ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 luglio 2021

Un grande immunizzatore

L’Era del Dopo Bergoglio. Un’Analisi della Situazione e delle Prospettive.

 

Carissimi Stilumcuriali, un amico del nostro blog ci ha mandato la traduzione italiana di questa analisi, molto interessante della situazione della Chiesa, e delle prospettiva future elaborata da El Caminante/The Wanderer, Buona lettura.

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Lunedì 5 luglio 2021

L’era postbergogliana

Come molti media cattolici di diverse tendenze stanno già affermando, non c’è dubbio che siamo di fronte a un pontificato finito che lascia una Chiesa morente e che significa la pietra tombale sotto la quale sarà definitivamente sepolto l’esperimento iniziato negli anni ’60 con il Concilio Vaticano II. Non ci si poteva aspettare altro da Bergoglio che noi argentini conoscevamo molto bene come arcivescovo di Buenos Aires.

Di fronte a un tale disastro, paradossalmente, penso che dovremmo rendere grazie a Dio, perché questo è il modo più efficace per convincere tutti che la chiesa conciliare ha fallito. Sarebbe un grave errore supporre che la crisi attuale sia opera di Francesco. Ha semplicemente continuato a fare in modo brutale e pacchiano ciò che Paolo VI e Giovanni Paolo II stavano già facendo. Non dobbiamo dimenticare Montini che si getta ai piedi di un arcivescovo ortodosso nel 1975, o Wojtyla che organizza il gruppo di Assisi nel 1986, per fare solo un esempio. Il problema non è Bergoglio; il problema è il Vaticano II che ha causato un caos senza precedenti nella Chiesa cattolica. E i tentativi di salvarla attraverso una “ermeneutica della continuità”, o la promozione della “riforma della riforma” promossa da Benedetto XVI, non hanno avuto successo.

Proprio per questo, Papa Francesco si è comportato come un grande immunizzatore, o come un vaccino capace di neutralizzare qualsiasi variante progressista in futuro, perché sappiamo già come vanno a finire; il Papa argentino ha “bruciato” il progressismo, ha mostrato dove finisce l’esperimento di assimilare la Chiesa al mondo, le sue aperture e i suoi ponti: in una Chiesa sbiadita, in un sale che ha perso il suo sapore, in un territorio di desolazione in cui le correnti di un vento gelido soffiano tra le rovine di conventi vuoti, di scuole e università cattoliche che non lo sono più, di cerimonie volgari che pretendono di essere sacre, e di una casta sacerdotale data ai vizi più abietti e spregevoli.

Si tratta, credo, di una situazione ovvia che solo il progressista più accecato o il più idiota può negare. Bisogna ripeterlo ancora e ancora: il Vaticano II è stato un fallimento ed è inutile continuare con la pretesa di applicarlo, e di continuare a respirarne lo spirito che, più che un’aria rinfrescante e salutare, si è dimostrato un gas mostarda (iprite). Non intendo, naturalmente, che i suoi documenti siano bruciati in una cerimonia solenne in Piazza San Pietro. La cosa migliore da fare con loro è tacere, dimenticarli.

Ma questa situazione solleva una grande domanda: cosa succederà nell’era post-Bergoglio che sarà anche l’era post-Vaticano II?

La proposta dei settori più tradizionalisti sarà sicuramente quella di tornare a ciò che la Chiesa era prima degli anni ’60, al che ho due obiezioni.

La prima è che la Chiesa ha avuto molti e gravissimi problemi e sarebbe sciocco cercare di stufare di nuovo nello stesso brodo. Ed è così vero che sono stati proprio i dirigenti di quella Chiesa che ci hanno imbarcato in questa catastrofe. Quelli che alzavano con gioia le mani e applaudivano rabbiosamente le proposte preparate da Congar o Rahner e presentate nell’aula conciliare dal piccolo club di vescovi progressisti, erano più di tremila prelati di tutto il mondo che si erano formati a quella chiesa che oggi molti desiderano. Il verificarsi di un tale abbaglio è un chiaro segno che qualcosa di importante non stava funzionando. Abbiamo già discusso a lungo su questo blog, e coloro che vogliono rivedere lo stato di quella chiesa decadente possono leggere il breve ma brillante libro di Louis Bouyer La decadenza del cattolicesimo, che può essere scaricato gratuitamente qui (https://www.vorticelibros.com.ar/libro.php?id=121).

E la mia seconda obiezione alla pretesa della Chiesa di riportare indietro l’orologio viene dalla lezione della storia: una volta che le catastrofi che affliggono le società umane sono finite, è impossibile tornare allo status quo ante. Dopo le guerre di religione, la Pace di Westfalia del XVII secolo dovette disegnare una nuova mappa e l’Europa non fu più la stessa per quasi mille anni. Dopo le guerre napoleoniche, anche con figure conservatrici come von Metternich e Castlereagh, il Congresso di Vienna non poteva tornare all’Europa prima della Rivoluzione francese e le successive scorrerie corse. E il Trattato di Versailles dopo la prima guerra mondiale, con l’aiuto dell’incapacità dei suoi protagonisti, specialmente il presidente Wilson, distrusse l’Europa tradizionale, sostituendola con un puzzle razionalista che durò solo pochi decenni.

La Chiesa, alla morte di Bergoglio, non terrà una conferenza di pace; terrà un conclave, di cui ben pochi osano presagire qualcosa di buono, poiché i suoi protagonisti saranno, per la maggior parte, cardinali scelti dal papa defunto e creati a sua immagine e somiglianza, cioè mediocri e incompetenti.

Eppure, la vicinanza dell’abisso può farli arretrare. Ma ritirarsi dove? Come ci si ritira in situazioni come questa? Qual è la meta da raggiungere e come ci si arriva? Non lo so. Il prossimo Papa dovrà essere, oltre che un santo, un uomo di raffinata prudenza, uno stratega e un esecutore con il polso di un neurochirurgo.

Se saremo vivi, vedremo cosa succederà, ma ciò che ci corrisponde in questo momento – e richiamo l’attenzione sul fatto che stiamo attraversando ore cruciali di cui ci verrà chiesto conto – è pianificare quali posizioni e quali bastioni occuperemo. E in questo, ognuno ha delle responsabilità, alcune più alte e altre più basse, ma siamo tutti responsabili. I cardinali che conservano ancora la fede cattolica, o i superiori delle poche congregazioni e istituti religiosi veramente cattolici che esistono, non avranno lo stesso ruolo dei semplici parroci, o dei fedeli.

E occupando baluardi e difendendo posizioni, non intendo incoraggiare fantasie militariste o promuovere grandiosi discorsi in difesa della tradizione. Tutto questo ha già dimostrato che nelle circostanze attuali non serve a niente. Al contrario, ciò che si è dimostrato veramente efficace nel preservare e vincere le posizioni sono state azioni discrete e pianificate che evitano conflitti inutili senza rinunciare a un solo iota di principio.

Marco Tosatti

8 Luglio 2021 Pubblicato da  11 Commenti


https://www.marcotosatti.com/2021/07/08/lera-del-dopo-bergoglio-unanalisi-della-situazione-e-delle-prospettive/

Il Papa dopo l’Operazione, Analisi e Prospettive. Un Commento de Il Sismografo.

8 Luglio 2021 Pubblicato da  10 Commenti

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, mi sembra interessante rilanciare questa analisi del sito para-vaticano  Il Sismografo che ci dà informazioni sullo stato di salute del Pontefice regnante, e allo stesso tempo ci offre un quadro spassionato delle prospettive. Buona lettura.

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Per primo vogliamo rinnovare i nostri auguri e le nostre preghiere al Santo Padre Francesco e ringraziare Dio che lo ha protetto in un momento estremamente delicato non solo donandogli capacità di recupero ma anche vitalità e reattività e, cosa rimarchevole, un team medico e un centro sanitario tra i migliori del mondo. C’è però un dettaglio molto significativo che molti in queste ore sottovalutano, ignorano o manipolano: la malattia che ha colpito Papa Francesco è severa e degenerativa. Potrebbe essere anche cronica.
Certamente il Santo Padre ritornerà in Vaticano per riprendere il suo cammino sulle orme di Pietro ma non sarà più lo stesso. Tutta la retorica su un Jorge Mario Bergoglio “superman” danneggia la sua immagine e il suo carisma. Le persone che leggono, ascoltano o vedono le notizie non sono stupide o incapaci di riflettere e porsi delle domande anche perché sono milioni le famiglie che hanno vissuto esperienze simili con i propri anziani.Sappiamo da numerose fonti stampa autorevoli che il Papa, domenica sera, è stato con anestesia totale e potenti sedativi sottoposto per primo ad un intervento laparoscopico (quasi una sorta di perlustrazione della parte bassa della cavità addominale, con piccole sonde molto sofisticate) e subito dopo ad una manipolazione chirurgica “open” o a “cielo aperto” per entrare a lavorare con le mani in un campo visivo totale. La laparoscopia ha trovato ostacoli insuperabili e quindi, come accade spesso in questo tipo di operazioni, strada facendo il chirurgo e il suo team hanno deciso – il paziente aveva dato il suo consenso a questa possibilità al momento del ricovero – di passare a un altro metodo che ha consentito l’asportazione di numerosi centimetri del colon che ora sono al vaglio di rigorosi controlli istologici.
Da un passaggio del bollettino della Sala stampa vaticana ieri, martedì 6 luglio, che assicura che il Pontefice “ha fatto colazione” è possibile dedurre che l’intervento chirurgico non è stato particolarmente devastante e ciò è una gran bella notizia.
I fedeli adulti e maturi capiscono e comprendono, seppure con dolore, che Papa Francesco vivrà la vita che Dio gli donerà con molti limiti fisici e fisiologici nonché metabolici. Dovrà essere seguito continuamente con controlli clinici importanti e si possono ipotizzare altri ricoveri seppure brevi;  gli strumenti assolutamente necessari per la diagnostica per immagini non esistono in Vaticano e quelli del Gemelli a Roma sono i più moderni tecnologicamente.
Perciò è buono attendere con affetto e serenità ciò che il Santo Padre vorrà fare affinché tutto sia frutto di decisioni sue e dei medici che lo consigliano, senza dover subire pressioni mediatiche.
Non occorre inventare nulla per mantenere alto il profilo di Francesco, meno che mai prossimi viaggi internazionali addirittura intercontinentali. E’ chiaro che Francesco è desideroso di andare a Budapest per la chiusura del 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale e poi in Slovacchia a metà settembre prossimo, ma nessuno sa oggi se questo pellegrinaggio sarà possibile. E’ da augurarsi che queste Visite diventino realtà ma non si può aggiungere altro.
Il Santo Padre deve curare attentamente la sua salute e in ciò deve essere aiutato da tutti, principalmente dai cattolici. Lui sa che dovrà cambiare molto la sua vita: fatiche, riposi, limiti, alimentazione, esercizi fisici riabilitativi …
Un piccolo modo di stare vicino al Papa mentre recupera le forze – processo lento, graduale e complesso  – è farla finita con la cortigianeria a mezzo stampa. Papa Francesco non ne ha bisogno.

https://www.marcotosatti.com/2021/07/08/il-papa-dopo-loperazione-analisi-e-prospettive-un-commento-de-il-sismografo/

BDV. Perché il Papa Parla Tanto di Ambiente,e Così Poco dei Santi?

8 Luglio 2021 Pubblicato da  29 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ricorda un giorno di luglio di otto anni fa…e ne trae spunto per parlarci di qualche cosa che le dà forza. Anche adesso. Buona lettura.

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In un giorno di luglio, di qualche estate fa, forse proprio del 2013, all’ombra della bella isola di Tavolara nel suo abito rosa e celeste che si bagna nel mare turchino della Sardegna, parlavo con i piedi tuffati nella calda rena, con un giornalista del Gr Rai che, s’occupava, allora (e ora non più) di Vaticano.

Parlavamo, io giornalista senza più giornale e lui forte di Mamma Rai, lo ricordo bene, di Benedetto XVI e di come io lo amassi tanto (e lui così così) e di quanto mi avesse lasciata, nuda di speranza e sola in aridità, il suo addio al Soglio petrino. “Per carità – mi rispose il mio interlocutore quasi salutando con un ciaone alla Renzi il Papa in blue jeans appena eletto – non se ne poteva più di Ildegarda di Bingen!” E con questa esclamazione che mi lasciò attonita e al principio muta, girò le spalle e via da sua moglie che lo chiamava per la cena. Io, dietro di lui, in fiato e sospiro: “Ma guarda che Ildegarda è una santa magnifica e…”.

Ma non mi ascoltava più e con un saluto a mano aperta, mi lasciava sulla spiaggia, mentre le prime ombre del tardo pomeriggio mangiavano l’anello di sabbia e conchiglie che aveva visto lui e io bambini, ragazzi e ora genitori. Qualche anno più tardi, lo  incontrai di nuovo (e s’occupava adesso di economia)  e sempre tuffati, pur lontani, nel nostro mare comune. Corse ad abbracciarmi e mi disse: “Avevi ragione tu! Molto meglio Benedetto XVI!”.

E mentre sorrido al ricordo di quell’abbraccio tardivo (che pure mi riempì di gioia) e penso che adesso non potrebbe neppure più abbracciarmi, causa covid, penso più che a Papa Benedetto (che pure amo tanto) alla dolce Ildegarda e alle tante sante e beate che mi paiono inghiottite dall’oblio in questo tempo senza speranza che ci fanno ingoiare, a forza di paura, terrore e incertezza.

Tolta la catena d’oro che ci lega, stretti nei grani del rosario, al Signore, umiliata la santa devozione che, se praticata, è più contagiosa anche del coronavirus, abbattuto il ponte levatoio che teneva, anche attraverso la maestà della Comunione dei Santi, la Chiesa nella vera vita, invisibile e radicata nell’Eterna Legge di Dio, anche i santi, le sante, i beati, i servi di Dio, tuti i martiri e i grandissimi Papi, sono stati messi, mi par – e soprattutto dal Pontificato attuale –  in una valigia e riposti a dormire in cantina, come si fa con il vecchio che non serve più. Il Papa in carica non parla quasi mai degli uomini e delle donne che, innamorati di Dio, il Signore amò, infiammandoli di Spirito Santo e che, da lassù, intercedono per noialtri quaggiù.

No, preferisce parlare di problemi ambientali, sociali e poco si preoccupa della salvezza delle anime e dei novissimi. Le devozioni popolari, così care al Signore perché rendono i grandi piccoli, sono immalinconite e derelitte, i Santuari vuoti…

Ma non è così! Noi, cattolici, noi Romani, viviamo nella stupenda Comunione dei Santi. Insieme a loro, camminiamo, danzando, nel mondo che cerca di soffocaci nelle sue spire. Nella Comunione dei Santi, in cui crediamo, si respira tra fratelli e sorelle, che confermano nella fede, e tutti, in gloria, cantiamo col cuore acceso d’amore, la gloria del Signore! Sarà che io, per i dieci anni della mia lunga conversione nel fuoco che arde il cuore, ho avuto l’onore e la gioia di aver sempre con me la Beata Elisabetta Canori Mora (come me sposa e madre), sarà che Santa Caterina, che mi è venuta incontro durante le tante mie messe nella chiesa a lei dedicata nella piazzetta di Magnanapoli, tempera la penna quando scrivo. Santa Emerenziana, martire bambina, mi ha presa per mano, insegnandomi a non avere paura mai e a difendere la verità anche quando tutt’intorno il fiato della menzogna opprime e soffoca.  Santa Marcella, poi, mi ha insegnato a mettere il sale dello studio nel mio fuoco ardente.

Tra i Santi “miei”, il dolcissimo Pippo Neri, che ho incontrato per le strade di Roma, così com’era, in gioia, e mi ha rassicurato quando mi pareva che i dardi nel mio cuore fossero superiori alla mia piccolezza. Ho incontrato Sant’Alfonso de’ Liguori, cantando a squarciagola “Tu scendi dalle stelle”, e commossa ho scoperto che fu fatto vescovo nella stupenda basilica domenicana di Santa Maria sopra Minerva, che è chiesa cara al mio cuore. E a volte, quando vado a trovarlo nella chiesa a lui dedicata, che sì affaccia, moderna e in capo a una scalinata, su Via Merulana, mi regala i consigli che cercavo, stendendo sul tumulto interiore il velo della pace. Così quando cammino lungo i sentieri della vita, e le tenebre scendono sulla spiaggia sarda e sulla mia vita, non sono mai sola. Mi volto e ci sono loro, tutti loro, con me e mi fanno forza!

I santi vivono, verdi, gioiosi, pieni di acqua nutriente nelle nostre vite. Non sono santini secchi, ma persone innamorate del Signore e in quell’amore, ardenti, scintillanti, vivono nella vera vita che non è quaggiù, venendo a noi per aiutarci ad arrivare a Lui. Ed ecco perché li amo tutti quanti, e se è vero, come è vero, che ho i “santi miei”, è vero e verissimo che tutti quanti io li sento vivissimi e pronti ad aiutar noialtri qui nella prova. Ho scoperto, in preghiera, che Sant’Espedito poteva aiutare mio nipote brasiliano e che la Beata Anna Maria Taigi era vicina a un certo ragazzo sardo che, pur non conoscendolo, amo, e che, su mio marito veglia San Gaetano, che Nennolina ha fatto una grazia grande, grandissima, come lei mi ha detto, alla mia migliore amica… Va bene la finisco qui, con l’augurio che questa dolce devozione dei santi torni ad animar la Chiesa e a dar sugo e gioia a chi crede. E che non senta mai più dire che non se ne poteva più di Ildegarda di Bingen…

https://www.marcotosatti.com/2021/07/08/bdv-perche-il-papa-parla-tanto-di-ambientee-cosi-poco-dei-santi/

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