ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 5 aprile 2011


Il Giano bifronte ovvero l'incredibile doppiezza del Prof. Ratzinger
di Claudia Marus

Tutto quanto riportato in questo articolo è interamente tratto dal  sito http://www.salpan.org/ al seguente indirizzo: http://www.salpan.org/SCANDALI/Benedetto_XVI/Giano_bifronte.html.
 Ratzinger nel suo nuovo libro, "Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione", tenta di discolpare il popolo ebreo dall'accusa di deicidio, dando la colpa di tutto all'aristocrazia del Tempio, come se «l'aristocrazia del Tempio» non fosse ebrea e a capo del popolo ebreo e non lo rappresentasse. Quello di Ratzinger è un discorso antistorico e ha la presunzione di fondarsi su un Vangelo inesistente, anzi inventato ad hoc da er Ratzinger, che tira fuori distinzioni lessicali per confondere e dimostrare l'indimostrabile...
E' stata data alle stampe l'ultima fatica letteraria del Professor Joseph Ratzinger, “Gesù di Nazareth-Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione", il quale come ha fatto con il primo libro su Gesù, ha tenuto a precisare, che questi testi sono stati redatti dal Ratzinger privato e non dal Papa [quindi non sono un atto di magistero]. E qui inizia già la prima ambiguità, si cambia disinvoltamente abito, secondo la convenienza.
Cui prodest? Lo vediamo in seguito.
Ha inoltre ribadito, che in base a questa scelta «del privato» si accettano le eventuali critiche. E' lecito pensare che questo non valga per coloro che sono stati assolti da lui.
Il libro, di cui sono stati dati ampi stralci sui giornali e su internet circa i temi essenziali una settimana prima dell'uscita nelle librerie il 10 marzo [pare che la prima edizione sia esaurita. Bene per le casse un po' dissanguate del Vaticano a causa dei continui scandali, non solo pedofili ma anche finanziari] è contraddistinto dal continuo ondeggiare tra Ponzio e Pilato, questo scrivere nella maniera della «casistica» accontentando così i rabbini, [che nei giorni 19 e 20 marzo festeggiano il Purim, la festa talmudica della vendetta] suggerendo alla Chiesa a «non esortare gli ebrei alla conversione», non-esortazione che il giudaismo farisaico ama molto, ma ugualmente non disgustando troppo i cattolici conservatori con una scappatoia, o se si vuole una doppiezza tutta talmudica, con un «essi hanno bisogno di Cristo per essere salvati». Così l'ala destra del Papa [o del Prof. Ratzinger?] ha salva la faccia.
E' solo un esempio che rivela lo stile di tutta l'opera.
 Ratzinger cita positivamente la badessa cistercense e «scrittrice biblica» Hildegard Brem: La Chiesa non deve preoccuparsi della conversione dei giudei, perché deve aspettare il tempo fissato da Dio cioè “quando la totalità dei gentili avrà raggiunto la salvezza” (S. Paolo Rm.11.25). Quindi secondo la biblista [e Ratzinger], Cristo per quale motivo è venuto, ha vissuto ed è morto sulla croce?
Il passo citato dalla Brem, avvallato dal Prf. Ratzinger, essendo uno dei più discussi e prestandosi, per chi lo vuole, a interpretazioni pro domo sua, ha un'altra valenza in quanto S. Paolo, tenendo conto della credenza e della paura in quei tempi di una vicina apocalisse e volendo smentirla, dichiara quindi che il compito era di evangelizzare i gentili fino ai confini della terra [il che evidentemente richiedeva tempo] “che ad Israele è avvenuto un indurimento del cuore”. A tuttora non si vedono cambiamenti.
Ma con la frase del «carissimo amico» presto beatificato: “La nuova alleanza vale per i gentili ma non per gli ebrei in quanto la vecchia non è stata mai revocata”, si pensa di aver risolto il problema accontentando i soliti noti.
Ma non meraviglia, quindi per capire bisogna far un passo indietro nella storia della giudaizzazione della Chiesa, incentivata dall'invasione massonica. Si inizia apertamente [!] con il card.Agostino Bea [noto massone che compare anche nella lista dei 121 ecclesiastici massoni di Pecorelli] incaricato da Roncalli-Giovanni XXIII della redazione di “Nostra aetate” e la sua grande amicizia con con il rabbino capo di Roma Elio Toaff, che riceverà Wojtyla-Giovanni Paolo II quale primo Papa in visita ufficiale nel 1986 in una sinagoga, che dichiarerà gli ebrei post-biblici, che non credono in Cristo e rigettano il mistero della Trinità, “Nostri fratelli maggiori nella Fede di Abramo”.
Bea confidò a Toaff, che «essendo mezzo tedesco di nascita» si sentiva colpevole nel confronto degli ebrei e voleva «riparare». [Su questo complesso, fasullo per Bea, ma molto sentito in Germania, ci sarebbero da scrivere parecchi volumi].
La shoah dagli anni cinquanta ha giocato quindi un ruolo decisivo nella rivoluzione della teologia cristiana, sul giudaismo post-cristiano, ripreso dal Concilio Vaticano II nel 1965, in seguito durante il pontificato di Wojtyla-Giovanni Paolo II, “Antica Alleanza mai revocata” Magonza 1980, “Fratelli maggiori nella Fede di Abramo” Roma 1986 [e ha toccato il culmine] con Ratzinger-Benedetto XVI che nel 2009 li ha chiamati in “Ebrei Padri dei cristiani nella Fede” «luce del mondo» Città del Vaticano, LEV 2010. Ha anche lanciato un anatema: obbligo di professare la vulgata sterminazionista della shoah, sotto pena di essere esclusi dalla Chiesa. (sì sì no no 31gennaio 2011)
Domanda: quale chiesa? La Babilonia prostituta menzionata nell'Apocalisse di S. Giovanni?
Quindi il «dogma» della shoah verrebbe a sostituire il Sacrificio di Cristo? Dunque si è già avverata la profezia di Fatima sulla grande apostasia.    
Il Talmud verrà ora tradotto in italiano a spese del contribuente, si parla di 5 milioni di Euro, progetto voluto dal governo italiano, dietro la richiesta dei sionisti, ai quali anche anch'esso è prono. Ci vorranno cinque anni, poi vedremo, data l'attualità drammatica dei nostri giorni: il disastro in Giappone con conseguenze che stanno allarmando tutti, le rivolte nei paesi musulmani, non poi così spontanee come vogliono far credere, i cui riflessi pagherà in primis l'Europa e chissà quant'altro si riverserà sul mondo.
Comunque dovrebbe sostituire i Vangeli, e il Professor Ratzinger, eminente teologo, lo rende ancor più possibile con la sua affermazione «che il popolo ebreo non uccise Cristo».
Parrebbe una provocazione ma non lo è.
“Uomini siate, non pecore matte,
sì che il giudeo di voi tra voi non rida!”                        (Dante Par. canto V: 80-81)
Come rideva il Premier israeliano Benjamin Netanjahu, quando apparso su un telegiornale nostrano, ringraziava soddisfattissimo il Papa [non il Prf. Ratzinger, ma questo si comprende dato il ruolo che gli ebrei ricoprono da tempo in Vaticano] per aver finalmente reso giustizia al popolo ebraico.
Il Vangelo al quale il Prf. Ratzinger si ispira principalmente è il quarto, chiamato il «Vangelo spirituale» quello di Giovanni [patrono anche dei teologi!], figura luminosissima, quello più sofisticato, più essenziale, e quindi apparentemente più adatto a interpretazioni, per es. quando Giovanni menziona i “giudei”, per indicare i responsabili della morte di Gesù senza andare nei particolari [per lui probabilmente ovvi].
Ratzinger indica così «una casta intellettuale» non meglio specificata, ma facile da riconoscere. Parliamo invece di Anna e Caiafa o Caifa, del quale pare sia stata trovata alla fine del 1990 la tomba con l'iscrizione Giuseppe Bar Caiafa. La sua famiglia, un clan di sommi sacerdoti, proviene da un villaggio nei pressi di Gerusalemme (Bet_Meqoses).
Il suo matrimonio con una figlia di Anna, il capo di un potente clan sacerdotale che apparteneva al partito dei Sadducei (Atti 4, 1-2] potrebbe essere stato il motivo della sua ascesa sino alla promozione alla carica più alta in Israele. Questo collegamento tra i due, suocero e genero, viene menzionato in Giovanni al cap. 18, 13-24, dove parla di Anna che per primo interroga Gesù e infine lo manda a Caifa Sommo Sacerdote in carica quell'anno.  
Giuseppe Flavio, nel menzionare l'affiliazione con i Sadducei di Anna, dice che essi «sono i più senza cuore di qualsiasi altro giudeo, quando siedono in giudizi» [Antichità 20, 199 e 13, 294]. Il Talmud Babilonese e la Tosefta [una raccolta di scritti rabbinici della Misnah] contengono un elenco dei mali causati dalle famiglie dei Sommi Sacerdoti [come si ripete sempre la storia!] Uno di questi è: «Sventura su di me per la casa di Hanin, sventura su di me per le loro calunnie» [Talmud Babilonese, Pesahim 57a; Tosefta, Menahot 13, 21]. La casa di Hanin, riferita alla potente famiglia di Anna, è accusata di calunnie, e queste sono anche la leva per la persecuzione di Gesù [e dei discepoli] in cui Caifa ha avuto un ruolo decisivo. Nel Nuovo Testamento emerge che quelli che hanno orchestrato la consegna di Gesù nelle mani di Pilato erano membri dell'aristocrazia sacerdotale. Le figure principali di questa fatale azione erano Anna con il suo clan del partito dei Sadducei al quale apparteneva quasi sicuramente anche Giuseppe Caifa suo genero, con gli Scribi e i Farisei o almeno una parte di questi ultimi, in quanto non tutti erano contro Cristo. Questo per quanto riguarda «la casta intellettuale».
Nei primi tre Vangeli i sommi sacerdoti erano presentati come i principali nemici di Gesù e il complotto per ucciderlo è descritto in Luca 22:1-6 come segue: “Si avvicinava intanto la festa degli Azzimi, detta Pasqua, e cercavano i capi dei sacerdoti e gli scribi come farlo morire, perché temevano il popolo.
Allora Satana entrò in Giuda chiamato Iscariota, che era del numero dei dodici. Egli andò e trattò con i capi dei sacerdoti e gli ufficiali del Tempio [«la casta degli intellettuali» si allarga ] come darlo nelle loro mani. Essi se ne rallegrarono e convennero di dargli del denaro. Ed egli acconsentì e cercava una occasione propizia per consegnarlo nelle loro mani all'insaputa del popolo”.
 Quando Gesù fu arrestato, «lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote» [Luca 22:54]. Qui Gesù passò la notte in custodia [nella casa di Anna] e gli uomini della guardia lo schernirono e lo percossero [Luca 22:63].L'interrogatorio avvenne la mattina seguente e fu Caifa Sommo Sacerdote a interrogarlo.
Nel mondo occidentale è prevalsa la tesi che Caifa era anche capo del Sinedrio.
Il Sinedrio era un organismo che in Giudea amministrava parte delle leggi e della giustizia, composto da 71 persone. 70 erano gli anziani del popolo, scelti tra cittadini illustri e conoscitori delle leggi e delle usanze bibliche, farisei, scribi e anche sacerdoti.
La settantunesima carica era il presidente del Sinedrio, il NASI (principe), ma questi non era il Sommo Sacerdote. Quest'ultimo veniva eletto dal Sinedrio solo se era saggio e particolarmente esperto e quindi ne poteva far parte, ma non nella prassi normale. Ai tempi del processo a Gesù il sommo sacerdote era Caifa, mentre il NASI era R. Gamaliel hagazit.
Il Sinedrio pare si riunisse quotidianamente in un area del quartiere del tempio a Gerusalemme chiamata «lishkat hagazit» per discutere le leggi del popolo, e poteva eseguire dei processi che contemplavano la pena di morte, anche in caso grave a un Sommo Sacerdote o a un apostata della legge o falso profeta, ma questa possibilità pare sia stata molto ridotta nel corso della storia, sopratutto durante la dominazione romana.
Nei quattro Vangeli non si afferma che il Sommo Sacerdote fosse presidente del Sinedrio.
Caifa dunque, pone a Gesù la domanda decisiva: “Sei tu il Cristo?” Mat. 26, 63; Gesù risponde:«Io lo sono e voi vedrete il figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo.» Mrc. 14, 61-65. Caifa lo accusa di bestemmia e «tutti lo giudicarono reo di morte». Ma il potere di infliggere la pena capitale era riservato ai romani, dunque il processo doveva aver luogo davanti a Pilato per avere un aspetto politico e conseguentemente la sentenza di colpevolezza. Così «la casta» lo accusa di aver complottato contro l'impero romano. Fu comunque la teoria di Caifa che prevalse sul resto «della casta» e sul Sinedrio. “Allora i capi sacerdoti e i farisei riunirono il Sinedrio e dicevano: che facciamo? Quest'uomo fa molti prodigi. Se lo lasciamo fare, tutti crederanno il lui e verranno i romani, distruggeranno il luogo santo e la nostra nazione. Allora uno di essi, di nome Caifa, che era quell'anno Sommo Sacerdote, disse loro: Voi non capite nulla, né riflettete che val meglio la pena che un sol uomo muoia per il popolo, piuttosto che tutta la nazione perisca”. Gv.47:51
E' probabile che giocasse un ruolo anche la paura di una sommossa da parte dei seguaci di Gesù, ma sicuramente non secondario fu l'odio scaturito in loro da un Gesù che attaccava la «casta» ripetutamente, smascherando la loro ipocrisia e il loro operato accusandoli anche di aver «per padre il diavolo». Questa frase manca nelle varie citazioni evangeliche del Prf. Ratzinger, forse l'ha giudicata irrilevante nel suo forbitissimo scritto. Manca anche la requisitoria di Gesù che si trova nel Vangelo di Luca 11, 23-47, durissima, e rivolta «alla casta», ma non in sintonia con gli esegeti biblici «moderni» della bibliografia attinta.  
Portato da Pilato, “i capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose” (Mar. 15, 3; Mat.27, 12) e quando Pilato voleva rilasciare Gesù “i capi dei sacerdoti incitarono la folla [il popolo] a chiedere piuttosto che venisse rilasciato Barabba”(Mt 27, 20; Mr 15, 11).
Si parla di folla, non solo di un gruppo di giudei Zeloti, chiamata anche «ochlos» da Marco [il che significa massa, ma anche plebaglia].
Il popolo era venuto a Gerusalemme per festeggiare la Parasceve, la Pasqua ebraica, è quindi difficile da dimostrare che non fossero giudei.. E' quasi certo che la notizia della cattura di Gesù si sia sparsa rapidamente data la Sua immensa popolarità, e non pochi siano venuti al processo, forse anche alcuni beneficati, e se anche non si fossero uniti alla plebaglia, certamente nessuno Lo ha difeso. Chi tace acconsente.
La parabola dei malvagi vignaioli (Mat. 21, 32-46 Mar. 12, 1-12 Luca 20, 9-18) era chiaramente diretta contro la casta sacerdotale: “Egli verrà, e farà perire quei vignaioli e darà la vigna [Israele] ad altri”. I capi dei sacerdoti e gli scribi hanno capito bene la minaccia [quelli attuali pare proprio di no] e hanno cercato di mettergli le mani addosso, perché avevano compreso che aveva raccontato quella parabola per loro, ma temettero il popolo.
 Riprendiamo Luca 20, 16-18: “Verrà e farà perire quei vignaioli... Udendo queste cose, quelli esclamarono: Non sia mai! Ma egli fissandoli in volto, disse: Che significa dunque quel che fu scritto: La pietra che scartarono i costruttori è divenuta la pietra angolare?
Chiunque cadrà su quella pietra sarà stritolato, ed essa stritolerà colui sulla quale cade”.
Non servono disquisizioni e sottigliezze teologiche, non serve arrampicarsi sugli specchi, sopratutto non si possono servire due padroni “O SEI CON ME O SEI CONTRO DI ME”.
Certamente si può scegliere, ma «Guai a chi da scandalo, sarebbe meglio per lui che gli mettessero una macina al collo e lo buttassero in mare» (Mat. 18, 6-10). E Gesù aggiunge: «Guai al mondo per gli scandali! E' inevitabile che succedano scandali, ma guai all'uomo per il quale avviene lo scandalo!» (Mt. 18, 7).
 Giuda, chi era costui?
Cito dalle visioni della beata Anna Katharina Emmerick*.
[Anna Katharina Emmerick *(Coesfeld, 8 settembre 1774 – Dülmen, 9 febbraio 1824) è stata una monaca agostiniana tedesca della Chiesa cattolica, divenuta nota per le sue doti di veggente. Le si attribuiscono anche altre doti sovrannaturali: stigmate, levitazione, bilocazione, estasi. La sua è stata una vita di persecuzioni e malattie.
Della sua vicenda si interessò anche il poeta tedesco von Brentano che dal 1816 al 1824 prese nota delle sue visioni e ne scrisse un libro.
E 'stata beatificata da Wojtyla-Giovanni Paolo II il 3 ottobre del 2004. [Anche qui è un caso di «casistica» cerchiobottista, la Emmerick da una parte, Escrivà de Balaguer dall'altra ndr].
Le sue visioni più conosciute sono quelle relative alla “Passione di Gesù” [tratta dal libro “La povera vita del Nostro Signore Gesù Cristo”] a cui fedelmente si è ispirato il film “The Passion- La Passione” di Mel Gibson, tanto avversato dagli ebrei, ricchissime di dettagli non riportati dai Vangeli ma perfettamente coincidenti con i particolari "inediti"].
La beata Emmerick nel capitolo dedicato a Giuda Iscariota, lo descrive come “un uomo che aveva circa 25 anni quando incontrò i discepoli di Gesù, dall'aspetto gradevole, capelli neri, barba rossiccia, statura media, curato nel vestire, loquace, servizievole, un pò spaccone, ma quando veniva redarguito da chi ne sapeva di più, si ritirava vergognoso. Aveva un aria simpatica, ma nel contempo adulatrice, ripugnante e vile. Era avido di denaro, di una posizione di rango, sognava la celebrità. La figura di Cristo lo intrigava molto. I suoi discepoli erano nutriti, il ricco Lazzaro sosteneva Gesù, si pensava che avrebbe fondato un regno, si parlava molto di un re, del Messia, del profeta di Nazareth. I miracoli e la saggezza di Gesù erano sulle bocche di tutti, Giuda bramava essere chiamato suo discepolo e avere parte della sua gloria, che riteneva essere terrena. (1)
Il Prof. Ratzinger sostiene che «qualcuno doveva pur assumersi il compito che ha portato alla morte Gesù». Questa vulgata circola da tempo, sembra l'insinuazione di una fatalità dettata dalle profezie, quindi a lui l'ingrato compito di farle avverare.
Quasi una vittima predestinata. Ma Gesù disse in un altro modo: «Non fui io a scegliervi tutti e dodici? Eppure uno di voi è un demonio. Alludeva a Giuda, il quale stava per tradirlo» Gv. 6, 71-72
I dodici apostoli rappresentano le 12 tribù di Israele e Giuda comunque rappresenta «i giudei» che hanno tradito. La parte per il tutto.
Ancora Ratzinger su Giuda: “Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi (cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto”.  
Sulla morte di Giuda ci sono le versioni di Mt. 27, 5 nella quale si impicca, dopo aver gettate le monete davanti ai sacerdoti nel tempio, ma anche quella degli Atti 1, 18 «egli dunque acquistò un campo col compenso dell'iniquità e, essendo caduto in avanti, si squarciò in mezzo, e tutte le sue viscere si sparsero». Si descrive un uomo che era senza scrupoli, come si deduce anche dalla descrizione della Emmerick e dal suo gesto premeditato in Mt. 26, ladro in Gv. 12, 6. Covava rancore da tempo nei confronti di Gesù e l'ha «venduto» per soldi. Difficile pensare che si sia salvato sopratutto perché «Dio è giusto.»
Ratzinger domanda: “Come può uno dei dodici averlo tradito [con un espressione più elegante dice “consegnato” usando la traduzione dal greco] lui che lo conosceva bene?”
Giusta domanda: «Come fa un uomo di Cristo Dio a tradirlo?» A meno che non sia un demonio.
Leggendo gli scritti del Prf. Ratzinger si ha l'impressione di stare su una basculante.  
Pilato
Era il quinto prefetto della prefettura di Giudea, tra gli anni 26 e 36; è divenuto famoso nella storia in quanto giudice nel processo a Gesù, che ne ordinò la flagellazione e lo mandò a morte. Egli compare in tutti i quattro Vangeli canonici con descrizioni diverse.
Nel Vangelo secondo Marco, Gesù appare innocente di aver complottato contro l'impero romano e mostra un Pilato molto riluttante a giustiziarlo dando la colpa alle gerarchie giudaiche della condanna. Mr 15, 2-15. In quello di Matteo, dopo che i capi dei sacerdoti e gli anziani avevano aizzato le turbe a chiedere la liberazione di Barabba e a far morire Gesù, Pilato si lava le mani del caso e riluttante lo condanna (Mat. 27, 22-25). Nel Vangelo secondo Luca (23, 2-16) gli Anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi, accusano Gesù davanti a Pilato di aver tentato di sovvertire la nazione e impedito di pagare i tributi a Cesare, affermando di essere il Cristo re, ma Pilato riconosce che Gesù non ha minacciato l'impero.
Pilato tenta in ogni modo di ovviare alla sua condanna, ma deve cedere alla folla in tumulto aizzata dalla casta, che sceglie l'omicida Barabba. Nel giorno della Parasceve era consuetudine graziare un condannato, il che fa supporre, essendo la scelta tra Barabba e Gesù, che la condanna di Gesù voluta da Caifa era secondo lui data per scontata, e il processo che ne è seguito, ne è la prova.
E' solo Giovanni (18, 37-38) che riferisce il colloquio tra Gesù e Pilato, nel quale appare tutta la regalità di Gesù. “Gli richiese Pilato: dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici, io sono re. Sono nato per questo e per questo sono venuto al mondo: a rendere testimonianza alla verità. Chiunque è per la verità, ascolta la mia voce”. Pilato domandò: cos'è la verità?    
“Io sono la Via, la Verità e la Vita” ecco dove si trova la Verità, questo Pilato non lo poteva capire, contrariamente alla «casta odierna» che dovrebbe, ma fa finta di ignorare non a parole, ma disgraziatamente con i fatti.
Pilato sapeva benissimo, e lo ha dimostrato, che Gesù era innocente, ma sapeva altrettanto che se non lo avesse condannato, sarebbe scoppiata una rivolta senza precedenti che gli sarebbe costata probabilmente la carriera e forse anche la vita, quindi non la pace bensì il calcolo è stato decisivo. La VERITA' qui non c'entra, è un problema che Pilato non prende neppure in considerazione. Inoltre, da quando il potere serve la verità?    
Bisogna anche ricordare che Gesù è stato catturato per ordine della Sinagoga, e non dei romani, anche se l'ipocrita Caifa dice a Pilato [Gv. 19:21] “Se liberi costui, non sei amico di Cesare” con chiaro senso ricattatorio.
Il prf. Ratzinger dice in un altro passo. “I seguaci di Gesù non sono presenti nel luogo del giudizio, sono assenti per paura”. Era paura o prudenza? Se fossero rimasti, sarebbero probabilmente stati uccisi con Lui, infatti in seguito furono perseguitati. Sarebbe interessante sapere cosa avrebbe fatto il Prf. Ratzinger o uno dei dignitari attuali della Chiesa se fossero stati al posto di uno di loro.
Benedetto XVI sta seduto sul soglio di Pietro, uno che per paura ha rinnegato Gesù, ma subito dopo si è pentito e ha pianto amaramente.
“Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Già.    
Per una certa modalità descrittiva che riscontriamo nel libro, dovremmo arrivare alla conclusione di presunzione di innocenza: per il popolo ebraico che non ha chiesto
la morte di Gesù, per Giuda che potrebbe anche essersi salvato, per Pilato che ha condannato Gesù per salvaguardare la pace. A questo punto beatifichiamoli tutti, in una sola cerimonia con Wojtyla.      
        (Da“Gesù di Nazareth”) Gesù davanti a Pilato pag.208
“Analogamente Gesù annuncia la «casa deserta» e dona già fin d’ora la nuova alleanza «nel suo sangue»: in ultima analisi si tratta di guarigione, non di distruzione e ripudio.
Se secondo Matteo «tutto il popolo» avrebbe detto: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli» (cfr. 27, 25), il cristiano ricorderà che il sangue di Gesù parla un’altra lingua rispetto a quello di Abele (cfr Eb 12, 24): non chiede vendetta e punizione, ma è riconciliazione [o chiede piuttosto pentimento?]
Non viene versato contro qualcuno, ma è sangue versato per molti, per tutti. [in grassetto nel testo]. Qui riecheggia la formula stravolta della transustanziazione nella messa del Novus Ordo Missae montiniano: “Questo è il mio corpo... questo è il calice del mio sangue che verrà versato per voi e per tutti, e non per MOLTI come invece pronunciato da Cristo.
«Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio…
È lui [Gesù] che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione … nel suo sangue», dice Paolo (Rm 3, 23-25).
Come in base alla fede bisogna leggere in modo totalmente nuovo [di grazia, come piace ai «fratelli maggiori»?] l’affermazione di Caifa circa la necessità della morte di Gesù, così deve farsi anche con la parola di Matteo sul sangue: letta nella prospettiva della fede, essa significa che tutti noi abbiamo bisogno della forza purificatrice dell’ amore, e tale forza è il suo sangue.
Non è maledizione, ma redenzione, salvezza. [Ma a determinate condizioni e queste sarebbe stato bene evidenziarle. «entrate per la porta stretta....» Mt. 7, 13-14 e Lc. 24, 30]
Soltanto in base alla teologia [quale? quella nuova?] dell’ultima cena e della croce presente nell’intero Nuovo Testamento la parola di Matteo circa il sangue acquisisce il suo senso corretto” [?].
... “Ecce Homo - Ecco l'uomo (Giovanni 19, 5). Probabilmente il giudice romano è sconvolto dalla figura percossa e schernita di questo misterioso accusato.
Egli conta sulla compassione di coloro che lo vedono.
[Cercava la compassione nella «casta», o nella folla «l'ochlos» sobillato a dovere? ]
(…) “In Gesù appare l'essere umano come tale. In lui si manifesta la miseria di tutti i colpiti e rovinati. Nella sua miseria si rispecchia la disumanità del potere umano, che schiaccia così l'impotente”.  
[Gesù NON era impotente: (Gv. 19, 10-11) «Allora Pilato gli disse: non mi parli? Non sai che ho il potere di liberarti e potere di crocifiggerti? Rispose Gesù: Non avresti nessun potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto». Cioè quell'Alto, Colui che mi ha mandato, con il quale sono una cosa sola. La sua vera potenza si manifesta nella parabola dei vignaioli, quella tanto temuta e rigettata «dalla casta»].
        ... “In lui si rispecchia ciò che chiamiamo «peccato»: ciò che l'uomo diventa quando volge le spalle a Dio e prende autonomamente in mano il governo del mondo.   ..........
 [Formulata così questa frase, parrebbe che il «peccatore sia Gesù», ma subito dopo arriva la rassicurazione per i cattolici conservatori, l'ala destra del Papa].
         “Ma è vero anche l'altro aspetto: a Gesù non può essere tolta la sua intima è dignità [solo quella intima?]. Resta presente in Lui il Dio nascosto. Anche l'uomo percosso ed umiliato rimane a immagine di Dio”.      
Nelle varie tematiche che troviamo nel libro è compreso “Il metodo di Dio”.
             “E' proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell'umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia”.    
 Quando è stato ignorato Gesù? Al momento della sua nascita si era messa in moto la macchina distruttrice per eliminarlo, a meno che anche la storia di Erode sia un aggiunta posticcia come quella di Matteo a proposito del «sangue di questo giusto....», come sostiene il Prf. Ratzinger, allora ci dovrebbero spiegare a COSA dobbiamo credere. I Re Magi, venuti da lontano per onorarlo, rappresentavano già «delle forze autorevoli».
Il Gesù ufficiale, dal momento della sua predicazione, aveva un seguito decisamente numeroso, donde scaturisce la paura della «casta» cioè delle «forze autorevoli della storia».
        “Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all'umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta”.
   
Un altra ambiguità? In altre parole senza fede non c'è stata nessuna Resurrezione? Allora cosa ne facciamo di tanti, troppi falsi storici, nei quali il “politicamente corretto” obbligherebbe all'ammissione per fede? Va bene così, se non ci crediamo, non sono esistiti.    
Rileggendo nei Vangeli tutte le fasi della Passione di Nostro Signor Gesù Cristo e sopratutto in dettaglio quelle della beata Emmerick, si può arrivare solo a una conclusione: chi ha odiato e odia Cristo non può che “avere per padre il diavolo”.
Il Prf. Ratzinger cita nella bibliografia un numero notevole di altri autori, quasi tutti tedeschi e contemporanei, esegeti biblici e nuovo testamentari, ma sicuramente graditi «alla casta» ispiratrice del Concilio Vat. II. La lista è lunga e comprende cattolici, luterani, ecumenici, eretici ovviamente modernisti. Anche Ratzinger-Benedetto XVI è giudicato un Papa moderno [modernista]. Ma il modernismo non era stato condannato dalla “Pascendi” da Pio X?
Ne voglio citare alcuni:
Walter Kasper fece gli studi di filosofia e teologia nella Facoltà di teologia cattolica a Tubinga. Nel 1994 fu nominato co-presidente della Commissione Internazionale per il dialogo luterano-cattolico, nel 1999 Presidente del pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e presidente della Commissione per le relazioni religiose con gli ebrei. E' stato elevato alla porpora cardinalizia da Wojtyla-Giovanni Paolo II nel Concistoro del 21 febbraio 2005. Non crede nella divinità di Gesù Cristo.    
Christoph Schoenborn, Arcivescovo di Vienna, nominato Cardinale nel 1998 e in questa veste partecipa al Conclave, che nell'aprile del 2005 elegge Ratzinger Papa, con il quale è legato da lunga amicizia fin dai tempi degli studi nell'Università di Ratisbona. Fu suo collaboratore come segretario della Commissione per la redazione del [nuovo !] catechismo della Chiesa cattolica. Riconosce il grande contributo di Darwin e i progressi della scienza che non deve per forza entrare in conflitto con la fede. E' conosciuto dal grande pubblico per aver permesso e tollerato due mostre blasfeme nel museo diocesano di Vienna, la prima con un grande quadro che mostra un'ultima cena [volutamente scritto in minuscolo ndr] in versione omosessuale, la seconda con una presa in giro di Gesù e Maria in occasione dei mondiali di calcio [si sa la massoneria esige i suoi tributi].
Ci sono altre sue prodezze, che dimostrano chiaramente «che non sta dalla parte di Cristo».    
Don Virgilio Levi. Ex vicedirettore del “Osservatore Romano” altro organo massonico.
Il suo nome compare nella lista Pecorelli di cui sopra. D'altronde massone più, massone meno...    
John Paul Meier un gesuita docente di Nuovo Testamento! presso il dipartimento di Teologia della Università gesuita Nôtre Dame, Indiana [USA] nella quale per legge! viene nascosto ogni simbolo religioso quando viene in visita il Presidente degli Stati Uniti, è autore di nove libri e una sessantina di articoli. Il libro di Meier, al quale si riferisce il Prf. Ratzinger si intitola “A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus”, “Un ebreo marginale: ripensando il Gesù storico”, è già tutto un programma. Dovrebbe essere una indagine storico-critica su Gesù che è stata pubblicata in tre volumi. Circa “i fratelli di Gesù” si distacca dalla dottrina cattolica tradizionale e scrive: (l° vol., pag. 324) “L'opinione più probabile è che i fratelli e le sorelle di Gesù fossero veri fratelli” e riguardo all'istituzione dell'eucarestia (volume 1°, pag. 398): “La cena, benché non fosse un banchetto pasquale e non fosse celebrata come sostitutiva del banchetto pasquale, fu nondimeno qualcosa di più di un normale banchetto" (sic), . Meier a sostegno della sua prima tesi, cita José Arregui, un teologo francescano basco, che fu costretto al silenzio e poi indotto a lasciare l'ordine dal Vescovo di San Sebastian Mons. José Ignacio Munilla, [esistono ancora quelli fedeli alla Tradizione!]. Arreguì si autodefinisce «eretico» [almeno su questo ha una visione chiara] e in un suo scritto farneticante “Le radici di Gesù” sostiene che «la Verginità di Maria è tutto un dogma da reinterpretare». Spiega che i fratelli e le sorelle di Gesù, tesi avvallata dagli esegeti e presentata da tradizioni diverse «lo fossero veramente».
Il Prf. Ratzinger nel suo libro a pag. 410 scrive sull'opera di Meier: “Quest'opera in più volumi di un gesuita [anche Ratzinger lo è] americano, rappresenta sotto molti aspetti un modello di esegesi storico-critica, in cui si palesano sia l'importanza sia i limiti di questa disciplina”.
Dove rimane «sia il vostro parlare sì sì no no»?    
Il libro del Prf. Ratzinger è un libro contro Gesù e la Sua Chiesa e “pro judaeis”.
Le conseguenze per tutti i cristiani già perseguitati e macellati nei paesi di matrice musulmana si faranno sentire presto, come per noi, sopratutto in Europa, anche se per la verità un tipo di persecuzione esiste da molto tempo, in maniera più subdola, più cinica, più aberrante e distruttiva messa in atto «dalla casta intellettuale» giudaico massonica quindi nuovamente colpevole e grazie al PILATO di turno che ha ceduto ancora. Ma stavolta non per mantenere la pace.    
VENERDI SANTO Benedetto XVI sarà in televisione! per rispondere a chi gli vorrà fare delle domande. Per me come per i veri cristiani, questo è il giorno per eccellenza di preghiera e raccoglimento.
Ma una domanda gliela faccio da qui: “Lei crede nella divinità di Cristo?” Sono sicurissima che mi risponderebbe di SI come sono sicura che Lo ama molto.  Da morire.   
Claudia Marus             28 marzo 2011
(1) Giuda era figlio illegittimo: sua madre sposata a un giudeo, che in seguito l'abbandonò e si stabilì a Pella dove commerciava, era cantante, attrice, musicista. Per un po' la coppia si stabilì a Ischariot [da lì probabilmente l'appellativo di Iscariota]. La donna ebbe Giuda da un colonnello militare di Damasco, abbandonò l'infante, questi fu preso da una coppia senza figli, che gli dette una buona educazione, ma da adolescente a causa di una truffa fu rispedito a sua madre e da lei “maledetto” come in seguito da suo marito, quando questi venne a sapere che Giuda era figlio di un altro.
Giuda ricevette una somma di denaro dal suo padre naturale, che con il tempo a causa di affari non riusciti si ridusse notevolmente.
Si era accattivato la simpatia degli apostoli di Gesù e essi gliene parlarono, ma Egli sospirò rattristato e rispose loro: “non è venuto il tempo di parlarne, bensì di pensarci”.
Giuda, si mostrò sempre molto disponibile a qualsiasi compito, era servizievole e con questa strategia incontrò finalmente Gesù presentato da Bartolomeo e da Simone con le parole: “Maestro questo è Giuda del quale ti abbiamo parlato”. Gesù lo guardò con gentilezza ma anche con malinconia. Giuda disse inchinandosi: “Maestro ti prego di lasciarmi aver parte al tuo insegnamento”.
Gesù gli rispose dolcemente, profetizzando: “Questo lo puoi avere, a meno che tu non voglia rimetterlo a un altro”. Dunque puoi scegliere. [E' evidente anche il riferimento a Mattia, un seguace di Gesù che gli rimase fedele fino in fondo e dopo sostituì Giuda At. 1, 26]. Verso il compimento della vita di Gesù, Giuda sempre invidioso e geloso, si stancò della vita itinerante, di obbedienza, e del Suo linguaggio spesso incomprensibile.
Era deluso, si era aspettato altro, il regno qui sulla terra.


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