ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 settembre 2021

Nella prospettiva, forse, che la questione venisse dimenticata.

PAPA E ANTIPAPA: L’INCHIESTA – I NEMICI DI BENEDETTO XVI DENTRO LA CHIESA  – Parte 4

Grazie al libello di Flores d’Arcais citato ieri QUI , abbiamo un panorama chiarissimo di come papa Benedetto XVI fosse un ostacolo enorme per il procedere di schiaccianti dinamiche globaliste. Ecco perché doveva essere assolutamente tolto di mezzo e, con lui, tutta la bimillenaria Chiesa cattolica, la sua Tradizione e il suo credo. Abbiamo dunque fatto il punto sui nemici di Benedetto FUORI della Chiesa. A tal proposito si potrebbe citare anche l’oscurissimo episodio del blocco dei conti vaticani, con la sospensione – in tempismo perfetto – da parte degli Usa di Obama, del famoso CODICE SWIFT. Apparentemente, la procedura doveva svolgersi all’interno di normali cambiamenti di sistema per il cambio della legge sull’antiriciclaggio, ma resta il fatto che i conti vaticani furono sbloccati solo poche ore dopo la Declaratio di presunte dimissioni di Benedetto XVI. Un caso?

Comunque, oggi, per comprendere appieno il contesto che condusse l’attuale papa, Benedetto XVI, a dichiarare il proprio impedimento a governare col conseguente ritiro in eremitaggio, è necessario comprendere chi fossero i suoi nemici DENTRO la Chiesa. Per questo citeremo esclusivamente fatti reali, dichiarazioni uscite sulla stampa e testimonianze incontrovertibili.

Ciò che emerge in modo macroscopico è che, accanto al fatto che i poteri del papa erano stati drasticamente ridotti già con Concilio Vaticano II, nella Chiesa fosse in corso un AMMUTINAMENTO/OSTRUZIONISMO PASSIVO da parte di personaggi chiave della Curia vicini al papa, e non solo.

Ricordiamo cosa Ratzinger confidò nel 2005  a  Mons. Fellay della Comunità S. Pio X, il quale, durante un’udienza, ricordava al Papa di essere in possesso dell’autorità per rimettere le cose in ordine nella Chiesa su tutti i fronti. E Benedetto XVI rispose così: «La mia autorità finisce a quella porta». Questo avveniva a Castel Gandolfo già nell’agosto 2005QUI

A questo punto, dobbiamo citare il canone 412 del Codice di Diritto Canonico: “La sede episcopale si intende “impedita” se il Vescovo diocesano è totalmente impedito di esercitare l’ufficio pastorale nella diocesi a motivo di prigionia, confino, esilio o INABILITÀnon essendo in grado di comunicare nemmeno per LETTERA con i suoi diocesani”.

A proposito di inabilità, il mite, anziano Joseph Ratzinger fin dall’inizio del suo pontificato ha avuto enormi problemi nel farsi obbedire. Come testimonia il fatto di Mons. Fellay, egli era largamente impedito già allora ad ESERCITARE l’ufficio pastorale e questo probabilmente dipendeva anche da una fragilità dovuta ai suoi 86 anni, età in cui fu eletto papa.

Non lo diciamo noi, ma lo ammette lui stesso nella Declaratio del 2013: “… sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per ESERCITARE in modo adeguato il ministero petrino […] per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministerium (esercizio pratico) a me affidato”.

“Del resto – spiega il Prof. Antonio Sànchez, ordinario di diritto dell’Università di Siviglia – l‘inabilità fisica non è un motivo per rinunciare al mantenimento del papato: Giovanni Paolo II governò fino agli ultimi stadi della sua malattia”.

Ovvero: un papa anche se debole e anziano, purché obbedito disciplinatamente dai suoi vescovi, può continuare tranquillamente ad essere papa. Invece, una debolezza fisica, o nervosa può essere un problema per esercitare il ministerium ed evitare di “farsi impedire”.

Per di più, oltre a un’inabilità di tipo fisico, si potrebbe parlare anche di una inabilità giuridica nel senso che il collegialismo inaugurato dal Concilio Vaticano II aveva iniziato a distruggere l’impianto monarchico-piramidale della Chiesa, e nel 2005 fu capace di impedirgli perfino di imporre la frase “versato per noi e per molti” (invece che per tutti)  nel canone della Messa, versione filologica dal latino “pro multis”, più corretta dal punto di vista teologico.(Non tutti vanno in Paradiso – come dice Bergoglio – tante anime vogliono restare lontane da Dio anche dopo la morte. Così, almeno, dice la dottrina cattolica).

I disastri del Concilio, “vinto” dai modernisti capitanati dal gesuita Karl Rahner, tra l’altro, ebbero l’effetto di investire il Segretario di Stato, in qualità di Primo Ministro della Chiesa legislativa, del controllo quasi totale sul flusso della legislazione e di altre informazioni provenienti dal Vaticano, compresi gli atti stessi del Papa stesso. 

A questo proposito, un fatto clamoroso è rappresentato dal licenziamento in tronco, nel maggio 2012, del Presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi, amico di Benedetto XVI, senza che lui ne sapesse niente. Lo apprese dalla tv, come testimoniato dal suo segretario Mons.  Gaenswein e secondo alcune fonti, ebbe anche un moto di pianto quando lo apprese.

Vi sembra normale che il presidente della “banca” vaticana possa essere silurato senza che il papa ne sappia nulla?

Ma un altro FATTO CHIARISSIMO risale allo stesso periodo,  quando scoppiò lo scandalo Vatileaks:  il maggiordomo del papa, Paolo Gabriele (poi graziato in dicembre dal papa e lasciato a piede libero) aveva trafugato e fotocopiato LETTERE segrete e riservate di Benedetto XVI con cardinali, giornalisti, politici, vip etc. Tra quelle ecclesiastiche, una del card. Tettamanzi dove accusava il card. Bertone di dare ordini a nome di Benedetto senza che il Papa ne fosse neppure informato, poi quella inviata dal card. Nicora al Presidente dello Ior Gotti Tedeschi dove lo informava del cambio legge antiriciclaggio operato dal card. Bertone e quella di Mons. Viganò a Benedetto XVI dove l’arcivescovo faceva duri riferimenti al card. Bertone. Tutti documenti che parlavano di uno strapotere del Segretario di Stato, come sopra, e quindi della inabilità giuridisdizionale già citata

Fatto sta che molti di questi carteggi furono poi pubblicati da Gianluigi Nuzzi in un libro.

Ed ecco che rientra in pieno il QUARTO MOTIVO secondo cui la sede può essere dichiarata impedita: QUANDO IL VESCOVO NON È IN GRADO DI COMUNICARE NEMMENO PER LETTERA CON I SUOI DIOCESANI, in questo caso tutto il cattolicesimo universale.

Considerato che la sua posta non era più privata, ma era stata trafugata, fotocopiata,  divulgata, poi data alle stampe, il Papa avrebbe ben potuto dichiarare la sede impedita essendo impossibilitato a comunicare anche per lettera.

Poi, se c’è altro, bisognerebbe chiederlo al Santo Padre. Peraltro, Vatileaks parlava anche di un piano per ucciderlo.  Se Benedetto sia stato sottoposto a situazioni di confino o prigionia non è dato saperlo, ma resta un fatto: dopo la Declaratio dell’11 febbraio 2013, lui ha lasciato ben 17 giorni di tempo prima che entrasse in vigore la sua sede impedita. In tutto questo tempo, nessun cardinale – tranne, pare, Sua Eminenza Raymond Leo Burke – ha sollevato dubbi sulla legittimità della Declaratio interpretata come rinuncia. Nessuno è andato dal papa a chiedergli: “Ma Santo Padre, scusi, Lei esattamente cosa intendeva? Perché, per il canone 332.2, Lei per abdicare deve rinunciare al munus petrino, e la rinuncia al soglio deve essere simultanea”.

E quando nel 2014 Antonio Socci ha pubblicato i primi libri che parlavano di una invalidità della rinuncia, non c’è stato nessuno che abbia sollevato la questione.

Allora: è possibile considerare una sede più impedita di questa?

Infine, occorre doverosamente citare il gruppo di cardinali modernisti noto come “MAFIA DI SAN GALLO” Si trattava di una dozzina di cardinali importantissimi, tra cui il primate del Belgio e il cardinale di Londra, tutti completamente modernisti e in odore di massoneria ecclesiastica. Fra costoro c’era anche il card. Silvestrini, guarda caso patron di Giuseppe Conte QUI .  

Nel 2015, il card. Godfried Danneels, il primate del Belgio che portò il Cattolicesimo nel suo paese al minimo storico, coinvolto anche in un affare di copertura di un porporato pedofilo, confessò candidamente nella sua “Biographie” autorizzata come, da anni, la Mafia di San Gallo” (si erano dati questo simpatico nomignolo) brigasse per far dimettere Benedetto XVI e mettere al suo posto – guarda caso – il card. Jorge Mario Bergoglio. Citiamo dal libro: “E’ un gesuita confratello di Martini e cardinale arcivescovo di Buenos Aires, si chiama Jorge Mario Bergoglio. L’atteggiamento di Bergoglio si guadagna la fiducia di molti dei partecipanti al Gruppo di San Gallo, compreso Danneels. […] Anche se i cardinali del gruppo di San Gallo presenti a Roma inviano a Ivo Fürer una cartolina con il messaggio: “Siamo qui insieme in spirito di pace”, fu il cardinale Ratzinger ad essere scelto dal conclave come  successore quasi ovvio del papa polacco, anche se durante il pre-conclave, il cardinale gesuita Jorge Mario Bergoglio era un’alternativa realistica”.

Il volume, che conferma quanto precedentemente dichiarato dal giornalista inglese Ivereigh, non è mai stato tradotto in italiano, né smentito dal Vaticano, nella prospettiva, forse, che la questione venisse dimenticata.

Della “Mafia” facevano parte, oltre ai citati, Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano,  il card. Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di WestminsterJoseph Doré, arcivescovo di StrasburgoAlois Kothgasser, arcivescovo di SalisburgoLjubomyr Huzar, arcivescovo maggiore di Leopoli degli UcrainiJosé Policarpo, patriarca di Lisbona.

L’ultimo incontro del gruppo, fu  nel 2006, con Benedetto XVI già sul trono da un anno. Gustoso ricordare come il card. Danneels fosse accanto a Bergoglio quando si affacciò dal balcone di San Pietro vestito di bianco, il giorno della sua presunta “elezione”. Il documentario “Il messaggio nella bottiglia” parla diffusamente di questi personaggi QUI

Il gruppo era noto fin dagli anni ’90, tanto che San Giovanni Paolo II promulgò, nella Costituzione apostolica Universi dominici gregis una precisa direttiva per SCOMUNICARE AUTOMATICAMENTE (latae sententiae) tutti i cardinali che avessero tessuto accordi e trame pre-conclave.  Questa è infatti una delle altre classiche argomentazioni, secondarie rispetto all’invalidità della rinuncia di Benedetto, che vengono addotte per sancire l’illegittimità del conclave del 2013 e, quindi, confermare l’antipapato di Bergoglio. Ora, visto che la Declaratio non è una rinuncia, ma una sede impedita dichiarata per l’opera dei nemici dentro e fuori la Chiesa, vedremo domani, qui su ByoBlu quale è stata la geniale e definitiva risposta di Papa Benedetto XVI per salvare la vera Chiesa cattolica e come la spiegherà lui stesso durante questi ultimi otto anni.

11 Settembre 2021Andrea Cionci

https://www.byoblu.com/2021/09/11/papa-antipapa-inchiesta-4/

Francesco ai vescovi francesi su “Traditionis custodes”: “Stabilire un limite. E basta!”


    “Devono accettare il Vaticano II, e basta!”

Questo il tono con cui Francesco si è rivolto a un gruppo di vescovi del Sud della Francia, in visita ad limina a Roma.

Il settimanale cattolico francese Famille Chrétienne, facendo un riassunto della visita, include questo passaggio su Traditionis custodes: «Riguardo al motu proprio Traditionis custodes, il papa ha insistito sul fatto che si deve evitare che la celebrazione del rito antico sia un pretesto per rifiutare il Vaticano II. “Bisogna stabilire un limite, e basta”, ha insistito davanti ai prelati francesi, perché “un attaccamento liturgico non sia la facciata per una posizione ideologica”. Allo stesso tempo, il successore di Pietro li ha incoraggiati ad assumere un “atteggiamento paterno” nei confronti dei fedeli».

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Fonti:

rorate-caeli.blogspot.com

famillechretienne.fr


Bergoglio, come Montini, custode dell’ideologia conciliare





Come abbiamo notato varie volte il campo conservatore, il mondo di mezzo, di questo tragico frangente della storia della Chiesa tende, per meglio tacitare forse i rimorsi della coscienza ed evitare di arrivare a conclusioni serie sul Vaticano II e i suoi prodotti, a indorare la pillola modernista dei pontificati o pretesi tali precedenti il governo argentino. L’esempio più caratteristico è la idealizzazione positiva dell’operato di Paolo VI, il papa del Concilio e della nuova messa “canonizzato” da Bergoglio, presentato quasi come un tradizionalista. Per contrapporre un po’di realtà a queste visioni tra l’anestetico e lo psichedelico, ci piace riprendere il seguente articolo pubblicato sul canale di attualità della Fraternità Sacerdotale San Pio X dal titolo originale: Il Papa parla di “Traditionis custodes”.

Il 30 agosto Papa Francesco ha rilasciato un’intervista a una radio cattolica spagnola (COPE), intervista trasmessa il 1° settembre 2021. In particolare ha smentito le voci che circolavano sulle sue possibili dimissioni. L’intero contenuto è stato trascritto nella versione spagnola di Vatican news. Una domanda verteva sul recente motu proprio “Traditionis custodes“.

Francesco, riprendendo la domanda del giornalista, afferma innanzitutto la sua timidezza e mansuetudine. Dice infatti: “Non sono il tipo da sbattere i pugni sul tavolo, non capisco. Sono piuttosto timido.”Ripercorre poi la storia di Traditionis custodes. “L’azione di Giovanni Paolo II [che firmò il motu proprio Quattuor abhinc annos nel 1984. NdR], e poi di Benedetto XVI più chiaramente con il Summorum Pontificum, ha reso possibile celebrare con il messale di Giovanni XXIII per coloro che non si sentivano a proprio agio con la liturgia attuale, che avevano una certa nostalgia…”

E aggiunge: “Mi è sembrata una delle cose pastorali più belle e umane che Benedetto XVI, che è uomo di squisita umanità, abbia fatto. Ed è così che è iniziato tutto. Questa era la ragione.”

Il Papa poi racconta la valutazione che seguì dopo tre anni e, dice, “sembrava che tutto andasse bene. E stava andando bene”. Poi una nuova valutazione è stata fatta l’anno scorso.Fu allora che, secondo il Papa, si scoprì “che qualcosa fatto per aiutare pastoralmente chi ha avuto un’esperienza precedente, si stava trasformando in ideologia. In altre parole, una cosa pastorale è diventata un’ideologia. Abbiamo quindi dovuto reagire con regole chiare (…) che mettono un limite a chi non ha fatto questa esperienza.”

In altre parole, coloro che hanno scoperto la Messa tradizionale, che prima non l’avevano conosciuta, si sono legati ad essa, e non potevano non notare che essa era contraria alla Nuova Messa e alla nuova teologia, compreso il Concilio Vaticano II. Era davvero intollerabile. Era quindi necessario stabilire dei limiti.”

Il limite è molto chiaro, aggiunge il Papa. Dopo questo motu proprio, un sacerdote che vuole celebrare non è nelle stesse condizioni degli altri (…) e deve poi chiedere il permesso a Roma. Una sorta di autorizzazione al biritualismo, che viene data solo da Roma. [Come] un sacerdote che celebra nel rito orientale e nel rito latino, è birituale ma con il permesso di Roma.”

Ma perché un sacerdote che vuole celebrare un rito che non è mai stato proibito, che non è proibito, che non può essere proibito, si trova in una situazione particolare? Questo è ciò che non si dice.E non si può dire, perché l’ideologia non riguarda la Messa tradizionale, ma il Concilio Vaticano II e della Nuova Messa. Il Concilio non ha autorità infallibile. Come è stato ripetuto fino alla nausea, è pastorale, non ha definito né condannato nulla. Anche se Paolo VI voleva farne un “superdogma”. Basti ricordare quanto scrisse in una lettera Mons. Lefebvre: “Questo Concilio non è meno autorevole ed è anche per certi aspetti più importante di quello di Nicea”. Non si sa quali siano questi aspetti che renderebbero il Vaticano II tanto importante, forse addirittura più di Nicea, il primo concilio ecumenico nella storia della Chiesa che proclamò la divinità di Cristo, anatematizzò l’eresia di Ario e fissò l’essenziale del Credo!

La verità è che Papa Francesco, sulle orme di Paolo VI, vuole sradicare ogni devianza dall’ideologia conciliare. Traditionis custodes è solo un ulteriore passo in questo processo di sradicamento, come esposto nei diversi precedenti articoli che hanno trattato questo motu proprio.

Fonte: fsspx.news

Fonte immagine: vaticannews.va

https://www.radiospada.org/2021/09/bergoglio-come-montini-custode-dellideologia-conciliare/

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