ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 12 luglio 2021

Non intellexérunt ópera Dómini, et in ópera mánuum eius * déstrues illos, et non ædificábis eos (Ps.26,27:5)

"Stiamo attenti a non essere i protestanti della Tradizione". Alcune significative considerazioni di Don Alberto Secci sulla tentazione neotradizionalista

Karolina Larusdottir - La Processione

Dopo avere presentato i caratteri propri del fenomeno eterodosso del neotradizionalismo (vedi qui) che sta inquinando le acque del movimento cattolico fedele alla Tradizione della Chiesa e dopo aver analizzato un articolo di Aldo Maria Valli in cui è affermata la fine della gerarchia cattolica insieme alla “Chiesa colata a picco” che l’Autore, già allievo del Cardinal Martini, vorrebbe sostituire con una nuova chiesa spirituale e “poco visibile” (vedi qui), abbiamo trovato nella rete un interessante intervento di don Alberto Secci che poco più di un anno fa metteva in guardia i cattolici tradizionali dalla tentazione di una Chiesa spiritualizzata, senza gerarchia, e perciò facilmente dimentica dell’Incarnazione e del Verbo incarnato che, prima di ascendere in cielo, mandò Pietro e gli Apostoli affinché lo rappresentassero vicariamente sulla terra nell’Ordnung e nell’Ortung - nell’“ordinamento” e nella “dislocazione”, secondo l’azzeccata concettualizzazione del canonista Hans Barion – della Chiesa da Lui fondata. 

Come è noto, don Alberto Secci è sacerdote fedele alla Tradizione che, dando coerente esecuzione al principio, stabilito da Benedetto XVI, dell’impossibilità di abrogare la Tradizione liturgica, regge da anni la comunità della chiesa di Vocogno in Val Vigezzo (vedi qui). Riportiamo qui di seguito la trascrizione delle osservazioni di don Alberto, con qualche modifica non sostanziale per favorire la lettura (qui invece il video).

La domanda di T. S. Eliot sull’ateismo moderno 

Nei Cori da La Rocca (vedi qui il testo inglese) il grande scrittore Thomas S. Eliot fa risuonare questa domanda: «È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?». Eliot, contemplando l’ateismo dei nostri tempi, dei tempi moderni, dice che «hanno abbandonato Dio per nessun Dio». Ma la causa sta nella Chiesa o nell’umanità? È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità? Tutt’e due. E nella Chiesa in che modo si è abbandonata l’umanità? Semplicemente con la protestantizzazione del Cristianesimo. Non cogliendo più il Cristianesimo nella sua interezza. L’eresia è sempre una riduzione. La Chiesa ha abbandonato l’umanità quando la Chiesa si è protestantizzata. Ma allora dobbiamo andare avanti chiedendoci: che cos’è il Protestantesimo?

L’Incarnazione come discrimine fra Cattolicesimo e Protestantesimo 

Che cos’è questa differenza tra il Cattolicesimo e il Protestantesimo? C’è un bel capitolo del libro di Davies (vedi qui, qui qui) sulla riforma liturgica anglicana intitolato “Cattolicesimo, religione dell’incarnazione”. E prendo da questo capitolo una citazione del grande Newman. Il Cardinal Newman a un certo punto dice che se gli avessero domandato di scegliere una dottrina come base della nostra fede, avrebbe risposto: «Io direi che, per quanto mi riguarda, l’Incarnazione è al cuore del Cristianesimo», cioè che il Verbo si fa uomo, che Dio si fa uomo, «l’Incarnazione è al cuore del Cristianesimo. È di là che procedono tre aspetti essenziali del suo insegnamento: il sacramentale, il gerarchico e l’ascetico», tutte tre gli aspetti. 

I tre aspetti discendenti dall’Incarnazione: sacramentale, gerarchico e ascetico 

Sarò brevissimo. Discendono dall’Incarnazione i tre aspetti del Cristianesimo: sacramentale, gerarchico, ascetico. Allora dobbiamo stare attenti, noi che ci sentiamo chiamati a difendere la Tradizione, o che comunque riconosciamo il Cattolicesimo compiuto come quello della Tradizione, dobbiamo stare attenti a non spiritualizzare questa ricerca della Tradizione. Occorre riconoscere che dall’Incarnazione di Cristo, dall’incarnazione di Dio, discendono i tre aspetti. Il sacramentale: e facciamo bene a difendere l’integrità dei sacramenti. Il gerarchico: non possiamo essere dei rivoluzionari nella Chiesa, e dobbiamo riconoscere che la Chiesa è visibile e che ha una gerarchia, anche quando la gerarchia non esercita pienamente la sua autorità; noi siamo in una crisi così: ci sono vescovi che non fanno i vescovi, ci sono preti che non fanno i preti, ci può essere il Papa che non sempre esercita con coraggio il mandato petrino, ma nonostante questo occorre riconoscere l’aspetto gerarchico. Come anche bisogna riconoscere l’aspetto ascetico: non è perché la Chiesa è in crisi, che io non debba farmi santo, che io non debba rinunciare al peccato, e non debba domandare la grazia di una vera conversione, e lavorare faticando, perché questa conversione avvenga in me, soprattutto in me, oltre a pregare perché avvenga negli altri e nella Chiesa tutta. Stiamo attenti allora a non ridurre in senso protestantico la lotta per la Tradizione, a non essere i protestanti della Tradizione. 

Non possiamo rifugiarci in una chiesa spirituale. Il pericolo della protestantizzazione 

No, noi riconosciamo che l’Incarnazione è il dogma fondamentale e che da questo discendono i tre aspetti: sacramentale, gerarchico e ascetico. Per essere cattolici è necessario che questi tre aspetti siano presenti. Questo non vuol dire non denunciare la crisi. Si denuncia la crisi del sacramentale, quando i sacramenti sono contraffatti e non si lavora perché le persone li ricevano secondo le condizioni che portano frutto. Si denuncia la crisi della gerarchia dove chi ha un posto di comando come pastore non lo esercita o si assoggetta alla cultura dominante (e questo è drammatico!). Di fronte al lassismo, per cui c’è la crisi dell’aspetto ascetico, noi non possiamo rifugiarci in una chiesa spirituale. La Chiesa è una sola ed è quella che vediamo! Tutto ciò dipende dall’Incarnazione, ma è questo che ci fa cattolici. I cattolici non possono fuggire dal visibile, dall’incontrabile, da un’obbedienza evidente alla Chiesa. Stiamo attenti, perché il Protestantesimo combattuto, uscito dalla porta, rientra dalla finestra, se non vigiliamo. Tutto questo può aprire mille domande, può far soffrire, ma a ciò non possiamo rinunciare, perché così rinunceremmo al Cattolicesimo stesso. Pensiamoci bene, facciamoci guidare da Maria Santissima in questa vigilanza. Sia lodato Gesù Cristo!

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