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martedì 28 settembre 2021

In Italia le chiese sono ancora ostaggio

Pandemia, quei pretesti per colpire la fede cattolica

In Spagna nel 2020, primo anno della pandemia, sono stati 45 gli episodi di violazione della libertà di culto col pretesto della salvaguardia della salute pubblica: messe sospese e interrotte, fedeli cacciati, processioni proibite o parodiate con disprezzo. L'allarme dell'Osservatorio per la libertà religiosa che ha stilato il report annuale: «È stata una nuova modalità di attacco alla fede. Il governo, tramite il Ministero degli Interni, ha mandato gli agenti in chiesa, nonostante lo stato di allarme non prevedesse la chiusura delle chiese», spiega alla Bussola Maria Garcia, presidentessa dell'ORLC. E in Italia? Ancora non ci siamo resi conto che ci sono state violazioni della libertà di culto...



Nel corso del 2020 ha fatto la sua comparsa una nuova modalità di attacco alla libertà religiosa e di culto. Si chiama “salvaguardia della salute pubblica” ed è diventato un grimaldello per limitare, quando non addirittura chiudere, le Messe. In Europa e nel mondo, Usa, Canada e Latimoamerica soprattutto, abbiamo visto diversi casi. La Bussola ha riferito dettagliatamente di numerosi episodi di violazione della libertà dei fedeli a seguito delle restrizioni conseguenti i lockdown decretati dal governo Conte.

Il caso di don Lino Viola, ad esempio, con l’irruzione dei carabinieri durante la consacrazione, è stato un caso “esemplare” della violenza dello Stato nei confronti della fede. Eppure, nonostante siano stati tanti i casi segnalati, in Italia tutto si è risolto il più delle volte con denunce pubbliche sui giornali.

Diverso quanto accade in Spagna dove, invece, esiste da tempo un Osservatorio per la Libertà religiosa e di coscienza, che monitora annualmente il termometro del rispetto del culto nella penisola iberica e pubblica un rapporto nel quale dà conto di quanto è successo nel corso dell’anno precedente.

Ebbene: il rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’Osservatorio e riferito al 2020, anno dello scoppio della pandemia e dell’introduzione dei lockdown, che in Spagna sono è stato chiamato confinamiento, ci presenta una situazione nuova e preoccupante sul fronte della libertà religiosa.

Nel 2020 complessivamente si sono registrati 240 nuovi casi di attacchi alla fede e 174 di questi sono stati a danno di cristiani (per la quasi totalità cattolici), 12 contro musulmani, 6 contro ebrei e i restanti 48 contro altre confessioni religiose. 45 “incidenti” si sono verificati a motivo della pandemia, anche qui per la quasi totalità a danno di cattolici, il 19% del totale.

Si tratta per lo più di Messe interrotte, proibite o di parodie di processioni da parte di gruppi di irregolari laicisti che si sono presi gioco della fede cristiana pesantemente compromessa durante il confinamiento.

«Assistiamo a una nuova modalità di attacco alla fede – spiega alla Bussola Maria Garcia, presidente dell’OLRC – che abbiamo denunciato anche durante il corso dello stato di confinamento e che ora abbiamo inserito nel report. In quei giorni del 2020 abbiamo assistito a davvero tante iniziative di limitazione. A cominciare dal fatto che le chiese in Spagna sono state limitate al pubblico dai vescovi, dato che el estado de alarma non proibiva le Messe, ma i controlli nelle chiese che hanno portato anche all’interruzione delle celebrazioni sono stati effettuati dalle forze dell’ordine. In spregio alle leggi costituzionali».

Garcia ha puntato il dito contro il Ministero dell’Interno da cui dipende la polizia e contro alcune regioni, come la Castiglia che è governata dal PPE e dove sono state fermate anche messe in cattedrale con appena 20 fedeli, come quella del 22 marzo 2020 a Valladolid.

Il catalogo degli episodi raccolti dall’Osservatorio è davvero variegato: si va dalla Messa sospesa a Cadice in Andalusia il 1° aprile a quella bloccata a Siviglia il 6 aprile in occasione della Domenica delle Palme, dove una comunità religiosa stava celebrando sulla terrazza del convento. All’arrivo delle forze dell’ordine c’erano appena otto persone. A nulla è valsa la giustificazione dei religiosi che hanno spiegato di aver organizzato apposta la Messa all’aperto e con i soli missionari residenti e conviventi tra loro: sono stati multati anche perché non indossavano le mascherine.

A Valencia è andata peggio: il 12 aprile la polizia ha sgomberato 9 fedeli della parrocchia di San Isidoro che erano in chiesa per confessarsi (era la Domenica di Pasqua), pregare il Rosario e partecipare all’Adorazione: seduti a distanze siderali tra di loro, dotati di guanti e mascherine. Entrati, gli agenti hanno intimato di sloggiare. Uno dei fedeli ha chiesto almeno di poter terminare la recita delle litanie e di riporre il Santissimo nel Tabernacolo. Gli è stato accordato, bontà loro.

Miguel Ángel Nieto, parroco di San Giovanni Paolo II a San Fernando de Henares ha raccontato sui social che la Messa gli è stata fatta sospendere dopo la liturgia della Parola. C’erano appena cinque fedeli presenti. Anche a Granada, presente il vescovo, sono stati apposti i sigilli.

Le proibizioni non hanno toccato soltanto le Messe. Ad Alicante il 17 aprile il governo locale ha proibito l’uscita di una processione per la benedizione della città a protezione dalla pandemia con la Santa Faz, la principale devozione cittadina dal ‘400. Si tratta di un reliquiario con un’immagine di Cristo che protesse la città da numerose pestilenze: la peste nera del 1648 e il colera nel 1804, 1854, 1865, 1870 e 1885.

A conferma che il Governo Sanchez, retto da forze fortemente laiciste e anticattoliche (PSOE, Podemos e Izquierda Unida) abbia proibito le attività di culto, sta l’atto del 9 maggio 2020 in cui sono state proibite tutte le manifestazioni religiose all’aria aperta, anche se svolte sul sagrato o nelle vie cittadine principali. Con una raccomandazione che sa di ingerenza: le omelie dovranno essere express.

In un Paese come la Spagna dove le processioni religiose hanno un radicamento ancora più forte che in Italia, è apparso un affronto dato che il sentimento per viae crucis e processioni con la statua della Madonna sono molto amate anche dai fedeli non assidui. Infatti, a onta ulteriore, l’Osservatorio ha registrato anche diverse processioni burlesche nel corso delle quali sono state fatte delle parodie blasfeme della Settimana Santa a Siviglia, il 26 marzo 2020 e a Merida, l’11 aprile. Gli autori sono stati denunciati dalla Polizia, ma non per la parodia sacrilega, bensì per aver violato le misure di restrizione.

Con questo report, l’Osservatorio compie una vera e propria denuncia perché mette nero su bianco che el estado de alarma voluto dal governo comunistoide Sanchez-Iglesias ha creato una ferita nel corpo ecclesiale dato che tutte le limitazioni della libertà di culto sono un vulnus arrecato ai cattolici. E ha posto le basi per future denunce nel caso in cui dovessero ripresentarsi momento di restrizione simili.

E in Italia? In Italia le chiese sono ancora ostaggio di misure di contenimento fissate nel maggio 2020 e che hanno tutta l’intenzione di rimanere permanenti. Prima bisognerebbe rendersi conto che anche a casa nostra ci sono state violazioni inaccettabili e denunciarle.

Ma nel nostro Paese tutto procede ormai a senso unico. Proprio ieri alcuni balordi sono stati fermati dalla polizia a Pescara perché sono entrati in una chiesa durante la Messa e hanno disturbato i fedeli raccolti in preghiera qualificandosi come no vax e finendo il tutto in rissa sul sagrato con i carabinieri. Sono stati giustamente denunciati all’autorità per vari reati, tra cui il “turbamento di funzioni religiose”. Peccato che nessuno dei carabinieri e poliziotti che nel 2020  hanno interrotto illegalmente le funzioni (a Cremona, Cerveteri, Rocca Imperiale etc…) non siano mai stati segnalati per il medesimo reato.

Andrea Zambrano

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