1- A CADAVERE ANCORA CALDO DI CAL, INFURIA LO SCONTRO TRA LE DUE ANIME DELLA CHIESA (OPUS DEI E CIELLE) SULLA LINEA GENOVA-MILANO E SUL PASSANTE TREMONTI-BANANA - 2- I TENTACOLI DI BERTONE-OPUS DEI SULLA CASSAFORTE DEL SAN RAFFAELE PER REALIZZARE IL MEGAPOLO SANITARIO CATTOLICO CON GEMELLI, BAMBIN GESÙ E CASA DI PADRE PIO - 3- I FEDELISSIMI DI "MI MANDA BERTONE": I “GENOVESI” PROFITI (DIFESO ANCHE DI FRONTE AI GIUDICI), CRUPI E MALACALZA, IL PIVOT BANCARIO LIN-GOTTI TEDESCHI (BANCHIERE EX SANTANDER, ISTITUTO DA SEMPRE VICINO ALL’OPUS E GRANDE AMICO DI GIULIETTO TREMONTI) - 4- OPUS VS. CL! LA DIFESA AMBROSIANA DI COMUNIONE E FATTURAZIONE, LA ''LINEA DEL TONIOLO'' DA DIFENDERE FINO ALL’ARRIVO DEL CIELLINO SCOLA (SCAZZO FORMIGONI-RUTELLI) - 5- MEJO DELLA ''PRAVDA''! IL SILENZIO TOMBALE DELL'''OSSERVATORE ROMANO" E RADIO VATICANA, REGIA DEL BERTONIANO VIAN, SU CAL (“SEMBRA UN FILM DI DAN BROWN") - 6- ANCHE SUL VERSANTE POLITICO BERTONE È ATTIVISSIMO: DOPO AVER AVOCATO A SÉ LA CABINA DI REGIA DEI RAPPORTI CON I PALAZZI ROMANI, TENTANDO DI SOTTRARLA ALLA CEI, STA PROMUOVENDO UN RICOMPATTAMENTO DEI CATTOLICI IN VISTA DEL DOPO-SILVIO -
FORMIGONI ARANCIONE
1 - OPUS DEI CONTRO COMUNIONE E LIBERAZIONE: SULLA PELLE DEL SAN RAFFAELE LO SCONTRO TRA LE DUE ANIME DELLA CHIESA
Francesco Peloso per "Il Secolo XIX"
Il suicidio di Mario Cal piomba come una doccia gelata sul nuovo Cda del San Raffaele targato Vaticano. Nei sacri palazzi romani si osserva il riserbo dei momenti gravi, quelli in cui ogni parola può produrre un danno. A movimentare la giornata è stato però uno scambio di fuoco fra Francesco Rutelli, uno dei leader del nuovo terzo polo, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.
FRANCESCO RUTELLI
1 - OPUS DEI CONTRO COMUNIONE E LIBERAZIONE: SULLA PELLE DEL SAN RAFFAELE LO SCONTRO TRA LE DUE ANIME DELLA CHIESA
Francesco Peloso per "Il Secolo XIX"
Il suicidio di Mario Cal piomba come una doccia gelata sul nuovo Cda del San Raffaele targato Vaticano. Nei sacri palazzi romani si osserva il riserbo dei momenti gravi, quelli in cui ogni parola può produrre un danno. A movimentare la giornata è stato però uno scambio di fuoco fra Francesco Rutelli, uno dei leader del nuovo terzo polo, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.
FRANCESCO RUTELLI
Rutelli ha chiamato in causa le responsabilità del governatore della Regione nel mancato controllo sull'enorme debito accumulato dalla struttura ospedaliera milanese: «Possibile che nessuno abbia controllato i bilanci del San Raffaele? E' il momento che Formigoni si svegli poiché ha dormito abbastanza. O se non altro ha tenuto gli occhi chiusi».
Parole di fuoco pronunciate in un giorno drammatico, alle quali il leader dell'Api ha aggiunto altre considerazioni pesanti: «Come possibile che si sia arrivati a un miliardo di debiti?», Perché, si è chiesto ancora Rutelli, i fondi destinati al San Raffaele dalla Regione e dai ministeri di Sanità e Ricerca non sono stati «accompagnati da serie verifiche dei bilanci?».
Alle critiche ha fatto seguito una replica altrettanto dura di Formigoni, per il quale «è Rutelli che farebbe meglio a continuare a dormire piuttosto che svegliarsi improvvisamente dal letargo e dire simili castronerie».
«Il povero Rutelli - ha detto ancora - non sa che l'ospedale San Raffaele è un'azienda privata e che la Regione non può e non deve effettuare alcun controllo sui bilanci interni di una simile azienda» ad essere controllata, semmai, è la qualità delle prestazioni servite, per questo «a Rutelli - ha aggiunto Formigoni - conviene continuare a dormire. Buonanotte Cicciobello, da tuo Roberto Formigoni».
OSPEDALE_SAN_RAFFAELE_MILANOScambio di accuse senza fair play, segno che il suicidio di Cal sta surriscaldando una situazione già difficile. In ambienti ecclesiali milanesi si fa notare che Rutelli è «notoriamente vicino alla Prelatura», cioè all'Opus Dei. Un riferimento pungente ma non casuale che rimanda alla presenza, nel nuovo board del San Raffaele, di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, e proveniente dal Santander spagnolo, istituto da sempre vicino all'Opera fondata da Escrivà de Balaguer. Lo stesso Giuseppe Profiti, nuovo plenipotenziario dell'ospedale fondato da don Verzé, sarebbe in ottimi rapporti con l'Opus.
Ma al di là delle polemiche di giornata, rimane l'idea diffusa nel mondo ecclesiale milanese, di un'alleanza fra la potente Prelatura personale del Papa e la Segreteria di Stato vaticano: «Sembra un film di Dan Brown» è il commento che emerge da ambienti universitari. In tutta la vicenda, dunque, si profilerebbe anche la concorrenza fra una cordata più vicina all'Opus Dei e una realtà universitaria nei grandi atenei cattolici di Milano, più in sintonia con Comunione e liberazione; quest'ultima, però, fra poco potrà contare anche sul nuovo arcivescovo, il cardinale Angelo Scola.
SAN RAFFAELESecondo altre fonti, il nuovo Cda del San Raffaele, sarebbe intenzionato a puntare molto sul polo universitario dell'ospedale, in forte sinergia con il Policlinico Gemelli di Roma; sullo sfondo incombe il progetto - temuto dalla Chiesa ambrosiana e dalla Cei - di un mega polo ospedaliero-universitario sull'asse Roma-Milano e forse con altre diramazioni, messo a punto dal Vaticano. Infine ha destato grande sorpresa il fatto che ieri, né la Radio Vaticana né l'Osservatore Romano, abbiano fatto alcun cenno al suicidio di Cal; un gelo letto come una decisa presa di distanza dalla precedente gestione.
2 - UN COLPO ALLA STRATEGIA DI BERTONE: I RUINIANI ALLEATI CON MILANO DIFENDONO LA CASSAFORTE DEL TONIOLO
Andrea Tornielli per "La Stampa"
La notizia del suicidio del braccio destro di don Verzè, piombata come un macigno Oltretevere, getta un'ombra sinistra sulla vicenda del San Raffaele, l'ospedale milanese gravato da un miliardo di debiti che la Santa Sede vuole acquisire. Venerdì scorso, quando è stata formalizzata la nascita del nuovo assetto che lo ha estromesso dalla gestione del San Raffaele, gli uomini del Vaticano non avevano nemmeno incontrato l'ormai ex vicepresidente Mario Cal. Che non ha retto psicologicamente, dopo essere stato indicato per settimane come il responsabile del buco miliardario provocato da anni di spese fuori controllo per dar vita ai mirabolanti progetti di don Verzè.
DON VERZE' E MARIO CALL'operazione San Raffaele vede come protagonista ultimo il cardinale Tarcisio Bertone, 77 anni a dicembre, Segretario di Stato dal 2006, intenzionato a creare un polo sanitario europeo che metta insieme il Policlinico Gemelli e il Bambin Gesù di Roma, il San Raffaele di Milano, la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.2 - UN COLPO ALLA STRATEGIA DI BERTONE: I RUINIANI ALLEATI CON MILANO DIFENDONO LA CASSAFORTE DEL TONIOLO
Andrea Tornielli per "La Stampa"
La notizia del suicidio del braccio destro di don Verzè, piombata come un macigno Oltretevere, getta un'ombra sinistra sulla vicenda del San Raffaele, l'ospedale milanese gravato da un miliardo di debiti che la Santa Sede vuole acquisire. Venerdì scorso, quando è stata formalizzata la nascita del nuovo assetto che lo ha estromesso dalla gestione del San Raffaele, gli uomini del Vaticano non avevano nemmeno incontrato l'ormai ex vicepresidente Mario Cal. Che non ha retto psicologicamente, dopo essere stato indicato per settimane come il responsabile del buco miliardario provocato da anni di spese fuori controllo per dar vita ai mirabolanti progetti di don Verzè.
L'arrivo nella Segreteria di Stato, come numero due di un Pontefice teologo e totalmente alieno dai giochi del potere politico-economico, ha fatto sì che il cardinale salesiano, nel giro di un quinquennio, estendesse la sua influenza ben al di là della curia romana, dove peraltro il numero dei salesiani in posti di rilievo è cresciuto e dove uomini a lui legati gestiscono le finanze vaticane: l'ultimo in ordine di tempo è l'arcivescovo Domenico Calcagno, appena nominato alla guida dell'amministrazione del patrimonio della Santa Sede, al posto del dimissionario cardinale Nicora il quale sarebbe stato contrario all'operazione San Raffaele.
BERLUSCONI E DON VERZÉDecisivi per Bertone sono gli anni genovesi: è nella città ligure che incontra alcuni personaggi destinati poi ad emergere - come Marco Simeon, la cui ascesa in Rai è stata sponsorizzata dal cardinale - e manager che saranno da lui cooptati nei vari enti collegati al Vaticano. Giuseppe Profiti, difeso dalla Santa Sede nel corso delle sue disavventure giudiziarie, diventa presidente del Bambin Gesù di Roma. Mentre Domenico Crupi va a guidare Casa Sollievo della Sofferenza, il grande ospedale garganico fondato da Padre Pio. Sia Profiti che Crupi hanno lavorato al Galliera di Genova, ospedale presieduto dall'arcivescovo della città.
GIULIO TREMONTIL'acquisizione del San Raffaele rientra dunque in questa strategia. Bertone ha inviato a Milano quattro uomini a lui vicini per controllarlo: oltre al già citato Profiti, ci sono l'imprenditore genovese Vittorio Malacalza, il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e l'ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick.
BERTONE PAPA BIGI nuovi arrivati, dopo aver chiuso con la gestione di Mario Cal e aver ridotto ad onorifico il ruolo di don Verzè, intendono prendersi il tempo necessario per vagliare i conti del San Raffaele, che non è mai stato un ospedale «cattolico»: soltanto dopo lo Ior - non una qualsiasi merchant bank ma l'Istituto per le Opere di Religione - deciderà se procedere a un aumento di capitale e a cominciare a risanare i disastrati bilanci mettendo sul piatto duecento milioni di euro.
ETTORE GOTTI TEDESCHIDove il progetto bertoniano sembra invece essersi arenato, è con il Policlinico Gemelli. Il Segretario di Stato negli ultimi mesi ha tentato infatti di cambiare gli equilibri interni all'Istituto Toniolo, la «cassaforte» dell'Università Cattolica, per sostituire in fretta il cardinale Dionigi Tettamanzi con l'ex ministro Flick. Ma ora tutto è rimandato a dopo l'arrivo del nuovo arcivescovo, Angelo Scola.
GIUSEPPE PROFITI PAPA RATZINGERAnche sul versante più propriamente politico Bertone è attivissimo: dopo aver avocato a sé la cabina di regia dei rapporti con la politica, tentando di sottrarla alla Cei, sta promuovendo un ricompattamento dei cattolici in vista del dopo Berlusconi.
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NEL NOME DI DIO, AMMAZZATI! - MARZO 2009, CHI PARLA È DON VERZÉ: "A ROMA HO SUBITO UN'ORA DI INTERROGATORIO DAVANTI A UNA COMMISSIONE DI MONSIGNORI. HANNO SENTITO LE MIE RAGIONI, POI UNO DI LORO MI HA DETTO: "LEI NON DEVE AVERE PAURA DEL CARDINAL MONTINI. LEI DEVE AVERE PAURA SOLO DI UNA COSA, DI FALLIRE! NEL CASO LE DO UN CONSIGLIO. IL GIORNO PRIMA DEL FALLIMENTO SI COMPRI UNA PISTOLA E SI SPARI"…
«Sono dovuto andare a Roma, ho subito un'ora di interrogatorio davanti a una commissione di monsignori. Hanno sentito le mie ragioni, poi uno di loro mi ha detto: "Lei non deve avere paura del cardinal Montini. Lei deve avere paura solo di una cosa, di fallire! Nel caso le do un consiglio. Il giorno prima del fallimento si compri una pistola e si spari o si butti dalla finestra del quarto piano"»
DON VERZE' E MARIO CAL
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-a-cadavere-ancora-caldo-di-cal-infuria-lo-scontro-tra-le-due-anime-27906.htm
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/nel-nome-di-dio-ammazzati-marzo-2009-chi-parla-don-verz-a-roma-ho-27929.htm
Chi parla è Don Verzé e la dichiarazione - riportata da Wired in un lungo articolo dedicato al San Raffaele pubblicato sul primo numero del mensile a marzo 2009 - si riferisce ai tempi in cui Paolo VI era ancora il cardinal Montini: qualcuno ebbe l'impressione che Verzé si stesse allargando troppo e lo denunciò al Sacro Ministero.
Un'affermazione che suona come una sinistra profezia oggi, alla luce del suicidio di Mario Cal, ex vicepresidente, tesoriere e braccio destro dell'anziano fondatore. Un suicidio ancora tutto da spiegare, anche se naturalmente legato alla difficilissima situazione finanziaria del san Raffaele, con un miliardo di euro di debiti e un concordato preventivo che sembra l'unica strada percorribile.
Ma che cos'è davvero il San Raffaele? Al centro c'è l'ospedale, ma pure monumenti, giardini, negozi. Una metropolitana trasparente, che cammina senza guidatore fino alla linea cittadina, uno zoo, un parrucchiere, una cartolibreria, un ristorante, un ottico, e poi un parcheggio interrato che è il più grande della Lombardia, un asilo nido, un liceo e l'università. Un albergo a quattro stelle per i parenti dei malati, l'elisoccorso, una casa editrice. Insomma una fortezza minimale nell'aspetto, ma gotica nell'essenza, di cui lui solo è il vero architetto e custode di ogni segreto.
DON LUIGI VERZÉPer saperne di più, per conoscere le visioni e le idee che hanno guidato questo ambizioso progetto, Wired.it ripropone il servizio pubblicato sul primo numero di Wired Italia nel 2009 http://mag.wired.it/rivista/storie/la-fine-della-morte.html#content
2- IL MESSAGGIO ALLA MOGLIE: «PERDONAMI NON CE LA FACCIO»
Alberto Berticelli e Gianni Santucci per il "Corriere della Sera"
CUPOLA DELL'OSPEDALE SAN RAFFAELEDue messaggi. Uno per la fidata segretaria Stefania, l'altro per l'adorata moglie Tina. Scritti con la stilografica in una manciata di minuti prima di premere il grilletto della sua pistola e farla finita. Due messaggi chiusi in altrettante buste e lasciati su quella che, per anni, era stata la sua scrivania, la tolda di comando dalla quale partivano gli ordini e le iniziative prese insieme a don Verzè per far crescere e diventare sempre più importante il San Raffaele. «Stefania, grazie di tutto. Perdonami».
OSPEDALE_SAN_RAFFAELE_MILANOGli agenti della volante lo hanno trovato a fianco del cadavere, macchiato con degli schizzi di sangue. Stefania ieri mattina aveva visto arrivare in ufficio il manager e non si era accorta di nulla. Qualcuno, addirittura, dice che il braccio destro di don Luigi Verzè abbia sorriso: ma forse è stata solo un'impressione. Il secondo foglio per la moglie. «Cara Tina perdonami. Non ce la faccio più.
Ancora una volta ho pagato errori di altri. Tu sai che non ho colpa» . Un messaggio nel quale traspare tutta l'angoscia di Mario Cal e che è stato letto e riletto da Maurizio Ascione, il magistrato che conduce l'inchiesta. La sensazione degli investigatori è che il manager abbia voluto suggerire alla moglie le cause del suo disperato gesto e indicare una sorta di movente. Quel «ancora una volta ho pagato errori di altri. Tu sai che non ho colpe» , lascia trasparire nuovi scenari da esplorare. Come dire: se ho condiviso alcune scelte l'ho fatto per assecondare strategie che non condividevo.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/nel-nome-di-dio-ammazzati-marzo-2009-chi-parla-don-verz-a-roma-ho-27929.htm
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