ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 18 settembre 2021

S'i' fosse foco

I falò dell’Occidente. 

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Bruciate, bruciate.  Fate presto. L’ Occidente che cancella se stesso procede gaio e sicuro verso la fine della sua storia.  Dà alle fiamme tutto ciò che possiede e, un falò dopo l’altro, non resterà che cenere. Qualcuno, qualcosa, sopravvivrà e, come la fenice, risorgerà dal fuoco. Siamo giunti alla conclusione che occorre anticipare il più possibile l’atto finale di una civilizzazione spenta, senza accanimento terapeutico, nella speranza che dalle ceneri sorga qualcosa di diverso.

Grazie a Radio Canada si è saputo che nel libero, aperto, tollerante Occidente sono ufficialmente iniziati i roghi della civiltà. Simili ai falò nelle vanità nella Firenze del Savonarola, cancellano non simbolicamente, ma fisicamente, i segni concreti della civiltà, con l’approvazione del potere.

Nel 2019 il Consiglio Scolastico Cattolico (!!!) di Providence, Ontario, ha bruciato trenta libri e fumetti ed ha ritirato dalle biblioteche cinquemila copie degli stessi, giacché “diffondevano stereotipi “Tra essi, spiccano i fumetti di Tintin e Lucky Luke. Tintin è un popolarissimo “comic” del belga Hergè, le avventure di un giovane reporter giramondo, i cui antagonisti sono spie, falsari, trafficanti di droga e schiavisti. Neppure questo è bastato per salvare dal falò il ragazzo dal ciuffetto biondo. Lucky Luke è un pistolero del West tanto abile e veloce da sparare più velocemente della propria ombra, che grazie al suo ingegno riesce spesso a vincere senza ricorrere alle armi, mantenendo sempre un’assoluta imperturbabilità. Nel finale di ogni storia il profilo dell’eroe si allontana cantando una triste ballata: “I’m a poor lonesome cowboy far away from home”, sono un povero cowboy solitario lontano da casa. Neppure questo lato di migrante suo malgrado e l’intenzione di non usare le armi lo hanno salvato dalla furia iconoclasta dei piromani canadesi.

Il falò si è svolto come una cerimonia di purificazione. Dopo aver eseguito il loro compito, gli eminenti consiglieri scolastici hanno sotterrato le ceneri “nella speranza che cresceremo in un paese inclusivo dove tutti possano vivere con sicurezza e prosperità”. Così afferma commosso il video dei fuochisti sulla cerimonia di “purificazione attraverso le fiamme”, con le solite parole d’ordine- fotocopia della galassia progressista: sicurezza, inclusione per “tutti”. Tutti: un pronome dal significato rovesciato. I cattivi sono esclusi e consegnati alle fiamme. Altri falò simili erano in programma, ma sono stati sospesi a seguito della pandemia, la quale ha avuto almeno questo effetto positivo.

Secondo le accigliate indagini svolte dai woke – risvegliati –canadesi, il racconto “Tintin in America” contiene “un linguaggio inaccettabile “, “informazioni erronee” e – ohibò, una “presentazione negativa dei popoli autoctoni “nonché una “rappresentazione difettosa degli autoctoni nei disegni”. Non era cioè politicamente ed artisticamente corretto. Quanto alla libera espressione della creatività, è il retaggio di tempi addormentati, fortunatamente sconfitti dal risveglio.

L’accusa a Tintin, che non può difendersi poiché il suo creatore è deceduto da tempo, è di usare l’espressione “un vero pellerossa!“ e poi correre a fotografarlo. Non sappiamo se l’indignazione riguardi la violazione del diritto di immagine o il fatto che l’ignaro Tintin non abbia impiegato la più corretta definizione di “nativo americano”, oggi obbligatoria. Il Tempio del Sole, altra avventura del reporter, ha avuto miglior sorte. E’ stata ritirata dagli scaffali, ma non è stata oggetto del rogo rituale. Si limitano, bontà loro, a impedirne la lettura: si chiama censura. Ogni nuova religione – pur materialista e invertita, la cultura della cancellazione è una teologia secolarizzata – ha bisogno dei suoi riti, di interdetti e di nemici assoluti, o capri espiatori. Lucky Luke, invece, non è scampato al falò. I “risvegliati” hanno notato nei suoi racconti “uno squilibrio di potere tra i bianchi e gli autoctoni, percepiti come i cattivi “.

La promotrice dell’iniziativa è una “ricercatrice indipendente “, “guardiana del sapere autoctono “, Suzy Kies. Indipendente non è per nulla, in quanto legata al partito liberal progressista del premier canadese Justin Trudeau. In quanto al sapere “autoctono” degli indiani – pardon nativi americani- è piuttosto una manifestazione ulteriore della consueta ansia di vendetta e autodistruzione (“cupio dissolvi”) dell’Occidente al capolinea. Il sito web del suo partito definisce la Kies “un’autoctona urbana di discendenza abenachi”.  Oh, entusiasmante, progressista “contaminazione” postmoderna. Dal 2016, è vicepresidente locale dei liberali canadesi di centrosinistra. La cultura della cancellazione, che chiamiamo “Volontà d’impotenza” ha un indirizzo, nomi, cognomi, protagonisti, comprimari e figuranti. A sinistra e nello screziato universo liberale. La signora Kies lavora a vari progetti simili a quello del falò dei fumetti. A spese e sulle spalle del contribuente candese. Evviva la democrazia liberale e progressiva.

Nella tragedia Almansor (1823), il poeta romantico tedesco Heinrich Heine- ebreo – scrisse che “lì dove si bruciano libri, alla fine si bruceranno anche uomini “. Non aveva torto. Roghi di libri ce ne sono stati diversi, a cominciare dalla biblioteca di Alessandria, culla del sapere antico, da parte dello sceicco Rahman. Poco più di un secolo dopo Heine, in Germania i nazisti diedero alle fiamme migliaia di libri. Era il 10 maggio 1933, a Berlino, piazza dell’Opera, tempio della cultura musicale. Tanti ispirati nazistelli – animati, sia chiaro, dalle migliori intenzioni “inclusive” per tutti- sonnecchiano ovunque. O forse agiscono degli strani talebani al contrario, con esiti analoghi. Tra chi bruciò libri a Berlino c’erano molti studenti, ma anche inseganti e uomini di cultura. Gli stessi che avrebbero dovuto insegnare spirito e lettera della cultura e della scienza. Lungi da noi assimilarli all’ “autoctona “canadese, ma il risultato è lo stesso: distruzione fisica e simbolica di ciò che non piace e non corrisponde alla propria visione del mondo. Non è il liberalismo –il partito della Kies- l’ideologia che rispetta e difende ogni idea?

Nel “libero” terzo millennio, nel cuore dell’occidente, Tintin e Lucky Luke, due personaggi dei fumetti, non filosofi o agitatori politici, hanno subito l’ira funesta di sedicenti educatori che preferiscono cancellare la storia che spiegarla. Tintin, un personaggio che amiamo, come Corto Maltese, non ha bisogno della nostra difesa. Ma come si può accusarlo di razzismo –tutti i salmi progressisti finiscono in gloria – se in una delle sue storie più conosciute (Tintin in Tibet) è capace di viaggiare sino all’Himalaya per liberare un amico cinese?

La verità è che il consiglio scolastico (cattolico!) che, su impulso dell’attivista autoctona, urbana e assai liberale, ha pensato che le fiamme condurranno al luminoso futuro di un paese “inclusivo”, in realtà ha applaudito una strada che porta alla violenza, all’intolleranza più cieca, al divieto della libertà. Il pensiero (pensiero?) woke, la pratica della cancellazione e molte altre mode sottoculturali sono la più grave minaccia per le libertà e la ragione, gli “immortali principi” che dicono tanto cari. Scuole, università, mezzi di comunicazione, per non parlare della pubblicità, sono affollati da picchetti moralisti e moralizzatori occupati a sopprimere la conoscenza affinché nessuno si offenda (tranne i bianchi eterosessuali, s’intende). La loro idea di inclusione consistente nell’escludere la conoscenza, il confronto e la ragione da ogni processo educativo, equivale a un processo politico in cui l’accusato è senza difesa e senza parola e l’accusatore è giudice ed esecutore della pena. Nelle società postmoderne, la chiave non risiede nel fatto che uno abbia ragione, ma che l’altro abbia la colpa.

Sappiamo da chi proviene l’iniziativa, chi sono i mandanti, gli esecutori e i mazzieri della cultura della cancellazione. E’ l’ora di risvegliarsi – ma per davvero- da un sonno iniziato con la Rivoluzione francese e andare all’attacco. Basta accomodamenti, reticenze, finte resistenze. Oggi dobbiamo bere l’amaro calice fino in fondo sino ad affrettare il processo dissolutivo in atto, giunto al punto di non ritorno. Per quanto poco valga la distinzione assiale destra-sinistra, resta valido il giudizio di un contemporaneo della rivoluzione francese. Osservando la collocazione delle forze nel parlamento, prendeva atto con sgomento che “la parte destra dell’assemblea è occupata da uomini a cui le opinioni meno pronunciate danno un carattere di pusillanimità, molto funesto nelle attuali circostanze. “

L’iniziativa è sempre nel campo avverso di chi sta completando vittoriosamente un’opera di distruzione plurisecolare. Suo è il dominio simbolico e morale. I risultati li vediamo, non solo in Canada. L’inutile, pletorico, costosissimo parlamento europeo, in questi giorni ci ha riprovato: vuole imporre i matrimoni gay, con l’obiettivo di mettere le mani sui bambini. E’ stato approvato – con una maggioranza in cui gran parte dei liberali si è schierata con il resto della sinistra – una risoluzione che esige di riconoscere in tutto il territorio Ue i coniugi dello stesso sesso in uno qualsiasi degli Stati membri. Per ammissione dei suoi sostenitori, è il primo passo per imporre il riconoscimento dell’omogenitorialità.

“Adesso la Commissione deve dar seguito agli impegni presi con la strategia Lgbti del novembre 2020 e presentare al più presto un’iniziativa legislativa sul riconoscimento reciproco della genitorialità”, ha sentenziato Yuri Guaiana, della segreteria di Più Europa, (liberale e radicale). La risoluzione, incurante che il tema sia di esclusiva competenza degli Stati nazionali, chiede esplicitamente misure contro l’Ungheria, la Polonia e la Romania, colpevoli di non adeguarsi all’agenda anti famiglia e pro gender.

In Italia non va meglio. Il 9 settembre le Sezioni Unite della Corte di Cassazione – l’istanza più alta della giurisdizione italiana– hanno sentenziato, dopo una battaglia legale durata dodici anni, che “il crocifisso a scuola non è un atto di discriminazione”. Alla buon’ora, sembrerebbe. Invece no. La sentenza è un passo ulteriore verso il più totale relativismo culturale, nonché l’intrusione obliqua – l’ennesima – del potere giudiziario nell’ambito del potere legislativo. La Suprema Corte (si dice così…) ha sentenziato che “la circolare del dirigente scolastico, consistente nel puro e semplice ordine di affissione del simbolo religioso, non è conforme al modello e al metodo di una comunità scolastica dialogante”.

No, non è la valutazione del modello di società o dei principi educativi che si chiede ad un organo giudicante, ma di decidere secondo legge. La Corte ha predisposto la trappola con un ragionamento fintamente pilatesco, un esercizio di relativismo morale e valoriale. Così scrive testualmente:” l’’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso cercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi.”

Per la Cassazione, il Crocifisso va quindi messo ai voti, tutt’al più esposto in una fiera dei simboli, un gadget tra gli altri, in attesa che qualcuno, ottenuta la rimozione, chieda il falò. Quale “accomodamento”, poi, se la sentenza riconosce che “il crocifisso rappresenta l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo”. Perché mai, dunque, andrebbe equiparato a simboli religiosi che poco o nulla hanno a che vedere con la storia e l’identità italiana? E perché dovrebbe essere ciascuna comunità scolastica, magari sulla base di pressioni, pretese arroganti o minacce, a scegliere se mostrarlo o meno? Il crocifisso, al di là di ogni considerazione confessionale, non si mette ai voti. La volta in cui accadde, una maggioranza facinorosa scelse Barabba.

Siamo di fronte all’ennesimo caso di cancellazione culturale, con l’aggravante di provenire da un pulpito – la Cassazione a sezioni riunite- che fa giurisprudenza. Bene per la decisione sulla permanenza del simbolo di duemila anni di fede e civiltà, ma la questione di fondo resta irrisolta. Esortano, obbligano al dialogo come panacea di ogni problema, ma per dialogare bisogna innanzitutto sapere chi siamo noi. Per accogliere, dobbiamo prima conoscere e rivendicare le nostre radici. Questo deve insegnare la scuola.

In Francia, il presidente Macron offre gratuitamente gli anticoncezionali alle giovani; l’aborto libero è ormai un diritto acquisito ovunque, mentre avanza la richiesta di legalizzare l’eutanasia e liberalizzare alcune droghe. Ovunque in Occidente, con modalità distinte, su temi diversi, dilaga il gaio, sanificato obitorio, il nichilismo della cancellazione, il suicidio felice.

Vorremmo gridare che bisogna resistere, difendere monumenti, denominazioni di strade e piazze, feste, tradizioni spirituali, cinema e letteratura liberi e perfino i fumetti. Purtroppo, l’incendio divampa dappertutto. I falò sono troppi, non vi è abbastanza acqua per spegnerli tutti. In piedi tra le rovine, attendiamo con serena fermezza- noi o la prossima generazione – di trovare nella cenere sparsa linfa nuova. E che il morto Occidente seppellisca i suoi morti.


Roberto PECCHIOLI

    

https://www.maurizioblondet.it/i-falo-delloccidente/

Cosa farà il”comunismo” ecologista

Con il Forum sul Clima s’è aperta la fase “comunista” dell’Impostura globale: la fase cioè della riduzione in miseria programmata per la maggior parte degli uomini e dell’esproprio generale dei risparmi e della piccola proprietà degli impoveriti attraverso la patrimoniale.

«Con l’accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali”, ha sancito Mario Draghi a nome e per conto delle elites mondiali. “Stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche»

Per uno scopo irrealizzabile e basato su pseudo scienza – azzerare l’anidride carbonica prodotta dall’uomo che lorsignori incolpano senza fondamento del “riscaldamento globale” – hanno già annunciato un rincaro del 40 dell’energia elettrica, gas e riscaldamento: aumento dovuto in gran parte non ai rincari delle materie prime, bensì alle normative imposte per “punire” aziende e privati che emettono troppa anidride carbonica. La BCE ha già annunciato che punirà le banche che fanno investimenti a suo dire “inquinanti”.

Questo rincaro peserà sulle famiglie a ciascuno di noi, ci costerà 500-700 euro all’anno a testa. È essenziale capire che non si tratta di un fatto imprevisto, a cui Draghi si opporrà alleviando le famiglie.

Al contrario, è un evento programmato, progettato e voluto – che sarà perseguito fino in fondo.

Il progetto è contenuto esplicitamente nella Stern Review, il rapporto sul Clima preparato da Nicholas Stern, economista e fanatico ecologista, preparò per Tony Blair nel 2006.

Stern dice che il vero modo per scongiurare il “catastofico” riscaldamento globale e avviare una radicale decarbonizzazione, è ridurre i consumi dei popoli occidentali industrializzati ai livelli dei consumi pre-industriali. Detto altrimenti, fare in modo che alla gente l’energia elettrica, gas, benzina e gasolio da riscaldamento costi i due terzi delle proprie entrate – concretamente, diciamo noi, chi guadagna 1000 euro al mese deve spenderne 700 per luce e gas e carburanti e combustibili, in modo da essere costretto a risparmiare e a non sprecare energia emettendo tonnellate di CO2. Spendere i due terzi del proprio reddito per l’energia è quanto spende il consumatore del terzo mondo; Stern programma dunque freddamente l’arretramento delle popolazioni occidentali al livello di povertà del terzo mondo. Per la popolazione inglese, raccomanda un ritorno ai consumi della seconda guerra mondiale, età dei razionamenti e delle tessere alimentari. Allora erano razionati elettricità e carburante, il cibo era razionato con le tessere alimentari che prescrivevano il numero di grammi di margarina o sugna assegnabile a ciascuno. Inutile dire che Stern, fanatico ideologico, suggerisce il vegetarianesimo come regime generale e l’abolizione degli allevamenti.

E’ questo il programma che Draghi sta attuando? “Ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali” significa far arretrare il Paese ai livelli pre-industriali. E la famosa ripresa economica? Le aziende italiane che con vitalità animale sono tornate a produrre quasi come prima del lockdown? Vediamo cosa faranno coi rincari del 40% dell’energia.

Consacrati al Cuore Immacolato, si deve pregare che questo periodo sia abbreviato.

(Di seguito un articolo del Guardian che spiega il Rapporto Stern da simpatizzante con esso:

Rapporto Stern: i punti chiave

Hilary Osborne

lun 30 ott 2006 12.11 GMT

I pericoli

  • Tutti i paesi saranno colpiti dal cambiamento climatico, ma i paesi più poveri ne soffriranno prima e di più.
  • Le temperature medie potrebbero aumentare di 5°C rispetto ai livelli preindustriali se il cambiamento climatico non verrà controllato.
  • Il riscaldamento di 3 o 4°C provocherà l’allagamento di molti milioni di persone in più. Entro la metà del secolo 200 milioni potrebbero essere sfollati permanentemente a causa dell’innalzamento del livello del mare, delle inondazioni più pesanti e della siccità.
  • È probabile che il riscaldamento di 4C o più influisca gravemente sulla produzione alimentare globale.
  • Il riscaldamento di 2°C potrebbe lasciare il 15-40% delle specie a rischio di estinzione.
  • Prima della rivoluzione industriale il livello di gas serra nell’atmosfera era di 280 parti per milione (ppm) di CO2 equivalente (CO2e); il livello attuale è di 430 ppm CO2e. Il livello dovrebbe essere limitato a 450-550 ppm di CO2.
  • Qualsiasi valore superiore aumenterebbe sostanzialmente i rischi di impatti molto dannosi. Qualsiasi valore inferiore imporrebbe costi di adeguamento molto elevati nel breve termine e potrebbe anche non essere fattibile.
  • La deforestazione è responsabile di più emissioni rispetto al settore dei trasporti.
  • Il cambiamento climatico è il più grande e più ampio fallimento del mercato mai visto.

Azioni consigliate

  • Tre elementi della politica sono necessari per una risposta efficace: il prezzo del carbonio, la politica tecnologica e l’efficienza energetica.
  • Il prezzo del carbonio, attraverso la tassazione, lo scambio di emissioni o la regolamentazione, mostrerà alle persone i costi sociali completi delle loro azioni. L’obiettivo dovrebbe essere un prezzo globale del carbonio tra paesi e settori.
  • I sistemi di scambio di quote di emissione, come quello che opera in tutta l’UE, dovrebbero essere ampliati e collegati.
  • La politica tecnologica dovrebbe guidare lo sviluppo e l’uso su larga scala di una gamma di prodotti a basse emissioni di carbonio e ad alta efficienza.
  • A livello globale, il sostegno alla ricerca e allo sviluppo energetico dovrebbe almeno raddoppiare; il sostegno alla diffusione di tecnologie a basse emissioni di carbonio dovrebbe essere aumentato fino a cinque volte.
  • Potrebbero essere introdotte norme internazionali sui prodotti.
  • I programmi pilota internazionali su larga scala per esplorare i modi migliori per frenare la deforestazione dovrebbero essere avviati molto rapidamente.
  • Il cambiamento climatico dovrebbe essere pienamente integrato nella politica di sviluppo ei paesi ricchi dovrebbero onorare gli impegni per aumentare il sostegno attraverso l’assistenza allo sviluppo all’estero.
  • I finanziamenti internazionali dovrebbero sostenere una migliore informazione regionale sugli impatti del cambiamento climatico.
  • I finanziamenti internazionali dovrebbero essere destinati alla ricerca di nuove varietà di colture che saranno più resistenti alla siccità e alle inondazioni.

Impatti economici

  • I vantaggi di un’azione tempestiva e forte superano notevolmente i costi.
  • Il cambiamento climatico senza sosta potrebbe costare al mondo almeno il 5% del PIL ogni anno; se si realizzassero previsioni più drammatiche, il costo potrebbe superare il 20% del PIL.
  • Il costo della riduzione delle emissioni potrebbe essere limitato a circa l’1% del PIL mondiale; le persone potrebbero essere addebitate di più per le merci ad alta intensità di carbonio.
  • Ogni tonnellata di CO2 che emettiamo provoca danni per almeno 85 dollari, ma le emissioni possono essere ridotte a un costo inferiore a 25 dollari a tonnellata.
  • Spostare il mondo su un percorso a basse emissioni di carbonio potrebbe alla fine avvantaggiare l’economia di 2,5 trilioni di dollari all’anno.
  • Entro il 2050, i mercati delle tecnologie a basse emissioni di carbonio potrebbero valere almeno 500 miliardi di dollari.
  • Quello che facciamo ora può avere solo un effetto limitato sul clima nei prossimi 40 o 50 anni, ma quello che facciamo nei prossimi 10-20 anni può avere un profondo effetto sul clima nella seconda metà di questo secolo .

“Scenari economici” ha postato un articolo che spiega ancor meglio ciò che io ho illustrato nel mio: i rincari energetici sono causati dal delirio ecologista –dittatoriale della BCE, che s’è assunta la prerogativa di giudicare le banche in base ai loro investimenti “buoni” (de-carbonizzazione) o “da punire” (che finiscono per aumentare il CO2)

Leggetelo nell’originale, perché la riproduzione è riservata. Solo un passo:

Volete sapere perchè raddoppiano le vostre bollette? Chiedetelo alla BCE

…La UE non solo non è stata in grado di pianificare nulla dal punto di vista della politica energetica, ma sta facendo in modo, con il concorso attivo della BCE di rendere la crisi ancora più bruciante e prolungata nel tempo.

Vediamo cosa ha studiato la Banca Centrale per rendere la situazione ancora peggiore: invece di concentrarsi sul suo solo mandato, la stabilità dei prezzi (che comunque non riesce a garantire) e magari, nel tempo libero, sulla disoccupazione, ha deciso di aggiungere un altro obiettivo alla sua lista sempre crescente di cose che i suoi economisti di carriera devono sistemare. Secondo Bloomberg, la banca centrale “esaminerà le operazioni commerciali dei principali istituti di credito come parte degli stress test climatici il prossimo anno, dopo aver giudicato che una valutazione dei libri di prestito da sola non fornirà informazioni sufficienti sulle ricadute che devono affrontare dal riscaldamento globale”.

In altre parole, se una banca viene trovata per finanziare l’esplorazione del gas naturale, sarà svergognata pubblicamente per non essere uno dei gruppi ESG, cioè impegnata ecologicamente. Il risultato sarà ancora meno investimento—

https://www.maurizioblondet.it/cosa-fara-ilcomunismo-ecologista/

Green Pass del 250 d. C.- imperatore Messio Quinto Decio

Di greenpass e precedenti storici
Aprile 250 d.C.
L’imperatore Messio Quinto Decio emana un provvedimento di legge unico nella storia: Decio, sicuro dell’appoggio della popolazione pagana (e verosimilmente sollecitato dalla banca ebraica in un momento di gravissima crisi dell’erario statale) emana un censimento religioso con validità generale esteso a tutte le province dell’impero. Di seguito il modus operandi: l’imperatore di Roma impone ai sudditi di presentarsi davanti a una commissione di magistrati per fare professione di fede ‘pagana’. Al suddito viene richiesto di libare, assaggiare e sacrificare agli Dei del tradizionalismo imperiale. In cambio, al suddito viene consegnato un libellum da lui stesso sottoscritto: un certificato di buona condotta religiosa, una dichiarazione di ortodossia. Molti furono i casi di apostasia tra i cristiani (come riportano Ippolito, Origene, Tetrulliano), le Chiese subirono una vera e propria scissione tra i membri più rigoristi, membri più spaventati e membri che non ritenevano contrario alla propria coscienza un atto materiale svuotato di significato spirituale (“non è impuro ciò che entra dalla bocca ma ciò che esce dal cuore”). La Chiesa ricostituita sarà erede anche di questa frattura intestina. Piuttosto, non si sa di defezioni da parte delle comunità ebraiche: se non erro, furono gli stessi a giurare fedeltà a Cesare di fronte a Ponzio Pilato.
Come andò a finire?
La follia collettiva toccò il parossismo, il vicino di casa denunciava quello della porta accanto e la pressione fu maggiore in alcune province e meno in altre. Più la violenza a danno delle comunità cristiane si esacerbava, più esse si rafforzavano e incontravano nuovi proseliti. La carneficina terminò di punto in bianco dieci anni dopo con l’editto di Gallieno, e riprese a singhiozzi legislativi, inaspettatamente, con Diocleziano, sempre nei momenti di maggior difficoltà per il fisco, fino a scomparire del tutto col ben noto Costantino I (il quale attuò una dirompente riforma finanziaria che avrebbe reso l’erario statale più indipendente da agenzie terze).
Gli storici faticano ancora a spiegarsi certe correlazioni e soprattutto la ragione di normative così liberticide nell’impero più tollerante verso la pluralità religiosa. Io sono del parere che a pensar male si faccia sempre bene, ma, a parte questo, mi domando se saremo altrettanto fortunati da cavarcela con un buon Presidente della Repubblica che abrogherà l’abominio in corso.
Diane Maset

Vittime del Comunismo

14enneIl Gazzettino
«Non mi sento bene», Alessandra crolla sotto gli occhi del compagno e muore a 46 anni

BELLUNO – Cordoglio e sgomento in città per la moglie dell’avvocato Costantino del Vesco, Alessandra Guzzo, 46 anni, deceduta

alessandra-decedarianna14ennedottor-barbaro

https://www.maurizioblondet.it/vittime-del-comunismo/

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