"Codice rosso" causa clima. Ma l'allarme ONU è smentito dai fatti
Il VI Rapporto dell'IPCC pubblicato ieri alza ulteriormente l'allarme sull'emergenza climatica con le solite previsioni catastrofiche se non saranno prese immediate misure politiche ed economiche. Ma i dati smentiscono la crescita continua delle temperature, mentre è utile ricordare come nel 1989 l'ONU lanciò l'allarme con cui si davano ai governi solo dieci anni di tempo per invertire la tendenza. Sono passati 30 anni e quelle catastrofi non si sono mai avverate.
«Che barba, che noia». Il tormentone di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello si addice perfettamente alla pubblicazione del VI Rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organismo dell’ONU che si occupa di cambiamenti climatici. Come ampiamente previsto si presenta la catastrofe climatica già in corso con mari che si alzano, temperature globali fuori controllo, eventi estremi che impazzano, ghiacciai che si fondono e così via allarmando. Se continua così sarà la fine del pianeta e alcuni danni sono già irreversibili, bisogna agire immediatamente per salvare il salvabile. Come? Ovviamente eliminando in fretta tutti i combustibili fossili, carbone in testa (ma anche il metano va incluso nella lista degli “impresentabili”) e puntare tutto sulle fonti rinnovabili come eolico e solare. Insomma è “codice rosso per l’umanità”, come ha detto il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, indicando un limite di allarme che non potrà essere superato: dopo il codice rosso c’è solo il disastro.
Il Rapporto dell’IPCC – quella pubblicata ieri è la prima di tre parti, l’ultima delle quali sarà pubblicata nel 2022 – capita a proposito per fare pressione sulla prossima Conferenza internazionale sul clima (COP26) che si svolgerà in novembre a Glasgow, e il cui fallimento è già segnato. «La scienza ha parlato, ora tocca alla politica», è il solito ritornello ripetuto ancora ieri, per accreditare la narrazione secondo cui c’è un mondo scientifico assolutamente concorde nel ritenere che esista una emergenza climatica senza precedenti e poi il mondo dei capi di governo che non hanno una vera volontà di prendere le necessarie misure per biechi interessi elettorali.
Ma appunto, questa è una narrazione, non la realtà. Intanto, quale scienza ha parlato? E qui bisogna ricordare che l’IPCC non è un organismo scientifico, come generalmente si ritiene, ma politico come del resto dice il nome: è un organismo intergovernativo sotto l’egida dell’ONU. Ci sono scienziati al suo interno, ma non solo, e non sono neanche la maggioranza: tanto è vero che l’attuale presidente dell’IPCC, il sud-coreano Hoesung Lee (in carica dal 2015), è un economista, e il suo predecessore Rajendra Pachauri (2002-2015) era un ingegnere. Perciò la contrapposizione scienza-politica è pura mistificazione. Peraltro l’IPCC non produce lavori scientifici propri ma semplicemente sintetizza gli studi esistenti sul clima, ed evidentemente non tutti gli studi, visto che sono migliaia gli scienziati che negano l’esistenza di una emergenza climatica.
È dal 1990 che l’IPCC produce periodicamente i Rapporti di valutazione come quello presentato ieri (il precedente è stato nel 2013-2014) e lo scopo è sempre politico: si crea l’allarme clima (eccesso di emissioni di CO2, anidride carbonica) per spingere poi i governi a prendere le decisioni volute (eliminazione dei combustibili fossili) e convincere l’opinione pubblica ad accettare tasse e limitazioni della libertà che senza uno stato di emergenza non accetterebbe mai.
Se questo vi sembra somigliare moltissimo al meccanismo con cui è nata l’emergenza Covid con tutto quel che ne sta seguendo, ebbene sappiate che non è un caso: c’è un totalitarismo che avanza a grandi passi sfruttando proprio il tema delle presunte emergenze globali (ma avremo modo di riprendere questo argomento) e instillando paura nella popolazione.
Tornando al VI Rapporto di valutazione presentato ieri, c’è un piccolo particolare che esso tralascia, ovvero che non c’è alcuna crescita lineare o tumultuosa delle temperature globali (benché siano aumentate le emissioni di CO2), anzi oggi siamo esattamente al livello in cui ci si trovava all’epoca dell’ultimo Rapporto IPCC (2014), come mostra questo grafico, tratto dal database Hadcrut5 curato dal MetOffice britannico.
In pratica, a un aumento della temperatura nel periodo 2002-2014, succede un periodo multifase caratterizzato dall’evento El Nino (2015-2020) e ora un declino delle temperature che ci riporta appunto al livello del 2014. Anzi, il 2021, per come sta andando finora, si candida ad anno più freddo dal 2014 e forse anche del 2005. Chi fa veramente scienza dovrebbe interrogarsi su questi dati, che contraddicono le teorie sul riscaldamento globale causato dall’uomo. E non solo questo: visto che siamo ormai abituati al crescendo di allarmi sul clima, andare a riprendere gli appelli del passato è un sano esercizio di realismo.
Ricordiamoci allora che nel 1989, appena prima del I rapporto dell’IPCC, l’ONU lanciò la Dichiarazione sull’emergenza climatica, nota anche come “Dieci anni per salvare il mondo”. Il direttore del Programma Onu per l’Ambiente (UNEP), Noel Brown dichiarò che «intere nazioni potrebbero essere spazzate via dalla faccia della Terra a causa della crescita del livello del mare, se la tendenza al riscaldamento globale non sarà invertita entro il 2000». Le inondazioni delle coste e la distruzione di raccolti provocheranno un esodo di “eco-rifugiati” con conseguente caos politico. «I governi hanno una finestra di dieci anni per risolvere il problema dei gas serra prima che la situazione sfugga totalmente al controllo umano».
Il rapporto dell’UNEP, in collaborazione con l’Agenzia USA dell’Ambiente, entrava nel dettaglio: dato che il riscaldamento provoca lo scioglimento delle calotte polari e il livello degli oceani era dato in crescita di un metro, le Maldive e altre isole sarebbero state sommerse dall’acqua, così come un sesto del Bangladesh che in conseguenza dovrebbe fare i conti con 23 milioni di sfollati; e l’Egitto sarebbe stato ridotto alla fame perché un quinto delle sue terre agricole nel Delta del Nilo sarebbero state sommerse causando la perdita del cibo necessario alla popolazione.
Sono passati oltre venti anni dal 2000 e queste – come altre previsioni catastrofiche – non si sono avverate. Né c’è motivo di credere che si avvereranno le stesse previsioni che ieri sono state ripetute per l’ennesima volta. È invece certo che il disastro sarà provocato dalle costosissime politiche climatiche che si sono già dimostrate un fallimento: i fortissimi investimenti già fatti sulle rinnovabili e su tecnologie per ridurre le emissioni di CO2, stanno distruggendo le industrie occidentali, spostando molta della produzione in Cina, dove non c’è alcun vincolo all’uso dei combustibili fossili. Con il risultato che le emissioni globali di CO2 hanno continuato e continueranno a crescere. E non sarà certo l’ennesimo allarme dell’IPCC a cambiare la realtà.
Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/codice-rosso-causa-clima-ma-lallarme-onu-e-smentito-dai-fatti
L’ennesima campagna di Terrore Climatico dell’ONU: ormai è irreversibile. Bene
L’ennesima, gradevole, riunione degli scienziati dell’ONU; ha prodotto un report di oltre 3900 pagine, ridotte a 42 per i politici. In realtà, nell’immancabile ottimismo di questi paper, potremmo dire semplicemente: siamo tutti morti. Fine dei giochi. Ecco un riassunto:
- la temperatura mondiale è già aumentata di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali ed è probabile che raggiunga temporaneamente 1,5°C di riscaldamento entro 20 anni anche nello “scenario migliore” in cui le emissioni di gas serra vedono riduzioni “profonde”. Semplicemente anche perché a ridurre le emissioni potrebbero essere solo gli europei..
- L’ultimo decennio è stato molto probabilmente più caldo di qualsiasi altro periodo degli ultimi 125.000 anni, quando il livello del mare era fino a 10 metri più alto. Secondo il rapporto, la combustione e la deforestazione hanno anche aumentato l’anidride carbonica nell’atmosfera più di quanto non siano stati in due milioni di anni, e l’agricoltura e i combustibili fossili hanno contribuito a una concentrazione di metano e protossido di azoto superiore a qualsiasi punto in almeno 800.000 anni.
- Il documento è “un codice rosso per l’umanità”, ha affermato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, in un commento preparato legato al rilascio. “Questo rapporto deve suonare una campana a morto per carbone e combustibili fossili prima che distruggano il nostro pianeta”.
- Gli impegni dei firmatari dell’Accordo sul clima di Parigi sono “”insufficienti per ridurre le emissioni di gas serra” per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C.
- Più le temperature salgono oltre i 2°C, peggiore sarà l’impatto. Come con qualsiasi cosa, il cambiamento climatico rischia di innescare cicli di feedback, poiché l’aumento delle temperature provoca lo scioglimento di più ghiaccio artico, sbloccando il carbonio sepolto in profondità nel permafrost, che potrebbe farsi strada nell’atmosfera.
- L’inviato presidenziale speciale degli Stati Uniti per il clima, John Kerry, ha affermato che i risultati hanno sottolineato “la schiacciante urgenza di questo momento”.
- L’Arabia Saudita avrebbe tentato di manomettere il rapporto, secondo il FT: in negoziazioni virtuali KSA ha obiettato ad alcune delle parole del sommario poiché i rappresentanti della centrale elettrica esportatrice di petrolio hanno cercato di sostituire i riferimenti alle “emissioni di carbonio” con “emissioni di gas serra”. Ma “la scienza ha prevalso”, o meglio la pretesa della scienza, perchè ci sono gas serra ben peggiori del CO2..
- Per la prima volta, il rapporto apparentemente collega il cambiamento climatico a episodi di “clina estremo”. L’ondata di caldo mortale che ha ucciso centinaia di persone quest’estate nel nord-ovest del Pacifico nordamericano sarebbe stata “virtualmente impossibile” senza la crisi climatica. L’IPCC afferma che le forti piogge che si verificavano una volta ogni 10 anni ora si verificano il 30% più frequentemente, con siccità che si verificano più del 70% più spesso.
- I livelli degli oceani sono aumentati di 24 pollici (in media) nell’ultimo secolo e il tasso di aumento è raddoppiato dal 2006.
- L’AP ha definito questo prossimo dettaglio il “Big Catch” del rapporto: raggiungere l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi, che prevede di mantenere l’aumento della temperatura a 1,5°C entro la fine del secolo, si crede sia possibile solo attraverso ciò che è noto come “emissioni negative”: ciò significa aspirare più anidride carbonica dall’atmosfera di quanta ne venga aggiunta. In altre parole, essere “a emissioni zero” o “a emissioni zero” o come lo chiamano i giganti della tecnologia americana come Microsoft in questi giorni, non è più sufficiente.
- Solo 25 grandi città – quasi tutte in Cina – hanno emesso più della metà dei gas serra rispetto a un campione di 167 centri urbani in tutto il mondo.
Quindi alla fine tutto quello che viene programmato ora è… inutile. Dovremmo iniziare a respirare anidride carbonica, o avere fonti energetiche immense per poter addirittura assorbire l’anidride carbonica tmosferica.
Ora, ammesso e non concesso che tutto quello contenuto in questi report abbia una vaga idea di attendibilità, dato che le previsioni degli ultimi 30 anni si sono rivelate sbagliate, invece che pensare a tassare e distruggere gli investimenti, uno stato serio farebbe l’esatto contrario: programmerebbe lo sviluppo e la costruzione di fonti energetiche indipendenti dal carbonio. A fare questo passo è il paese che meno si è sinora interessato del problema e che sta perfino ancora costruendo centrali a carbone: la Cina, che ha in corso una serie di progetti e di investimenti nel settore del nucleare, dai grandi reattori tradizionali , a quelli piccoli e modulari, ai reattori a sali di torio fusi a quelli fusione. L’occidente, i “Gretini”, si riempiono la bocca di parole ma, in realtà, con la propria passività, la loro vuota retorica, non fanno assolutamente nulla.
posted by Leoniero Dertona
Nobile: Riparte il Terrore sull’Ambiente. La Dittatura del Terzo Millennio.
11 Agosto 2021 3 Commenti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Agostino Nobile ci offre una riflessione precisa, documentata e illuminante sulle recenti manifestazioni di terrorismo interessato, quelle che hanno come centro l’ambiente. Mi ricordo che negli anni ’70 rimasi molto colpito dal Club di Roma, e dai libri di un certo Aurelio Peccei. Interessato e spaventato. Fortunatamente oggi, mezzo secolo più tardi, di quelle previsioni catastrofiche non se ne è realizzata neanche una. In calce all’articolo pubblico una lista delle previsioni drammatiche che i catastrofambientalisti hanno diffuso nel corso degli anni. Adesso, è evidente che qualcuno – Nobile ci spiega chi è – vuole spingerci come mandrie spaventate verso qualche nuovo precipizio…Buona lettura.
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SURRISCALDAMENTO GLOBALE
La tecnica utilizzata per le teorie covid e surriscaldamento globale di origine antropica è sempre la stessa. Governi e media corrotti sanno bene che milioni di persone disattente o semplicemente imbecilli bevono tutto ciò che raccontano tv e giornali. Per l’emergenza covid come apripista i media hanno utilizzato zanzarologi, virologi e infettivologi che fino a ieri erano sconosciuti ai più. Infatti le loro contraddizioni non si contano, tanto che sono considerati dei pulcinella.
Perché i governi e i media hanno oscurato premi Nobel e professori autorevoli più volte premiati per i lavori che hanno portato notevoli sviluppi nel campo della virologia e infettivologia? Semplice. I premi Nobel come Luc Montagnier e studiosi riconosciuti a livello mondiale come i professori Giulio Tarro, Joseph Tritto ed altri, non ci mettono la faccia per diffondere una bufala antiscientifica.
Loro fanno già parte della storia, e neanche se li pagano profumatamente si piegano a raccontare fesserie. Tra la storia e i soldi, giustamente, preferiscono essere ricordati come veri e onesti scienziati. Al contrario i Burioni, Galli & C. sono nessuno e nessuno resteranno (forse peggio); intanto mettono in tasca un po’ di soldi raccontando bufale a go-go.
In questi giorni di agosto particolarmente caldi i tg mostrano a ripetizione terre aride (riprese chissà dove), alluvioni devastanti, che sono sempre esistite, pinete e foreste in fiamme, (per oltre il 90% atti dolosi). E vuoi che queste tragedie e il caldo soffocante non spingano governi e giornalisti ignoranti, un po’ sempliciotti o corrotti a buttarsi come sciacalli sulle devastazioni naturali o provocate? Con un cinismo che solo i criminali di lungo corso posseggono, colgono la palla al balzo per terrorizzare gli utenti facendoli sentire in colpa: se non passiamo dal carbone e dai derivati del petrolio all’elettricità; se continuiamo a fare figli, guarda cosa succede. Vergognatevi!! Così, dopo il covid, vaccini, lockdown e mascherine, fanno e di nuovo e ancora terrorismo, col surriscaldamento terrestre responsabilizzando le attività umane.
RAI 1 ha mostrato il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres che ripete come un mantra la solita fesseria sul surriscaldamento. Poi presentano un tipo (non ricordo il nome, ma sembra essere un professore che si occupa di ecologia) che ha perlomeno il merito di confermare il programma dell’agenda onusiana, ovvero, che sul pianeta vivono troppi esseri umani. Il che vuol fare intendere che il pianeta soccomberà per la sovrappopolazione. Intanto i governi italiani, invece di premiarci perché non figliamo, pagano i migranti musulmani per riempire gli spazi causati dall’aborto voluto e sostenuto ancora oggi dagli stessi boia abortisti. Qualcosa, dunque, non torna.
Prima di riportare alcuni commenti di due scienziati di chiara fama che, per i motivi su descritti, non dicono castronerie antiscientifiche, facciamo due brevi premesse. L’inquinamento creato dal consumismo indotto, non ha niente a che fare col surriscaldamento terrestre. Quindi non cadiamo nella trappola che vuole l’inquinamentro e il surriscaldamento come risultato di un comune denominatore.
La Groenlandia in inglese si chiama Greenland, che significa letteralmente Terraverde. Il nome non è dovuto a qualche burlone amante del paradosso. Intorno all’anno Mille, che coincide col Periodo caldo medievale, la Groenlandia era meno ghiacciata e molto più verde. Scavi archeologici hanno messo in luce resti di banchetti durante i quali si è consumata carne bovina e ovina. Almeno che i Galli e i Burioni della climatologia non vogliono convincerci che intorno all’anno Mille c’erano navi, aerei, fabbriche, plastiche e automobili inquinanti, dobbiamo ammettere che i reperti archeologi rappresentano prove che contraddicono i catastrofisti.
Ma adesso ascoltiamo chi ne sa più di noi.
Il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, in un discorso dinanzi alle commissioni riunite degli Affari esteri e Ambiente-territorio di Camera e Senato il 26 novembre 2014, tra l’altro afferma: “Vorrei ricordare che durante l’ultimo milione di anni la Terra era dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura era di meno 10 gradi, tranne brevissimi periodi in cui c’è stata la temperatura che è quella di oggi. L’ultimo è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento climatico che conosciamo con l’agricoltura, lo sviluppo, che è la base di tutta la nostra civilizzazione di oggi. Negli ultimi duemila anni la temperatura della Terra è cambiata profondamente. Ai tempi dei Romani, ad esempio, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe venire, perché la temperatura della Terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani. (…) Vorrei ricordare che dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di 0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi quindici anni alcun cambiamento climatico di una certa dimensione. Questo è un fatto di cui tutti voi dovete rendervi conto, perché non siamo di fronte ad un’esplosione della temperatura. (…) La temperatura è aumentata fino al Duemila: da quel momento siamo rimasti costanti, anzi siamo scesi di 0,2 gradi. Io guardo i fatti. Il fatto è che la temperatura media della Terra, negli ultimi 15 anni, non è aumentata ma diminuita. (…) L’unico Paese nel mondo che è riuscito a mantenere e ridurre le emissioni di CO2 sono gli Stati Uniti: non l’Europa, non la Cina, ma gli Stati Uniti. Per quale motivo? C’è stato lo sviluppo del gas naturale, che adesso sta rimpiazzando fondamentalmente le emissioni di CO2 dovute al carbone”.
Antonio Zichichi, che ho avuto il piacere di conoscere – e di parlare con lui – alcune decine di anni fa, è attivo nel campo della fisica delle particelle elementari. Nel 1973, insieme a Isidor Isaac Rabi, a Erice ha fondato l’organizzazione internazionale World Federation of Scientists, creata per affrontare le emergenze planetarie attraverso la collaborazione internazionale in campo scientifico. Dal 1977 al 1982 è stato presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, nel 1978 è stato presidente anche della Società Europea di Fisica e professore emerito del dipartimento di fisica superiore dell’Università di Bologna. Il suo commento è tranchant: “Il Riscaldamento Globale è la più grande bufala di tutti i tempi”. In una intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino nel marzo 2019, afferma: “Proibiamo di immettere veleni nell’aria con leggi draconiane, ma ricordiamoci che l’effetto serra è un altro paio di maniche, e noi umani c’entriamo poco. Sfido i climatologi a dimostrarmi che tra cento anni la Terrà sarà surriscaldata. La storia del climate change è un’opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l’indimostrabile”.
Attraverso autorevoli climatologi e premi Nobel sappiamo che il surriscaldamento terrestre non è causato dall’uomo ma soprattutto dai movimenti della Terra. Perché dunque la bufala ossessivamente reiterata?
In pratica l’Establishment prende due piccioni con una fava. Mettono in ginocchio migliaia di aziende che non possono permettersi economicamente le nuove macchine, aiutando a realizzare i programmi robotici stabiliti a Davos (meno lavoratori più intelligenza artificiale), e arricchiscono quelle multinazionali che hanno già prodotto i macchinari cosiddetti ecologici. Costano cifre talmente esose che porterebbero al collasso economico paesi come gli Stati Uniti.
George Soros finanzia i gruppi ambientalisti radicali che collaborano nel Global Climate Strike. Si parla di somme che girano intorno a 25milioni di dollari. Tra questi gruppi, per influenza socio-politica, emerge la BlackRock, fondata nel 1988 da Laurence Fink (Partito Democratico statunitense) e Robert S. Kapito. Gestiscono un patrimonio di oltre 6000 miliardi. Per le sue dimensioni, la portata delle sue attività finanziarie e il suo potere, la BlackRock è definita la più “grande banca ombra del mondo”. Non dimentichiamo che gran parte delle produzioni alimentari sono nelle mani di pochi individui, e sono in grado di mettere in ginocchio non poche nazioni. Per chi ancora non l’avesse ancora capito, l’ambientalismo è la dittatura del terzo millennio. Se non ne prendiamo consapevolezza e reagiamo, rischiamo di fare diete indesiderate.
Agostino Nobile
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