Breve catechismo sul modernismo, III p di Fabrizio Cannone Proponiamo un’ulteriore scelta delle opinioni moderniste con relativo commento esplicativo. Purtroppo tali convinzioni, benché già condannate dal Sant’Uffizio fin dal 1907, sono tuttora radicate in ambito cattolico. 21) La Rivelazione, che costituisce l’oggetto della Fede Cattolica, non si è conclusa con gli Apostoli. Effettivamente si pensa, si dice e si scrive che la Rivelazione si dà e si fa nella storia e negli uomini, ed essendo l’umanità sempre nuova ed in evoluzione, la Rivelazione si coniuga in rinnovati modi e stili di pensiero, benché essi esprimano contenuti diversi ed opposti. Certi autori come Lutero, Calvino, Wellhausen o Karl Barth ci hanno insegnato a leggere meglio la Bibbia e dunque se essa materialmente non cambia, noi la capiamo meglio, molto meglio di come la capirono i Padri e i Dottori della Chiesa... Coloro che vogliono sopprimere le formule dogmatiche sostengono che esse erano comprese un tempo in modo diverso da oggi e domani saranno dunque inutili. La Rivelazione, concludono, per non essere sterile deve adattarsi a linguaggi, riferimenti, comprensioni nuove e sempre diverse. 22) I dogmi, che la Chiesa presenta come rivelati, non sono verità cadute dal cielo, ma l’interpretazione di fatti religiosi, che la mente umana si è data con travaglio. Funesta conseguenza dell’evoluzionismo teologico. Si dice: il messaggio di Cristo non sta in vuote formule del passato, ma nell’amore verso il Figlio di Dio fatto carne, sangue e storia; che oggi si ammetta l’omosessualità o l’onanismo, laddove la Bibbia li condanna duramente, è del tutto accidentale e secondario. Sarebbe tradire la Bibbia quella di ridurla a formulette da mandare a memoria: questo l’errore del pre-Concilio, che finalmente stiamo superando! Dato che la cultura umana cambia senza sosta, anche le espressioni della Chiesa debbono cambiare: nessun fissismo dogmatico! 27) La Sacra Scrittura non prova la Divinità di Gesù Cristo; ma è un dogma che la coscienza cristiana deduce dal concetto di Messia. La Divinità di Cristo è dimenticata o messa tra parentesi dal primo e dal secondo modernismo, e forse ancora più dal secondo. Anzitutto si nega il concetto stabile di divinità che conterrebbe nozioni diverse e opposte. Poi si preferisce sottolineare l’Umanità del Salvatore, assai più evidente nei quattro Vangeli e fonte di vicinanza, di prossimità e non di timore e distacco come la sua onnipotente Divinità, concetto ritenuto impuro resto del paganesimo. Si può parlare di Divinità di Cristo, secondo i novatori, al massimo in senso storico, nel senso cioè che le comunità primitive nel loro zelo di fede e di fervore hanno intravisto un che di divino nell’insuperabile e magnifica Umanità del Messia venuto a liberare i suoi. 28) Gesù, durante il suo Ministero, non parlava per insegnare di essere il Messia, né i suoi miracoli miravano a dimostrarlo. La negazione dei miracoli, dopo la svolta conciliare, non è neppure più un assioma teorizzato. Essa è data per scontata. Si dice, infatti, che la scienza medica di allora non sapeva distinguere il malato dal posseduto, o la morte apparente da quella reale, e certi casi limite di prodigi si spiegano con la fede cieca dei Discepoli verso il Maestro. In ogni caso, sentenziano i modernisti dalle cattedre, chi crede a Cristo per i miracoli non è cristiano ma ancora pagano poiché è rimasto alle manifestazioni teofaniche dell’Antico Testamento e dei miti coevi, tutti fondati sulla potenza strabiliante del Dio-da-temere... Ma oggi [cioè dal 1965], tutto ciò è definitivamente superato da una teologia scientifica rigorosa che non ha bisogno dei miracoli, ma crede in Cristo perché sente di affidarsi a Lui come ad un Amico. 35) Cristo non ebbe sempre coscienza della sua dignità messianica. Per mostrare la tristissima attualità del modernismo cito da un libro di religione cattolica in uso nei Licei: La domanda dell’uomo di G. Marinoni e C. Cassinotti, pp. 148ss. «Quando Gesù capì di essere Figlio di Dio? [...]. Dobbiamo immaginare che questa conoscenza di sé sia maturata in lui gradualmente, attraverso un progresso e una crescita interiore, fino a capire di essere il Figlio di Dio [...]. Piano piano dunque Dio ha rivelato e Gesù ha compreso la sua missione e identità, pregando e meditando la Parola di Dio. Così ha imparato a capirsi come uomo e come Figlio di Dio, e ha scelto di seguire la sua vocazione [...]. Gesù sa che la morte non è la fine, ma non è certo della risurrezione e, come ogni uomo, si affida a Dio. Anche Lui poteva scegliere di diventare qualcos’altro, anche per Lui restare fedele a Dio era impegnativo, come lo è per ogni uomo che vuole dare il meglio di sé. Gesù ha quindi avuto il suo cammino di fede: ha dovuto rafforzare la propria fede e con speranza abbandonarsi alla volontà di Dio». 36) La Risurrezione del Salvatore non è propriamente un fatto di ordine storico, ma un fatto di ordine meramente sovrannaturale, non dimostrato né dimostrabile, che la coscienza cristiana lentamente trasse dagli altri. Anche su questo punto la continuità tra modernismo e neo-modernismo è semplicemente stupefacente. Anche oggi difatti si insegna che è la pura fede (o la speranza) a dirci che Cristo è risorto, non la storia e questo perché il fatto di risorgere è di natura sovrannaturale. Ma questo è erroneo. La stessa nascita di Gesù è sovrannaturale, eppure la sua vita è del tutto storica come quella di Cesare, Euclide o san Pietro. Separare il naturale dal sovrannaturale porta a negare gli effetti naturali e visibili di Dio nella storia, dimenticando che la natura stessa deriva da Dio e non solo la grazia. Così se Gesù mangia o piange, questo sarebbe naturale e dunque storico; se moltiplica i pani o calma la tempesta, sarebbe soprannaturale e dunque non-storico! Assurdo. La risurrezione supera questa natura umana precisa ferita dal peccato, ma non supera la potenza di Dio e, se essa avviene, è constatabile così come è constatabile la morte e la vita di qualunque uomo. Se un morto oggi risorgesse questo avverrebbe o per miracolo o per morte apparente. Ma in entrambi i casi, la “risurrezione”, vera o presunta, non sarebbe meno storica della morte che l’ha preceduta. La Risurrezione di Cristo non solo è un fatto storico, ma è uno dei fatti storici meglio attestati della storia umana: credervi è ragionevole molto più che dubitarne. 53) La costituzione organica della Chiesa non è immutabile; ma la società cristiana, non meno della società umana, va soggetta a continua evoluzione. Qui la storia (neo-modernista) degli ultimi 50 anni ha ampiamente superato l’utopia del vecchio modernismo. Secondo tantissimi teologi infatti la Chiesa muta, e anzi muta pure Dio, la Rivelazione, la religione, il dogma e tutto quanto! Visto che l’uomo è mutevole, la Chiesa, fatta di uomini, deve mutare, anzi deve mutare di più e più rapidamente, per non restare indietro e poter essere un’avanguardia profetica. 64) Il progresso delle scienze richiede una riforma del concetto che la Dottrina cristiana ha di Dio, della Creazione, della Rivelazione, della Persona del Verbo Incarnato e della Redenzione. Il Vaticano II, per la sua ampiezza di partecipanti, di dibattiti e di ricadute ecclesiali, per le correnti che ha generato o che non ha sufficientemente frenato, per le molte strumentalizzazioni che ha subito, per le carenze applicative o interpretative o di linguaggio, è stato l’occasione per un’esplosione subdola di eresie ed errori che forse, a questo livello di intensità, non era mai esistita nella Santa Chiesa. La conseguenza è che da allora si è imposta universalmente una vera riforma rivoluzionaria di tutto il patrimonio cristiano già definito, senza eccezioni. La situazione, per quanto disastrosa, invita alla lotta, alla preghiera, allo studio e all’impegno: non allo scoraggiamento, né al rilassamento, né al conformismo, né allo scisma, né all’apostasia tacita o esplicita. Pianeta Catechesi
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Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
domenica 20 novembre 2011
Breve catechismo sul modernismo
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