VIDEO: RIFLESSIONI SUL PRESENTE
Riflessioni sul presente con Francesco Lamendola. Puntata Nr. 12
Video consigliato Puntata Nr.12. Riflessioni sul presente con il filosofo Francesco Lamendola. Perdono, misericordia e giustizia divina in rapporto alla Verità. I Novissimi sono ormai argomenti di cui nessuno parla più. In studio Corrado Ruini
I pensieri profondi del Professore hanno una struttura di fede: non siamo mai soli Dio è sempre al nostro fianco se ci fidiamo di Lui possiamo trovare il coraggio di resistere e combattere. Nonostante il tradimento di tanti che avrebbero dovuto essere guida.
Ricevo e volentieri pubblico.
- CONSEGUENZE E PRESUPPOSTI NEFASTI
L’introduzione e l’estensione ormai indiscriminata del cd green pass costringe ad alcune considerazioni sulla sua caratura morale, sulle sue implicazioni politiche e giuridiche, sui suoi effetti sulla convivenza civile.
La violazione dei principi cardine del diritto romano
In via preliminare prendiamo in considerazione due assunti fondamentali:
- la regola aurea, antropologicamente universale: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te, o in positivo, fai agli altri ciò che desideri sia fatto a te.
- il principio più elementare della civiltà giuridica, alla base degli stessi codici morali universali: suum cuique tribuere (dare a ciascuno il suo: che coincide con la definizione di giustizia secondo il diritto romano), o in negativo neminem laedere (non offendere nessuno)
per confrontarli con le recenti esternazioni di Mattarella e di Draghi.
Il Presidente della Repubblica menziona un principio etico-giuridico che pretende universale: l’impossibilità di appellarsi alla libertà personale di fronte ad un’esigenza di sanità pubblica. Prescindiamo dal fatto che si tratta di libertà riconosciute come diritti fondamentali dalla nostra Costituzione, di cui il dichiarante sarebbe l’estremo custode, nonché l’art. 32 della stessa che introduce un principio, il rispetto della persona umana, che non ammette bilanciamento con altri interessi, a meno di introdurre una contraddizione che porta tutto l’edificio delle garanzie costituzionali all’autodistruzione.
Il vizio logico del proclama di Mattarella consiste nel mettere a confronto una posizione personale, la libertà di decidere circa la disposizione del proprio corpo, con una esigenza collettiva.
Ciò significa ridurre ed equiparare l’essere umano da persona ad atomo di una massa indifferenziata.
Ci rendiamo conto di che cosa significa? Con quale autorità, direbbe qualcuno, il supremo custode della Costituzione italiana fa una tale secca e perentoria affermazione?
E non è che, così, ci sta dicendo che la sua individuale, contingente interpretazione dell’autorità, la intende con il puro potere e l’arbitrio che ne consegue?
Ognuno tragga le sue conclusioni, ma in questa direzione ed in questo senso l’intero ordinamento democratico e lo stato di diritto si capovolgono in un campo di intimidazione morale e di controllo sociale: il buon cittadino sarà un automa ubbidiente e il diritto, inteso come apparato positivo, una catena dei comportamenti e, prima ancora, dei pensieri, delle opinioni, degli stessi sentimenti. Il discorso sarebbe lungo, ma è chiarissimo che quelle affermazioni non possono appoggiarsi, anzi confliggono, sia con la regola aurea, sia con il principio elementare della giustizia, anzi ne sovvertono il significato.
Infatti, quale reciprocità ci può essere tra persona e massa? O suoi atomi? Quale suum non verrebbe rispettato nell’esercitare un proprio diritto elementarissimo? E quale lesione si arrecherebbe, così, al collettivo? Tali violazioni sono, perlomeno, del tutto indeterminabili. Di conseguenza aprono la strada a qualsiasi arbitrio, come l’applicazione del green pass sta già largamente, e dolorosamente, causando.
Ma veniamo alle esternazioni di Draghi: chi non si vaccina uccide e si autocondanna a morte sicura. Non vale la pena, qui, rilevare la totale infondatezza, di fatto, di tali affermazioni, dato che parliamo di una patologia che ha, grosso modo e se non adeguatamente trattata, un’incidenza dell’1% dei contagiati.
Il Presidente del Consiglio, in tal modo, si arroga un’autorità scientifica che non possiede, ma soprattutto, fa un’affermazione in aperto contrasto con tutto ciò che afferma la letteratura scientifica in materia.
D’altra parte, nemmeno la peste nera o il vaiolo hanno mai avuto una virulenza e contagiosità tale, per cui infettarsi sarebbe equivalso a morte sicura. Anche qui, viene da chiedersi dove sia un minimo legame con la regola aurea o con i principi elementari di giustizia.
Trattandosi del titolare della carica di vertice dell’esecutivo, ci si chiede dove si trovi il nesso con il più approssimativo modo di intendere la cura del bene comune. Da non confondere quest’ultimo con la finalità di attuare il controllo totale della popolazione.
Anche qui, ciascuno tragga le sue conclusioni, ma è chiarissimo che siamo di fronte ad un capovolgimento dei principi più elementari della fiducia e del rispetto, che dovrebbero caratterizzare il rapporto tra governanti e governati.
Ci possiamo meravigliare che ciò stia causando un enorme malessere sociale, tanto da opprimere profondamente chi non si allinea al pensiero dominante e, ancor più, da provocare divisioni e conflitti non più di classe o di interessi, ma tali da lacerare il tessuto sociale in tutte le sue declinazioni: dalla sfera familiare, ai rapporti di amicizia e di lavoro.
L’enorme solitudine che così si produce, mina e frantuma i pilastri basilari della convivenza civile e non potrà non avere conseguenze nefaste, soprattutto a medio e lungo termine, oggi poco prevedibili e tantomeno quantificabili.
La schizofrenia normativa
Uno degli aspetti più inquietanti connesso all’istituzione del marchio verde è la schizofrenia normativa: siamo di fronte a uno stato che impone decreti che violano le sue stesse leggi.
Qualche esempio:
- Abbandono di minore (nel caso dell’impedimento ai genitori dell’accesso all’edificio scolastico)
- Omissione di soccorso (nel caso dell’impedimento all’accesso delle strutture sanitarie)
- Discriminazione, istigazione all’odio, atti di violenza privata (particolarmente odiosa quando viene compiuta in ambito scolastico ai danni di bambini e ragazzi, che abbiamo legittimamente scelto di non sottoporsi ai rischi del siero genico sperimentale)
- Violazione della normativa sulla privacy (conferendo poteri da pubblico ufficiale a chiunque)
Il tradimento delle figure professionali
L’estensione a cascata del green pass a sempre più estesi ambiti lavorativi, comporta il degrado di numerose figure professionali: dagli avvocati che si rifiutano di difendere clienti sprovvisti del marchio verde (rif. articolo di Stefano Filippi sulla Verità del 15/9/2021) ai sanitari che rifiutano loro le cure o addirittura dichiarano che approfitteranno dell’occasione per sfogare il proprio livore sulla loro pelle, ai docenti che bullizzano gli alunni non vaccinati…
Conclusioni
Il marchio verde è a tutti gli effetti un marchio d’infamia e segna il punto più tragico nella storia della nostra Repubblica.
https://www.sabinopaciolla.com/riflessioni-amare-sul-green-pass/
Rilancio testimonianza che gira sui social. Molto bella.
“No, voi non potete salire sullo scivolo perché non avete il green pass!”
Sussulto.
Li guardo vicino allo scivolo. I due più piccoli riprovano a salire e lui di nuovo, bloccandoli:
“Nooo…voi non poteteeeee, non avete il green paaaass!”.
Resto lì, a 5 metri di distanza, e non faccio assolutamente niente, guardo l’evolversi della scena.
Sento un magma di emozioni dentro di me, emozioni forti.
Anche qua.
Anche loro.
Anche basta!!!
Respiro. La testa sa tutto: sa che i bambini imitano gli adulti, sa che è una frase innocente, sa che il bambino riporta nel gioco i suoi vissuti, sa che i bambini assorbono gli input dell’ambiente e li agiscono nei giochi di ruolo.
Ma le emozioni me le devo gestire: provo rabbia, delusione, rigetto, svuotamento, frustrazione.
Continuo a respirare mentre i due “senza green pass” vengono da me correndo sconsolati e piangenti: “Ma maestraaaa…lui dice che non possiamo salire sullo scivolo!!”
Mi sento ancora scissa tra la testa e la pancia ma quando sei la maestra devi trovare l’equilibrio in fretta.
Fingo. Fingo di non aver sentito per farmi spiegare l’accaduto e prendere tempo.
“Come mai non potete?”
“Eh perché lui dice che non abbiamo il “ghin pax”!”
Mi prendono per mano e andiamo vicino allo scivolo.
Lui, 5 anni di essere umano che mi guarda con le mani aperte come a dichiarare la sua innocenza e io mi lacero dentro ancora di più:
“Maestra ma io stavo giocando al green pass, non è che non li voglio” e io so bene che non c’è l’intento di escludere.
Sono bambini affiatati, se uno cade a terra gli altri smettono di correre e vanno a chiedergli se si è fatto male aiutandolo a rialzarsi.
Chiedo: “Cos’è il green pass?”
“Eh maestra la mia mamma lo fa vedere col telefono quando va nei posti e allora la fanno passare”.
“E tu come ti senti quando la fanno passare?”
“Eh bene perché ci fanno andare…”
“E adesso stavi provando a fare quello che controlla?”
“Si si ma per finta!” .
“Si ma cosa è successo a loro due?”
“Eh che per finta io ho detto che non hanno il green pass e quindi se non ce l’hai non puoi salire sullo scivolo…”
“E loro cosa ti hanno detto?”
“Eh che volevano salire lo stesso ma non li ho fatti passare e poi sono venuti da te”.
“Quindi ci sono rimasti male perché non potevano salire?”
“Si”-interviene l’altro bimbo- “perché maestra lui si è messo davanti alla scaletta e non ci faceva passare!!”
“Ma era per fintaaaaaa…”
“Lo so che era per finta, lo so che stavi giocando, ma quando ci accorgiamo che il nostro gioco fa rimanere male qualcuno fino a farlo piangere, allora dobbiamo fermarci.”
Interviene un’altra bambina, non coinvolta direttamente, ma che era lì ad assistere.
“Perché è di tutti lo scivolo, è vero maestra?”
Guardo i due che sono visibilmente rassicurati dal fatto che sullo scivolo potranno andarci ancora.
“Si, è di tutti”, replico. “Anche lui sa che lo scivolo è di tutti. Direi che possiamo decidere insieme che a scuola non c’è nessun green pass, neanche per finta. Lo scivolo è di tutti, come tutti i giochi della scuola”.
Lui prende per mano i suoi due amici e sale dicendo: “Andiamo dai, possiamo fare come prima, facciamo che questo era il castello!”
Io ammetto di essermi fatta guidare da loro, dalla loro saggezza, dalla loro intelligenza.
Loro sono tornati in armonia.
Io no.
Per qualche tempo, vi prego, niente retorica su inclusione ed educazione civica, nessuna presunzione di poterla insegnare ai bambini.
I bambini vedono, i bambini imparano.
– Laura Mazzarelli –
Rilancio da Radio Radio.
(se il video qui sopra non si apre, cliccare qui)
Con un provvedimento disciplinare, l’Ordine dei Medici di Roma ha sospeso il dottor Mariano Amici, medico in prima linea con una posizione di maggiore discrezionalità nei confronti del vaccino anti Covid-19, come più volte affermato attraverso i propri canali, reti televisive e in Senato stesso. A rendere pubblica la motivazione la Regione Lazio con un comunicato secondo cui il medico di Ardea “non ha voluto sottoporsi alla vaccinazione, contravvenendo all’articolo 4 del DL 44/2021“.
“Non chiamatevi no-vax“, aveva detto all’Adnkronos lo stesso professionista che ad inizio carriera ha lavorato come Ufficiale Medico presso il Centro Informazioni e Difesa Elettronica, dove effettuava quotidianamente inoculazioni: “Sono 40 anni che effettuo vaccinazioni. Esistono vaccini per virus che non mutano e vaccini che mutano in maniera molto rapida. Non possiamo fare di ogni erba un fascio. I vaccini per i virus estremamente mutabili a mio parere non hanno senso”.
Posizioni note quelle del medico, che nella giornata di lunedì ha ricevuto una lettera dall’Ordine professionale nella quale veniva comunicata la sua sospensione dal servizio senza stipendio.
Una scelta per la quale il dottor Amici si è detto stupito: “Sono sorpreso da questo provvedimento. L’iniziativa dell’assessore D’Amato è un atto illegittimo contro il quale farò ricorso”.
Particolarmente calzante è a tal proposito la recente intervista di Fabio Duranti al presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi, nel corso della quale si evidenziava come in questo momento sarebbero da evitare anche poche unità mediche in meno per garantire la salute pubblica: come si concilia con tali affermazioni il caso di un dottore sano, allontanato da una lotta al nemico invisibile che, da oggi, ha un avversario in meno?
“Il dottor Amici è stato sospeso non perché non è bravo a fare il medico, ma perché non è vaccinato. Vorrei sapere quante persone, dall’inizio di questa storia, il dottor Amici ha infettato. La risposta è 0. Quanti pazienti Covid ha avuto? Un centinaio. E non ha mai mandato al creatore nessuno, anzi, ha guarito tutti. Di fronte ad un’emergenza così grave è assurdo che un medico che ha curato centinaia di pazienti portandoli tutti alla guarigione – e non è mai stato un pericolo – venga sospeso senza stipendio perché non si è vaccinato. Non so se viviamo in un mondo normale o distopico. Mi auguro che questa gente venga processata da un tribunale popolare dove la gente valuta se le scelte regolamentari siano corrette.
Sono regole ridicole. Sono le menti migliori e li hai tolti dalla prima linea contro la malattia. Molti reparti sono stati chiusi per infermieri e medici che sono arrivati lì positivi, quindi la ca***ta non regge più.
Stai togliendo i lavoratori migliori, così come gli insegnanti. Oggi i figli dei ricchi possono continuare a studiare nelle case: siete contenti? I figli di quelli cresceranno e diventeranno bravi, i figli degli altri no. State sostituendo gli insegnanti bravi.
Il dottor Amici è una persona valida che viene sospesa solo perché ha guarito la gente”.
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