ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 22 gennaio 2012

I Cristiani e Israele


cristiani
Oggi ai Cristiani si pone un problema di coscienza a causa dell'attuale Stato di Israele.

La maggior parte di essi, provando un senso di colpa dopo il così detto "olocausto hitleriano", si è affrettata a riconoscerlo, mentre gli altri si rifiutano di farlo per due ragioni:

1) Perché sono scioccati dall'ingiustizia compiuta verso il popolo Palestinese, che è stato scacciato via dalla loro Terra natia con la violenza, o è stato lì schiacciato dagli Israeliani.

2) Per ragioni legate alla fede dei Cristiani in Gesù e alla testimonianza a Lui dovuta.

Il soggetto di questo studio è delicato, in grado di suscitare reazioni, deve essere detto in anticipo che il problema non è trattato con uno spirito antisemita.

Noi ci sentiamo esortati dalla compassione per una giustizia sociale e religiosa.

Noi combattiamo per la libertà religiosa di ognuno e ovunque, anche in Israele dove speriamo che ai milioni di Palestinesi - Cristiani e Musulmani - sarà concesso di ritornare dalle autorità Israeliane, che si rifiutano di reintegrarli, perché non sono Ebrei. Non è questo un atteggiamento razzista?

Per chiarire il problema, dobbiamo porre a noi stessi questa domanda:

per un Cristiano cosa significa riconoscere lo Stato di Israele?


E' riconoscere il "fatto compiuto" della sua presenza in Palestina o la legittimità della sua presenza oggi lì?

In relazione al "fatto compiuto", che è un fatto storico, non si può che notare la presenza in Palestina di un'entità politica che le Nazioni Unite - solo dal 1948 - hanno acconsentito a riconoscere come lo "Stato di Israele".

E per quanto riguarda la legittimità della sua presenza sul territorio Palestinese? Per essere chiari: un uomo possiede un oggetto rubato, noi riconosciamo che quest'oggetto è in suo possesso, ma possiamo noi approvare il fatto riconoscendo la legittimità di questo possesso, senza commettere una seria ingiustizia?

Quindi, il problema di coscienza che si presenta oggi ai Cristiani è il seguente: possono ammettere la legittimità dello Stato di Israele in Palestina?

Quando parliamo della legittimità di uno Stato, ci riferiamo a un diritto storico su una terra concessa; solo nel caso di Israele viene evocato un diritto Biblico. Bisogna per ciò parlare della legittimità storica e Biblica di Israele.

I La legittimità storica


Non si può trovare alcun argomento storico che sia sufficientemente valido per giustificare nel XX secolo uno Stato Israeliano in Palestina, poiché questa terra appartiene ai cittadini Palestinesi, come ogni altro paese appartiene ai propri abitanti. Milioni di Palestinesi reclamano il loro diritto storico legittimo sul suolo Palestinese. Questi diritti sono pre-Biblici e la Bibbia menziona la Palestina e i Palestinesi. Le loro guerre contro gli invasori Ebrei sono ben note (1 Samuele 28).

Prima di Gesù, gli Ebrei hanno sempre cercato di creare uno Stato Israeliano in Palestina a scapito dei Palestinesi. Lo Stato assunse la forma di un regno verso il 1000 A.C. Dopo meno di un secolo, però, il regno fu diviso in due: il regno del nord in Samaria e il regno del sud in Giudea. Entrambi i regni sono scomparsi: il primo nel 722 A.C., due secoli dopo la sua formazione, spazzato via dagli Assiri e il secondo nel 586 A.C., circa quattro secoli dopo la sua fondazione, quando l'invasione babilonese mise fine ad esso. Gli Ebrei furono quindi esiliati a Babilonia.

Dopo cinque secoli, nel 37 A.C., riapparve un regno ebraico, con Erode il Grande. Ancora una volta fu messo fine ad esso dopo solo un secolo, nel 70 D.C., dalle truppe romane di Tito. Gli Ebrei fuggirono così dalla Palestina ai quattro angoli della terra, mentre gli abitanti originali Palestinesi rimasero lì.

Duemila anni dopo, nel 1948, riapparve in Palestina uno Stato di Israele, reclamando diritti sulla terra, a scapito dei Palestinesi che avevano sempre vissuto lì. Gli Ebrei che accorsero in Terra Santa dai quattro angoli della terra, cacciarono via i Palestinesi con la violenza militare. Questi dovettero abbandonare le loro case in condizioni tragiche per essere esiliati in campi nei vicini paesi Arabi.

Le grandi potenze internazionali hanno sostenuto l'immigrazione degli Ebrei in Palestina, mentre i Palestinesi sono stati cacciati fuori con la forza.

Lo Stato Israeliano fu alla fine proclamato il 14 Maggio del 1948. Un quarto d'ora dopo la sua proclamazione, venne riconosciuto dalle grandi potenze come se la Palestina e i Palestinesi non fossero mai esistiti.

Eppure la prove storiche della loro esistenza sono ovvie e numerose. (Bibliche: Numeri 13, 21-33…, sociali, culturali, folcloristiche, monete Palestinesi antiche e contemporanee... ).

Bisogna notare che quelli che sostengono Israele provano un senso di colpa nelle coscienze verso gli Ebrei; per lavare le loro coscienze hanno votato a favore di uno Stato Ebraico in Palestina. La giustizia, però, non può essere fatta privando i Palestinesi dei loro diritti legittimi in favore di altri. Nessuno può disporre di ciò che appartiene a qualcun altro. Per parlare chiaramente, un Americano, un Inglese o un Francese, per esempio, non hanno il diritto di disporre della terra Palestinese che non gli appartiene.

Poniamo una domanda a coloro che vogliono soddisfare le loro coscienze sistemando gli Ebrei in una patria Ebraica: perché non dar loro una parte del loro suolo americano o europeo del quale possono disporre?

La risposta usuale è evocare una legittimità biblica: secondo loro, gli Israeliani hanno un diritto Biblico sulla Palestina. Per ciò si passa dal piano storico a quello Biblico e nella maggior parte dei casi, ad opera di persone che ignorano la Bibbia.

A questo punto, viene chiesto ai Cristiani, come tali, di riconoscere i diritti Biblici di uno Stato Sionista in Palestina. Oggi, il popolo di Gesù Cristo è esortato a testimoniare in favore di coloro che negano che Gesù sia il Cristo e che aspettano un altro Cristo. Questo è il problema di coscienza. Questa è la prova della fine dei tempi predetta da Gesù (Apocalisse 3,10). Lo stesso Vaticano ha fallito questa prova!.

Il Giudaismo non è né una razza, né una terra geografica, ma è una religione che trova il suo compimento perfetto in Gesù Cristo. Dal punto di vista Cristiano, riconoscere uno Stato Ebraico per gli Ebrei è assurdo quanto il riconoscere uno Stato Cristiano per i Cristiani. Una comunità Ebraica è una cosa, una nazione Ebraica è una cosa completamente diversa.

II La legittimità Biblica


Molti Cristiani sostengono Israele perché, per quanto strano possa sembrare, pensano di aiutare il popolo eletto da Dio a ritornare nella loro Terra Promessa. Se gli Ebrei sono il popolo eletto da Dio, chi sono i seguaci di Gesù?! Riteniamo importante, per ciò, ricordare ai Cristiani chi è il popolo di Dio è cos'è la Terra Promessa alla luce del Vangelo.

A) La Terra Promessa


La Palestina non è una terra promessa da Dio agli Israeliani per due ragioni principali:

1) La Terra Promessa è il simbolo di una realtà spirituale, non geografica.

2) La promessa fu fatta a condizione.

1) - La Terra Promessa è spirituale


Dio aveva promesso una terra ad Abramo e alla sua discendenza; ma come Dio intendeva questa terra, venne spiegato dalla Bibbia attraverso i secoli, per apparire alla fine come una realtà spirituale, non un luogo geografico. Infatti, San Paolo disse:
"Per fede Abramo soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la Città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso" (Ebrei 11,9-10).
La spiritualità della terra ha le sue radici nel Vecchio Testamento. Così la tribù di Levi non avrebbe avuto una parte della terra Palestinese, poiché Dio era la loro parte:
"Alla tribù di Levi però Mosè non aveva assegnato alcuna eredità: il Signore, Dio di Israele, è la loro eredità" (Giosuè 13,33).
Ancora il Salmo (37,11) dice:
"i miti e i giusti invece possederanno la Terra"
non possiamo dire che tutti gli Israeliani che vivono oggi in Palestina sono miti e giusti. Per di più, possiamo trovare queste virtù ovunque tra i non Ebrei. Gesù ha ripetuto quest'insegnamento:
"Beati i miti, perché erediteranno la Terra" (Matteo 5,5).
Egli ha spiegato questa Terra dicendo che il Regno di Dio non è un'entità visibile o politica, ma che si trova all'interno dei cuori dei credenti. Infatti, quando i Farisei Gli chiesero quando sarebbe venuto il Regno di Dio, Egli sapeva che si riferivano all'impero universale politico Sionista. Egli rispose:
"Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: - Eccolo qui, o eccolo là -. Perché il Regno di Dio è in mezzo a voi" (Luca 17,20-21).
Questo conferma la profezia di Geremia sulla Nuova Alleanza che dimora dentro il cuore dei credenti, come spiegato più avanti.

Si trovano nel Giudaismo moderno molti rabbini che sottolineano la dimensione spirituale della Terra Promessa. Il commento seguente del grande rabbino Jonathan Eybeschutz è tipico: "E' scritto: 'Abiterete nella terra che Io diedi ai vostri padri' (Ezechiele 36,28). Il Signore aveva promesso ad Abramo di dargli la terra di Canaan; ma quando Sara morì, egli non possedeva una terra per seppellirla. Come si realizzò, allora, la Promessa? Vi sono due terre che recano il nome di Israele: la Terra di Israele di Lassù e quella di Israele di quaggiù. La Terra Santa è la Terra Celeste, dove vi è la Dimora Divina, da cui traboccano le sorgenti della Saggezza. E' la Terra spirituale che è stata promessa e data ai nostri padri, non quella geografica" ( "Il Regno di Dio e il regno di Cesare", del rabbino Emmanuel Levyne, edizioni "Le Reveil", Beirut).

Come vedremo in seguito, la stirpe di Abramo, gli eredi della Terra Promessa, sono anche i membri di una discendenza spirituale; essi non sono stabiliti secondo una genealogia storica della carne e del sangue. Questo legame spirituale non è del tipo padre-figlio, ma dipende dalla fede in Gesù come Messia. San Paolo ha detto:
"E se appartenete a Cristo, allora, siete discendenza di Abramo, eredi secondo la Promessa" (Galati 3,29).
Così per un Cristiano, gli Ebrei che si rifiutano di riconoscere che Gesù è il vero Cristo e che esplicitamente aspettano un altro Messia, non sono discendenza di Abramo, né gli eredi della Terra Promessa, sia spirituale che geografica.

2) - La promessa fu fatta a condizione


Dio ha diseredato gli Ebrei anche prima dell'avvento di Gesù perché:

a) La Terra era stata promessa a condizione di fedeltà all'Alleanza. 

b) Le condizioni non sono state mantenute e l'Alleanza è stata quindi rotta dagli Ebrei.

c) Dio ha poi annunciato l'avvento di una Nuova Alleanza - stabilita da Gesù - che gli Ebrei ancora rifiutano.

a) La condizione:

Supponiamo che la terra sia geografica, non dobbiamo dimenticare che è stata promessa a certe condizioni, poiché Mosè disse agli Ebrei:
"Se non cercherai di eseguire tutte le parole di questa Legge... allora il Signore colpirà te e i tuoi discendenti con flagelli prodigiosi... perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio il Signore gioirà a vostro riguardo nel farvi perire e distruggervi; sarete strappati dal suolo che vai a prendere in possesso..." (Deuteronomio 28,58-64).
La parola "se" ovviamente rivela la condizione, e che, nel caso di infedeltà, la realizzazione della Promessa è completamente opposta agli Ebrei e ai loro discendenti: ciò che venne promesso furono piaghe è l'espulsione dalla terra. Queste furono le parole reali dell'Alleanza.

b) Il tradimento: l'Alleanza infranta:

Gli Ebrei non hanno "eseguito tutte le parole di questa Legge" come Mosè aveva chiesto loro di fare. La Bibbia rivela esplicitamente che essi hanno tradito Dio adorando gli idoli dei paesi vicini. Essi hanno messo in pratica le loro usanze pagane e hanno persino offerto i loro bambini in sacrificio agli idoli (1 Re 16,30-34/ Geremia 7,30-32). Il Salmo 106 dichiara le varie infedeltà di Israele:
"Si fabbricarono un vitello sull'Oreb, si prostrarono a un immagine di metallo fuso... Dimenticarono Dio che li aveva salvati... Si asservirono a Baal-Peor e mangiarono i sacrifici dei morti... servirono i loro idoli... immolarono i loro figli e le loro figlie agli dei falsi...".
Ecco perché i profeti gridarono, denunciarono il tradimento e dichiararono l'ira di Dio contro Israele:
"Udite questo, dunque, capi della casa di Giacobbe, governanti della casa di Israele, che aborrite la giustizia e storcete quanto è retto, che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme con il sopruso... dicendo: - Non è forse il Signore in mezzo a noi? - Per ciò per causa vostra Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diverrà un mucchio di rovine, il Monte del Tempio un'altura selvosa" (Michea 3, 9-12).
Anche Isaia aveva profetizzato contro Israele dicendo, nel Nome del Signore:
"Il Signore dice: - Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il Mio popolo non comprende. - Guai gente peccatrice, popolo carico di iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti, hanno abbandonato il Signore " (Isaia 1, 2-4).
c) Abrogazione e Nuova Alleanza.

Dopo aver denunciato il tradimento di Israele, Dio parlò per mezzo di Geremia per dichiarare che l'Alleanza era stata annullata dagli Ebrei e per annunciare la venuta di una Nuova Alleanza, non come quella annullata, poiché la parte dei credenti sarà Dio Stesso, non una terra:
"Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda, Io concluderò un'Alleanza Nuova. Non come l'Alleanza che ho conclusa con i loro padri... un'Alleanza che essi hanno violato... Questa sarà l'Alleanza che Io concluderò con la casa di Israele...: Porrò la Mia Legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore; allora Io sarò il loro Dio ed essi il Mio popolo" (Geremia 31, 31-33).
E' ovvio che questa Nuova Alleanza è diversa da quella annullata poiché non sarà "come l'Alleanza…". La differenza sta nel fatto che la Nuova Alleanza è spirituale, nei cuori dei credenti e non promette una terra geografica agli Ebrei o a nessun altro popolo, ma Dio Stesso diviene la parte di chiunque creda in Gesù, il Fondatore della Nuova e Universale Alleanza.

Gli Ebrei rifiutano ancora l'Alleanza di Gesù Cristo, perché non promette una terra geografica, né concede loro il privilegio di stabilire l'impero mondiale Sionista che vorrebbero avere.

B) Il Popolo Eletto


La scelta di Dio non è mai caduta su una nazione ebraica come alcuni credono.

La Bibbia, infatti, dice che Dio scelse un uomo, Abramo, che è Siriano, non un popolo ebraico, poiché non c'era nessun Ebreo prima di Abramo.


E' sbagliato quindi credere che il Giudaismo sia una razza; Mosè sottolineò questo punto dicendo agli Ebrei:
"Tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: - Mio padre (Abramo) era un Arameo (Siriano) errante -" (Deuteronomio 26, 5).

Che lo ammettano o no, la verità è scritta nella Bibbia: gli Ebrei sono di origine Siriana.


Lo scopo della chiamata di Abramo non era politico; Dio non ha avuto mai l'intenzione di fondare una nuova nazione o di stabilire ancora un altro Stato politico nel mondo. L'intenzione di Dio era fondare una comunità spirituale dalla quale Egli avrebbe mandato il Messia, il Salvatore di tutti gli uomini. Questa comunità, però, si era mutata da sola in una nazione politica e quando venne il Messia essi non avevano lo Spirito per riconoscerLo:
"Venne fra la Sua gente, ma i Suoi non L'hanno accolto. A quanti però L'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio" (Giovanni 1,11-12).
Secondo la Bibbia, dunque, il popolo di Dio è internazionale e basato sulla fede in Gesù.

Gesù ha detto agli Ebrei:
"Se infatti non credete che Io sono (il Cristo) morirete nei vostri peccati... (Giovanni 8,24)... Se Dio fosse vostro Padre certo Mi amereste... voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio... (Giovanni 8,42-44)".
Che cosa dicono a loro oggi i cosiddetti Cristiani? Nella sinagoga di Roma, il Papa Giovanni Paolo II disse loro: "Voi siete i nostri fratelli maggiori".Come può un discepolo di Gesù essere il fratello beniamino di colui che rifiuta Gesù e nega che Egli sia il Messia? San Giovanni ha detto:
"Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse" (2 Giovanni 2,10-11).
Il Papa menzionato non solo lo ha salutato, ma lo ha considerato "fratello maggiore"!!

Secondo il Vangelo, i veri Giudei sono i discepoli di Gesù. Non ha Cristo chiamato gli Ebrei che lo rifiutano "falsi Giudei e una sinagoga di Satana?" (Apocalisse 2,9/3,9).

Ecco perché San Paolo ha detto che la discendenza di Abramo sono i discepoli di Gesù Cristo:
"E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la Promessa" (Galati 3,29).
Egli poi invita gli Ebrei a "non perseverare nell'infedeltà per essere innestati (nel popolo di Dio)" credendo in Gesù (Romani 11,23

E' quindi fuori discussione rifiutare gli Ebrei come persone, non Israele come Stato. Gli Ebrei, al contrario, sono invitati ad entrare nel gregge di Gesù per diventare parte del popolo universale di Dio. Il Vero Amore ci impedisce di farli annegare nei loro stessi errori incoraggiandoli a pensare che essi siano il popolo di Dio di ritorno nella Terra Promessa.

Questo perché noi dobbiamo capire che gli Ebrei, che continuano a negare che Gesù sia il Cristo, recano la caratteristica specifica dell'Anticristo annunciato da San Giovanni:
"Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Eccolo l'Anticristo" (1 Giovanni 2,22).
Tutti i Cristiani e i Musulmani riconoscono che Gesù è il Cristo. Troviamo persino nel Buddismo e nell'Induismo seguaci di Gesù. Gandhi parlava spesso della sua ammirazione verso di Lui e del suo disappunto verso i Cristiani, diceva: "Datemi Gesù Cristo e tenetevi i Cristiani per voi".

Le profezie di Giovanni sull'Anticristo non possono essere applicate a coloro che credono che Gesù sia il Cristo, ma a quelli che si rifiutano di ammettere che Egli sia il Cristo. La caratteristica specifica dell'Anticristo può essere applicata solo agli Ebrei che negano esplicitamente Gesù e che aspettano un altro Cristo. Ecco l'Anticristo.

Non dobbiamo meravigliarci di questo cambiamento radicale nel destino degli Ebrei che rifiutano Gesù e dobbiamo ricordarci cosa disse Gesù quando un ufficiale romano manifestò la sua fede in Lui:
"In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora Io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei Cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti" (Matteo 8,10-12).
L'opposizione tra il Regno di Dio e il regno di Israele è ovvia nelle parole di Gesù dove Egli condanna i figli del regno Sionista a "essere cacciati fuori nelle tenebre" (Matteo 8,11). Questa opposizione tra i due regni è il conflitto principale tra Cristo e gli Ebrei.

Così, con la venuta di Gesù, il concetto di "popolo eletto" è cambiato da quello tribale e fanatico in una realtà spirituale ed internazionale. Nel testo sopracitato Gesù condanna i "figli del regno" di Israele, poiché vogliono interpretare il Giudaismo in un modo politico e razziale. In fatti, Gesù disse loro "voi che avete per padre il diavolo" (Giovanni 8,44). Coloro che hanno per padre il diavolo non possono essere i "fratelli maggiori" di quelli che hanno Gesù come Padre! 

Questo è la ragione per cui Gesù si è rifiutato di essere il re di uno Stato politico ebraico, Egli disse: "Il Mio Regno non è di questo mondo" (Per piacere fare riferimento al nostro testo "La Tragedia di Gesù").

San Giovanni, infatti, ci racconta che, dopo il miracolo della moltiplicazione del pane
"Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderLo per farLo re, si ritirò di nuovo sulla montagna tutto solo" (Giovanni 6,15).
Uno degli aspetti di questo conflitto, è l'universalità del Regno di Dio; per Gesù, universalità significa l'introduzione nel Regno di Dio di tutti coloro che credono in Lui, qualunque sia la loro razza e la loro lingua. Per gli Ebrei Sionisti, invece, il Regno appartiene esclusivamente agli Ebrei del mondo (Ebrei internazionali).

I profeti, però, avevano già esteso l'elezione Divina ai popoli di tutte le razze. Dio, parlando attraverso Isaia VIII secoli prima di Cristo aveva detto:
"Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue…anche tra essi mi prenderò sacerdoti e leviti"(Isaia 66, 18-21).
Questa scelta di ministri religiosi tra le nazioni non ebraiche è una prova innegabile dell'autenticità del sacerdozio universale di Gesù Cristo.

Cosa dovremmo quindi concludere?


San Paolo risponde:
"Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti"(Romani 11,7).
L'elezione è essere discepoli di Gesù, di tutte le razze e le lingue.

III) Israele: un segno dei tempi.


Poiché gli Ebrei che sono oggi radunati in Palestina dai quattro angoli della terra non sono il popolo di Dio di ritorno nella Terra Promessa, qual è il significato profetico del ritorno di uno Stato Israeliano?

E' un "segno dei tempi".

Negli ambienti religiosi, si è parlato spesso dei "segni dei tempi" senza precisare quali siano i tempi indicati da questa espressione: essa significa "il segno della fine dei tempi".

Parlando di questi tempi Gesù disse:
"Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti" (Luca 21, 24)
I tempi in questione sono, quindi, la fine dei tempi dei pagani o, in altre parole, la fine dei pagani. Israele è per ciò un segno della fine del tempo concesso ai pagani.

Dopo la venuta di Gesù, i pagani sono divenuti quelli che negano che Egli sia il Cristo; questa negazione li rende il simbolo del paganismo nei suoi vari aspetti: L'Anticristo per eccellenza. 

Quando gli Ebrei ordinarono agli apostoli di non parlare di Gesù, gli apostoli pregarono Dio dicendo:
"in questa città (Gerusalemme) si radunarono insieme contro il Tuo Santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli di Israele…" (Atti 4, 27).
La parole "contro" rivela lo spirito dell'Anti-Cristo che dimora nel popolo di Israele.

Gli Ebrei vogliono farci credere che il ritorno di Israele sia un grande segno e un compimento delle profezie dell'Antico Testamento. Noi sappiamo però che le profezie che essi evocano parlano del ritorno degli Ebrei dall'esilio a Babilonia nel VII secolo A.C. Non lasciamoci ingannare.

Infatti ora è piuttosto il tempo di comprendere le profezie del Nuovo Testamento che riguardano la fine dei tempi dei pagani, prima del ritorno di Gesù. Dovremmo quindi scoprire chi sono questi pagani. Perché questa è la fine dei tempi Sionisti.

Gesù ha detto che in questi tempi "l'abominio della desolazione starà nel Luogo Santo (Gerusalemme)" (Matteo 24,15). D'altra parte, il libro dell'Apocalisse di San Giovanni parla dell'apparizione dell'Anticristo (Apocalisse 17,8). Questo avverrà nel "Luogo Santo" o in Terra Santa, la Palestina e particolarmente nella "Città Diletta" (Gerusalemme), dove, secondo l'Apocalisse, è Satana, non Dio, che raduna gli uomini dell'Anticristo dai quattro punti della terra per la guerra, non per la pace /Apocalisse 20, 7-9)

IV) L'atteggiamento di un vero Cristiano


Alla fine, quale deve essere l'atteggiamento di un vero Cristiano verso l'attuale Stato di Israele?

E' arrivato il momento di meditare, per mettere in pratica queste parole indirizzate dal libro dell'Apocalisse a coloro che vogliono ancora testimoniare Gesù:
"Tu devi profetizzare ANCORA contro molti popoli, nazioni, lingue e re" (Apocalisse 10,11).
Se il Signore, nei nostri tempi Apocalittici, ha inviato un ordine ai suoi apostoli, chiedendo loro di profetizzare ancora contro i Suoi nemici, è perché la maggior parte dei Suoi apostoli sono ingannati dall'Anticristo che essi non riconoscono. Invece di denunciarlo, stabiliscono ottime relazioni con lui. Il libro dell'Apocalisse, quindi, ricorda loro il loro dovere di apostoli e testimoni di Gesù: dopo esser rimasti in silenzio, essi devono ora recare ancora testimonianza e parlare contro il nemico di Gesù: Israele.

Quando venne il Cristo, Egli non fu accolto dalla Sua stessa gente (gli Ebrei: Giovanni 1,11). La Sua stessa gente (i Cristiani), oggi, accolgono l'Anticristo...

Nessun Cristiano può riconoscere la legittimità di uno Stato d'Israele in Palestina senza rinnegare sé stesso come Cristiano; perché facendo ciò, ammette implicitamente che i Cristiani non sono l'Israele profetico e che Gesù non è il Cristo.

Gesù ha detto: "Nessun uomo può servire due padroni". Nessuno può servire il Regno di Gesù Cristo e il regno di Israele allo stesso tempo. Noi non possiamo salvaguardare la nostra testimonianza al Messianismo autentico di Gesù Cristo senza denunciare il falso messianismo di Israele. Gli Ebrei questo lo sanno, ma i Cristiani non ne sono consapevoli.

In una questione così importante, il silenzio e la neutralità sono un segno di tradimento e di tiepidezza: Gesù ha detto:
"Conosco le tue opere: tu non sei né freddo, né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo. Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo, né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca" (Apocalisse 3,15).
Deve essere fatta, perciò, una scelta e noi saremo giudicati secondo il nostro impegno: non è riconoscendo Israele che un cristiano rimane fedele alla sua testimonianza, ma invitando gli Ebrei a riconoscere che Gesù è il Messia.

http://www.pierre2.org/it/cristisrael.htm

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