ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 29 agosto 2021

Eh sì, la storia si ripete.

L'ANNIVERSARIO

Oggi come ieri: la "giusta" dozzina che disse no al Duce

Esattamente 90 anni fa il governo emanava il Decreto Legge in cui i docenti erano obbligati a giurare fedeltà al Fascismo. Su 1200 professori soltanto 12 si ribellarono. La storia si ripete oggi che il generale Figliuolo haordinato l'elenco di tutti gli insegnanti vaccinati per scovare i renitenti. Dopo novant’anni anche nella scuola della repubblica italiana, cosiddetta democratica, saranno davvero pochi i docenti capaci di anteporre la propria coscienza a qualunque considerazione di carattere pratico, e a non chinare la testa davanti ad un ordine ingiusto.


Con piglio militaresco il generale Figliuolo ha ordinato l’elenco di tutti gli insegnanti vaccinati, al fine di scovare i renitenti all’iniezione. Ordine perentorio entro il 20 agosto 2021. Pare che il militare abbia ottenuto i dati richiesti. E pare anche che gli stessi abbiano confermato una cosa già ampiamente nota: superano il 90% gli insegnanti che hanno puntualmente obbedito alle disposizioni impartite e, quindi, in grado di ottenere la tessera verde che consentirà loro di poter lavorare. Una percentuale più che bulgara. Plebiscitaria.

Qualcuno si è meravigliato della solerte e zelante diligenza con cui i signori docenti si sono subito adeguati alle disposizioni ministeriali. Evidentemente, chi è rimasto sorpreso non conosce la storia.

Proprio novanta anni fa, il 28 agosto 1931, infatti, il governo italiano emanava il Decreto Legge n.1227, recante «disposizioni sull’istruzione superiore». Erano norme che riformavano la scuola superiore, istituendo, tra le tante cose, anche la figura dei presidi.

Interessante è l’art. 18 di quel decreto legge che imponeva ai professori il giuramento di fedeltà al regime. Ogni docente di scuole superiori e università doveva pronunciare la seguente formula: «Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante ed adempiere a tutti i miei doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio».

Quanti furono quelli che aderirono? Ora, prima di rispondere a questa domanda facciamo una doverosa premessa: lasciamo perdere i professori liceali e degli istituti superiori che, tenendo famiglia, erano costretti a pronunciare il giuramento per necessità. Consideriamo, invece, i docenti universitari, a cominciare dai baroni, che per condizioni economiche e per prestigio potevano permettersi il lusso di essere licenziati. Ebbene, su 1.250 docenti universitari solo dodici rifiutarono di giurare e persero il posto.

Oggi, dopo novant’anni, meritano di essere ricordati:

– Ernesto Bonaiuti, professore di cristianesimo all’Università di Roma;

– Mario Carrara, medico legale e docente all’Università di Torino;

– Gaetano De Sanctis, docente di storia antica all’Università di Roma, che rifiutò con queste parole: «Il mio atto non vuole avere alcuna portata e alcun significato politico; è semplicemente un atto di ossequio all’imperativo categorico del dovere»;

– Jacob Benedetto Giorgio Errera, professore di chimica a Pavia, autore di importantissime ricerche nel campo della chimica organica;

– Giorgio Levi Della Vida, orientalista, storico delle religioni, semitista, ebraista, arabista e islamista italiano;

– Fabio Luzzato, avvocato e professore di diritto civile all’Università di Macerata, nonché docente di diritto agrario alla Scuola superiore di agricoltura a Milano;

– Piero Martinetti, docente di filosofia teoretica e morale all’università di Milano, fu il solo filosofo universitario che rifiutò il giuramento; nella sua lettera di comunicazione del rifiuto al Ministro dell’Educazione scrisse: «Così ho sempre insegnato che la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l’uomo può avere nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a smentire con esse tutta la mia vita; l’Eccellenza Vostra riconoscerà che questo non è possibile. Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l’Eccellenza Vostra mi abbia dato la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî che hanno retto tutta la mia vita»;

– Bartolo Nigrisoli, medico e professore di chirurgia all’Università di Bologna, che nel 1938 si dimise da tutte le associazioni mediche che praticavano l’epurazione degli ebrei;

– Francesco e Edoardo Ruffini, padre e figlio, il primo docente di diritto ecclesiastico a Torino, il secondo divenne docente di Storia del diritto nel 1926 all’Università di Perugia; col rifiuto del giuramento entrambi posero fine alla loro brillante carriera universitaria, e in una lettera con severa onestà e franchezza affermarono che per loro non fu difficile la scelta del rifiuto dato il privilegio di vivere in «una sia pur modesta agiatezza»;

– Lionello Venturi, docente di storia dell’arte a Torino, noto nazionalista che aveva partecipato come volontario alla Prima Guerra Mondiale, nel corso della quale fu ferito ad un occhio;

– Vito Volterra, docente di matematica a Roma, fu tra i fondatori dell’analisi funzionale e della teoria delle equazioni integrali; nel 1903 fece parte della Commissione regia per l’istituzione del Politecnico di Torino, di cui divenne Regio commissario l’anno dopo, e nel 1905 fu nominato senatore del Regno per i suoi meriti scientifici e nel 1907 divenne preside della facoltà di Scienze dell’Università di Roma.

Eh sì, la storia si ripete. Dopo novant’anni anche nella scuola della repubblica italiana, cosiddetta democratica, saranno davvero pochi i docenti capaci di anteporre la propria coscienza a qualunque considerazione di carattere pratico, e a non chinare la testa davanti ad un ordine ingiusto, illegittimo e contrario alla legge naturale. Onore in anticipo a simili professori!

Gianfranco Amato

https://lanuovabq.it/it/oggi-come-ieri-la-giusta-dozzina-che-disse-no-al-duce

Ceoldo scrive al Magnifico Rettore: “Considero il Green Pass ributtante. Preferisco morire piuttosto che vivere strisciando”

Chiarissimo Professor Rizzuto,

mi rivolgo a Lei, nella sua qualità di Magnifico Rettore ma anche alla Chiarissima Professoressa Mapelli che a breve le succederà nell’incarico che Lei si appresta a portare a termine.

Ho appreso dai media su Internet che il Professor Andrea Camperio Ciani, ordinario presso il nostro amato Ateneo e che ci legge in copia, Le ha scritto ufficialmente palesando fermamente il suo rifiuto nei confronti del cosìdetto “Green Pass”.

Ho letto la lettera che Le è stata inviata dal Professor Ciani e, personalmente, non posso che ringraziarlo per il coraggio che la sua scelta denota. Non so se rimarrà in servizio presso l’Ateneo Patavino (spero di sì) ma voglio testimoniare pubblicamente la mia gratitudine per l’esempio di amore per la libertà che il professor Ciani mi ha permesso di sperimentare in un momento che io ed altri riteniamo così buio per la Repubblica.

Magnifico Rettore, mi permetto rispettosamente di ricordare, a Lei e alla Chiarissima Professoressa Mapelli, che nel secolo scorso l’Università di Padova ha sperimentato l’infamia per ben due volte.

Che io sappia (e mi scuso in anticipo se sto per commettere un errore), nessun docente di questa nostra Università si è rifiutato di giurare fedeltà al Fascismo. Nessun docente di questa nostra Università si è poi speso in difesa del grande scienziato Bruno Rossi che, da ebreo, dovette lasciare il suo incarico nell’allora Istituto di Fisica, come conseguenza delle scellerate leggi razziali che il nostro Paese si era date.

Il giorno in cui Bruno Rossi lasciò il suo ufficio, come ci ricorda la figlia nelle sue memorie, nessun collega si presentò a salutarlo ma solo il portinaio in lacrime.

Amara ironia della sorte, anche Bruno Rossi aveva giurato fedeltà a quel Regime che lo identificò in seguito come un nemico, un parassita insalubre da eliminare. Un Regime che si sarebbe di sicuro impegnato con zelo per accoppare lui e la sua famiglia se non fossero riusciti a fuggire in America.

Il Regime di allora applicava leggi che nessun tribunale italiano avrebbe avuto il coraggio di contestare e che molti, ahimè, ritenevano “giuste e ragionevoli”. E’ lo scenario che si sta concretizzando adesso e coloro che urlano di più per imporre provvedimenti illiberali sono semplicemente le stesse persone che all’inizio hanno preso sotto gamba il problema.

Possiamo trarre delle lezioni da tutto questo.

Nessuno è mai al sicuro dal Potere se il Potere, per qualsiasi motivo, lo prende a bersaglio. Molti di coloro che credevano di essere “in regola” hanno dovuto ricredersi quando il Leviatano ha mostrato il suo vero volto e li ha braccati a causa di un commento ritenuto improprio, di una critica detta a mezza voce pensando di non essere sentiti, di non essere scattati abbastanza velocemente quando gli era stato detto di farlo.

Già adesso si legge di infermieri e medici che aspettano il ricovero di un paziente “no-vax” per prendersi la soddisfazione di “sbagliare vena dieci volte“. Se passasse questo orrido principio, cioè che i pazienti in ospedale possono essere seviziati perchè sgraditi per qualche motivo al personale medico e infermieristico, allora nessuno sarebbe più al sicuro perchè poi sarebbe la volta di un poveretto che da ricoverato si ritrova odiato per quei problemi di obesità che non ha mai avuto la voglia di affrontare, o perchè non ha mai smesso di fumare o di bere e così via.

Si parla anche di “zone di contenimento” per i non vaccinati, ma una volta erano gli ammalati a finire nei lazzareti, non il contrario. Le chiamano oggi “zone di contenimento” perchè “campi di prigionia” sarebbe troppo da nazisti: quale limite si ritiene di non poter superare? Quale è la linea sulla sabbia che non può essere attraversata?

Per quanto mi riguarda, considero il Green Pass ributtante e mi sono associato ad un ricorso collettivo per cercare di fermarlo. E’ molto probabile che non si ottenga nulla, perchè la magistratura italiana è, in una misura preoccupante, composta anche da quelli descritti da Palamara.

Sarebbe bello poter sapere a priori dove sta il torto e dove la ragione ma questa è prerogativa solo di Dio. Non ci è dato scegliere i tempi in cui vivere ma io preferisco morire piuttosto che vivere strisciando. Per questo motivo e in virtù degli insegnamenti di mia madre e di mia nonna, mi rifiuto nel modo più assoluto di discriminare la carne e il sangue dei miei simili e degli Italiani in “noi e loro”. Non sono un kapò nazista e non intendo diventarlo.

Chiarissimi Professori, temo che le cose peggioreranno e che gli scellerati che ora ci governano mostreranno presto il loro vero volto dopo aver completato la loro personale discesa all’inferno. Allora avrà un’amara sorpresa chi adesso si sfrega le mani perchè pensa di essere al sicuro dietro un verde certificato, una terza iniezione o chissà che altro.

Mi è evidente che per il professor Ciani la Tradizione esiste e la memoria del coraggio del suo avo gli impone una scelta altrettanto di principio. E mi è evidente anche che il suo esempio diventerà esso stesso esempio per i suoi discendenti e quindi Tradizione anche per loro.

Ringrazio quindi una volta ancora il professor Ciani per il suo coraggio e la sua dedizione all’Ateneo Patavino, costituendo entrambi per me esempi preziosi.

Ringrazio Lei, Magnifico Rettore, e la Chiarissima Professoressa Mapelli per l’attenzione e auguro a tutti buona fortuna per il futuro. Ne avremo, purtroppo, tutti bisogno.

Cordiali saluti

Costantino Ceoldo

fonte: Imolaoggi

https://www.sabinopaciolla.com/ceoldo-scrive-al-magnifico-rettore-considero-il-green-pass-ributtante-preferisco-morire-piuttosto-che-vivere-strisciando/

Vaccino COVID: “Caro Presidente, ho ricevuto il tuo messaggio di posta certificata con cui mi comunichi che sono stato sospeso dall’Ordine dei medici”

Vi riporto di seguito la lettera del Dott. Antonio Enrico Maria Attanasio indirizzata al Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi di Lecco. La lettera è stata pubblicata da Radio Radio

 

medico

 

“Caro Presidente, ho ricevuto il tuo messaggio di posta certificata con cui mi comunichi che sono stato sospeso dall’Ordine. Non te ne faccio una colpa dato che so che si tratta di un atto dovuto. Ci sono però altri due atti dovuti che gli ordini dei Medici Chirurghi, non solo quello di Lecco, hanno omesso. Il primo è l’obbligo di farsi consulenti dello Stato in materia sanitaria, e non semplici esecutori di direttivo dello Stato. Quando la materia è controversa essere consulenti non vuol dire farsi portavoce di un solo parere, ma informare dell’esistenza di quelle diversità di opinioni e di quelle incertezze nel dibattito scientifico che non permettono la promulgazione di leggi decreti perentori.

Il secondo è l’obbligo di sospendere, o addirittura radiare, quei medici che si comportano in maniera contraria ai principi generali della medicina. A questo proposito ti ricordo che il giuramento professionale include i seguenti punti: ‘Giuro di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto e giuro di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato

A parte ogni considerazione sulle modalità di registrazione dei vaccini attualmente somministrati, ti chiedo: come giudicheresti un collega che somministrasse della penicillina endovena ad una persona perfettamente sana, o la pillola contraccettiva ad una donna 70enne in menopausa da 20 anni? Tu sai, come tutti noi, che ogni farmaco, vaccini compresi, ha uno scopo terapeutico e ha degli effetti a volte gravi. Nostro compito e dovere dei medici è valutare, caso per caso, se lo scopo terapeutico e i benefici che speriamo di ottenere dalla somministrazione di un farmaco o vaccino compensano i rischi.

Nel caso specifico di un vaccino lo scopo è quello di indurre la produzione di anticorpi nei soggetti che ne sono privi. Per tale motivo da sempre i vaccini sono somministrati o quando si ha la prova sierologica dell’assenza di anticorpi naturali, vedi il caso di vaccinazione anti rosolia nelle donne che intendono avere una gravidanza, o quando si ha una presunzione pressoché certa che non c’è stata ancora infezione naturale. Vedi il caso dei vaccini somministrati direttamente nella primissima infanzia, o dei vaccini contro malattie infettive assenti in Italia che vengono somministrati anche a persone che intendono recarsi in paesi in cui quelle malattie sono endemiche.

Lo stesso dovrebbe valere per i vaccini anti Sars Cov 2 che le direttive del Governo hanno reso obbligatori esplicitamente per alcune categorie e dietro ricatto per altre. In questo caso la vaccinazione non è stata proposta prima dell’arrivo dell’epidemia, come ad esempio capita di norma con la vaccinazione anti influenzale quando appunto è lecita la presunzione che nessuno abbia ancora gli anticorpi naturali e abbia quindi bisogno di una vaccinazione. La vaccinazione anti Sars Cov 2 è stata proposta e imposta quando ormai l’epidemia era in corso da quasi un anno, quindi quando ormai era presumibile che una discreta quota della popolazione avesse già acquisito gli anticorpi naturali. Occorre considerare che, per quanto basso possa essere il rischio di effetti collaterali del vaccino, questo rischio va confrontato con il beneficio. E’ evidente che il confronto ha un senso quando il beneficio esiste. Vale a dire quando il vaccinando non possiede anticorpi naturali.

Vaccinare un soggetto che ha già anticorpi naturali, quindi, non può far ottenere dal vaccino i benefici previsti dallo scopo della vaccinazione. Vuol dire sottoporre il soggetto a un puro rischio senza alcuno scopo o beneficio. Anche se poi il vaccino non dovesse rivelarsi nocivo per quel soggetto, l’atto medico del vaccinarlo è contrario ai principi fondamentali dell’etica medica e dovrebbe essere sanzionato nemmeno con la sospensione ma con addirittura con la radiazione. Queste considerazione potrebbero valere non solo nel caso che non fossero disponibili esami sierologici per accertare la presenza di anticorpi naturalmente acquisiti, ma questi esami sono disponibili. Ciò che rende la situazione ancora più grave, gettando sospetti pesanti sulla gestione della politica vaccinale, è che non solo questi esami non vengono rimborsati dal servizio sanitario nazionale ma addirittura viene negata validità quando il cittadino li presenta allo scopo di ottenere la certificazione verde Covid-19.

Capisci quindi, Presidente, per quale motivo faccio disobbedienza civile? E capisci per quale motivo, pur accettando la sospensione da te imposta in quanto istituzionalmente obbligato, non l’accetto dal Decreto Legge che ti impone di infliggermela. E capisci per quale motivo io ti chiedo formalmente di sanzionare, anche con la radiazione, tutti quei colleghi che si prestano a vaccinare le persone senza accertarsi preventivamente, con l’esame sierologico, se ne abbiano veramente bisogno. Ti saluto e abbraccio cordialmente.

Antonio Enrico Maria Attanasio

https://www.sabinopaciolla.com/vaccino-covid-caro-presidente-ho-ricevuto-il-tuo-messaggio-di-posta-certificata-con-cui-mi-comunichi-che-sono-stato-sospeso-dallordine-dei-medici/

Ecco due strategie per annullare il green pass

La questione del green pass si fa sempre più rovente, tra qualche giorno, il primo settembre, entra in vigore quello per il mondo della scuola e università. Stanno partendo i ricorsi legali . Mi sembra interessante l’intervento scritto a quattro mani da Paolo Becchi e Giuseppe Palma, il primo è professore ordinario di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Genova, mentre il secondo è giurista, scrittore e poeta.

L’intervento di Paolo Becchi e Giuseppe Palma è apparso sul blog di Nicola Porro

Alla Camera manifestazione: No green pass! No green pass! No green pass!

Alla Camera manifestazione: No green pass! No green pass! No green pass! 29.07.2021

 

Il decreto-legge n. 111 del 6 agosto ha esteso l’obbligo del green pass – già previsto dal precedente decreto n. 105 del 23 luglio per ristoranti, bar, cinema e altri luoghi al chiuso – anche al personale scolastico di ogni ordine e grado (compresi i docenti), ai professori e agli studenti universitari e sui treni interregionali. L’obbligo entrerà in vigore dal 1° settembre fino, al momento, al 31 dicembre 2021, data in cui dovrebbe finire lo stato di emergenza. Non potranno più prolungarlo (se non fino al 31 gennaio 2022), ma ci vuole poco con la maggioranza di cui dispone Draghi a proclamarne uno nuovo.

Il nodo dei controlli del green pass

Chi effettuerà i controlli? Inizialmente il Ministro dell’Interno Lamorgese aveva chiarito (a voce) che solo le forze dell’ordine e il personale amministrativo autorizzato avrebbero potuto procedere al controllo dei documenti, ma successivamente, ha emanato la Circolare ministeriale del 10 agosto con la quale ha chiarito che il controllo del green pass è consentito anche a persone diverse da quelle espressamente autorizzate dalla legge, quindi per la scuola – in teoria – anche un semplice inserviente autorizzato dal preside. Nelle Università sarà compito dei Rettori organizzare la cosa.

Un decreto è per sempre

Tutto è avvenuto per decreto-legge, un atto avente forza di legge con cui il governo esercita la funzione legislativa (sostituendosi al Parlamento) in casi straordinari di necessità e urgenza (art. 77 della Costituzione). Peccato che i casi non sono più straordinari ma ordinari, visto che l’emergenza dura da oltre un anno e mezzo e dunque l’eccezionalità s’è fatta normalità. Ma lo strumento del decreto-legge era stato pensato dall’Assemblea costituente per far fronte a casi eccezionali limitati nel tempo, non ad eventi che – seppur drammatici – durano anni e anni. Se il governo avesse voluto esercitare i pieni poteri, che la Costituzione chiama “poteri necessari”, avrebbe dovuto farsi deliberare dalle Camere lo stato di guerra ai sensi dell’art. 78 della Costituzione, ma non siamo in guerra. O forse sì, la vulgata della cosiddetta “guerra contro il virus”.

Cosa dice la Costituzione

Restiamo sul terreno del diritto. Il decreto-legge n. 111/2021 verrà convertito in legge dal Parlamento entro il 5 ottobre, quindi saremo di fronte ad una legge di conversione. La legge però deve essere conforme alla Costituzione. L’art. 3 della Costituzione, al primo comma, non lascia scampo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. In tal caso il mancato possesso del green pass o la mancata vaccinazione rientrano sicuramente in quelle che l’art. 3 definisce “condizioni personali”, quindi vietare ad un docente di insegnare all’interno delle scuole o dell’Università (sospendendogli lo stipendio) o vietare ad un ragazzo di andare fisicamente all’Università (dopo aver pure pagato le tasse) rappresentano una evidente discriminazione. Ma v’è di più.

Il monito di Aldo Moro

Anche l’art. 32 è importante. A breve si discuterà concretamente di obbligo vaccinale, dunque di un trattamento sanitario obbligatorio che può essere consentito solo per legge, ma per la Costituzione “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Questa disposizione fu voluta da Aldo Moro in sede di lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, infatti il leader della Dc fece presente che “si tratta di un problema di libertà individuale che non può non essere garantito dalla Costituzione, quello cioè di affermare che non possono essere imposte obbligatoriamente ai cittadini pratiche sanitarie, se non vi sia una disposizione legislativa, impedendo, per conseguenza, che disposizioni del genere possano essere prese dalle autorità senza l’intervento della legge”. Se l’obbligo arriverà, il governo lo introdurrà con decreto-legge, fregandosene di come tale strumento – nelle intenzioni dei Costituenti – avrebbe dovuto costituire extrema ratio rispetto alla procedura normale di approvazione delle leggi da parte delle Camere. Non è un caso che l’espressione in nessun caso non sia stata più utilizzata in nessun’altra disposizione costituzionale. Moro all’epoca si riferiva al problema della “sterilizzazione e di altri problemi accessori”, ma un vaccino sperimentale non è che ci vada proprio lontano visti gli effetti avversi sempre più frequenti. E non venite a parlarci di emergenza perché, dopo oltre un anno e mezzo, non esiste emergenza al mondo (che non sia una guerra con tanto di deliberazione parlamentare) che giustifichi l’uso continuo e ininterrotto dei decreti-legge.

Che fare? Politicamente ci sarebbe tanto da fare, ma l’impressione è che le forze politiche – senza grosse distinzioni – non abbiamo intenzione di “disturbare il manovratore”. Chi tocca Draghi muore. Da qui le proteste spontanee di piazza: per il 28 agosto è prevista a Roma una grossa manifestazione e anche in altre città proseguono le proteste, e non sappiamo cosa potrà succedere in autunno. Molto dipenderà dagli studenti universitari all’apertura del semestre.

La strada maestra: il ricorso al giudice

Ma vogliamo restare ancora sul terreno del diritto. Il cittadino, studente o professore, al quale fosse impedito concretamente di entrare a scuola o all’Università potrà rivolgersi al giudice ordinario (i docenti, ad esempio, al giudice del lavoro) e chiedere – oltre all’annullamento del provvedimento ritenuto illegittimo – di adire la Corte costituzionale ponendo il quesito se il decreto-legge n. 111/2021 e la sua legge di conversione sono conformi agli artt. 3 e 32 della Costituzione.

L’alternativa contro il green pass

Esiste anche un’altra strada. L’art. 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 2000 stabilisce espressamente che “ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati: il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge, il divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone, il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro, il divieto della clonazione riproduttiva degli esseri umani”. Siamo proprio sicuri che per la vaccinazione contro la Covid-19 il consenso sia libero e informato? Siamo proprio sicuri che il corpo umano non sia fonte di lucro per le multinazionali del farmaco che hanno visto decuplicare (se non di più) i propri guadagni? Siamo proprio sicuri che, imponendo per decreto-legge un certificato che consenta l’esercizio di elementari diritti di cittadinanza, sia tutelata a pieno l’integrità fisica e psichica dell’individuo, visto che l’obbligo del green pass rappresenta una forte pressione psicologica alla vaccinazione?

Così l’Ue tutela la libertà

Peraltro anche il Trattato sull’Unione europea tutela, all’art. 2, la dignità umana contro ogni forma di discriminazione, nel rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani: “(…) Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”. Non possono esistere dunque cittadini di serie A e di serie B nell’Unione.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, detta anche Carta di Nizza, ai sensi dell’art. 6 del Trattato sull’Unione europea (dopo la modifica avvenuta nel 2007 col Trattato di Lisbona), viene equiparata ai Trattati istitutivi dell’Unione ed acquisisce pertanto il rango di diritto primario. Il Trattato di Lisbona è stato ratificato dal Parlamento italiano nel 2008 ed è entrato nel nostro ordinamento giuridico attraverso una legge ordinaria (Legge 2 agosto 2008 n. 130).

Da un lato abbiamo dunque un decreto-legge, il n. 111/2021, e la sua eventuale legge di conversione, dall’altro una legge di ratifica di un Trattato della Ue (Legge n. 130/2008) che ingloba la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Due leggi, due fonti del diritto dello stesso rango. Si può applicare il principio generale della successione delle leggi nel tempo, per cui la legge successiva supera quella antecedente? Una delle due leggi è di ratifica di un Trattato internazionale e, come tale, non può essere superata da una successiva legge ordinaria eterogenea, come è una legge di conversione di un decreto-legge emanato peraltro in una fase emergenziale.

Il ricorso alla Corte Ue

E allora? La soluzione è ancora una volta nelle mani del giudice ordinario. Da un lato, come si è visto, può formulare un quesito alla Corte costituzionale, ma esiste anche un altro rimedio giurisdizionale. I giudici nazionali, se chiamati a giudicare una causa intentata da un cittadino o da qualsiasi soggetto a cui è stato leso un diritto soggettivo, possono rivolgersi alla Corte di giustizia europea per chiederle di precisare una questione di interpretazione del diritto dell’Unione, al fine di poter – ad esempio – verificare la conformità del diritto nazionale col diritto europeo, originario (Trattati) o derivato (regolamenti e direttive). Si tratta del cosiddetto “rinvio pregiudiziale”, al cui quesito la Corte risponde con sentenza o ordinanza motivate, vincolanti per il giudice nazionale che ha avanzato la procedura di “rinvio”. La Corte è composta da 27 giudici, uno per ciascuno Stato membro. Considerato che parecchi Paesi non hanno adottato il certificato verde interno come invece hanno fatto Italia e Francia, la partita sarebbe apertissima.

C’è chi diffonde in queste ore la notizia di una recente decisione della Corte di giustizia che avrebbe respinto un ricorso presentato dai membri a tempo pieno e volontari dei vigili del fuoco francesi e personale sanitario. La Corte di giustizia si è soltanto limitata a respingere la richiesta di sospensione urgente e immediata delle misure impugnate, riservandosi di decidere il merito solo al verificarsi di un reale pericolo per la vita o l’integrità fisica di una persona. Noi stiamo parlando di una cosa diversa: di fronte ad una richiesta di annullamento di un provvedimento che il cittadino ritiene vìoli i diritti umani o la sua dignità e/o integrità fisica o psichica, deve essere il giudice nazionale a chiedere alla Corte di giustizia dell’Unione europea di fornire la chiave interpretativa corretta secondo il diritto europeo, il cosiddetto – lo ripetiamo – “rinvio pregiudiziale”.

Non solo è stata violata la Costituzione italiana ma anche i Trattati istitutivi della Ue e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nonché – come abbiamo già sottolineato in nostri precedenti articoli – il Regolamento Ue n. 953/2021. Per non parlare della violazione della Convenzione di Oviedo e di alcune Risoluzioni del Consiglio d’Europa. Sembra incredibile: una volta tanto libertà e democrazia potrebbero provenire addirittura dai giudici e dall’Unione europea. Chi lo avrebbe mai detto? In fondo è l’ironia della storia di cui parla Giorgio Hegel.

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

https://www.sabinopaciolla.com/ecco-due-strategie-per-annullare-il-green-pass/

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