, espressamente, che bisogna aiutare i bambini piccoli a “transitare” dall’identità sessuale all’identità di genere autopercepita.
Questo è il cuore del Ddl Zan. Per questo rifiutano di eliminare il riferimento all’identità di genere dall’articolo 1 del Ddl Zan. Perché significherebbe strappargli il cuore.
Abbiamo un dovere morale: farlo sapere. Per favore, condividete questo video» (Jacopo Coghe, Vice Presidente Pro Vita & Famiglia Onlus).

Boomerang social per Fedez. Difende Ddl Zan, ma si smentisce da solo
di Giuliano Guzzo
Pro Vita & Famiglia, 9 luglio 2021


Milioni di follower attribuiscono forse autorevolezza, anche se pure su questo ci sarebbe da discutere. Di certo, però, non assicurano competenza. Se n’è avuta la plastica dimostrazione nello show che, su Instagram, Fedez – il marito di Chiara Ferragni, il quale sente ormai il ddl Zan una questione di vita o di morte – ha fatto insieme allo stesso Alessandro Zan. Parliamo di show perché le imprecisioni e i colpi a salve sparati dall’influencer, per giunta a ripetizione, sono stati molti.

A metterli in fila, in uno spassoso articolo apparso sul Riformista [QUI], ci ha pensato il giornalista Aldo Torchiaro. Eccone alcuni gustosi passaggi, che riferiscono anzitutto la reazione del deputato del Pd, quando Fedez inizia a sparare a zero contro Matteo Renzi, il leader di Italia Viva reo di aver proposto degli emendamenti alla legge contro l’omobistransfobia che il 13 luglio finirà in Senato: «Zan, che è presente, alza il sopracciglio. Non obietta a muso duro ma si vede l’imbarazzo. Fedez non sa che Zan è stato eletto in quota renziana, nel Pd a guida Renzi».

Questo è l’inizio. Il bello viene però quando Fedez prova a far passare l’ex sindaco di Firenze come un omofobo: «“Renzi ce l’ha con i gay”, continua Fedez. E allora Zan lo ferma, ed obietta: “Veramente è quello che ha realizzato la legge sulle Unioni Civili”. Allora Fedez guarda al foglio che deve aver appeso accanto al telefono con cui va in diretta». Perfino il radicale Marco Cappato, anch’egli intervenuto nella diretta, è costretto a correggere il rapper, quando costui inizia ad inveire contro il voto segreto, dipinto come un vile escamotage per affossare il ddl Zan.

«Cappato», annota Torchiaro, «è gentile ma fermo: “No, si fa sempre così. È la prassi del Senato”. E gli tocca precisare: “Renzi non ha detto una cosa sbagliata, ha fatto notare un rischio reale, perché da Pd e M5S è lecito aspettarsi diversi franchi tiratori, che in aula voteranno secondo coscienza e dunque contro il Ddl Zan”. Fedez non demorde: “Bisognerebbe avere il coraggio di votare apertamente, di metterci la faccia”». Di note divertenti ce ne sono altre – il parlamentare Ivan Scalfarotto, per dire, viene definito dall’influencer come «giornalista» -, vanno tutte nella stessa direzione: quella di una impreparazione abissale, da mettersi le mani nei capelli.

Per carità, nessuno si aspettava da Fedez una preparazione giuridica e politica esemplare, ma simili scivoloni, ecco, sono clamorosi. Tanto più che vengono da qualcuno che proprio sul ddl Zan sono mesi che si spende, con un vigore degno di miglior causa. Che dire, questa figuraccia è il giusto premio per certa sinistra che da un lato, da qualche tempo, è sempre pronta ad arruolare supporter – purché facciano audience o abbiano un buon seguito sui social – e, dall’altro, trascura di approfondire i temi di cui tratta. Se si pensa che è proprio il progressismo, in politica e non solo, a rivendicare il primato della cultura e della conoscenza, tutto ciò assume contorni ancora più grotteschi.

Di ben altro tenore, invece, l’opposizione che i pro family hanno promosso al ddl Zan, affiancandosi a voci di ex Presidenti della Consulta, di celebri penalisti, di femministe, perfino di attiviste lesbische o di omosessuali. Tutte figure che, sia pure con sfumature diverse, hanno mostrato le enormi debolezze del ddl Zan, a partire dal suo contenuto, articolo per articolo, riga per riga. Chi invece ha scelto di promuovere questa norma – ribattezzandola enfaticamente come “legge di civiltà”, manco fosse il Vangelo -, ora paga l’errore d’aver scelto compagni di viaggio che sì, i milioni di follower li hanno, ma non la conoscenza dell’argomento.


Ddl Zan, intervista del Presidente della CEI


Riportiamo di seguito il testo dell’intervista sul Ddl Zan rilasciata dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana a Paolo Rodari per la Repubblica dell’8 luglio 2021 [QUI] https://www.repubblica.it/politica/2021/07/08/news/ddl_zan_chiesa_bassetti_liberta_di_espressione-309577859/: “Necessario garantire in modo adeguato la libertà di espressione, tanto più di fronte a norme di natura penale”. Sul Ddl Zan la CEI non torna indietro: «Ci auguriamo una riformulazione del testo», ha detto il Cardinal Bassetti, tre settimane dopo l’invio della Nota Verbale della Sezione per gli Affari con gli Stati della Segreteria di Stato allo Stato italiano.

Eminenza, il ddl Zan sembra procedere, seppur non senza fatica. La Nota Verbale non è stata una ingerenza indebita negli affari di uno Stato laico?
Nessuno e neppure la Santa Sede ha mai messo in discussione la laicità dello Stato. Il termine “ingerenza” è errato, così come lo è “indebita”. Lo ha spiegato il Cardinale Parolin: il rilievo della Santa Sede si pone sulle possibili interpretazioni del testo, con conseguenze paradossali. In assenza di precisazioni, nel normale svolgimento delle funzioni evangelizzatrici proprie della Chiesa che è in Italia, parte della Chiesa universale, si corre il rischio di rendere punibili arbitrariamente affermazioni di antropologia fondata, tra l’altro, su una fede condivisa da milioni di credenti. È una prassi diplomatica scambiarsi Note Verbali. La Santa Sede ha fatto notare, con toni pacati, alcuni punti. La vera domanda è un’altra: come mai un documento riservato è stato inviato ai giornali per la pubblicazione?

Più volte Lei aveva espresso perplessità su parte del ddl. La Nota Verbale è stata inviata perché lei e la Cei non avete avuto risposta?
Si tratta di profili differenti che s’integrano perfettamente: un’azione non esclude l’altra, proprio per le ragioni che spiegavo precedentemente. Anche in questo caso il Card. Parolin è stato esplicito nell’affermare la piena continuità di vedute e di azione con la Cei, ogni supposizione alternativa è priva di fondamento. La Conferenza Episcopale Italiana, già da un anno, ha formulato pubblicamente le proprie preoccupazioni sul testo, di ampia portata, circa ad esempio la vaghezza del dettato normativo o la pericolosità dei reati di opinione. Esse sono state ampiamente condivise anche da associazioni, movimenti, intellettuali e politici di diverso orientamento culturale. Il rilievo della Santa Sede, espresso in via riservata, è diverso sia per la modalità sia per il contenuto.

Quali sono le perplessità?
È necessario garantire in modo adeguato la libertà di espressione e, tanto più laddove s’intendono introdurre norme di natura penale, non bisogna lasciare margini interpretativi non ragionevoli. Questo discorso vale anche per la Giornata nazionale contro l’omofobia nelle scuole. Altrimenti c’è il rischio che, oltre all’istigazione all’odio, venga sanzionata la libera espressione di convincimenti etici e religiosi e sia inoltre messo in discussione il diritto umano universale dei genitori all’educazione dei figli secondo i propri convincimenti e a insegnare ciò che è bene e ciò che è male. Le nostre perplessità sono le stesse che, durante quest’anno, hanno espresso tante voci di diversa sensibilità: alcune definizioni appaiono molto vaghe e questo renderebbe l’applicazione della legge penale rischiosamente incerta. Come hanno fatto notare insigni giuristi, i ruoli differenti di uomini e donne all’interno delle associazioni cattoliche o l’affermazione di alcune verità di fede potrebbero essere oggetto di procedimenti penali perché da qualcuno ritenute “idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori”.

Eravate informati dell’azione del Vaticano? C’è chi ha parlato di pressioni per un’azione sua o della Cei più importante rispetto a quanto era stato fatto.
Sono ricostruzioni tendenziose e architettate ad arte per generare contrapposizioni. Non c’è stato alcun cortocircuito interno vaticano, né tanto meno tra la Santa Sede e la Cei. Tutt’altro: è evidente che la Santa Sede e i Vescovi italiani hanno la stessa opinione su questo ddl. Entrambe le Istituzioni sono intervenute nel merito e con modalità che sono loro proprie.

Si dice che parte dei vescovi italiani siano nostalgici di una Cei più combattiva sui temi eticamente sensibili. Quale linea le ha chiesto di tenere il Papa in merito?
Il “si dice” è sempre ingannevole. A volte ho l’impressione, ma non sono l’unico, che ci sia come un vezzo a riferirsi a un passato che non c’è più con quella nostalgia che alimenta distrazione sul tempo presente. Noi dobbiamo invece impegnarci per far sì che la nostra voce, la voce di tutti i cristiani, sia percepita in modo chiaro nella società odierna. Ci sono valori umano-universali che il cristianesimo porta con sé e che dobbiamo sempre più saper mettere in campo a servizio del bene comune. Da questo punto di vista sono convinto che il laicato cattolico debba portare un contributo straordinario anche in questa stagione particolare. È necessario riscoprire e saper testimoniare sempre più la bellezza di appartenere a un progetto di vita comune. In questo senso il “cammino sinodale” avviato con l’Assemblea Generale di maggio della Cei può portare buoni frutti. Circa la linea chiesta dal Papa, il Suo Magistero è molto chiaro ed è anche quanto abbiamo messo in evidenza nelle nostre due note sul ddl in questione: accoglienza, dialogo aperto e non pregiudiziale.

La Nota Verbale, o anche il documento che stoppa la benedizione per le coppie di persone omosessuali, contraddicono le aperture del Papa?
In alcun modo propongono la non accoglienza delle persone omosessuali. La Congregazione ha ribadito che non è possibile benedire alcuna coppia che viva stabilmente al di fuori del matrimonio, anche se formata da persone di sesso diverso. Il Catechismo della Chiesa cattolica poi è molto chiaro: le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte “con rispetto, compassione, delicatezza” evitando “ogni marchio di ingiusta discriminazione” (cfr n. 2358). E nelle note della Presidenza della CEI del giugno 2020 e dello scorso aprile abbiamo ribadito la necessità e la volontà di accogliere e accompagnare le persone omosessuali. Anche qui, purtroppo, credo ci sia sempre una spinta a ricercare contrapposizioni non fondate. Il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, le comunità cristiane guardano alle persone omosessuali con gli occhi di Cristo e tengono le braccia aperte nell’impulso della misericordia. Ci auguriamo una riformulazione del testo.

Molti omosessuali si sentono distanti dalla Chiesa. Cosa pensa?
Il Vangelo è per tutti, la ricerca di Cristo è parte dell’esperienza di ciascuno: nessuno si senta escluso dall’essere parte della Chiesa, che è costituita da quel grande popolo di Dio che in Lui vede la Salvezza. La Chiesa cattolica è evangelizzatrice e porta a ogni uomo e a ogni donna, senza distinzioni di alcun tipo, il proprio messaggio di fratellanza e di comunione da vivere nella sua interezza. Papa Francesco lo ha ben ricordato a Firenze nel 2015: “Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9)”. Il cammino sinodale parte dall’ascolto profondo e reciproco, in un dialogo costante che è incontro.


Ddl Zan, Georgia Meloni: “Sul ddl Zan nessuna fobia, idee diverse. La sinistra usa i gay come scudi umani”


Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia totalmente contraria al Ddl Zan, in un’intervista a La Stampa dell’8 luglio 2021 [QUI] spiega le motivazioni della sua ostilità al provvedimento: «Sono contraria alla legge Zan per motivi che nulla hanno a che fare con l’omofobia, qua non c’è nessuna fobia, è una questione razionale, si possono avere idee diverse sui contenuti di una legge», dice Georgia Meloni e sostiene che la sia la sinistra a «fare battaglia politica sulla pelle di gay e lesbiche, usando i più fragili come scudi umani per fare altro». Ed entrando nel merito del testo del Ddl Zan, spiega: «Credo che portare nelle scuole elementari il tema dell’omosessualità non c’entri niente con la discriminazione. Tra l’altro, nelle stesse scuole in cui non facciamo educazione sessuale».

Meloni ha sottolineato la presenza di molti omosessuali «orgogliosi che non sono incappati nelle lobby gay» e che «non amano farsi usare ed essere oggetto di propaganda». Anche perché il fatto di potare il tema dell’omosessualità all’interno delle scuole elementari, sostiene, non è perfettamente simmetrico con la discriminazione.

Il Parlamento ungherese ha varato una legge anti LGBTQI+ [In sostegno della legge di protezione dei bambini ungheresi. Orbán: “L’educazione nelle scuole non deve essere in contrasto con la volontà dei genitori” – 25 giugno 2021], che è stata condannata dalla Unione Europea (e in questo caso non si parla di “ingerenza”…). Quella legge, secondo Meloni, «con toni che io non userei mai e che possono non piacere, dice una cosa semplice: non si fa propaganda gender nelle scuole, soprattutto se a farla sono associazioni che non sono riconosciute dal sistema formativo ungherese. Da qui a dire che è una legge omofoba ce ne passa».

Presidente di Arcilesbica distrugge il Ddl Zan: “Da cambiare”
Per Cristina Gramolini, Presidente nazionale di Arcilesbica, il Ddl Zan così come è non va bene perché minaccia i diritti delle donne e crea confusione e problemi
di Gabriele Laganà
Il Giornale, 9 luglio 2021

Sì all’approvazione del ddl Zan ma con modifiche. L’ultima richiesta di correzioni del disegno di legge contro l’omotransfobia non arriva da settori della Chiesa o da qualche esponente del centrodestra bensì da Cristina Gramolini, presidente nazionale di Arcilesbica.

“Questo conflitto sulla legge Zan mi addolora”, ha spiegato a Repubblica la Gramolini [QUI]. Quest’ultima ricorda di essere “attivista lesbica da una vita, ho 58 anni, insegno in un liceo, ma è da quando facevo la supplente che so cos’è la paura: di essere discriminata, insultata, aggredita. Perciò vorrei che il ddl venisse approvato: è importante che un Paese stabilisca che l’omotransfobia è una cosa brutta, da punire in modo esemplare”. Una lunga premessa che allude ad un però. Ed è un però grande quanto una casa.

Per la presidente nazionale di Arcilesbica il ddl Zan va cambiato perché “così com’è non va bene”. Una posizione, questa, che già da tempo era stata evidenziata da Arcilesbica. “Lo diciamo da mesi. Da quando il testo era in discussione alla Camera abbiamo scritto, fatto delle riunioni con Alessandro Zan per spiegargli che in quegli articoli ci sono grossi rischi di interpretazione che spalancano le porte a scenari aberranti”, ha ricordato la Gramolini. La presidente di Arcilesbica, infatti, ha evidenziato che senza modifiche potrebbe verificarsi il caso che “chi critica le persone che vanno all’estero a fare la Gpa” (in sostanza la pratica dell’utero in afffitto, ndr) potrebbe essere denunciato per omofobia.

Ed i rischi sono concreti. Per evitarli basterebbe compiere modifiche del testo. Un po’, ha spiegato la Gramolini, come ha fatto il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che nel 2019 ha fatto una legge contro l’omotransfobia “in cui c’è scritto chiaramente che la Regione non finanzierà quelle associazioni che promuovono la surrogazione di maternità”. “Perché allora non inserirlo anche nella norma nazionale?”, si è chiesta la presidente di Arcilesbica.

Modificare il ddl Zan al Senato comporterebbe un nuovo passaggio alla Camera dove rischia di arenarsi a causa dell’ingorgo di decreti e leggi. Una eventualità che la Gramolini è disposta a correre viste le conseguenze che potrebbero derivare da un’approvazione del testo così come è. Estremamente difficile considerare la presidente di Arcilesbica vicina a Italia viva. Ma la Gramolini ha spiegato che le considerazioni lanciate da Matteo Renzi sono condivisibili: “Senta, io vengo dalla militanza in Rifondazione, non posso certo essere considerata renziana. Però Renzi ha detto una cosa di buon senso: rivediamo i punti più controversi e poi stringiamo un patto solenne fra tutte le forze politiche per approvarla subito alla Camera. Mi pare che Lega e Fi siano d’accordo”. Secondo la Gramolini è “ottuso” pretendere di non cambiare il ddl “di un millimetro pur in presenza di pesanti controindicazioni. Soprattutto sull’identità di genere”.

E questo è un altro punto su cui insiste la Gramolini. La presidente di Arcilesbica vede su questo tema un altro grande rischio: “Specificare che l’identità di genere è “l’identificazione percepita di sé” anche se “non corrispondente al sesso” significa aprire un varco all’autodefinizione legale di genere. Basta dichiararsi donna all’anagrafe per diventarlo”. Per la Gramolini ciò è sbagliato perché “nuoce ai diritti delle donne, alle nostre poche quote, alle nostre poche pari opportunità, ai nostri sport subalterni che non possono essere ceduti al primo uomo che si alza un giorno e decide di dichiararsi femmina”.

Per rimarcare il concetto la Gramolini prende d’esempio le Olimpiadi di Tokyo che inizieranno tra pochi giorni: “Se un maschio dice che si sente donna e vuole partecipare ai tornei, con la Zan lo può fare. Pensiamo a Valentina Petrillo, una trans italiana che intende concorrere alle competizioni femminili”. In sostanza, per la presidente di Arcilesbica l’espressione “identità di genere” è “troppo ampia. Basterebbe estendere la definizione di transessuale, già prevista da una legge dello Stato, anche a quelli che sono nel percorso della transizione, non solo a chi lo ha completato”.

In considerazione di tutto ciò la Gramolini ha spiegato di ritenere questa “una cattiva legge” perché “minaccia i diritti delle donne e ingenera solo confusione e problemi, aprendo a contenziosi legali a pioggia che pagheremo tutti”.

10 Luglio 2021   Blog dell'Editore

di Vik van Brantegem

http://www.korazym.org/63751/e-sempre-stato-tutto-falso-diritti-rispetto-discriminazioni-violenze-omofobia-e-transfobia-non-centrano-niente-col-ddl-zan-il-genere-auto-percepito-ne-e-il-cuore-non-strappabile

DDL Zan, salvateci almeno da Topolino Lgbt

di Giuseppe De Lorenzo

Selezionato da: ilgiornale.it

Va bene, capisco. A quasi 30 anni compiuti uno potrebbe risolvere la questione disdicendo l’abbonamento a Topolino e mettendosi a guardare serie Netflix. Sempre che ne trovi una non omosessualmente corretta. Però in questi tempi (bui) di ddl Zan vale la pena sfruttare ogni singolo episodio per raccontare la martellante, quanto ormai insopportabile, campagna per i “diritti Lgbtxyz+”.

Il mondo Disney è cambiato. Anche gli appassionati se ne saranno fatti una ragione. In principio fu Topolino coi pantaloni e la maglietta al posto dei calzoncini rossi. Poi Paperino che non si arrabbia praticamente mai e vede sfumare la sua proverbiale sfortuna. E Zio Paperone non più così avaro e acido. Dalle principessine sul pisello che attendevano il cavaliere azzurro, vedi Cenerentola, si è passati alle “ribelli” solitarie che a vederle maritate a fine film pare un mezzo insulto. Qualcuno s’è inventato pure la storiella secondo cui il bacio del salvatore alla Bella addormentata nel bosco sarebbe se non uno stupro quantomeno un abuso sessuale in assenza di consenso. Roba da manicomio.

L’ultima frontiera è il sostegno alla causa Lgbt. L’anno scorso fece discutere la docuserie “Pride” su Disney+: e va bene così, fattacci loro. Ultimamente alcuni si sono sperticati nel considerare “Luca”, l’ultimo cartone con l’Italia protagonista, un simbolo dell’amore gay per via di quei due bambini così vicini vicini. Sono solo amici o qualcosina di più? Infine nel “mese del pride” 2021 pure i negozi Disney si sono adeguati alla moda arcobaleno: magliette da love is love, zainetti multicolor e il pupazzo di Topolino con pantaloncini e scarpe Lgbt.

Dico io, va tutto bene. Aziende private fanno come meglio credono. Però cribbio, ma proprio tutto tutto deve diventare motivo di battaglie politicamente corrette? La domanda apparirà inutile: non possono almeno i personaggi inventati essere terreno franco in cui Paperone s’arricchisce, Paperino sbraita, Topolino indaga, Paperoga provoca disastri, e basta? Se vestiamo arcobaleno anche Macchia Nera alla fine tutto crolla: trasformando storie leggere in strumenti di battaglia ideologica (perché questo è, nella pratica, il Pride), alla fine si rischia di distruggere un sogno. Il sogno. Ovvero la leggerezza dell’essere fumetto: vicende immaginarie e basta, con qualche messaggio di fondo. Ma senza ideologie. Altrimenti dove andremo a finire? Prima o poi qualcuno si infurierà perché alla fattoria di Nonna Papera ci sono animali gestiti da altri animali, roba di una discriminazione assoluta. Oppure per il fatto che Topolino ha un cane per animale di compagnia e uno come migliore amico. Che poi forse ci siamo già arrivati: lo dimostrano i bollini rossi che Disney appiccica sui classici (Peter Pan, Aristogatti, Dumbo) con “rappresentazioni culturali superate”. Il prossimo passo sarà mettere all’indice i contenuti non abbastanza in linea con la cultura “inclusiva” del Pride.

E così, dopo settimane di discussioni e ragionamenti sul ddl Zan, viene da chiedersi: ma davvero serve opporsi alla giornata contro l’omotransfobia a scuola prevista dal testo in discussione al Senato? Se poi fuori dalle aule ogni occasione è buona, per aziende ed influencer a caccia di facile marketing, salire sul carrozzone del politicamente corretto radical chic (vedi Fedez e Ferragni), allora ogni battaglia appare persa in partenza. Siamo già minoranza. Come si può rivendicare “autonomia educativa” dei genitori in mezzo a un simile martellamento? Alla fine succederà, anzi già succede, che un senatore della Repubblica (spoiler: Alessandro Zan) può dire in diretta Instagram che “ci sono dei bambini che percepiscono il proprio genere diverso dal sesso biologico” e dunque “vanno aiutati in un percorso di transizione”. E nessuno (nessuno!) alza il ditino per dire che forse cambiare attributi ad un minorenne è un tantino precoce. Non vi pare? Se l’avete pensato, verrete additati come dei bruti. Compratevi un Topolino Lgbt, che vi pulisce la coscienza.

http://itresentieri.it/ddl-zan-salvateci-almeno-da-topolino-lgbt/

Finlandia, Spagna, e domani Italia. Le Persecuzioni Nate dalle “Leggi Zan”.

10 Luglio 2021 Pubblicato da  13 Commenti

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, quello che accade in Spagna o in Finlandia ora potrebbe accadere domani qui in Italia, se il Disegno di Legge liberticida Zan dovesse essere approvato. Quelli che state per leggere sono solo due esempi; ce ne sono molti altri in Paesi in cui sono state adottate legislazioni che si dicono a difesa di una minoranza – quella LGBT ecc. – bisognosa di protezione, ma che in realtà adempiono il disegno di promuovere l’Ideologia Gender in particolare nelle scuole, e mettere il bavaglio a qualsiasi tipo di critica e opposizione. Buona lettura

 

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Questo è il collegamento per firmare la petizione di HazteOir.org per rendere il suo posto alla vittima di questa prevaricazione ideologica, di cui state per leggere nel comunicato. 

 

L’insegnante di biologia Jesús Barrón López è stato sospeso dal lavoro e dallo stipendio per aver insegnato ai suoi studenti del primo anno dell’ESO che “nella specie umana ci sono due sessi: maschio e femmina”. La libertà accademica condannata a morte.

Jesus sta affrontando un procedimento disciplinare da parte del Ministero dell’Istruzione della Comunità di Madrid dopo che il direttore dell’IES Complutense de Alcala de Henares lo ha denunciato per aver spiegato agli studenti… quello che dice la scienza!

È pazzesco… Se le autorità del ministero controllato dal PP rimangono impassibili, Jesús e la sua famiglia subiranno conseguenze devastanti solo per aver contraddetto l’ideologia gender. Questo padre di famiglia ha bisogno di tutto il nostro aiuto:

L’incubo di Jesús iniziò il giorno in cui la preside del liceo lo convocò nel suo ufficio per interrogarlo….

Jesús ha ammesso di aver spiegato ai suoi studenti quindicenni che “nonostante le operazioni e i trattamenti per cambiare sesso, il nostro carico genetico maschile o femminile rimane” e la direttrice ha scatenato una caccia alle streghe in collusione con l’ispettore di zona nominato dal Dipartimento dell’Educazione.

La campagna di molestie e demolizioni ha raggiunto un tale livello che hanno minacciato di sostituire Jesús con il consulente di orientamento della scuola durante le lezioni di sessualità, nonostante l’articolo 20 della Costituzione spagnola protegga inequivocabilmente la libertà accademica di Jesús.

Ma questo calvario non riguarda più solo Jesus. La sua famiglia è colpita dalla sanzione economica impostagli e nessuno sa come finirà se non riceve il nostro aiuto.

Ingiustizie come quelle che sta subendo Jesus dimostrano che dobbiamo continuare a lottare perché il sistema educativo di Madrid smetta di essere contaminato dall’ideologia e dall’indottrinamento di genere.

Ayuso è stata pubblicamente contro l’indottrinamento socialcomunista nelle scuole ed è ora che passi dalle parole ai fatti: epurare un insegnante per aver spiegato ciò che dice la biologia, anche se contrasta con i dogmi della sinistra, dimostra quanto il sistema educativo e le leggi siano contaminate dall’ideologia.

Norme come l’attuale legge LGTBI della Comunità di Madrid o dichiarazioni negazioniste di indottrinamento in classe, come quelle di Isabel Díaz Ayuso, sono un terreno fertile per la sinistra per continuare a fare dell’educazione il proprio cortijo privato.

Se non facciamo pressione sui politici di centro-destra perché agiscano ora che sono al potere, insegnanti come Jesús continueranno ad essere martirizzati dalla sinistra radicale… e tra qualche anno le nuove generazioni saranno fedeli seguaci dell’ideologia gender. Non permetterlo

 

Qui di seguito trovate più informazioni, in spagnolo.

Díaz Ayuso: “En Madrid no hay adoctrinamiento en las aulas” (ABC).
https://www.abc.es/espana/abci-diaz-ayuso-madrid-no-adoctrinamiento-aulas-202001211818_video.html

El maestro echado por enseñar que hay 2 sexos: «Es como si me juzgan por decir que la Tierra es redonda» (Ok diario).
https://okdiario.com/espana/maestro-echado-ensenar-que-hay-2-sexos-como-si-juzgan-decir-que-tierra-redonda-7447369

La ley LGTBI aprobada por el PP en Madrid amordaza la educación: suspendido un profesor por decir que solo existen dos sexos. (La Gaceta).

https://gaceta.es/actualidad/la-ley-lgtbi-aprobada-por-el-pp-en-madrid-amordaza-la-educacion-suspendido-un-profesor-por-decir-que-solo-existen-dos-sexos-20210630-1140/

 

***

E invece questo è ciò che sta accadendo in Finlandia, dove l’ex Ministro degli Interni (dal 2011 al 2015) ha protestato contro la sua Chiesa perché esprimeva il suo appoggio al Gay Pride. Ci scrive CitizenGo:

Immagina di pubblicare un passo della Bibbia sul tuo profilo social e di essere accusato di “incitamento all’odio”. Immagina di essere indicato da tutto il meanstream nazionale come un “mostro sociale” solo per aver espresso i tuoi valori. Immagina di rischiare fino a due anni di carcere solo perché sei un cristiano che non scende a compromessi.

Potresti pensare che tutto ciò sia assurdo, vero?

Eppure è ciò che è successo a Päivi Räsänen, un deputato cristiano-democratico finlandese, accusata di “incitamento all’odio” per aver espresso critiche nei confronti della sua chiesa con un post su Twitter dopo che i suoi pastori avevano appoggiato le richieste ideologiche del movimento LGBT.

La reazione della società finlandese è stata decisamente dura e fortemente intollerante. Dopo una prima denuncia, il procuratore generale ha confermato l’accusa di incitamento all’odio. Questa accusa è in realtà assurda perché contrasta con il diritto alla libertà di parola e alla libertà di religione.

Dal 2019, Räsänen ha affrontato gli interrogatori della polizia in tre occasioni – l’ultimo scaturito dall’accusa di “agitazione contro un gruppo minoritario”.

Quello che Räsänen sta vivendo rappresenta un pericoloso precedente per la libertà di parola in tutto il mondo occidentale.

Come in Italia contro il DDL liberticida Zan, così anche in Europa dobbiamo alzare la voce insieme per fermare la potenza delle lobby LGBT che vorrebbe imbavagliare il dissenso e limitare la libertà di ognuno di noi, soprattutto la libertà religiosa.

Ecco la storia:

In Finlandia un ex ministro è stato indagato per aver condiviso un versetto di San Paolo apostolo sul suo account Twitter.

Päivi Räsänen rischia 2 anni di carcere con l’accusa di “incitamento all’odio” nei confronti della comunità LGBTQ, solo per aver professato la sua fede.

 Quando è troppo è troppo. Firma subito la petizione per chiedere al Procuratore generale della Finlandia di far cadere tali accuse: la libertà di parola e la libertà di religione sono un diritto umano fondamentale!

 

Tutto è iniziato nel giugno 2019 quando il consiglio della Chiesa Evangelica Luterana di Finlandia ha annunciato la sua partnership ufficiale all’evento LGBT “Pride 2019”. Räsänen ha messo in discussione la leadership della sua chiesa su questa decisione sui social media, allegando un’immagine di un passo della Bibbia, nello specifico un passo di San Paolo.

Questa cosa non è andata proprio giù agli attivisti LGBTQ che l’hanno denunciata per “incitamento all’odio”!

La Procura ha aperto un’indagine investigando anche sulle pubblicazioni di Räsänen ed ha aggiunto al suo caso una seconda accusa di “incitamento all’odio” dopo aver preso atto di un opuscolo scritto e pubblicato dalla parlamentare nel 2004, che porta il titolo “Maschio e femmina li creò – Le relazioni omosessuali sfidano il concetto cristiano di umanità”.

 

Ma non è tutto, perché esisterebbe una terza accusa derivante dalle opinioni espresse da Räsänen su una stazione radio della Finnish Broadcasting Corporation sul tema “Cosa penserebbe Gesù degli omosessuali?”.

“Non posso accettare il fatto che dare voce alla mia fede e alle mie opinioni religiose possa comportare l’incarcerazione. Non mi considero colpevole di aver minacciato, calunniato o insultato nessuno. Le mie dichiarazioni erano tutte basate sugli insegnamenti della Bibbia sul matrimonio e la sessualità”, ha detto l’ex ministro.

“Difenderò il diritto di professare la mia fede, in modo che nessun altro sia privato della libertà di religione e di parola. Sono convinta che le mie dichiarazioni siano legittime e che non debbano essere censurate. Non negherò le mie opinioni. Non mi farò intimidire per nascondere la mia fede. Più i cristiani tacciono su temi controversi, più lo spazio per la libertà di parola si restringe”.

Ecco il tweet originario incriminato:

La chiesa di cui sono membro ha annunciato di essere un partner ufficiale del SETA Helsinki Pride 2019. Come si concilia il fondamento dottrinale della Chiesa, la Bibbia, con un’idea che fa della vergogna e del peccato una questione di orgoglio?

§§§

1 commento:

  1. Ricordo la bella canzone di Sting del 1985, l'epoca del confronto nucleare Usa-Urss, che portò ad un passo dalla guerra atomica; ebbene il testo ad un certo punto diceva "but russians love thier children too", ma anche i russi amano i loro bambini...e quindi non li vorranno sacrificare in uno scontro con armi nucleari.
    Analogamente, nell'attuale scontro di civiltà tra le schiere Lgbt-Omosex-Lesbo-gender che vogliono imporre la loro folle mentalità all'intera popolazione italiana, mettendo in carcere chi osa dissentire, chi osa dire che i bambini hanno diritto ad un papà e ad una mamma, che i rapporti omosessuali portano le anime all'inferno (per chi è cattolico credente), che la teoria gender è demenziale e i bambini non vanno indottrinati con quelle deliranti idee...ecco, analogamente, dicevo, qualcuno si chiede "ma Mattarella e Draghi non hanno nipotini ? non tremano all'idea che il loro animo innocente sia brutalizzato da questa nuova barbarie? che i piccoli siano tolti ai genitori e indottrinati contro la loro volontà, e che se i genitori si oppongono vengano processati e rinchiusi in galera? è questo il mondo che vogliono Draghi be Mattarella? e non ci vengano aa raccontare favole: non c'è nessun bisogno di una legge simile, non è fatta per difendere ma per imporre una dittatura Lgbt con le buone o con le cattive..." così la pensa molta gente, speriamo che si svegli e si incxxzi di brutto...

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