ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 30 novembre 2011

Il potere smascherato

La Civiltà Cattolica, anno XXXV, serie XII, vol. VI (fasc. 814, 7 maggio 1884), Firenze 1884, pag. 385-405.
R.P. Giovanni Cornoldi S.J.
LA MASSONERIA, ECCO IL NEMICO:
cioè
L'ENCICLICA HUMANUM GENUS
I.
Il grido famoso di Leone Gambetta: Il clericalismo, ecco il nemico, non espresse un concetto nuovo tra i nemici di Dio, ma è una formola chiara, che a' giorni nostri sembra divenuta il motto o la bandiera della Massoneria. Il pensiero che essa esprime viene preso per principio che deve informare la mente, la parola, l'azione dell'esercito immenso di coloro che, seguendo l'esempio e la inspirazione di Lucifero, vogliono Dio giù dal suo trono, Cristo fuori della società, annientata la Chiesa.
Il fremito di tanto esercito non impaurisce Leone XIII; tutt'altro! Anzi lo rende nella sua alta sapienza più acuto e nella sua fermezza più forte. A quella bugiarda ed infame denunzia oppone la vera e la giusta: la Massoneria, ecco il nemico: nemico di Dio; nemico di Gesù Cristo; nemico della Chiesa; nemico dei Re; nemico della Società; nemico della verità; nemico della morale; nemico della famiglia; nemico dell'uomo.
Questa autorevolissima denunzia Leone XIII la fa nella famosa Enciclica Humanum genus, che porta la data del 20 aprile 1884, anno settimo del suo illustre Pontificato. Fare un particolareggiato commento di questo lavoro stupendo in ogni sua parte, non è nostro scopo. Non c'è per certo uomo di Chiesa, od uomo anco di mezzana cultura, a qualunque fazione appartenga, che non l'abbia letto, meditato, ammirato. Sta oggimai nelle mani di tutti. Solo in questo articolo vogliamo discorrere sopra di esso in generale, riservandoci poscia a trattare partitamente di ciò che nel medesimo è indicato.
II.
Negli effetti si vede la virtù della causa. Però da questa Enciclica può ognuno rilevare di quale tempra sia la mente e l'animo di Leone. Chi vede talvolta il venerato Pontefice nelle ecclesiastiche funzioni, che nell'interno recinto del Vaticano si celebrano, all'aspetto, non rare volte, mesto per le continue tribolazioni ond'è oppressa la Chiesa, è tratto a credere che sia in lui diminuita la vigoria dello spirito con le forze del corpo: ma non è punto così. Quegli che da vicino possono vederlo e udire la sua parola, allorchè parla di ciò che gli sta sommamente a cuore pel bene della Chiesa e del popolo cristiano, sono costretti ad esclamare che in lui ad una singolarissima sapienza senile è congiunta una vigorosa energia giovanile; e che, tutt'altro che accasciato sotto il peso della afflizione, è ora ben più gagliarda la sua vita che quando sull'augusta fronte si posò, la prima volta, la tiara papale. L'Enciclica Humanum genus ne è luculentissima prova, sebbene i botoli del giornalismo liberalesco, quanto ringhiosi altrettanto inconsiderati, latrino per distrarre gli uomini dall'ammirarne la immensa portata.
Essa è un atto, prima di tutto, di sommo coraggio. È vero che la Chiesa quaggiù è militante, ma è altresì vero che i fedeli sono e saranno sempre quelli che gli ha detti Gesù Cristo, cioè agnelli, e che i loro nemici sono lupi: Mitto vos sicut agnos inter lupos. In quanto si attiene all'uso della forza materiale, quelli saranno i deboli, questi i forti; e la fortezza di costoro sarà a mille tanti ringagliardita dall'astuzia, dalla frode, dalla calunnia. Fino dal principio del cristianesimo s'ingaggiò la lotta tra quelli e questi, ma i nemici di Dio scissi in varie sètte, per secoli molti, non costituivano un esercito disciplinato sotto i medesimi duci, regolato dalle stesse norme nei suoi movimenti, tendente, con la varietà consigliata dei mezzi, ad unico fine. Nel 1717, o in quel torno, fu organata in Inghilterra la setta dei Massoni; nella quale occulto dovea essere il fine supremo; occulti i supremi capi; obbedienza cieca ed assoluta nei socii. Essa a poco a poco si fortificò, grandeggiò, divenne potente nell'azione. Ma le sue trame furono conosciute e denunziate ai sovrani ed ai popoli dai Papi. Clemente XII nel 1738, Benedetto XIV, Pio VII, Leone XII, Pio IX, ne conobbero il fine supremo, ch'era la guerra contro la Chiesa per distruggere la religione rivelata: additarono ai sovrani i pericoli che sovrastavano alla civile società, ma pochi regnanti operarono con sapienza e con energia. Intanto essa in Francia generò il filosofismo; avvelenò la pubblica istruzione: scristianeggiò la educazione: conturbò l'Europa. Pio VI morì in esilio: Pio VII esulò da Roma. Napoleone I, ascritto alla Massoneria, ne attuava i concetti ed i voti. I francesi Borboni, ripreso lo scettro, vi si aggregarono: l'orleanista Luigi Filippo fu massone: massone pure il terzo Napoleone: e i principali duci delle rivoluzioni, che in questo secolo agitarono l'Europa, appartennero a tale setta e ne incarnarono nelle opere i disegni.
Inspirata dalla Massoneria fu la distruzione del potere temporale dei Papi, ed ordinata, come mezzo a fine, alla distruzione dello spirituale potere del Romano Pontificato. Imperocchè questa e non l'unità politica dell'Italia fu principalmente intesa, essendo la setta paratissima a mettere a repentaglio la stessa patria libertà piuttosto che concedere al Papa una vera indipendenza sovrana. Ora la Massoneria è potentissima. Le logge (che sono i conventi ove i frati massoni si raccolgono), se stiamo alle relazioni ultime dei giornali, sono numerose oltre modo, e se credessimo alle statistiche pubblicate dalle sètte, sarebbero un numero assolutamente incredibile, e dotate di più incredibili entrate. Quello che è certo si è che teste coronate e principi di sangue reale hanno ad onore l'essere affigliati alla setta: ed oggimai siamo venuti al punto che, in certi paesi, generalmente, per aver fortuna, per ascendere a posti lucrosi ed onorevoli, il passaporto più efficace è l'essere ascritto alla setta. Nè questo fa meraviglia, chi consideri che la Massoneria tiene i suoi fidi nei parlamenti, nei senati, nei ministeri dei governi ammodernati, ed essa è che regola, ove più ove meno, l'Europa, e molti Stati fuori di questa, arbitra della guerra e della pace. Tutto ad essa piega! piegano i municipii, piegano le repubbliche, piegano i coronati sovrani, piegano gli eserciti; e la stella massonica, cioè il pentalfa, sta come segnale sopra il berretto delle soldatesche, ed è scolpito persino nelle monete, a segnale di sua universale dominazione. Quasi diremmo, esser prossimo a verificarsi il detto dell'Apocalisse, che verrà tempo in cui non si potrà né comperare nè vendere senza il carattere della bestia.
Ma nella comune umiliazione e nell'universale servaggio un solo non piega, e questi è Leone XIII. Non ha tesori, non ha eserciti, non gli resta un palmo di terra veramente indipendente, è prigioniero, non è sostenuto da truppe straniere, non confortato da sovrani possenti di questo mondo, non dalle armate moltitudini: e pure non piega! È oppresso, è prigioniero, è calunniato, è beffeggiato come Cristo con un manto di porpora qual re da burla, come Cristo ha intorno a sè timidi seguaci, ha avuto tra' suoi anche dei giuda: e non piega! Che anzi strappa dalla fronte della Massoneria la maschera che la ricopre; disvela i suoi tenebrosi misteri; l'addita come la ruina della società tutta quanta; e al grido massonico: il Clericalismo, ecco il nemico: Leone ai re e ai popoli dal Vaticano fa risonare il verace grido: la Massoneria, ecco il nemico; guardatevi! combattetela. Egli ne prevede le ire, ma non le teme; e dal fondo del cuore dice apertamente a suoi: sento nella coscienza il dovere di far questo: debbo farlo e lo fo, qualunque cosa mi possa avvenire: offro ogni mattina a Dio la mia vita, per la sua santa causa, son preparato al martirio. Questo per certo è sommo coraggio: e la lotta di Leone debolissimo agli occhi umani, contro un potentissimo avversario, è lo spettacolo più sublime che ci possa venir fatto di contemplare in questa età sgagliardita e vigliacca.
III.
Che se noi vogliamo investigare la fonte onde cotanto coraggio derivi, troveremo che potissimamente da due capi. Il primo è Dio: il secondo la bontà della causa che Leone propugna. Noi siamo ben lontani dall'asserire che la forza materiale non possa usarsi legittimamente a sostenere i diritti, alla difesa dei quali è di sua natura ordinata, e perciò stesso i diritti della Chiesa che alla fin fine sono i diritti di Dio. Ma egli ci pare per la storia bastevolmente chiarito, che quelle battaglie furono più coronate di lieti successi, nelle quali i cattolici a guisa di agnelli combatterono contro i lupi loro nemici: perchè in queste battaglie non solo gli agnelli vinsero i lupi, ma li cangiarono in altrettanti agnelli, trasformandoli nella propria natura. In questa maniera, senza eserciti, Roma imperiale si cangiò in Roma papale: e l'impero pagano in impero cristiano. È Dio colui che sorregge la Chiesa e il Papa. La forza umana non sostiene Leone: è la forza di Dio che lo regge, e perciò egli non teme, ma spera.
In secondo luogo egli spera a cagione della bontà della causa che propugna. A conoscere la bontà di questa causa basta accennare ai gravissimi mali, a' quali intende la Massoneria. Il fine della Massoneria, come c'insegna il Papa, consiste nella guerra a Gesù Cristo ed alla Chiesa; nell'emancipare i popoli dalla religione rivelata; nell'arrestare e distruggere l'opera della redenzione del genere umano. Se non che il primo di tutti i diritti dell'uomo è di non essere impedito nel conseguimento del suo ultimo fine per cui esiste e il quale è il supremo suo bene. Tutte le cose terrene, che sono in rapporto con l'uomo, debbono aiutarlo a conseguire tal fine e tal bene: esse perciò sono mezzi. La stessa sociale convivenza è uno di questi mezzi; e perciò la società ha il dovere di essere cristiana. La Massoneria vuol distrutto quest'ordine da Dio inteso e voluto, ed a distruggerlo con isforzi quanto indefessi, altrettanto studiati, costantemente si adopera; come il Vicario di Cristo dimostra nella sua Enciclica. Ma l'ordine non si può torre senza indurre il disordine opposto; nella quale induzione è giuoco forza che la Massoneria naturalmente trascorra i limiti che liberamente a sè ha prefissi; perchè i principii della verità speculativa e pratica sono così connessi, che uno non si può togliere senza che ne derivino perverse illazioni, comechè non intese. La Massoneria perciò va, e il fatto lo dimostra, all'ateismo, all'empietà, alla disonestà, alla ruina della politica società, al rovesciamento dei troni, all'assassinio dei Re, al socialismo, al nichilismo, ad ogni orrore. Accade qui come negli incendii. Il fuoco non si arresta che per mancanza di combustibile: acceso una volta si appiglia a tutto, e immensamente si dilata. Togliete i principii dell'ordine morale, tutto tutto l'ordine stesso, in tutti i rapporti privati e pubblici, è dicrollato. Ecco come parla il S. Padre. «La saggezza dei nostri predecessori ebbe, ciò che più monta, piena giustificazione dagli avvenimenti. Imperocchè le provvide e paterne loro cure, o fosse l'astuzia e l'ipocrisia dei settarii, ovvero la sconsigliata leggerezza di chi pure avea ogni interesse di tener gli occhi aperti, non avendo nè sempre nè per tutto sortito l'esito desiderato, nel giro di un secolo e mezzo la società Massonica propagossi con incredibile celerità; e traforandosi per via di audacia e d'inganni in tutti gli ordini civili, incominciò ad essere potente in modo da parer quasi padrona degli Stati. Da sì celere e tremenda propagazione ne sono seguiti a danno della Chiesa, della potestà civile, della pubblica salute quei rovinosi effetti, che i nostri antecessori gran tempo innanzi avevano preveduti. Imperocchè siamo omai giunti a tale estremo, da dover tremare per le future sorti non già della Chiesa edificata su fondamento non possibile ad abbattersi da forza umana, ma di quelli Stati, dove la setta di cui parliamo, e le altre affini a quella e sue ministre e satelliti, possono tanto.»
Senonchè tra gl'infiniti mali comuni che reca la Massoneria a tutti gli Stati e a tutta la civile società, a questi giorni ve ne ha uno di proprio per la nostra patria l'Italia. Egli è certissimo che tornerebbe a massimo bene politico e nazionale dell'Italia, se il Governo italiano, osservando lealmente il primo articolo dello Statuto ridesse al Papa la sovrana indipendenza, rispettasse tutti i diritti della Chiesa, si riconciliasse cattolicamente, lealmente, pienamente con lei. Questo fatto che non distruggerebbe punto la indipendenza della nostra patria, nè la sostanza dell'unità nazionale (come non la distrugge in Isvizzera e negli Stati Uniti la moltiplicità dei governi), sarebbe il principio di una verace gloria e di una fermezza sicura per l'Italia. Quindi cesserebbono le tante fazioni interne: quindi lo spettro minaccioso di guerre esterne si dileguerebbe. Egli è certissimo che molti e molti uomini politici, in Italia e fuori, così la pensano. Ma perchè si preferisce una condizione di cose piena d'incertezze, di angosce, di timori e si adopera un contegno sempre urtante, sempre offensivo alla religione e a quel Papa che pur si dice da tutti sapiente, paziente e amante del vero bene dell'Italia? Supporre in tutti quelli che così fanno una ignoranza assoluta del male che operano e dei pericoli ai quali espongono la patria nostra, è tanto assurdo quanto il supporre che di questo lagrimevole fatto non ci sia veruna causa sufficiente. Ma la ragione è ben conosciuta da chi vuol conoscerla, nè si lascia abbindolare dalle ciance di coloro che vendono tanto al mese le proprie opinioni, la propria penna, la propria coscienza. È la Massoneria quella che prefissasi come scopo supremo la distruzione della Chiesa e il ristabilimento del naturalismo pagano, come il Papa egregiamente dimostra nella sua Enciclica, per cotesto scopo è parata a sacrificare la pace, il ben essere, l'indipendenza stessa dell'Italia. Anzi noi siam certi, che se l'Italia avesse conseguito il primato nella grandezza fra tutte le nazioni; ma fosse questa grandezza connessa con quella del Papato e colla gloria della Chiesa cattolica, la Massoneria con tutte sue forze si adoprerebbe a seminare la zizzania, a mettere la nostra patria in uggia agli Stati eterodossi, e più presto amerebbe di vederla schiacciata dallo straniero che sinceramente e gloriosamente cattolica. Il fine supremo massonico è l'annientamento della religione: a questo tutto sacrificherebbe. Dunque la causa ond'è mosso Leone XIII a combattere la Massoneria è buona è ottima, perchè immensi mali vuol cessare dalla umana società e in particolare dall'Italia; e se la speranza della vittoria è conseguente alla bontà del motivo che muove a combattere, Leone XIII ha ragione di averla.
IV.
La storia di quaranta secoli ci dimostra con somma evidenza che l'uomo, allorchè ripudiata la rivelazione di Dio, si abbandona al solo governo della ragione, egli, a cagione delle prave sue tendenze, nell'ordine teoretico e nel pratico cade in grossolani errori e perniciosissimi. Prima cosa è il guastare il concetto di Dio, cascare nel panteismo, nella idolatria e per ciò stesso in un reale ateismo. Imperocchè nega Dio chi invece del vero Dio ammette cosa che non ha punto i caratteri della divinità. Ciò fatto, è aperto il precipizio a tutti gli errori e a tutti i vizii. La storia confermò sempre e conferma la verità di quel detto divino: «Disse lo stolto nel suo cuore: non c'è Dio. Nei loro studii (ossia nelle loro tendenze) si corruppero e diventarono abbominevoli, non c'è nemmeno un solo che operi il bene [1]
Nei governi ammodernati, l'anima dei quali è la Massoneria, così si disposero o si lasciarono disporre le cose, che la scienza verace fosse da per tutto sacrificata all'errore; perciò negata l'autorità d'insegnare alla Chiesa, venissero nelle cattedre insediati professori atei, e materialisti. Così la gioventù rimane guasta in quella età nella quale il veleno si trasmuta in sangue. Dio è sbandito dalle scuole e la onestà è oggimai addivenuta parola di scherno. Leone XIII dopo di avere toccati alcuni dei principali errori del naturalismo nemico della rivelata religione, nei quali cade la Massoneria, dice così: «Or negli scogli medesimi va per via non dissimile ad urtare la setta massonica. L'esistenza di Dio, è vero, i frammassoni generalmente la professano: ma che questa non sia in ciascun di loro persuasione ferma e giudizio certo, essi stessi ne fan fede. Imperocchè non dissimulano, che nella famiglia massonica la questione intorno a Dio è un principio grandissimo di discordia; ed anzi è noto come pur di recente si ebbero tra loro su questo punto gravi contese. Fatto sta che la setta lascia agl'iniziati libertà grande di sostenere circa Dio la tesi che vogliono, affermandone o negandone l'esistenza, e gli audaci negatori vi hanno accesso non men facile di quelli che, a guisa dei Panteisti, ammettono Iddio, ma ne travisano il concetto; ciò che in sostanza riesce a ritenere della divina natura non so quale assurdo simulacro, distruggendone la realtà. Ora abbattuto o scalzato questo supremo fondamento, forza è che vacillino anche molte verità di ordine naturale, come la libera creazione del mondo, il governo universale della provvidenza, l'immortalità dell'anima, la vita avvenire o sempiterna. Scomparsi poi questi, come dire, principii di natura, importantissimi per la speculativa e per la pratica, è agevole il vedere che cosa sia per addivenire il pubblico o privato costume.»
Dopo ch'ebbe dimostrato l'abisso d'immoralità al quale la massoneria trascina la società, prosegue in questa maniera: «Ed a conferma di ciò che abbiam detto può servire un fatto più strano a dirsi che a credersi. Imperocchè gli uomini scaltriti ed accorti non trovando anime più docilmente servili di quelle già dome e fiaccate dalla tirannide delle passioni, vi fu nella setta massonica chi disse aperto e propose, doversi con ogni arte ed accorgimento tirare le moltitudini a satollarsi di licenza: così le avrebbero poi docile strumento ad ogni più audace disegno.» Chi fosse vago di tacciare di temerario un così fatto giudizio, altro non dovrebbe fare che pensare un po' intorno all'ordinato sistema di corruzione che ora si pratica nella pubblicazione dei giornali, nelle fotografie, nella prostituzione sistemata delle varie classi civili, nelle librerie circolanti, nelle rappresentazioni teatrali, nelle insidie tese a giovani nelle università e nelle altre scuole. Questo sistema di corruzione disciplinato è un effetto: e l'effetto necessariamente suppone una causa: nè fuori della Massoneria si potrà questa agevolmente ritrovare. Che se fuori della Massoneria si ritroverà, sarà causa istrumentale, non principale, saranno braccia non testa. Ma qui noti il lettore l'astuzia satanica adoperata dalla setta a conseguire il suo scopo. Questo, come si sa, è la distruzione della Chiesa, cioè della religione cattolica: eppure si volle far passare nella pubblica opinione questo ch'è fine supremo, quale mezzo ad altro scopo careggiato dalla nazione.
Infatti siccome la nazionale indipendenza ed anche quella tal quale unità, che è col maggior bene dell'Italia molto ben conciliabile, sono caramente vagheggiate da un assai gran numero di italiani, l'astuta setta si diè ad esagerare in tutte le maniere questi due beni, ed insieme a spargere nella pubblica opinione la credenza che al conseguimento di essi sia necessaria la distruzione della Chiesa cattolica, e che perciò il Papa, sopra tutti, e i sinceri cattolici si abbiano a tenere quali veri nemici della patria. Questa è una tattica infernale. Siccome la massima parte degli uomini si regola coll'autorità altrui, e si lascia, a' giorni nostri, abbindolare dalle ciance dei giornalisti; perciò l'ostilità contro la Chiesa, il Papa e il Clero si è diffusa assai. Di più la setta è riuscita a seminare discordia anco tra' buoni, a dividerne le menti e conseguentemente i cuori. Per la qual cosa non solo infra i tristi manca l'amore della fraterna convivenza, che è fatto naturale, com'è naturale che le belve non istieno in vera pace tra loro; ma la vicendevole carità è ancora un po' vulnerata tra i buoni.
Poste le quali cose egli è evidentissimo che Leone XIII, additando la massoneria quale nemico della Chiesa e della società tutta quanta, ed eccitando tutti i cattolici, anzi tutti gli uomini onesti a non lasciarsi arreticare da lei, e a dividersi dalla medesima se per mala ventura fossero incappati nelle sue reti, intese ad allontanare un gran male comune a tutti gli Stati e peculiare della nostra patria. Poichè è naturale in ogni uomo la tendenza al bene, di qualità che ogni operazione umana va al bene, nè l'uomo può giammai tendere al male se questo non sia mascherato colla lusinghiera apparenza di bene, è da sperare che questo immortale documento della Sede Apostolica sia fecondo di lietissimi frutti.
V.
Ma qui prendiamo l'occasione di rispondere ad alcune difficoltà che ora si muovono dai partigiani della setta contro l'Enciclica. Dicono costoro: se la massoneria è veramente quella ch'è descritta nella sua Enciclica da Papa Leone, com'è che da Sovrani fu tollerata in molti Stati: com'è che principi illustri si tennero e si tengono onorati di appartenervi? E poi s'ella è di tanta potenza, non si dovrà dire che le porte dell'inferno hanno già prevaluto contro la Chiesa e che la Chiesa non è incrollabile?
Inoltre, com'è che non solo Vescovi, ma lo stesso Papa entra in comunicazione coi frammassoni; gli accoglie nel suo Vaticano, si intrattiene amorevolmente con essi? Queste difficoltà da parecchi giornali furono in Roma proposte, ma in una maniera cotanto audace e villana da fare a ciascuno comprendere quanto valga quella legge delle guarentige, secondo la quale sono vietate le ingiurie contro il Papa nel modo stesso che sono vietate quelle scagliate contro del Re.
Anzi tutto, per quanto spetta alla prima difficoltà, concediamo che la Massoneria non fu proscritta da tutti gli Stati; anzi oggimai è il motore principale dell'azione governativa, ed è il quarto occulto potere dei Governi costituzionali; poichè essa è che regge quasi da per tutto le camere, i senati, ogni cosa. Tuttavia da alcuni Stati fu proscritta anche con severissime leggi, e ne conviene anche il Papa: «Ai Pontefici si unirono non pochi principi ed uomini di Stato, i quali ebbero cura o di denunziare all'Apostolica Sede le Società Massoniche, o di proscriverle essi stessi con leggi speciali nei loro dominii, come fu fatto nell'Olanda, nell'Austria, nella Svizzera, nella Spagna, nella Baviera, nella Savoia ed in altre parti d'Italia.»
Poichè il Papa nomina la Savoia, ci è caro l'osservare come, quantunque ora la setta spadroneggi in Italia sotto lo scettro di casa Savoia, nondimanco essa fu condannata da Carlo Felice con solenne editto a' 5 di ottobre del 1821. Così egli diceva: «I rivolgimenti ch'ebbero luogo nei nostri Stati, come in altre contrade, ebbero tutti una causa comune, la introduzione cioè delle Società Secrete, il cui scopo è di turbare la tranquillità pubblica, di atterrare i Governi legittimi, di provocare la corruzione dei costumi e il disprezzo della nostra santa religione. Si è perciò che noi abbiamo riconosciuto la necessità di prevenirne le funeste conseguenze [2]
Il chiarissimo redattore della Unità Cattolica [3] osserva che i settarii misero in mala voce Carlo Alberto quasi si fosse aggregato alla fazione Massonica dei Carbonari. Il Re sdegnato respinse la calunnia oltraggiosa con uno scritto dettato nel castello di Racconigi, il cui titolo è Ad Maiorem Dei Gloriam. Cotesto scritto di Carlo Alberto fu pubblicato nel 1872 da Federico Odorici a guisa di Appendice di un libro che avea per titolo: Il Conte Luigi Cibrario e i tempi suoi. Memorie storiche con documenti. Dicesi che la Massoneria abbia sottratto questo libro: per lo che è inutile il ricercarlo nelle biblioteche o presso i librai. Tuttavia il Barone Manno [4] ristampò il documento di Carlo Alberto nel quale tra le altre cose dice egli: «I carbonari ed altri settarii di questa specie si obbligano coi giuramenti più terribili, alla distruzione dell'altare e del trono, odiano i Principi e coi loro stessi giuramenti si obbligano a pugnalarli tutte le volte, che vien loro imposto per giungere ai propri fini.» Il che non tolse che il figlio stesso di Carlo Alberto, Re Vittorio Emanuele II desse il suo nome alla Massoneria, presentato ad una Loggia di Torino da un celebre avvocato e giornalista. E forse, per essere quella Loggia scismatica dalla Massoneria di Roma, questa poi nol riconobbe. Vero è che altri ne dubita. Noi lasciamo la cosa in ponte. Anzi vogliamo citare a suo discarico ciò che troviamo nel Bersagliere n. 13 dei 15 gennaio 1878, il quale stampa la seguente circolare del Grande Oriente, che la Massoneria italiana inviava alle Logge di sua comunione. «Egregi e carissimi fratelli: Portiamo a vostra conoscenza la seguente deliberazione adottata dal Grande Oriente d'Italia. Il Consiglio dell'Ordine interpellato da molte Officine per sapere se e in che modo, trattandosi di un personaggio estraneo alla nostra Istituzione, potessero prender parte al lutto che il paese manifesta per la morte del primo Re d'Italia, il quale condusse l'esercito italiano sui campi di battaglia dell'indipendenza e finì i suoi giorni al suo posto, in Roma; riunitosi per convocazione straordinaria il 13 gennaio corrente, ad unanimità di voti deliberò di lasciare, in via d'eccezione, ampia libertà a tutti i Corpi massonici della Comunione italiana di fare quelle dimostrazioni che stimeranno opportune nelle forme consentito dai regolamenti dell'Ordine. Gradite egregi e carissimi fratelli, il nostro fraterno saluto. Dato nella valle del Tevere all'Oriente di Roma il giorno 13, mese XI, anno V.·. L.·. 000877 e dell'E. V. il 13 gennaio 1878. Il Gran Maestro: Giuseppe Mazzoni. Il Gran Secretario: Luigi Castellazzo.»
Ma sebbene in parecchi Stati e da parecchi principi la Massoneria o sia stata dannata, o sia stata riconosciuta come nemica del ben essere pubblico, tuttavia non si può negare che molti principi hanno a cotesta setta dato il loro nome. Quattro furono le potissime cagioni di questo deplorabile fatto. La prima l'ambizione, perchè con ciò si accattavano quella larva d'onore di cui sono prodighi, verso i loro socii, i massoni. La seconda l'inganno, perchè, occultando i frammassoni i veri fini supremi della setta, e i veri loro duci, riuscirono ad ingannare anche i principi nei quali il senno era di molto inferiore alla potenza. La terza, la vana lusinga di guidare la setta secondo i proprii consigli od almeno di conoscerne le trame per provvedere alla sicurezza propria e dei proprii Stati. Finalmente la quarta l'odio di alcuni principi verso la Chiesa cattolica, dal quale odio erano tratti a tiranneggiare i proprii sudditi e condurli alla ribellione contro di quella. Se non che ben pagarono il fio o della loro vana semplicità o della loro malizia: perchè così furono cagione della rovina dei proprii Stati, od anco ne furono essi stessi le vittime. Così mentre la Russia movea guerra agli apostoli di Gesù Cristo, lasciava ingrandire la setta: ed ognun sa a quale stremo ella siasi condotta. Contro quasi tutti i regnanti il compro sicario stese il pugnale parricida, ed oggimai tutta l'Europa sta trepidando perchè lo spettro del socialismo, del comunismo e del nihilismo la minaccia del totale sterminio.
I Papi, i quali non sono tratti ne' loro consigli nè dalla ambizione, nè dall'inganno, nè da vane lusinghe, e di più sono con ispeciale lume confortati da quel Dio che regge la Chiesa, in cosa di tanto rilievo non s'illusero. Essi riconobbero il loro dovere di salvare il proprio gregge, al quale appartengono e popoli e principi, dalle insidie dei lupi, e il loro diritto di adoprare quei mezzi a cotesto fine acconci, che nell'Enciclica Humanum genus sono indicati. Però non ci peritiamo di dire francamente che errarono i principi che lisciarono l'astuta e crudele fiera della setta massonica, ben fecero i Papi che diedero il segnale per difendersi dai suoi assalti. Quelli favorirono la causa di Satana, questi la causa di Dio.
VI.
La seconda difficoltà era questa, che, se la setta è così potente contro la Chiesa, come la fa apparire Leone XIII, bisogna confessare, che contro questa già prevalsero le porte dell'inferno.
Questa difficoltà non può essere fatta se non da chi ha un non vero concetto della Chiesa. Questa in terra è e sarà sempre militante; e quantunque immortale quaggiù, pure appieno trionfante sarà solo nei cieli. Muovasi contro essa la persecuzione del sangue, quella della calunnia, quella della fallace sapienza, non soggiacerà per certo. La successione dei Papi seguiterà fino alla gloriosa venuta di Gesù Cristo: ci sarà sempre l'episcopato cattolico, sempre il popolo cattolico. Anzi potremo aggiugnere che il Papa sarà sempre vescovo di Roma o in Roma o in trono, o in Roma spodestato, o nelle catacombe o in esilio. Imperocchè il Papa è il Vicario di Gesù Cristo, e questi è il successore di san Pietro nell'Episcopato Romano.
Per la qual cosa è mestieri argomentare rispetto alla Chiesa con principii opposti a quelli coi quali discorriamo intorno ai regni terreni ed agli imperi. Quelle cause che riescono ad annientar questi, non riescono a distrugger quella, ma anzi la consolidano, la purificano e la santificano nei suoi membri, come lo dimostra anche la storia. E se il socialismo figlio della Massoneria, perchè naturalmente deriva dai principii di questa, pervenisse a minare tutti i troni, ad infrangere tutti gli scettri e a dominare in tutta la terra, per questo sarebbe distrutta la Chiesa? Non mai! ma nella universale dominazione del medesimo socialismo essa troverebbe modo di provvedere alla salute del mondo, e dalle pietre sarebbono suscitati i figliuoli di Abramo, cioè i nemici si muterebbono in suoi amici, gli estranei in suoi figli. Nessun Papa giammai temette che la Massoneria distruggesse la Chiesa, e Leone XIII disse apertamente che egli non temeva la ruina della Chiesa, mentre che i sovrani aveano ragione di temere la ruina dei loro troni. Per distruggere la Chiesa la Massoneria adoperi pure ogni arme attenendosi al principio che tutti i mezzi sono buoni se atti a conseguire il supremo iniquo suo fine: ma che otterrà? L'apostasia di alcuni membri od anche di qualche Stato; ma la Chiesa nei martiri suoi, negli oppressi, nei santificati sotto il martello della persecuzione brillerà di gloria più pura e più splendida, come più rifulge l'oro nel crogiuolo che lo purifica.
VII.
Terzamente si opponeva che Leone XIII sia in contradizione con sè stesso, per quella maniera amica o cortese onde tratta i principi massonici. Si vede proprio che costoro non sanno che cosa sia il Papa! Gesù Cristo dall'alto della Croce, ov'era crocifisso dai suoi nemici stendendo le braccia, volgeva una tenerissima preghiera al Padre perchè loro perdonasse, e tutti se gli avrebbe voluto stringere al cuore. I massoni sono nemici del Papa, ma il Papa non è nemico di nessuno; mercecchè nemico è chi odia, e che tende a recar male altrui. Or mentre i massoni odiano il Papa e ne cercano la ruina perchè odiano Gesù Cristo; il Papa non gli odia, anzi cerca con tutto il cuore il vero loro bene. È l'amore che porta ai popoli retti dai principi anco massoni, ed è l'amore che porta a questi stessi che rende benevolo il modo col quale li tratta: e se talvolta gli rimprovera, è il rimprovero di un padre che offre il perdono, perchè non può non amare dal fondo dell'anima i proprii figli benchè ribelli.
VIII.
Se non che in un'altra maniera dai giornalisti che servono la causa massonica si cerca a questi giorni di menomare o di annientare, se loro venga fatto, la efficacia dell'immortale Enciclica Humanum genus. Si loda lo zelo di Leone XIII, ma si deplora ch'ei sia vittima di pochi illusi. Come mai un Pontefice, il cui vanto precipuo è di essere saggio, si è potuto allucinare così da attribuire alle società massoniche per fine supremo la distruzione della religione di Cristo, da conseguirsi con tutti i mezzi possibili, onesti per sè e disonesti? La Massoneria è una istituzione filantropica e non altro.
In molte maniere si può giustificare quanto afferma il Papa. Ma a noi piace recare, quasi per esteso, un importantissimo documento, diramato dalla setta nel 1819, dal quale si farà manifesto non solo lo scopo satanico della Massoneria ma eziandio come ad esso fu diretta la rivoluzione e la indipendenza vagheggiata in Italia. Quindi agevolmente si potrà vedere perchè ad ottenerla concorsero anche i governi esteri, e persino quello della Francia, i quali nell'ingrandimento politico dell'Italia non potevano non vedere un abbassamento della propria nazionale grandezza. Era la Massoneria cosmopolitica quella che reggeva il movimento. Da questo documento si avrà la chiave da spiegare la glorificazione di Pio IX nel 1847 e in principio del 1848, perchè speravasi di avere trovato il Papa tanto desiderato, e la conseguente rabbia contro il medesimo, perchè alla speranza succedette, ben presto, il disinganno.
Ecco l'Istruzione dei Carbonari (che furono come i Giannizzeri della Massoneria) diramata nel 1819. «Dacchè noi siamo stabiliti in corpi di azione, e che l'ordine comincia a regnare nel fondo della Vendita più rimota, come nel seno della più vicina al centro, evvi un pensiero che ha sempre occupati gli uomini che aspirano alla rigenerazione universale; è il pensiero della liberazione d'Italia, da cui deve uscire in un tal giorno la liberazione del mondo intiero, la repubblica fraterna e l'armonia dell'umanità.
Il Pontificato ha esercitato in tutti i tempi un'azione sempre decisiva sopra gli affari d'Italia. Nel braccio, nella voce, nella penna, nel cuore dei suoi innumerevoli Vescovi, preti, monaci, religiosi e fedeli di tutte le forme, il Pontificato trova degli eroi infiniti, pronti al martirio ed all'entusiasmo. Ovunque egli vuole invocarne, esso ha degli amici che muoiono, altri che si spogliano per lui. Questa è un'immensa leva di cui solo alcuni Papi hanno apprezzata tutta la potenza, sebbene non l'abbiano usata che in certa misura. Oggi non si tratta per noi di ristabilire questo potere, il cui prestigio è momentaneamente indebolito: IL NOSTRO SCOPO FINALE È QUELLO DI VOLTAIRE E DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE: L'ANNIENTAMENTO PER SEMPRE DEL CATTOLICISMO ED ANCORA DELL'IDEA CRISTIANA, CHE SE RESTA IN PIEDI SULLE ROVINE DI ROMA NE AVREBBE PERPETUAZIONE. Ma per conseguire più certamente questo scopo e non incontrare rovesci che allontanino indefinitamente o mettano in dubbio il successo d'una buona causa, non bisogna prestare l'orecchio ai millantatori francesi, ai nebulosi tedeschi, ai melanconici inglesi, i quali tutti s'imaginano uccidere il cattolicismo ora con una canzone impura, ora con una deduzione illogica, ora con un grossolano sarcasmo, passato per contrabbando come il cotone della gran Brettagna. Il Cattolicismo ha una vita così stabile, che lo fa superiore a ciò. Esso ha veduti più implacabili, più terribili avversarii, e si è preso spesso il maligno piacere di gettare dell'acqua benedetta sopra la tomba dei più arrabbiati suoi nemici.
Il Pontificato da ben 1600 anni è inerente alla storia d'Italia. L'Italia non può nè respirare, nè muoversi senza la permissione del supremo Pastore. Con lui essa ha le cento braccia di Briareo; senza lui è condannata ad una impotenza che fa pietà. Non le rimane altro che fomentare discordie, veder sorgere per tutto odii, intendere ostilità natele in seno dalla prima catena dello Alpi fino all'ultima degli Appennini. Noi non possiamo volere uno stato tale di cose, bisogna dunque cercare un rimedio a sì trista condizione. Il rimedio è trovato. Il Papa qualunque esso sia, non verrà giammai alle società secrete; devono le società secrete fare il primo passo verso la Chiesa, affin divincerli tutti due.
La fatica che noi intraprendiamo non è l'opera nè di un giorno, nè di un mese, nè di un anno; può durare parecchi anni, forse un secolo: ma nelle nostre file il soldato muore, il combattimento continua.
Noi non intendiamo già guadagnare i Papi alla nostra causa e farli discepoli dei nostri principii, e propugnatori delle nostre idee. Questo sarebbe un sogno ridicolo (bella confessione!) e in qualunque forma pieghino gli avvenimenti, se, per esempio, qualche Cardinale o Prelato entri di piena volontà o per sorpresa in una parte dei nostri secreti, non è, per questo, un motivo per desiderarne l'innalzamento alla cattedra di Pietro. Questo innalzamento ci rovinerebbe. Solo l'ambizione l'avrebbe indotto all'apostasia, il bisogno del potere lo costringerebbe ad immolarci. Ciò che noi dobbiamo domandare, ciò che noi dobbiamo cercare ed aspettare, come i Giudei aspettano il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni. Alessandro VI con tutte le sue colpe private non ci converrebbe, poichè non ha mai errato in materia religiosa. Ma Clemente XIV al contrario sarebbe fatto per noi dai piedi fino alla testa. Ganganelli si diede legato piedi e mani ai ministri dei Borboni, che gli faceano paura, agli increduli che celebravano la sua tolleranza: e Ganganelli è divenuto un grandissimo Papa. Ci sarebbe bisogno di un Papa che avesse presso a poco queste condizioni, se ciò ancora è possibile. Con questo noi marceremmo più sicuramente all'assalto della Chiesa, che coi libelli dei nostri fratelli di Francia od anche coll'oro dell'Inghilterra. Volete saperne la ragione? Si è, perchè ottenuto ciò, PER ROMPERE LA RUPE SOPRA LA QUALE DIO HA FONDATA LA SUA CHIESA, non abbiamo più bisogno dell'aceto di Annibale, non più della polvere da cannone, e nemmeno dei nostri bracci. Noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro ingaggiato nella congiura, e questo dito mignolo vale, in una crociata tale, tutti i san Bernardi della Cristianità.
Poco possiamo fare coi vecchi Cardinali e coi Prelati che hanno un carattere fermo. Bisogna lasciarli incorreggibili alla scuola di Consalvi o cercare nei nostri depositi di popolarità o d'impopolarità le armi che renderanno inutile o ridicolo il potere nelle loro mani. Una parola accortamente inventata, e con arte sparsa in certe famiglie scelte, affinchè da esse discenda ne' caffè e dai caffè nella strada, una parola può qualche volta uccidere un uomo... (si segue ad indicare il modo d'infamare i prelati nei fogli pubblici).
Schiacciate il nemico... ma sopratutto schiacciatelo nell'uovo. Bisogna andare alla gioventù, questa bisogna sedurre, questa dobbiam trascinare, senza che se ne accorga, sotto la bandiera delle società secrete. Voi dovete avere l'apparenza d'essere semplici come lo colombe, ma essere prudenti come il serpente. I vostri padri, i vostri figli, le vostre stesse mogli devono sempre ignorare il secreto che voi portate nel vostro seno, e se vi piace per meglio ingannare l'occhio inquisitoriale, di andare spesso a confessarvi, voi avete per diritto l'autorità di servare il più assoluto silenzio sopra queste cose...
Lasciate da banda la vecchiaia e l'età virile: andate alla giovinezza, e se è possibile fino all'infanzia... Affine di fare prosperare la vostra causa entro la soglia di ogni famiglia, per acquistarvi il diritto di asilo al focolare domestico, voi dovete presentarvi con tutte le apparenze di uomo grave e morale. Una volta stabilita la vostra riputazione nei collegi, nei ginnasii, nelle università e nei seminari, una volta che voi vi avrete procacciata la confidenza dei professori e degli studenti, fate che quelli principalmente che s'ingaggiano nella clericale milizia si dilettino dei vostri intertenimenti... Offrite loro sulle prime, ma sempre in secreto, dei libri inoffensivi, delle poesie risplendenti di enfasi nazionale, quindi a poco a poco menate i vostri merlotti alla cottura che voi volete (si danno qui altre norme per abbindolare i chierici)... Entro qualche anno questo giovane sacerdozio, in forza delle cose, avrà invase tutte le funzioni, egli governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sovrano, sarà chiamato ad eleggere il Pontefice, che dovrà regnare, e questo Pontefice, come la più parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente più o meno imbevuto dei principii italiani, e umanitari che noi cominciamo a fare circolare... Volete stabilire il Regno degli eletti sopra il trono della prostituta di Babilonia, fate dunque che il sacerdozio marci sotto la vostra bandiera, credendosi sempre marciare sotto la bandiera delle chiavi apostoliche.
Adunque ogni atto della nostra vita tenda alla scoperta di questa pietra filosofale. Gli alchimisti del medio evo perdettero il loro tempo e l'oro dei loro ingannati, alla ricerca di questo sogno. Quello delle società secrete si compirà per la più semplice delle ragioni; ed è questa ch'è fondata sulle passioni dell'uomo. Non ci scoraggiamo dunque nè per un successo perduto, nè per un rovescio, nè per una sconfitta; prepariamo le nostre armi nel silenzio delle vendite; appuntiamo tutte le nostre batterie; aduliamo tutte le passioni più malvage come le più generose, e tutto ci mena a credere che questo sistema riuscirà un giorno ancora al di là dei nostri calcoli più improbabili [5]
Metta il saggio lettore a confronto questa Enciclica dei settarii con la Enciclica di Leone XIII, ed oltre il trovarvi la giustificazione di questa in ogni suo detto, conspicuamente vedrà che in quella è satanico lo scopo e satanici i mezzi diretti ad esso; e che per contrario nell'altra divino è lo scopo di salvare l'umana società, e giustissimi e santissimi i mezzi per conseguirlo.
Questa circolare viene ancora confermata da un decreto massonico, sancito in Parigi nel 1879 dall'Assemblea generale delle logge francesi alla presenza dei delegati di ogni nazione, e recato nell'operetta: Le secret de la Franc-Maçonnerie del Vescovo di Grenoble, nonchè più volte riportato dall'Osservatore Romano. Esso dice così: «Cose da farsi in Francia e al nord. Scristianare con tutti i mezzi, ma soprattutto strangolando il cattolicismo a poco a poco, ad ogni anno con nuove leggi contro il Clero. Fra otto anni, mercè l'istruzione laica senza Dio, si avrà una generazione atea ecc. ecc.», Ma a che serve oggimai recare nuove prove, che tale e non altro è il fine supremo della setta? Oggimai apertamente lo mostrano i settarii. Si fa guerra a' dommi, guerra alla morale, si pregia quella sola scienza che è contraria alla fede, la quale quanto è empia altrettanto è assurda; si combatte l'uso dei sacramenti, si esclude Dio al principio della vita dell'uomo, alla morte, alla tomba; si caccia dalle scuole, dalla famiglia, dalla società; si mettono in derisione dai settarii i riti ecclesiastici; e quelle sètte d'uomini che passano per li fantaccini della Massoneria, e pigliano il nome di anticlericali, fanno di tutto per dimostrarsi anticattoliche; persino imbandiscono, a nome comune, le mense in cibi grassi nel Venerdì Santo, perchè si sappia che come sono nemiche della Chiesa così rabbiosamente detestano Gesù Cristo. È così manifesta la menzogna dei giornali massonici, i quali insultano al sapientissimo Leone XIII, quasi che avesse ascritto alla Massoneria fini da questa non intesi o mezzi non adoperati, che niuno, tranne i ciechi volontarii, potrà lasciarsi ingannare.
Noi intanto ringraziamo Iddio di averci dato un Papa di tanto senno che seppe con cotesta Enciclica mettere il dito alla radice del male; e di tanto coraggio che, nulla temendo, vi volle apportare vero rimedio. La Massoneria, ecco il nemico! Ogni cristiano nella Massoneria riconosca il nemico di Cristo e della rivelata religione. Ogni cattolico il nemico della Chiesa e del Papa. Ogni principe il nemico dell'ordine sociale. Ogni popolo il nemico del suo ben essere. L'Italia il nemico della sua grandezza e della sua vera e stabile gloria. Ogni uomo il nemico di Dio e di sè medesimo: La Massoneria, ecco il nemico! Lo afferma e invincibilmente lo dimostra Leone XIII; ed, anco per questo solo, il suo nome sarà immortale e venerato nella posterità. Egli è il nostro supremo duce: seguiamolo nella via che ci addita; eseguiamo quant'egli ci prescrive di fare.

NOTE:
[1] Psal. 13. «Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus. Corrupti sunt, et abominabiles facti sunt in studiis suis: non est qui faciat bonum, non est usque ad unum.»
[2] Charles Félix de Savoie. 1881, pag. 187.
[3] 25 aprile n. 100.
[4] Informazioni sul ventuno in Piemonte. Firenze, 1879, pag. 119.
[5] Questo documento sia nella celebre opera, La révolution en face à l'Eglise par Crétineau-Joly.

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