Lettera ad Aurelio Porfiri sui giorni della prova
Caro Aurelio,
un piccolo quiz. Citazione: “Appare chiaramente assurdo ed oltremodo ingiurioso per la Chiesa proporsi una certa ‘restaurazione e rigenerazione’, come necessaria per provvedere alla sua salvezza ed al suo incremento, quasi che la si potesse ritenere soggetta a difetto, o ad oscuramento o ad altri inconvenienti di simil genere”.
Sai di chi sono queste parole? Di un papa: Gregorio XVI. Si leggono nella Mirari vos, l’enciclica del 15 agosto 1832 con la quale quel pontefice, Bartolomeo Alberto Cappellari, condannò le tesi di chi sosteneva la necessità di un rinnovamento della Chiesa.
Dalla Mirari vos al Concilio Vaticano II, tutto giocato proprio sull’esigenza del rinnovamento, ci sono centrotrent’anni, che per i tempi della Chiesa non sono moltissimi, eppure è come se fossimo di fronte a due universi non solo diversi, ma opposti, tanto che pensieri come quelli di Gregorio XVI venivano annoverati dal Concilio fra quelli tipici dei “profeti di sventura”, incapaci di mettersi in sintonia con i tempi.
Oltre a ribadire l’indissolubilità del matrimonio (“l’onorando matrimonio dei Cristiani”) e il celibato ecclesiastico (contro il quale vedeva all’opera un’”immonda congiura”), Gregorio XVI si impegnava con la Mirari vos in una forte condanna dell’indifferentismo religioso (“quella perversa opinione… secondo la quale si possa in qualunque professione di Fede conseguire l’eterna salvezza dell’anima se i costumi si conformano alla norma del retto e dell’onesto”) e della libertà di coscienza intesa come totale autonomia del soggetto.
Ora, caro Aurelio, proviamo a paragonare queste affermazioni con documenti come la dichiarazione di Abu Dhabi o Amoris laetitia o anche la Nostra aetate del Concilio Vaticano II, e poi dimmi se non diventa chiaro che la Chiesa, specie col Vaticano II, ha operato una totale inversione di marcia.
E ascolta le seguenti denunce di quel papa: “Viene disprezzata la santità delle cose sacre: e l’augusta maestà del culto divino, che pur tanto possiede di forza e di necessità sul cuore umano, viene indegnamente contaminata da uomini ribaldi, riprovata, messa a ludibrio. Quindi si stravolge e perverte la sana dottrina, ed errori d’ogni genere si disseminano audacemente. Non leggi sacre, non diritti, non istituzioni, non discipline, anche le più sante, sono al sicuro di fronte all’ardire di costoro, che solo eruttano malvagità dalla sozza loro bocca”.
Non c’è che dire: papa Gregorio le cantava! E aggiungeva: “È Nostro obbligo alzare la voce e tentare ogni prova, perché né il cinghiale della selva devasti la vigna, né i lupi rapaci piombino a fare strage del gregge. A Noi spetta guidare le pecore soltanto a quei pascoli che siano per esse salubri, e scevri d’ogni anche lieve sospetto d’essere dannosi. Dio non voglia, o carissimi, che mentre premono tanti mali e tanti pericoli sovrastano, manchino al proprio ufficio i Pastori che, colpiti da sbigottimento, trascurino le pecore o, deposta la cura del gregge, si abbandonino all’ozio ed alla pigrizia”.
Tantissimi anni dopo, a fronte di una Chiesa che sembra ormai essersi dissolta nell’umanesimo ateo dominante, verrebbe da concludere che ha vinto il cinghiale: la vigna è stata devastata. Ma poiché la Chiesa non è degli uomini, bensì è divina, possiamo essere sicuri che vive. E possiamo pregare con le parole che Pio XII, chiedendo che venissero abbreviati i giorni della prova, dedicò nel 1957 alla Chiesa del silenzio, vittima della persecuzione nell’Est comunista: “O Signore Gesù, Re dei martiri, conforto degli afflitti, appoggio e sostegno di quanti soffrono per amor tuo e per la loro fedeltà alla tua Sposa, la Santa Madre Chiesa, ascolta benigno le nostre fervide preghiere per i nostri fratelli della Chiesa del silenzio, affinché non solo non vengano mai meno nella lotta, né vacillino nella fede, ma valgano anzi a sperimentare la dolcezza delle consolazioni da Te riservate alle anime, che Ti degni di chiamare ad essere tue compagne nell’alto della croce… Concedi, o Signore, che siano abbreviati i giorni della prova e che ben presto tutti — insieme coi loro oppressori convertiti — possano liberamente servire e adorare Te che, col Padre e con lo Spirito Santo, vivi e regni per tutti i secoli dei secoli. Così sia!”.
https://www.aldomariavalli.it/2021/08/24/lettera-ad-aurelio-porfiri-sui-giorni-della-prova/amp/?u
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