La notizia cattiva e quella buona. Risposta a Mascarucci. Andrea Cionci
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Andrea Cionci ci ha inviato questa riflessione in seguito all’articolo pubblicato da Americo Mascarucci relativamente alla trasmissione di Mario Giordano sul “complotto” denunciato da papa Bergoglio nel so colloquio con i gesuiti in Slovacchia. Ormai sappiamo tutti quanto sia appassionato Andrea alla sua ricostruzione della legittimità o meno, della validità o meno della rinuncia e sull’esistenza o meno di una “sede impedita” da parte di Benedetto; e come contro venti e marine difenda presupposti e dettagli. Ospitiamo questo suo invito alla discussione, anche se temiamo che – dato e non concesso che la ricostruzione sia vera – tutto resterà a livello di discussione accademica. Buona lettura.
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La notizia cattiva e quella buona. Risposta a Mascarucci
Nel suo ultimo articolo per Stilum Curiae, Americo Mascarucci ha ottimamente dipinto la stucchevole vulgata di un “papa Francesco buon riformatore contro il Vaticano cupo e tradizionalista, marcio e corrotto”: una pappola ridicola che ci viene ammannita con la stessa estenuante ripetitività di coloro che ribadiscono “il papa è uno, ed è chiaro che è Francesco”. Nel mondo esoterico caro a certi ambienti deviati della Chiesa, esiste la pia illusione che, ripetendo un mantra all’infinito, questo si possa poi trasformare in realtà. Per fortuna, la “Legge dell’attrazione”, se non è in comunione con Dio, non funziona mai del tutto.
Mascarucci ha anche reso onore al direttore Mario Giordano, il primo sulle tv a incrinare questa fiction, pur sottoposto anche lui, alle limitazioni di un mainstream schiacciante, nordcoreano, con veline che girano per tutte le redazioni e recintano di filo spinato elettrificato l’argomento tabù. Giordano urla? Come urlano tutti quelli che per dire la verità devono per forza “fare i matti”, poiché come disse il card. Ratzinger ricevendo nel 1989 il premio carnascialesco dedicato a Karl Valentin, “solo i matti possono dire sempre la verità”.
A bassa voce, approfittando dello spazio concesso dall’ottimo Marco Tosatti, dobbiamo darvi una notizia buona e una cattiva. Quella cattiva è che la Chiesa canonica, visibile, col Vaticano, la Cappella Sistina, le chiese, i palazzi, i tesori, è FINITA. E’ in mano a gerarchie non più cattoliche, passate all’altra squadra, preda di forme spirituali gnostiche, massoniche, in sintesi, anticristiche, ormai giunte a piena maturazione – e all’improvviso sopravvento – dai tempi del Concilio. Tale “mutazione genetica” è in pieno supporto dei poteri forti del mondo. La situazione non si risolverà con l’uscita di scena di Bergoglio, ma proseguirà – anche peggio – dopo di lui grazie a una maggioranza di cardinali modernisti e/o di nomina bergogliana.
La notizia buona è che questo incubo può svanire completamente da un momento all’altro. Infatti, né Bergoglio, né i suoi successori hanno le carte in regola per essere papi. Sono tutti ANTIPAPI, dato che il Vicario di Cristo, il vero papa, Benedetto XVI, assistito dallo Spirito Santo, non ha abdicato e ha salvato la vera Chiesa. Come? Con una “trappola canonica anti-usurpazione” preparata fin dal 1983: una Declaratio che sembra una rinuncia, ma che non è canonicamente valida ed invece suggerisce infallibilmente la SEDE IMPEDITA. Chi lo dice? Il Diritto canonico; gli stessi canonisti bergogliani, che si sono auto-contraddetti e non hanno mai replicato; un Vaticano sempre più in confusione, che ha ammesso l’inesistenza del “papato emerito”; ma soprattutto lo dice lo stesso autore, Benedetto XVI.
Come e quando? Nell’arco degli ultimi otto anni, all’interno di libri e interviste, il Santo Padre ha parlato con noi, sottilmente, logicamente e inequivocabilmente con un preciso sistema di comunicazione, il cosiddetto “Codice Ratzinger” per eludere la censura dalla sua sede impedita. Come funziona? Di solito, alla lettura superficiale di una sua frase sembra tutto politicamente corretto, ma spunta sempre un errore, un’incoerenza, una “follia” inspiegabile per il dotto Ratzinger che spinge a cercare meglio e, soprattutto, a ragionare logicamente (dal Logos, non a caso). Ecco che, per vero miracolo, quella frase scipita e incolore che sembrava confermare la vulgata politicamente corretta del papa abdicatario “perché non ce la faceva a salire le scalette dell’aereo”, si ribalta, si trasmuta come l’acqua in un caldo, torrenziale “vino della vita” che va a confermare in tutto e per tutto l’aspetto canonico.
Ma allora, come sarebbe andata la faccenda? Benedetto XVI, nel 2013, ormai messo all’angolo dai poteri forti e vittima di un generale ammutinamento interno, ha letto una Declaratio che ai suoi nemici “bastava” come rinuncia. Si sono accontentati della “polpetta” del ministerium, l’esercizio pratico del potere, hanno tentato di rabberciare le traduzioni, manipolandole, ma il titolo divino di papa è solo e sempre di Benedetto XVI. In tal modo, Ratzinger ha “antipapato” e “scismato” i nemici del Cattolicesimo, separando i credenti dai non credenti, come ha detto nell’ultima intervista all’Herder Korrespondenz.
Cercheranno di confondervi le idee sull’aspetto canonico: non date retta, la questione è chiarita perfettamente. Proprio dagli studi di Mons. Sciacca e Prof. Boni, “legittimisti” di Bergoglio, abbiamo che: 1) non esistono due papi, né il “papato allargato” 2) il papa è uno solo 3) il papa emerito non esiste 4) munus e ministerium non sono sinonimi in senso giuridico 5) Ratzinger ha usato munus in senso giuridico, senza mai aver rinunciato a questo 6) ha separato i due enti che però sono indivisibili nel caso del Papa, 7) ha rinunciato all’ente sbagliato, cioè il ministerium 8) ha differito la rinuncia che deve essere simultanea e non l’ha nemmeno confermata 9) l’Universalis Ecclesiae Adhaesio potrebbe sanare a posteriori un errore nell’elezione del Papa, ma mai la condizione precedente, cioè che la sede debba essere vacante. E non lo era.
Ci sono quindi, oggi due chiese: una vera, con Benedetto, che sta risorgendo dalle catacombe, e una falsa, che va dietro a Bergoglio nell’inconsapevolezza di più di un miliardo di cattolici. (Roba, peraltro, annunciata da quintali di profezie canonicamente riconosciute alle quali i fedeli sarebbero pur tenuti a dare retta).
Quindi, papa Benedetto ha già vinto, ha già diviso il grano dalla zizzania, separando la linea successoria papale, la sua, da quella antipapale di Francesco. Ora bisogna solo vedere se i veri cattolici dovranno ricominciare da capo “abbandonando la sinagoga”, o se saranno in grado di recuperare la sede.
Come? Bisogna “fare le carte” a Bergoglio, ovvero pretendere a furor di popolo dai cardinali una verifica canonica sulla Declaratio, un sinodo, un dibattito pubblico, un confronto, insomma un’operazione chiarificatoria trasparente e definitiva che porti alla luce la verità su quelle 1.700 battute scritte in un latino non a caso zoppicante e pieno di errori. La chiave è lì. Dovete scavare lì, come bisogna dirvelo ancora? Bergoglio, a meno di non ammettere di avere qualcosa da nascondere, non potrà scomunicare nessuno che voglia neutralmente fare chiarezza sull’aspetto canonico per tranquillizzare un miliardo e 280 milioni di cattolici.
Morto o dimessosi Bergoglio, si dovrà convocare un conclave con cardinali di nomina pre-2013, per un’elezione fatta “da coloro a cui compete” come ammonisce Ratzinger. I cardinali di nomina bergogliana che accetteranno di fare un passo indietro, saranno riconfermati DOPO l’elezione del prossimo vero papa successore di Benedetto.
Perché questo ancora non succede? Innanzitutto per la strategia distrattiva di Bergoglio. Ormai scoperto, ne inventa una al giorno pur di attirare l’attenzione mediatica su di sé: dimissioni sì, poi no, poi sì, poi la malattia che gli lascia poco tempo, poi invece sta benissimo, adesso una congiura di palazzo, poi smentita, poi riaffermata, poi silura questo, dichiara quell’altro etc. Un circo continuo pur di evitare che i giornalisti si concentrino sulla MAGNA QUAESTIO, cioè l’invalidità della rinuncia di Benedetto. Bergoglio, infatti, teme solo quello e, non a caso, scomunica a sangue, senza processo canonico, solo i preti che mettono in dubbio la sua legittimità.
La strategia distrattiva funziona, infatti i media abboccano e lo seguono docilmente come i bambini di Hamelin.
Ora, che la grande maggioranza dei media sia con lui e coi poteri forti, è del tutto normale. La cosa gravissima è che le forze di resistenza cattolica sono divise, disperate e soprattutto non puntano all’obiettivo centrale, non vedono il “pulsante rosso” predisposto da Benedetto XVI con il quale poter far saltare il banco.
Perché? Molti non hanno ancora capito; alcuni hanno preso la tangente di non riconoscere alcun papa dal 1958; altri hanno interessi pratici con la Chiesa occupata e non possono toccare l’argomento tabù; altri sono talmente arrabbiati con Benedetto, che non vedono nulla; altri fanno come le tre scimmiette; altri “pregano” (comodamente); altri si disperano distraendosi su questioni del tutto secondarie: il Concilio, le uscite di Bergoglio, l’abolizione del vetus ordo, la catastrofi abortiste etc. Sono tutti corollari, effetti di una sola causa: Bergoglio non è il papa e quindi NON è assistito dallo Spirito Santo, perché Benedetto li ha gabbati e conserva il munus, concesso direttamente da Dio. Anche il fatto che sia Anticristo, come dice Mons. Viganò, è un effetto del non essere il papa dato che Gesù ha detto “infera non praevalebunt”. Quello che è davvero importante è gridare al mondo è che il papa è uno, ed è Benedetto XVI.
Non siete convinti? Legittimo: è una storia enorme, colossale, ma l’abbiamo scrupolosamente ordinata e documentata prima su Libero e poi su ByoBlu. Leggete tutta l’inchiesta riassunta QUI https://www.byoblu.com/2021/10/02/papa-antipapa-inchiesta-21/?fbclid=IwAR2ABAgs3p6NwUKzxyDWGaqSRPWfSqWXWMZX3kpnjOJPBLscAqWedQkWPBY In fondo all’articolo, troverete tutti gli altri, partite da lì, in ordine cronologico. Quanto ricostruito pazientemente, anche grazie al sacrificio di preti che si sono fatti “scomunicare” e di intellettuali che si sono esposti in prima persona, offre la possibilità non solo di capire che malattia ha la Chiesa, ma anche di trovare la cura specifica.
Che male c’è a parlarne? Confrontiamoci, discutiamone come adulti, sine ira ac studio. Altrimenti, bisognerà prepararsi ad acclamare Giovanni XXIV antipapa che, uscendo al balcone, ci saluterà dicendo: “Ciao ragazzi, come va?”.
Andrea Cionci
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