ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 28 novembre 2011

DIFFERENZA FRA CHIESA E UOMINI DI CHIESA: LA CHIESA E' COLPEVOLE?

(In foto il sac. dott. P. Enrico Zoffoli, esempio di virtuosismo nella Chiesa cattolica) «Questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri ... » (1 Gv. 2, 18 ss). Dunque, chi confonde la “Chiesa” con gli “uomini di Chiesa” induce ad attribuire a questa le colpe dei suoi membri. In realtà, oggi certi promotori – in alto e in basso – di un ecumenismo a tutti i costi non fanno che deplorare le colpe della Chiesa, preoccupati che questa si riconcili con quanti, nei secoli scorsi, essa avrebbe offeso. Sembra che ebrei, musulmani, protestanti di tutte le sette, greci scismatici di tutti i riti, credenti di tutti i culti, ecc. abbiano molte e grosse pecche da rimproverare alla Chiesa Cattolica: dal nepotismo alla simonia, dall’oscurantismo all’ambizione del potere, dall’ipocrisia alla corruzione dei costumi, dalla ...
... cupidigia delle ricchezze alla complicità coi tiranni...
Per letterati e storici di tutte le ideologie sono un boccone ghiottissimo particolarmente certi episodi come l’Inquisizione, le Crociate, il caso Galileo e innumerevoli altri, meno noti, ma non meno discussi e incresciosi, la cui responsabilità si fa ricadere sulla Chiesa. Non c’è iniziativa infelice di papi, legati pontifici, cardinali, vescovi, ecc. che non le sia attribuita.
La Chiesa sarebbe la prima colpevole di insuccessi diplomatici, riforme fallite, manovre equivoche, disposizioni dissennate, scismi secolari, scandali a non finire.
L’accusa è grave, e più allarmante è la conclusione che se ne potrebbe trarre a favore dell’ecumenismo più confusionario e malaccorto: la religione professata da una “chiesa tale” non può essere l’unica degna di fede, superiore e preferibile alle altre.

Ciascuna è “vera”, sia pure a suo modo; quindi, capace di procurare la salvezza a quanti vi aderiscono, contro il “colonialismo missionario”, altra accusa mossa alla Chiesa Cattolica. Inoltre, si potrebbe persino obiettare che, se in passato questa spesso e gravemente ha errato, si avrebbero tutte le ragioni di temere che per l’avvenire commetta altri e anche peggiori errori; per cui non è affatto affidabile come “Maestra di vita”.
Con accuse del genere si comprende come un cattolico sprovveduto possa restare profondamente scosso, disarmato. Ma, evidentemente, ignora la natura intima della Chiesa quale essa si è sempre riconosciuta e presentata al mondo. Egli ha sempre creduto che la Chiesa è santa, come ha appreso dall’unanime professione di tutti i “simboli” (cf. D-S 1, 2, 3, 4, 5, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 21, 22, 23, 26, 27, 28, 29, 30, 36, 41, 42, 51, 60, 61, 62, 63, 150, ecc.).
S. Paolo aveva dichiarato che la vera Chiesa di Cristo è «tutta gloriosa, senza macchia, né ruga o alcunché di simile», e quindi «santa e immacolata ... », (Ef. 5, 27. D-S 493). Appunto per questo, il Concilio Ecumenico di Vienne, seguendo il solco dei Padri, la ritiene “sposa di Cristo” (coniux Christi), “Chiesa Madre” (unica et immaculata ac virgo sancta mater Ecclesia) (D-S 901).
I Documenti del Magistero pontificio e conciliare non cessano di affermare e spiegare che la Chiesa è il Corpo mistico di cui Cristo è Capo, lo Spirito Santo, l’Anima, i fedeli, i membri. La dicono ripetutamente “Sposa di Cristo”, “regno di Cristo”, “famiglia di Cristo”, “pienezza di Cristo”, “gregge di Cristo”. È “Madre”, “sacramento di salvezza”, “portatrice della Rivelazione”, ecc.
S. Ireneo, ai suoi tempi, aveva già tutto intuito e riassunto quando scriveva: «Nella Chiesa, Dio pose Apostoli, Profeti, Dottori e tutta l’azione dello Spirito, di cui partecipano quanti ricorrono ad essa; mentre se ne privano altri, seguendo una falsa dottrina e vivendo una pessima vita. Dovunque infatti è la Chiesa, ivi è lo Spirito di Dio, e dov’è lo Spirito di Dio, là è pure la Chiesa con la pienezza della grazia ».
Se tale è la Chiesa, qualsiasi credente può chiedersi come possa essere peccatrice, attribuirsi delle colpe. Ma la risposta è facile dopo quanto finora ho tentato di chiarire. Se Cristo è il Capo, il Corpo che Egli si forma ed è vivificato dal suo Spirito (essendone l’Anima), si compone necessariamente di due elementi:
A) il primo elemento lo definisco formale, attivo, eminentemente soprannaturale, ed è costituito:
1. dal Cristo-Capo;
2. dal suo Spirito animatore;
3. dalla sua Grazia, che previene e vivifica, trasformando l’umanità nel Corpo mistico;
4. dalla struttura del medesimo, consistente nella distinzione dei “fedeli” nella duplice categoria dei “laici” e dei “chierici”; i quali, partecipi del sacerdozio di Cristo secondo i tre gradi del diaconato, del presbiterato e dell’episcopato, rappresentano visibilmente il Capo, nella cui Persona parlano ed operano, esercitando il potere di istruire, santificare e dirigere il popolo di Dio. Dunque, struttura soprannaturale, perché ideata da Gesù e da Lui realizzata secondo la diversa e graduale effusione del suo Spirito nei fedeli e nei membri della gerarchia; a loro volta forniti di poteri divini, perché derivati dal Sommo Sacerdote Gesù, Mediatore dell’umanità peccatrice presso il Padre.
Poteri, l’esercizio dei quali si svolge:
1. nel magistero quale insegnamento infallibile della verità rivelata;
2. nel ministero sacro, riassunto nella celebrazione del Sacrificio eucaristico e nell’amministrazione dei sacramenti;
3. nel governo quale direzione della vita dei fedeli, secondo il dogma e la morale evangelica. Elemento, dunque, sovrumano, gratuito, dovuto soltanto alla liberalità di un Dio verace, fedele alle sue promesse, a cui preme condurre a termine l’impresa della redenzione, offrendo tutti i mezzi che la rendono possibile all’uomo d’ogni epoca e cultura, anche se questo resta sempre fallibile, potendo assecondare e anche rifiutare l’invito di Dio.
B) Il secondo elemento lo definisco Corpo Mistico come sua componente materiale, passiva. Esso è costituito da tutti i “fedeli”, ciascuno dei quali, prevenuto dalla grazia, è illuminato, sollecitato e trasformato in “membro” di Cristo, in “porzione viva” della sua Chiesa. Elemento che, a sua volta, si ritrova sia nel laicato che nel Clero, e ciò per quel comune fondo di umanità che resta sempre in tutti. Alludo all’umanità che ha ereditato le tristi conseguenze del Peccato Originale, per cui è rimasta:
1. menomata nella sua apertura al vero, spiegando ignoranza, dubbi, errori, involuzioni, controversie..;
2. fiaccata nella volontà, resa suggestionabile dalle seduzioni del male, indolente, volubile, incline ad ogni degradazione..;
3. demolita nel morale, resa pusillanime, gretta, vile, restia ad ogni nobile sacrificio ed impresa..;
4. sconvolta dalla incessante tempesta delle passioni, che l’accecano e avviliscono fino all’abbrutimento. Ora, tali originarie condizioni di miseria non possono fare dell’uomo che l’elemento passivo o materia dell’azione medicinale ed elevante della Grazia di Cristo. Sull’uomo, infatti, incombe unicamente il dovere di ricevere, non dare, avendo di proprio solo una natura bisognosa di redimersi, esercitandosi in una passività vissuta come consapevole e cordiale docilità all’azione di Dio nel Cristo Mediatore. I due elementi descritti compongono “la Chiesa” quale “Corpo che prolunga la costituzione ontologica del Cristo- Capo”: Verbo sussistente nelle due nature divina ed umana. Divina, infatti, è la componente soprannaturale e soprannaturalizzante, detta appunto “formale”, “attiva”; umana, invece, quella che, in tutti i fedeli, è fondamentalmente menomata, soggetta al peccato... Ma, pur essendo tale, l’elemento è essenziale, necessario, immancabile, come, nel composto umano. Il corpo rispetto all’anima. Elemento che, costituito da uomini (non da angeli), rende visibile la società ecclesiale; quindi un vero sacramento di Cristo e, in Lui, di tutto il divino, che trascende i sensi e l’intero contesto spazio-temporale della realtà umana.
Appunto questo insopprimibile elemento risulta composto di fedeli giusti e peccatori:
a) nei fedeli giusti, la santità della Chiesa è partecipata in atto da coloro che vivono in grazia;
b) nei peccatori, la santità della Chiesa è partecipata solo in potenza, secondo le note che caratterizzano un cammino di conversione, nella disponibilità – più o meno sincera e prossima - a riconciliarsi con Dio, valersi dei mezzi di resipiscenza offerti dalla Chiesa.
S’intuisce che dall’elemento materiale passivo (e quindi dall’appartenenza al Corpo mistico) restano esclusi apostati ed eretici formali, apertamente alleati coi nemici della Chiesa. Ora – è opportuno sottolinearlo – la santità dei giusti, per quanto elevata, non è quella attiva, propria della Chiesa quale “Sposa di Cristo” e “Madre dei Santi”; bensi quella passiva dei fedeli che si lasciano assimilare al Cristo, riconoscendone in Lui l’unica Fonte. Santità autentica, anche se conseguita e vissuta drammaticamente, perché – fino alla morte – esposta al pericolo di soste e cadute anche gravi. Essa tuttavia resta una delle note fondamentali e distintive della vera Chiesa di Cristo. Nota rivelatrice e insopprimibile del Corpo mistico, perché prova concreta della vitalità che esso trae dal Cristo suo Capo, e dallo Spirito che l’anima.
Siamo alla conclusione.
Se la vera Chiesa è essenzialmente santa della santità attiva propria della “Sposa di Cristo”; e della santità passiva; partecipata in atto da alcuni, e in potenza da altri, è assurdo ed ingiusto attribuire delle colpe alla “Madre dei Santi”, mentre ad essa spetta tutto il bene che la sua storia ha potuto e potrà registrare. I
 peccatori, che essa gesta nel proprio seno, le appartengono soltanto perché – per i soccorsi da lei offerti – si trovano nella privilegiata condizione di potersi ravvedere. Ma, finché si ostinano nel male, essi non riflettono il volto di Cristo, rifiutano il suo amore, si ribellano alle sue leggi, non fanno propria la vita del suo Corpo, rinnegano la Chiesa, la denigrano, provocando il disprezzo e le invettive dei suoi nemici, rendendosi complici della sua tentatademolizione. In breve: le colpe attribuite alla Chiesa sono esclusivamente proprie degli “uomini di Chiesa”, laici e chierici, in basso e in alto. Uomini, detti “di Chiesa”, solo perché appartengono ad essa come tralci secchi e sterili, ancora inseriti nella vite, ma prossimi ad essere recisi e gettati al fuoco.
In realtà, pur non essendo scismatici né eretici, la loro fede è in via di estinzione, sopraffatta dall’impeto di concupiscenze ereditate da una natura corrotta, alimentate nel terreno di coltura di un mondo dominato dal Maligno e per il quale Gesù non ha pregato (Gv 17, 9).
Soprusi, violenze, turpitudini, sacrilegi di cattolici empi e di sacerdoti rinnegati, non sono della Chiesa, ma del Mondo, che, sotto mentite spoglie, vi si è intruso per eclissare – più o meno coscientemente ed efficacemente – la luce dei suoi dogmi, offuscare la purezza della sua morale, profanare i suoi riti, sopprimere le sue tradizioni, secolarizzarla fino ad eliminare ogni residuo del “sacro”.
A loro volta filosofi, storici e letterati, ecc. più si accaniscono a biasimare la Chiesa, più condannano duramente se stessi, perché quel che le rimproverano è precisamente l’origine esclusiva della società di cui essi fanno parte, e della cultura da essi creata.
Le accuse mosse alla Chiesa sono la più rivoltante e vergognosa espressione dell’ipocrisia umana.
Riepilogando: attribuire alla Chiesa delle colpe è lo stesso che attribuirle a Cristo, perché ogni azione del Corpo spetta al Capo che lo dirige. L’unità soprannaturale che vincola il Corpo al Capo fa della Chiesa una Persona mistica, ossia quel Super-Soggetto che, nel Cristo, risponde di ogni opera meritoria dei fedeli, ossia di tutto il bene da essi compiuto in virtù della luce della sua sapienza, del fervore della sua grazia. Non ha detto forse che non possiamo nulla senza di Lui, come appunto “il tralcio” senza “la vite”? (Gv. 15,5).
E le colpe dei fedeli, le carenze, i disordini, i tradimenti, gli scandali del Clero?
Se tutto il bene viene solo da Cristo, tutto il male è imputabile soltanto ad essi.
Ciò si deve al fatto che, pur essendo membri – più o meno qualificati e responsabili – della Chiesa, non traggono però dalla sua vitalità tutte le energie necessarie per salvare la propria identità di “cristiani”. Costituendo il suo elemento materiale-passivo, non si lasciano guidare interamente dal Cristo, animare e modellare dal suo Spirito, conseguendone perciò una loro appartenenza al suo Corpo soltanto esteriore, imperfetta, menzognera.
Se il “santo” non può affermare di essere la Chiesa, dovendo limitarsi a credere di esserne un elemento materialepassivo; il peccatore ostinato e impenitente, onestamente, non può ritenersi neppure tale, perché materia ribelle all’azione della Grazia, almeno finché non siconverte. Egli è “l’anti-Chiesa”.
del sac. dott. P. Enrico Zoffoli
dal Bollettino 444 Chiesa Viva

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