Fratelenzo, Fratellucianicardi, i bosiani e mons. Livori. Ma anche la Missa-Liga e Agnelloni.

Avevo promesso una breve sul “caso Livi”. E sia, sarò breve. La pubblico oggi per vari motivi, non solo perché fingo di trovare 20 minuti in un periodo impestato di altre cose, ma soprattutto perché bisogna onorare la Bussola costretta a fermarsi per un po’, e poi perché il caso Liga rischia di strappare Tardinio alla precedente figuraccia, per catapultarlo in una nuova, e così ci dimenticheremmo il caso Livi. Un vero peccato.
Sulla nuova proposta di una Missa Liga, che soppianti e “aggiorni” la precedente anche se meno scurrile Missa Luba , preciso solo che sono imperdibili gli articoli di denuncia e di stroncatura pubblicati da Socci su Libero. E aggiungo che una tale vergogna siglata mons. Beschi, uno che viene da una famiglia di musicisti di classe, fa lecitamente disperare di qualsiasi rinnovamento ecclesiale affidato alle mere risorse umane, per quanto floride.
Queste bagarre sono perlatro sempre molto significative e fin utili. Pensateci, anni di studi e contro studi per smontare Agnelloni, e poi questo ti viene fuori con l’idea che il gregoriano sia un belato. Per il target di miei uditori (nella vita, non sul blog) questo pegno di ignoranza mostruosa sufficit a smontare tutto il preteso profetismo del Nostro. Verrebbero pure battute sul fatto che a evocar belati si sia messo in posa, ma mi fermo qui…
Torniamo al caso Livi. Su Livi ho detto tutto quando ho scelto di ribattezzarlo mons. Livori. Caro Livori, bollare di eresia Fratelenzo sarà dir la verità, ma soprattutto è fare una mossa strategicamente rischiosa. Ricordo che siamo nella stagione in cui è vietato bollar d’eresia Lutero, Nestorio etc. (complici gli studi dell’Esperto di Razza Ovina di cui sopra). Dire “eresia” oggi significa – a torto o a ragione - perdere mezza platea. Soprattutto parlando in articoli divulgativi. Tanto più che l’attacco parte da un sito debole – che infatti ora deve fermarsi per un po’. Nel mondo delle immagini, se perdiamo il ponte comunicativo, la nostra amata verità va in cantina. A ciò si aggiunga che Fratelenzo, Tardinio, Sciattino e soci sono esperti di finzione e stratagemmi. Per tutti valga il chiaro dato di De Mattei, quando nel suo Concilio indica nell’arguzia organizzativo-propagandistica uno dei motori a vantaggio della sommossa progressista. Ciò detto, il nuovo libro di Livori è già prenotato nel mio carrello.
Su Fratelenzo ho poco da dire. E precisamente mi limito a una constatazione. I bosiani sono un gruppo misto di cattolici, ortodossi, protestanti e via dicendo. Ora, io non ho dubbi che Fratelenzo a Messa - le poche volte che vi partecipa - recita il Credo della Chiesa.
Quanto a me, ci tengo ad assicurarla della mia fede cattolica e della mia leale appartenenza alla Chiesa: la fede che professo è quella del Credo che proclamo ogni domenica nella Messa. Per me, quindi, Gesù Cristo è il Figlio di Dio, il Signore morto e risorto per la nostra salvezza. Se non lo ritenessi tale, ma solo un uomo, lei pensa che avrei scelto la vita monastica cristiana, che da quasi cinquant’anni tento di vivere, con fatiche e inadempienze certo, ma nella fede in Lui?
Il punto è come si possa passare dalla recita personale del Credo alla testimonianza pubblica di quanto lì professato. E si capisce. Se si imbatte nel bosiano ortodosso è costretto a sorvolare sul Filioque, a rimuovere qualsiasi cenno sul Purgatorio e quel “cattolica” cambia tanti significati quante sono i patriarcati dello scisma orientale; se incontra il bosiano protestante saltano Sacramenti, Madonna, Santi, Tradizione, Papato, Chiesa, Indulgenze e compagnia. Io sono certo che Fratelenzo ha una fede vivida, però è da cinquant’anni che deve viverla tacendo ora un punto ora l’altro per non ostacolare il dialogo. Un martire, parrebbe.
Questo è essere eretici? Materialmente sembrerebbe di sì, perché di fatto si tratta di omettere costantemente verità essenziali della Tradizione cattolica. I perché e percome, e l’eventuale maturazione interiore di qualche eresia formale (cioè pienamente assunta) non mi pertengono. Mi preoccupa che la gente semplice, ascoltando Fratelenzo, non senta mai certe nozioni, magari percepisca battutine e frecciatine, e poi mi si convinca che il Credo è ben riassunto da quell’omotto grassoccio con cravatta e foulard che scrive volentieri per le editrici di sinistra.
E la mia sarà pure una illazione, ma suffragata dal parere di molti sacerdoti affatto perplessi del fatto che Fratelenzo parli solo della Parola e di nient’altro; o da episodi di dubbio ossequio alla Tradizione, di cui testimoniano i visitatori più accorti del Centro di Bose (episodi certo mai messi nero su bianco); o ancora da quella frasetta pronunciata a mezza bocca durante una muta di Esercizi dal bosiano Fratellucianicardi al quale “non piace” la teologia di “Sicari” (al quale invece dobbiamo l’offerta in perfetto stile post-conciliare-sano delle meravigliose biografie di grandi Santi). Appunto.
A me mi pare che di belati Agnelloni farebbe meglio a cercarne nei pascoli biellesi.