Bambino

 di Roberta Romanello (per Iustitia in Veritate)

Nel celebre saggio L’epoca delle passioni tristi, pubblicato ormai quasi vent’anni orsono, il filosofo e psicoanalista Miguel Benasayag insieme a Gérard Schmit, psicoanalista e terapeuta della famiglia, documentavano la crescente richiesta di aiuto, proveniente dalle famiglie, relativa alle fasce di popolazione più giovani, bambini e adolescenti, e sottolineavano la crisi della società contemporanea, incapace di offrire ai giovani uno sguardo positivo verso il futuro. Molti pesi gravavano già da quegli anni sulle spalle delle giovani generazioni: permanente insicurezza, precarietà, crisi, mancanza di prospettive, crisi dei legami. I due autori identificano la crisi e l’angoscia che pervade da tempo le giovani generazioni come un cambiamento di segno del futuro, percepito come gravido di negatività, pervaso da sentimenti di diffidenza, sfiducia, impotenza, angoscia.

In questi vent’anni, le menti dei giovani sono state inoltre aggredite con immane violenza dalla pervasività della rete, del virtuale, e nulla di concreto è stato fatto per alleviare i sentimenti di angoscia davanti a un futuro percepito sempre più cupo. Il fenomeno crescente del ritiro sociale, dell’autolesionismo, dell’alcolismo, del ricorso agli psicofarmaci e alle droghe è il segno tangibile della sofferenza dei giovani.

Su queste già fragili basi si è innescato da ormai un anno e mezzo un perverso meccanismo di colpevolizzazione dei giovani, che ha riguardato, sin dai primi momenti, la diffusione del virus Sars-Cov-2. In questi lunghi mesi, abbiamo assistito a un susseguirsi insensato e deleterio delle misure restrittive relative proprio alla fascia di popolazione meno colpita dal virus, proprio quella dei giovani (dati Istituto Superiore di Sanità ISS, https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia#2 – vedi immagine “decessi per fasce d’età”).

 

 

Senza alcuna prova scientifica a supporto, bambini e adolescenti sono stati immediatamente bollati come superdiffusori, cioè coloro che potenzialmente potevano contagiare chiunque in quanto portatori asintomatici, e quindi da chiudere in casa, mentre anziani e persone fragili, le persone più a rischio non solo di contrarre il virus, ma anche di subire le conseguenze più gravi qualora avessero contratto la covid, potevano frequentare ogni ambiente, dai mezzi di trasporto sovraffollati, ai supermercati, senza alcuna limitazione.

Per lunghi mesi ai nostri bambini, è stato vietato di giocare, sono stati chiuse aree gioco all’aperto, è stata impedita l’attività sociale anche nel privato, sono state fatte osservare regole di comportamento e di distanziamento che non hanno minimamente tenuto conto dei bisogni psicologici e relazionali dei bambini, terrorizzati per mesi indicando loro un possibile pericolosissimo contagio attraverso un “nemico invisibile”, che poteva arrivare proprio attraverso il contatto con gli altri bambini. Agli adolescenti è stato impedito per molti mesi di andare a scuola, li si è relegati dietro agli schermi a fare la dad, obbligandoli a un’overdose tecnologica come paradossale sostituzione di ogni altro ambito relazionale e di vita, li si è privati di ogni possibilità di ritrovo: niente centri sportivi, niente cinema, niente pizza insieme, niente feste di compleanno, quasi obbligati a evitare gli sguardi colpevolizzanti di coloro che, avendo interiorizzato la feroce propaganda televisiva, complici i media, additavano i ragazzi come irresponsabili qualora volessero semplicemente ritrovarsi insieme all’aperto.

Molti bambini e molti giovani hanno subito conseguenze psicologiche importanti sia per il nuovo stile di vita e di relazione che è stato loro imposto per le paure degli adulti, sia per la sensazione di essere in una situazione sempre più compromessa dal punto di vista delle prospettive future. Il dottor Stefano Vicari, responsabile del reparto di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma lo sta denunciando ormai da mesi: i reparti di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza si sono riempiti: giovani depressi che si chiudono a riccio, che tentano il suicidio, che praticano l’autolesionismo, che si tagliano; mai così tanti, soprattutto a partire dalla cosiddetta “seconda ondata”, tra ottobre e novembre del 2020 (https://www.huffingtonpost.it/entry/i-giovanissimi-si-tagliano-e-tentano-il-suicidio-mai-cosi-tanti-ricoveri-prima-della-pandemia_it_6006f714c5b697df1a09146e). Lo stesso allarme viene dagli stessi reparti di altri ospedali diffusi sul territorio nazionale.

A questi giovani, che i cosiddetti esperti e i media hanno dipinto per mesi come i principali responsabili della diffusione del virus, quelli che hanno subito i più severi lockdown, quelli che venivano isolati e chiusi a casa in quarantena se un compagno risultava positivo al tampone (tamponi la cui attendibilità è tutta da dimostrare), quelli che hanno perduto motivazione allo studio, viene offerta oggi ipocritamente una possibilità, che è sostanzialmente solo un ricatto: tornare alla vita normale, alla vita di prima, accettando di farsi inoculare una sostanza sperimentale, un siero genico che ha già causato molti problemi a molti giovani e sui cui effetti collaterali a medio e lungo termine comunque nessuno garantisce, né gli esperti, né la politica, né i produttori. Sieri genici sui quali molti medici, virologi, immunologi e scienziati hanno espresso molti dubbi, documentando accuratamente le loro posizioni contrarie alla vaccinazione contro la covid, ma che hanno subito esplicite forme di censura e il cosiddetto shit storm, una campagna diffamatoria che mira a delegittimare chi, in modo documentato e davvero scientifico, cerca di sensibilizzare sui possibili effetti avversi e sulle complicazioni, anche gravi e gravissime, che possono derivare dall’inoculazione di simili sostanze.

Il 22 settembre 2021, sulla pagina Facebook ATS Milano Città metropolitana della Regione Lombardia, è andata in onda Vaccinazioni! Quali sono i dubbi?, un webinar in collegamento con molte scuole superiori. La live, durata due ore (dalle 10:00 alle 12:00 circa) ha visto la partecipazione di esperti, quali il dottor Pregliasco, che hanno fornito ai giovani una comunicazione a senso unico. Nessun contraddittorio. Solo un’unica posizione, a risolvere in modo sbrigativo e per nulla documentato scientificamente, le domande dei ragazzi (ad esempio sull’incongruenza tra durata degli effetti del vaccino e durata del green pass, problemi relativi allo sfasamento del ciclo mestruale; genitori che lamentano di non essere stati informativi preventivamente dell’iniziativa, che è rivolta anche a classi con minori). Nessuno studio è stato prodotto a supporto delle risposte date, mentre sappiamo che molti studi scientifici indipendenti (che garantiscono cioè l’assenza di conflitti di interessi) sostengono la pericolosità di questo tipo di “vaccinazione”, i cui effetti avversi sono molti e documentati, anche nella fascia dei giovani e dei giovanissimi (dati USA sul sito VAERS, Vaccine Adverse Event Reporting System, https://vaersanalysis.info/2021/09/17/vaers-summary-for-covid-19-vaccines-through-9-10-2021/); nella tabella sotto le morti da vaccino registrate dal 1990 al 2021 (non ancora concluso).

   

 https://www.sabinopaciolla.com/giovani-e-bambini-la-crisi-permanente-la-reclusione-in-tempi-di-pandemia-e-la-propaganda-vaccinale/