NON SOLO VACCINI
Quale libertà è in gioco
Aumentando le restrizioni, aumentano le persone semplici che capiscono che la posta in gioco non è la libertà di andare al bar o al ristorante e neppure la libertà vaccinale: è la libertà di esistere come uomini degni di questo nome, di non piegare il ginocchio davanti al Leviatano. Si tratta di decidere chi vogliamo adorare, se Dio o il drago. E l’Apocalisse ci viene in aiuto.
L’Italia che non t’aspetti. Siamo troppo abituati a tirarci fango addosso da non vedere più quanto bene resiste, quanta forza di lottare non solo permane, ma si alimenta sempre di più. Ad ogni restrizione imposta, aumenta il numero di quelli che non vogliono abdicare alla propria responsabilità davanti ai propri figli, alla società, alla storia. E a Dio.
Sono sempre di più le persone semplici che capiscono o anche solo intuiscono che la posta in gioco in questa aggressione sistematica non è la libertà di andare al bar o al ristorante; non è neppure la libertà vaccinale: è la libertà di esistere come uomini degni di questo nome.
Non ci troviamo di fronte al già pur problematico Decreto Lorenzin, ma a normative sempre più pesanti per contenuto e rango normativo, che di fatto stabiliscono che chi non cede al Leviatano il diritto sul proprio corpo sarà di fatto escluso dalla semplice vita sociale e persino dalla possibilità di guadagnarsi il pane con il proprio lavoro. Diritto sul corpo che si estende ad un controllo capillare della persona, perché le persone “libere” di mangiare al ristorante, di frequentare l’università o insegnare, di viaggiare; insomma le persone in possesso del magico codice QR invieranno dati strettamente personali al Ministero della Salute, che li gestirà tramite la Società per Azioni Sogei. Una nuova onniscienza è alle porte.
Questa porzione eletta di Italia ha dunque compreso che in gioco non c’è una certa libertà di fare o rifiutare qualcosa, più o meno importante, ma appunto la libertà di continuare ad esistere come uomini liberi che hanno deciso di non piegare il ginocchio davanti al Leviatano. Una libertà che è fondamento e condizione di ogni azione susseguente, inclusa quella necessaria per portare il pane sulla tavola.
Le tante e sempre crescenti critiche e opposizioni a questa follia collettiva non riescono però ad oltrepassare il piano giuridico, scientifico, sanitario, economico e filosofico; il dramma all’interno di questo dramma è il silenzio della teologia e ancor più dei pastori della Chiesa, che non riescono a comprendere che il Leviatano ha un primo fondamentale e irrinunciabile comandamento: non avrai altro dio all’infuori di me. Esso non ammette altri all’infuori di sé come fonte del diritto, della libertà, della conoscenza e nessun altro da sé come fine dell’ammirazione, adorazione e incondizionata obbedienza degli uomini.
Il mondo è precipitato nelle tenebre principalmente perché quanti sono chiamati ad essere la luce del mondo hanno deciso che, per essere solidali con il mondo, non è conveniente disturbarne l’oscurità. Eppure la Chiesa ha il diritto e dovere di illuminare gli uomini, soprattutto coloro che stanno cercando strenuamente e lodevolmente di resistere.
Il libro dell’Apocalisse è spesso considerato un libro tabù, “inaffidabile” a motivo del linguaggio simbolico. In effetti, non sono stati pochi gli svarioni di interpretazioni arbitrarie; ma questo non è un buon motivo per accantonarlo, o scuotere il capo non appena lo si tira in ballo.
San Giovanni si trova in esilio sull’isola di Patmos, dove rimane fino alla morte di Domiziano. Lì, nel giorno del Signore, riceve quella magnifica rivelazione che ci è stata consegnata. Il contenuto sostanziale, in particolare a partire dal 12° capitolo, è lo svelamento di un conflitto, di una radicale contrapposizione tra la Trinità divina e la “trinità” diabolica (drago - bestia che sale dal mare - bestia che sale dalla terra), tra la Donna e il drago, tra la Chiesa e Babilonia, tra il sigillo degli eletti e il marchio della bestia. I versetti 16-18 del 13° capitolo, quelli che riguardano il marchio della bestia, sono particolarmente importanti e hanno fatto versare chilometri di inchiostro di commento. Un approccio, a mio avviso sbagliato, è quello di cercare di decodificare tale marchio a priori, per poterlo così riconoscere ed evitare; in verità, a ben vedere, Giovanni ha un approccio differente: egli fornisce un’indicazione chiarissima per riconoscere che quel marchio, che di per sé appare di altra natura («è un nome d’uomo»!), è invece il marchio della bestia.
Quando vedrete - sembra dirci l’Apostolo - che nessuno potrà «comprare o vendere senza avere tale marchio» (13, 17), sappiate che quello è il marchio della bestia. Detto in altro modo: il potere seduttore della seconda bestia (o falso profeta) è tale che voi non sarete in grado di riconoscerne il marchio come suo; lo riterrete qualcosa di semplicemente umano, lo scambierete come qualcosa di particolarmente utile, attraente, persino indispensabile. Ecco allora che dall’Alto ci viene dato un segno inequivocabile, che permetterà di riconoscere quel marchio come il segno della volontà della bestia di essere adorata (teniamo presente che il termine “adorazione” ricorre ben cinque volte in questo capitolo).
E qual è questo segno chiaro, che deve subito risvegliare l’attenzione e preparare la resistenza dei seguaci dell’Agnello? È il fatto che senza quel segno sulla fronte e sulla destra non si può fare più nulla. Ogni volta che un potere terreno si arroga il diritto di disporre del corpo e della mente delle persone, di ammetterle o escluderle dalla società degli uomini, qualunque sia la giustificazione di questo atto, sappiate che davanti a voi ci sono non un potere e un sapere umano, ma quello delle due bestie, che sono in ultimo tutt’uno col drago e portano all’adorazione del drago.
Non è un caso che i commentatori più antichi del famoso «numero della bestia» propendano per la decifrazione di quel numero con “Nerone Cesare”, al punto da aver dato origine alla leggenda del Nero redivivus. Questo significa che nei primi secoli era piuttosto viva la consapevolezza che la grande prova che avrebbe percorso la storia dell’umanità, raggiugendo il suo culmine negli ultimi tempi, avrebbe avuto il volto di un potere talmente totalitario da voler controllare in ogni modo gli uomini, da invadere il loro corpo e pervadere la loro mente, da escludere a proprio arbitrio dalla vita civile quanti non intendono accettare il “marchio”. È un nome d’uomo, di un uomo però che pretende l’adorazione dovuta solo a Dio.
L’Apocalisse svela che dietro alle strategie finanziarie e sanitarie, dietro alle battaglie giuridiche e mediatiche, la vera posta in gioco è un’altra: si tratta di decidere chi vogliamo adorare; di fronte a chi ci vogliamo prostrare; a chi riconosciamo la potestà sul nostro corpo e sulla nostra mente. Non è un problema di vaccino, ma di idolatria.
Luisella Scrosati
https://lanuovabq.it/it/quale-liberta-e-in-gioco
TRA FANTASIA E REALTÀ
Il dottor Knock, quando la “scienza” vince e il malato perde
Quando prende servizio in un paesino di montagna, il dottor Knock trova gli abitanti in ottima salute, ma in poche settimane la situazione cambia grazie alla pubblicità e alla sua visione improntata sul motto: «I sani sono dei malati che non sanno di esserlo». Una commedia del 1923, che sembra scritta ai giorni nostri e trasposta in un film del 1951 con uno straordinario Louis Jouvet, rivive in un Dvd prodotto quest’anno.
«I sani sono dei malati che non sanno di esserlo». È questa la lezione del dottor Knock. O, meglio, è la sua vocazione: farci capire che non stiamo bene, anche quando crediamo il contrario. Il dramma è che questo medico nato nel 1923 dalla penna di Jules Romains, protagonista della commedia in tre atti "Knock o il trionfo della medicina", riesce nel suo intento.
Quando prende servizio in un paesino di montagna dimenticato dal mondo, il dottor Knock si trova davanti a una situazione per lui disarmante: tutti gli abitanti sembrano godere di ottima salute. Passano poche settimane e la situazione cambia, grazie alla collaborazione con il maestro e il farmacista, alla pubblicità esercitata tramite il banditore del paese e l’esempio di una ricca nobildonna. Knock apre il suo ambulatorio e il lunedì visita gratuitamente i pazienti. Crea un bisogno e, a quel bisogno, risponde insinuando in chiunque gli capiti a tiro il sospetto della malattia. Non importa quale, ma meglio quella di natura virale.
Improvvisamente, tutti si scoprono malati e tutti vogliono sentirselo dire dal dottor Knock. Per il medico di questa fortunata commedia la “salute” è un concetto sorpassato, che non può resistere di fronte all’avanzare della scienza moderna. È solo una parola che, senza alcun danno, potrebbe essere eliminata dal nostro dizionario. Afferma infatti il dottor Knock: «Quanto a me, conosco solo individui più o meno affetti da malattie più o meno disparate e con esiti più o meno rapidi. Naturalmente, se dite loro che stanno benissimo, non chiedono di meglio che credervi. Ma così li ingannate. L'unica scusante può essere quella d’avere già troppi malati per caricarvene di nuovi».
E sui contagi da virus il dottor Knock sembra anticipare quello che un secolo dopo i virologi hanno detto in tutte le trasmissioni televisive in merito alla pandemia da Coronavirus del 2020: «...si può anche andare in giro con una faccia rubiconda, una lingua rosea, un appetito eccellente e covare, in tutti i meandri del proprio organismo milioni di bacilli di estrema virulenza, capaci di infettare un dipartimento intero».
Jules Romains fa capire che il virus inoculato da Knock è la fiducia cieca nella “scienza”. Che ovviamente è soltanto quella del medico più moderno e aperto alle nuove conquiste del progresso e non certo il buon dottore che, fedele al giuramento di Ippocrate, curava solo in caso di malattia e nell'interesse esclusivo del malato.
Il dottor Knock opera quindi un vero e proprio ribaltamento della medicina. Al collega che ha sostituito e che gli rimprovera che nel suo agire «l’interesse del malato è subordinato a quello del medico», il dottor Knock risponde: «Lei dimentica che c'è un interesse superiore a questi due: quello per la medicina... è il solo di cui io mi preoccupi. Lei mi dà un comune popolato da migliaia di individui neutri e indeterminati e il mio compito è quello di determinarli, di indurli all'assistenza medica. Non c'è niente che mi urti come quell'essere né carne né pesce che lei definisce individuo sano».
Il racconto venne scritto nel 1923 e ha avuto ben quattro versioni cinematografiche. Dire che è stato profetico è dir poco: ha anticipato la nascita della propaganda di massa che verrà utilizzata nelle dittature di mezza Europa e anche la propaganda pubblicitaria che dall'America faceva ingresso nel Vecchio Continente. Ma vediamo soprattutto che profetizzava la società del terzo millennio, dove gli unici negozi sempre affollati di gente sono le farmacie e gli studi medici dei dottori. La medicina è diventata semplice affarismo e non più riguardo per la salute; mentre la psicoanalisi freudiana inculcava nelle menti delle persone che qualsiasi stato d’animo naturale, in passato considerato normale, era malessere: tristezza, stanchezza, inappetenza, vecchiaia, divenivano nuove malattie che rendevano indispensabili l’uso delle medicine, o il ricovero in ospedale.
Il film del 1951 “Knock, ovvero il trionfo della medicina”, con la stupenda interpretazione di Louis Jouvet, è stato prodotto nel 2021 dalla DNA Srl in un Dvd e reperibile facilmente in Internet. Assolutamente da acquistare, vedere e far vedere. Oltre al Dvd suddetto si può vedere su YouTube il pregevole sceneggiato televisivo del 1966 trasmesso dalla Rai dove il dottor Knock è interpretato da Alberto Lionello. Alcune scene del film sono commentate in un altro video, anch'esso disponibile su YouTube, con il documentario dal titolo “Inventori di malattie” dove il giornalista Silvestro Montanaro, conduttore del programma Rai “C'era una volta”, racconta di come l’industria farmaceutica “crea” le malattie. Il video inizia con un’intervista all'ex vicepresidente del settore marketing della Pfizer.
Assolutamente da sconsigliare è invece il remake cinematografico del 2017 dove Omar Sy interpreta un improbabile dottor Knock di colore che ribalta totalmente la vicenda risultando l'eroe che porta la medicina a trionfare sulla religione. Ovviamente la religione criticata è quella cattolica, oscurantista e nemica del progresso impersonata dal sacerdote del paese che accusa il dottore pubblicamente durante un funerale usando addirittura informazioni avute nel segreto della confessione e risultate poi false. Un vero e proprio rovesciamento della commedia originale di Jules Romains. Molto meglio le versioni del 1951 e del 1966 che aiutano a capire perché siamo finiti nella situazione odierna dove la medicina ha smarrito la sua missione originaria pensata da Ippocrate e sviluppata negli ospedali medioevali fondati dalla Chiesa.
Stefano Bimbi
https://lanuovabq.it/it/il-dottor-knock-quando-la-scienza-vince-e-il-malato-perde
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