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giovedì 1 dicembre 2011

Teologi e apologeti

 Teologi e apologeti. I nuovi vescovi devono essere così
Negli ultimi cinque mesi ben dodici nomine sono corrisposte a questo modello. Eccole ad una ad una: a Milano, Filadelfia, Manila, Friburgo... Il cardinale che seleziona i candidati spiega i perché della scelta

di Sandro Magister

ROMA, 1 dicembre 2011 – Girata la boa del suo primo anno come prefetto della congregazione per i vescovi, il cardinale Marc Ouellet (nella foto) ne ha tirato le somme in un'intervista a Gianni Cardinale per "Avvenire", il quotidiano di proprietà della conferenza episcopale italiana.

Nell'intervista, ha tra l'altro rivelato che capita di frequente, "più di quanto mi potessi aspettare", che il candidato scelto per essere fatto vescovo non accetti la nomina.


Ha indicato una ragione di tali rifiuti nel timore di non reggere il ruolo, in una società dove i vescovi sono sotto attacco pubblico "anche in conseguenza degli scandali e delle denunce riguardanti gli abusi sessuali".

Quanto alle ambizioni di carriera – ha avvertito il cardinale –, se un sacerdote o un vescovo aspira e manovra per essere promosso a una diocesi di riguardo, "è bene che rimanga dov'è".

Ouellet ha concluso l'intervista tracciando il profilo del vescovo di cui oggi la Chiesa ha più necessità. Un vescovo che sia allo stesso tempo teologo e apologeta, difensore pubblico della fede:

"Oggi, nel contesto soprattutto delle nostre società secolarizzate, abbiamo bisogno di vescovi che siano i primi evangelizzatori, e non dei semplici amministratori di diocesi. Che siano capaci cioè di proclamare il Vangelo. Che siano non solo teologicamente fedeli al magistero e al papa ma che siano anche capaci di esporre e, se è il caso, di difendere la fede pubblicamente".

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A questo profilo del vescovo teologo e "defensor fidei" corrisponde in pieno lo stesso cardinale Ouellet.

Canadese del Québec, 67 anni, appartenente alla Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio, Ouellet ha fatto parte della cerchia della rivista internazionale di teologia "Communio", fondata tra gli altri da Joseph Ratzinger e Hans Urs von Balthasar, alla cui scuola si è formato.

Per molti anni ha fatto la spola tra il Canada e la Colombia, come professore di seminario ed educatore. Poi si è trasferito a Roma, come docente di teologia sistematica alla Pontificia Università Lateranense, quando ne era rettore il futuro cardinale Angelo Scola, anche lui della cerchia di "Communio".

Nel 2001 fu nominato segretario del pontificio consiglio per l'unità dei cristiani. E l'anno dopo arcivescovo di Québec e primate del Canada. Dal 2003 è cardinale.

Nel suo Québec, il cardinale Ouellet è stato testimone diretto di uno dei più repentini crolli del cattolicesimo nell'ultimo secolo. Questa regione, che fino alla metà del Novecento era a fortissima impronta cattolica, è oggi una delle più secolarizzate del mondo.

Come arcivescovo, Ouellet si è battuto con energia per ridare voce e corpo al cristianesimo nella sua terra. E Benedetto XVI l'ha talmente apprezzato da chiamarlo a Roma prima come relatore del sinodo dei vescovi del 2008 e poi stabilmente, dal 2010, come prefetto della congregazione per i vescovi.

Tra i cardinali della curia romana, Ouellet è sicuramente il più intimo a papa Joseph Ratzinger, che incontra regolarmente una volta alla settimana. Ed è forse l'unico col quale il papa si confida senza riserve.

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Sta di fatto che da quando Ouellet presiede la congregazione vaticana che sceglie e propone al papa i nuovi vescovi, le preferenze accordate a teologi e difensori della fede sono sempre più evidenti.

Nei soli ultimi cinque mesi si possono contare almeno dodici nomine così caratterizzate.

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La prima, del 28 giugno, è quella del cardinale Angelo Scola ad arcivescovo di Milano.

Come teologo, suo maestro fu soprattutto von Balthasar; ma anche Ratzinger incise non poco sulla sua formazione. Con Scola rettore, tra il 1995 e il 2002, la Pontificia Università Lateranense risorse a nuova vita. A Venezia, di cui è stato patriarca per nove anni, ha fondato uno "Studium generale" intitolato a san Marco, articolato in tutti i gradi del sapere, dall'infanzia all'università, con corsi in più discipline e con la teologia che tutte le abbraccia.

Il suo talento è stato ed è di farsi ascoltare, più che nelle aule accademiche, nella pubblica piazza. Dopo Carlo Maria Martini, Scola è il cardinale al quale i media laici prestano più attenzione. Con la differenza, rispetto al predecessore, che egli parla e scrive in piena consonanza con il magistero di Benedetto XVI.

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La seconda nomina di questa serie, del 19 luglio, è quella di Charles J. Chaputad arcivescovo di Filadelfia.

Chaput non è mai stato teologo nel senso specifico della parola. Ma sicuramente è un grande apologeta, capace di predicare il Vangelo sui tetti, senza timidezza e senza sconti, in una società come quella degli Stati Uniti nella quale la competizione è particolarmente aspra, anche dentro e contro il campo religioso.

Ed è stato questo suo profilo di difensore "affermativo" della fede e della Chiesa a far pendere la bilancia su di lui, nella procedura che ha portato alla sua nomina a Filadelfia. Il candidato numero uno della terna presentata alle autorità vaticane dal nunzio vaticano negli Stati Uniti era l'attuale vescovo di Louisville, Joseph E. Kurtz. Chaput veniva in seconda posizione. Ma quando, dopo l'esame dei candidati fatto nella congregazione, Ouellet salì in udienza da Benedetto XVI, in testa alla terna era passato Chaput, prontamente nominato dal papa.

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La terza nomina, del 27 luglio, è quella di Ivo Muser a vescovo di Bolzano e Bressanone, la diocesi del Sud Tirolo in cui vissero la nonna e la bisnonna materna di papa Ratzinger.

Il nuovo vescovo ha studiato teologia a Innsbruck e a Roma alla Pontificia Università Gregoriana. Ha insegnato alla Studio Accademico Teologico di Bressanone. È stato anche per alcuni anni segretario del vescovo suo predecessore Wilhelm Egger, a sua volta teologo e biblista di fama.

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La quarta nomina, del 26 settembre, è quella di Stanislaw Budzik ad arcivescovo di Lublino.

Budzik, che dal 2007 è segretario generale della conferenza episcopale polacca, ha studiato anche lui teologia a Innsbruck e ha acquisito il titolo di professore presso la Pontificia Accademia Teologica di Cracovia.

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Quinta nomina, del 10 ottobre: quella di Nuno Brás da Silva Martins a vescovo ausiliare di Lisbona.

Il nuovo vescovo ha conseguito il dottorato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana e ha insegnato teologia fondamentale nell'Università Cattolica Portoghese, oltre che alla Gregoriana, a Roma, dove è stato anche rettore del Pontificio Collegio Portoghese.

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Sesta nomina, del 13 ottobre: quella di Luis Antonio Tagle ad arcivescovo di Manila.

Tagle, 54 anni, ha conseguito il dottorato in teologia negli Stati Uniti presso la Catholic University of America con una tesi sulla collegialità episcopale, con la guida del professor Joseph Komonchak. Con questi, ha collaborato alla stesura della storia del Concilio Vaticano II più letta al mondo, promossa dalla "scuola di Bologna" fondata da don Giuseppe Dossetti: una storia a tesi, che vede nel Vaticano II una svolta di rottura e un nuovo inizio rispetto alla precedente vicenda della Chiesa.

In questa storia, Tagle ha scritto tra l'altro il capitolo dedicato alla cosiddetta "settimana nera" del novembre 1964: "nera" per i progressisti, ostili soprattutto alla "Nota explicativa prævia" anteposta in quel frangente da Paolo VI alla costituzione dogmatica "Lumen gentium", per dissiparne gli equivoci.

Quando il volume con questo suo saggio vide la luce, nel 1999, Tagle era da due anni membro della commissione teologica internazionale che affianca la congregazione vaticana della dottrina della fede, all'epoca presieduta da Ratzinger.

Nel 2001 Tagle è stato fatto vescovo di Imus, dove si è distinto per la sua prossimità ai poveri e per lo stile di vita semplice e caritatevole.

Nella conferenza episcopale filippina è presidente della commissione per la dottrina della fede.

Come www.chiesa ha rivelato in un servizio del 14 novembre scorso, nella biografia di Tagle consegnata ai cardinali e vescovi della congregazione vaticana che dovevano valutarne la candidatura ad arcivescovo di Manila, la sua collaborazione alla "scuola di Bologna" è stata del tutto taciuta. Col disappunto di alcuni che seppero della cosa solo a nomina avvenuta.

La sede di Manila è cardinalizia. E c'è chi ha già inserito Tagle persino nella lista dei "papabili".

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Settima della serie: la nomina, il 3 novembre, di Charles Morerod a vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo.

Morerod, domenicano, 50 anni, è teologo di fama mondiale. Ha iniziato i suoi studi nell'Università di Friburgo, la stessa nella quale ha visto la luce la rivista "Communio". Lì vi ha poi insegnato, prima di assumere la cattedra, a Roma, alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, chiamata più brevemente Angelicum. Ha diretto la rivista teologica "Nova et Vetera" e nel 2009 è divenuto segretario generale della commissione teologica internazionale, consultore della congregazione per la dottrina della fede e infine rettore dell'Angelicum.

Tra le sue molte pubblicazioni, spicca "Tradition et unité des chrétiens. Le dogme comme condition de possibilité de l’œcuménisme", Parole et Silence, Paris, 2005. In essa Morerod critica l'ecumenismo liberale di teologi come Rahner, Fries, Tillard, insistendo sull'irrinunciabilità di una salda dottrina cattolica, insieme teologica e filosofica.

Circa i rapporti tra le religioni, ha sottoposto a dura critica le tesi relativiste del cattolico Paul Knitter e dell'anglicano John Hick.

Morerod è uno dei tre teologi di parte romana nei colloqui in corso tra la Chiesa di Roma e i tradizionalisti scismatici lefebvriani della Fraternità San Pio X.

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Ottava nomina, del 14 novembre: quella di Francesco Cavina a vescovo di Carpi.

Dottore in diritto canonico, Cavina era dal 1996 officiale della segreteria di Stato vaticana, nella sezione per i rapporti con gli Stati. Nello stesso tempo, insegnava teologia sacramentaria alla Pontificia Università della Santa Croce.

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Nona nomina, del 21 novembre: quella di Filippo Santoro ad arcivescovo di Taranto.

Da giovane sacerdote, Cavina esordì come direttore dell'Istituto Superiore di Teologia di Bari. Dopo di che partì in missione in Brasile, in qualità di responsabile di Comunione e Liberazione per quel paese e per l'intero continente latinoamericano. Nel 1992 partecipò come teologo alla IV conferenza dell'episcopato latinoamericano a Santo Domingo.

Ordinato vescovo nel 1996, è stato prima ausiliare di Rio de Janeiro con il cardinale Eugênio de Araújo Sales e poi, dal 2004, vescovo della diocesi di Petrópolis e gran cancelliere dell'Università Cattolica di quella città.

Nella conferenza episcopale brasiliana è stato membro della commissione per la dottrina della fede.

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Decima nomina, del 24 novembre: quella di Franco Giulio Brambilla a vescovo di Novara.

Brambilla, dal 2007 vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di MIlano e vicario per la cultura, è uno dei teologi italiani più accreditati.

Ha insegnato cristologia e antropologia teologica nella Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, di cui è divenuto preside nel 2007. È stato il teologo di riferimento della conferenza episcopale italiana nel grande convegno ecclesiale di Verona del 2006 al quale prese parte Benedetto XVI. Ed è stato in predicato per succedere all'attuale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, come segretario della conferenza episcopale.

Studioso e biografo del teologo olandese Edward Schillebeeckx, è stato nel 1983 tra i firmatari italiani di un documento di rivendicazione della libertà di ricerca sottoscritto dai più noti teologi progressisti d'Europa.

In quell'occasione, un altro teologo suo collega nella stessa facoltà milanese, Dionigi Tettamanzi, scrisse su "Avvenire" una dura critica dei teologi ribelli. E questo dischiuse a lui una fortunata carriera – culminata come cardinale a Milano – che invece a Brambilla fu lungamente bloccata a motivo di quella firma.

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Undicesima nomina: quella, del 26 novembre, di Johannes Wilhelmus Maria Liesen a vescovo di Breda, in Olanda.

Liesen è dal 2004 membro della commissione teologica internazionale. È stato professore di teologia biblica nei seminari di Roermond, Haarlem-Amsterdam e 's-Hertogenbosch.

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Lo stesso giorno, 26 novembre, è stata inoltre resa pubblica la nomina – dodicesima di questa serie – di Charles John Brown ad arcivescovo titolare di Aquileia.

Ma ad Aquileia, che come diocesi vive solo nei ricordi storici, il neoeletto non ci andrà. La sua vera destinazione è a nunzio apostolico in Irlanda. Brown non ha mai fatto parte del corpo diplomatico vaticano ed è americano di New York, ma Benedetto XVI ha voluto proprio lui come suo ambasciatore in una nazione scossa dagli scandali come l'Irlanda, attualmente con sette diocesi vacanti, in attesa di un ridisegno e di una ripartenza con uomini nuovi.

E il motivo della scelta di Brown è ancora una volta nelle sue credenziali di "defensor fidei" e di "defensor ecclesiæ". Papa Ratzinger lo conosce bene dal 1994, da quando Brown è officiale della congregazione per la dottrina della fede, oltre che, da due anni, segretario aggiunto della commissione teologica internazionale.

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L'intervista del cardinale Ouellet ad "Avvenire" del 18 novembre 2011, con un bilancio del suo primo anno da prefetto della congregazione per i vescovi:

> Missione del vescovo: donarsi alla Chiesa

E una sua precedente riflessione come arcivescovo di una delle regioni più scristianizzate del mondo:

> Mentre a Roma si discute, il Québec è già stato espugnato (8.10.2008)

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