SIAMO ANCORA IN ATTESA DI RISPOSTE DALLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI |
A DISTANZA DI VARI ANNI, STIAMO ANCORA ATTENDENDO RISPOSTE DALLA SANTA SEDE. Ma
chi è Karol Wojtyla, o Giovanni Paolo II? Io credo che lo si potrebbe
anche dire l’ultima “vedette” del secolo, polverizzando tutti i record
di popolarità. Fu il tratto, certo, più evidente del suo Pontificato:
una immensa folla ad ogni suo passaggio, con osanna e alleluja alla sua
persona, per cui mi sembrano sprecate tutte le iperboli, come superstar,
superdivo, ayatollah, ecc. Non poteva perciò non suscitare meraviglia
un Papa che parla, che guarda, che tocca, che saluta da leader, che
portava la sottana, un Papa sciatore, che scendeva a sci uniti e magari
anche su pendii ghiacciati; un Papa che si mise il cappello d’alpino,
che cantava canzoni profane, che scalava le montagne; un Papa, quindi,
complesso e poeta, in uno stile da essere persino chiamato un
personaggio plateale con tendenze teatrali, comunque sempre controcorrente per la sua irriducibile
avversione ad adeguarsi ai tradizionali comportamenti esteriori, sì da
aver posto fine alla grandiosità delle udienze generali, cantando e
ballando anche in pubblico, mescolandosi alle folle d’ogni continente, e
scambiando la solitudine dei tempi andati con la sua personale
partecipazione ai lavori quotidiani degli uomini.
Certo, questo è solo un aspetto del suo
Pontificato, che, però, come ha scritto Gianni Baget Bozzo, “questo
spettacolo di massa non giova a nulla e a nessuno. I viaggi permanenti,
la molteplicità degli interventi, paiono coprire un immobilismo
sostanziale, e il Papa è sempre più visto come l’autore di una
restaurazione dal volto umano, graduale”.
Quindi, lo si potrebbe anche dire un
“seduttore”, ma non certo come lo fu Cristo! Se molti fecero solo elogi a
Wojtyla, molti altri, invece, presero le distanze dalla sua azione,
coperta di ombre, sì da lasciare perplessi, come la sua incapacità di
distinguere tra ciò che è dogma di Fede e ciò che è, invece, una
contingenza storica; un Papa delle beatificazioni contestate; un Papa
che, secondo Hans Küng, è il più contradditorio del ventesimo secolo; un
Papa il cui “dialogo” inter-religioso lo fece entrare in una moschea e
lo rese apertissimo alle altre religioni; un Papa che fece riavvicinare
ebrei e cattolici e che andò, persino, a deporre al “Muro del pianto” la
preghiera del perdono, ecc..
Per questo apparve a molti come un
“riformatore”, un “restauratore”, non vedendo che, invece, Wojtyla
tradiva, a poco a poco, la Tradizione cattolica, seguendo i consigli di
infedeli collaboratori di marchio modernista e progressista.
Ed eccolo a scomunicare l’ortodosso
Arcivescovo Lefebvre, dimentico di quello che disse San Paolo: «se anche
un Angelo imponesse un altro Vangelo, diverso da quello che Lui
predicava, non lo si deve ubbidire».
Comunque, perché non punì né scomunicò
mai altri ecclesiastici sfacciatamente e spregiudicatamente ribelli a
Cristo, nello scrivere e approvare Catechismi eretici, e perchè lasciò,
sulle cattedre delle università cattoliche e dei Seminari, teologi che
negavano la divinità di Cristo, che sfalsavano la Sacra Scrittura, che
negavano la Verginità di Maria SS. e che insegnavano tante altre
eresie?..
E perché ha firmato Concordati che non
proteggevano più la Chiesa, la Religione cattolica, i valori cristiani, e
che mettevano alla pari tutte le religioni sì da potersi chiamare
“Stati atei”?
E che dire della sua “eresia di Assisi”,
di quella “preghiera comunitaria”, cioè con i rappresentanti di tutte
le religioni false, togliendo, così, il Primato della Chiesa Cattolica,
Apostolica, Romana, Madre e Maestra di tutte le anime e mettendo in
difficoltà i Missionari nell’evangelizzazione dei popoli, i quali, oggi,
non possono più, praticamente, difendere la Religione cattolica perché
messa alla pari delle altre, alle quali ha riconosciuto gli stessi
valori di fede?.. E non fu, forse, grave anche la sua andata in
“Sinagoga” e nella “chiesa luterana”?
Forse che gli ebrei non sono ancora ostinati a non riconoscere Gesù Cristo come Dio e come Messia?
Forse che essi non perseguitano più la Chiesa di Cristo?
Forse che Gesù non fu sempre severo con
essi, da non mai dialogare con loro? Forse che Gesù non ha detto:«chi
non è con Me, è contro di Me»?
Gravissima colpa fu anche l’aver dato
permesso ai vari Episcopati di poter dare la “Comunione sulla mano”,
permettendo, così, una vera grave profanazione della Santa Eucarestia,
togliendole il doveroso rispetto che tanti Papi avevano cercato di
aumentare lungo tutti i secoli della Chiesa! Dopo questo nostro abbozzo
dell’uomo e Papa Giovanni Paolo II, sulle sue direttrici del suo
Pontificato, è doveroso ammettere che Egli, alla sua morte, ha lasciato
in eredità al Cattolicesimo una Chiesa sicuramente diversa da quella che
gli era stata affidata il 16 ottobre 1978.
È chiaro, allora, che Giovanni Paolo II
fu contrario al “passato”, alla Tradizione della Chiesa, al lavoro fatto
dai suoi predecessori. Egli, cioè, lavorò in senso contrario da
trasformare la fissità del soglio pontificio in una Sede mobile e
itinerante da un capo all’altro del mondo.
Vien da chiedersi, perciò, se sia
possibile immaginare un “altro” Wojtyla che non sia quel permanente
palcoscenico mediatico, acclamato dalle folle delle Americhe,
dell’Africa, dell’Asia, della vecchia Europa e della sua stessa Polonia,
così che da ogni punto della terra, tutti hanno potuto vedere da
vicino, attraverso i potenti zoom della TV satellite, i gesti delle sue
mani, gli occhi corruscati, il volto contratto, il sorriso raro e quasi
sfuggente, il tremito del Parkinson, il malato e il convalescente alla
finestra dell’ospedale, i grandiosi gesti ecumenici, inter-religiosi,
pacifisti, il “mea culpa” del 12 marzo 2000, al “Muro del pianto”, ecc..
Un Pontificato, il suo, lungo e contradditorio che, per conoscerlo,
abbiamo dato spazio ad uno svariato numero di “casi” che fanno balzare
fuori, in tutta verità, l’altro Wojtyla.
LA
FAMIGLIA Il padre Karol Wojtyla, figlio del maestro sarto Maciej e di
Anna, nato il 18 luglio 1879 a Lipnik presso la città di Bielsko Biala.
Sarto, dal 1900 sottufficiale nell’esercito austriaco, poi tenente in
quello polacco, a riposo dal 1927. La madre Emilia Kaczorowska, figlia
del bastaio Feliks (rivestimenti per carrozze) e di Maria Anna; nata il
26 marzo 1884. Il fratello Edmund, nato il 27 agosto 1906 a Cracovia;
medico, esercita presso l’ospedale Powszechny di Bielsko. KAROL JÓZEF
WOJTYLA 1920 (18 maggio) Nasce a Wadowice (Kraków), in Polonia. (20
giugno) Viene battezzato dal cappellano militare, p. Franciszek Zak.
Vive con i genitori a Wadowice, all’indirizzo Rynek 2 (oggi via
Koscielna 7, int. 4). 1926 (15 settembre) Inizia a frequentare la Scuola
Elementare, e poi il Pro-ginnasio “Marcin Wadowita”. Durante tutto il
corso degli studi ottiene ottimi giudizi. 1929 (13 aprile) Muore la
madre. 1930 (Giugno). Viene ammesso al Ginnasio Statale “Marcin
Wadowita”. 1932 (5 dicembre) Muore il fratello Edmund.
1933 (14 giugno) Termina la III Ginnasio.
1934 (1934-1938) Prime recite teatrali
nel teatro scolastico di Wadowice. Nel periodo ginnasiale è presidente
del Sodalizio Mariano. Agli stessi anni risale il suo primo
pellegrinaggio a Czêstochowa.
1935 (Settembre) Partecipa alle
esercitazioni dei reparti dell’Addestramento Militare a Hermanice. (14
dicembre) Ammesso al Sodalizio Mariano.
1938 (Maggio) Riceve il Sacramento della
Cresima. (14 maggio) Esame di maturità. (22 giugno) Inoltra la domanda
di ammissione alla Facoltà di Filosofia (indirizzo Filologia polacca)
della Università Jagellonica a Cracovia. (Estate) Col padre si
trasferisce a Cracovia (Via Tyniecka 10). (Anno accademico 1938-39)
Mentre frequenta i corsi universitari, s’iscrive allo “Studio 38”,
circolo teatrale fondato da Tadeusz Kudliñski.
1939 (6 febbraio) Entra nel Sodalizio
degli Studenti Universitari dell’Università Jagellonica (sezione
eucaristica e caritativa). (Luglio) Campo di formazione sociale della
Legione Universitaria a Ozomla, presso Sadowa Wiszna, per studenti
polacchi e ucraini. (1° settembre) Scoppia la II guerra mondiale. (2
novembre) Si iscrive al II anno di corso in Lettere e Filosofia.
1940 (Febbraio) Conosce Jan Tyranowski,
sarto, uomo di profonda spiritualità, formatosi alla scuola carmelitana.
Introdusse Wojtyla agli scritti di Giovanni della Croce e Teresa
d’Avila. In questo periodo prende avvio il teatro clandestino diretto da
Tadeusz Kudliñski. (1° novembre) È impiegato in qualità di carpentiere
nelle cave di pietra a Zakrzówek, presso Cracovia. Evita, così, la
deportazione e i lavori forzati nel Terzo Reich germanico.
1941 (18 febbraio) Muore il padre.
(Agosto) Accoglie in casa la famiglia di Mieczyslaw Kotlarczyk,
fondatore del teatro della parola viva (Rapsodyczny). (1° novembre)
Prima rappresentazione teatrale di Król Duch (Spirito regale), di
Juliusz Slowacki.
1941 (18 febbraio) Grazie
all’interessaneto della sua amica fidata e insegnate di francese,
Jadwiga Lawaj, amica di Henryk Kulakowski Presidente della divisione
polacca dell’impero Solvay, Wojtyla inizia a lavorare come carpentiere
in una cava.
1942 (Primavera) Viene trasferito dalla
cava alla fabbrica Solvay, e vive in un villaggio residenziale con,
stipendio, dottore, biblioteca, palestra e garanzia di poter superare
indenne la guerra. (Ottobre) Inizia a frequentare corsi clandestini
della Facoltà di Teologia dell’Università Jagellonica come Seminarista
dell’Arcidiocesi di Cracovia.
1943 (Marzo) Prima del “Samuel
Zborowski” di Juliusz Slowacki, Karol Wojtyla interpreta la parte del
protagonista. È la sua ultima comparsa sulle scene teatrali (clandestine
che si svolgevano nelle case del gruppo di amici). (Anno accademico
1943-44) II anno di studi teologici. Continua il suo lavoro alla Solvay.
1944 (29 febbraio-12 marzo) Investito da
un’automobile, è ricoverato in ospedale. (Agosto) L’Arcivescovo Adam
Stefan Sapieha lo trasferisce, insieme ad altri seminaristi
“clandestini”, nel Palazzo dell’Arcivescovado. Vi rimarrà fino alla fine
della guerra. Continua gli studi. Interrompe i contatti con la Solvay.
(9 novembre) Tonsura. (17 dicembre) Prende i due primi ordini minori.
1945 (18 gennaio) L’Armata Rossa libera
Cracovia dai nazisti. (Anno Accademico 1944-1945) III anno di studi
teologici nella Facoltà Teologica dell’Università Jagellonica. (9
aprile) Viene eletto vicepresidente dell’organizzazione studentesca
“Bratnia Pomoc” (“Soccorso Fraterno”) dell’Università Jagellonica. Vi
resta fino al mese di maggio del 1946. (Anno Accademico 1945-1946) IV
anno di studi teologici. (12 dicembre) Prende gli altri due ordini
minori.
1946 (13 ottobre) Suddiaconato. (20
ottobre) Diaconato. (1° novembre) È ordinato sacerdote. Come nelle
precedenti occasioni, riceve gli ordini sacri dalle mani
dell’Arcivescovo Metropolita Adam Sapieha, nella sua cappella privata.
(2 novembre) Celebra la S. Messa Novella nella Cripta di San Leonardo a
Wavel. (15 novembre) Prosegue gli studi a Roma. (26 novembre) Si iscrive
all’Angelicum. (15 novembre-fine dicembre) Alloggia presso i Pallottini
in Via Pettinari a Roma. (Ultimi di dicembre) Con don Starowieyski,
alloggia nel Pontificio Collegio Belga in Via Quirinale 26.
1947 (3 luglio) Supera l’esame di
licenza in teologia. (Estate) Con don Starowieyski compie un viaggio in
Francia, Belgio ed Olanda. Nei pressi di Charleroi svolge attività
pastorale tra gli operai polacchi.
1948 (14 giugno) Sostiene l’esame per
l’ammissione al Dottorato. Il Cardinale Sapieha lo mandò a Roma per
proseguire gli studi, all’Angelicum. Ma c’era, allora, a Rettore
dell’Università, il grande teologo e scritturista Padre
Garrigou-Lagrange, gigante del tomismo; ma Wojtyla non aderiva a
quell’insegnamento, non era la filosofia che egli voleva, quella
esistenziale, moderna, specie quella di Kant. Perciò, la sua tesi di
dottorato, “La fede secondo S. Giovanni della Croce”, fu criticata e
bocciata da Lagrange, perché era quella dei modernisti che sostenevano
che la Fede si fonda sull’esperienza personale. Perciò, non accettato
per il dottorato, Wojtyla dovette ritornare a Cracovia, alla sua
università, dove venne accettato e promosso.
1950 Hanno inizio le sue pubblicazioni.
1951 (1° settembre- fino 1953)
L’Arcivescovo Baziak lo mette in aspettativa perché possa prepararsi
all’esame di abilitazione alla docenza universitaria. Fin qui aveva
svolto l’attività pastorale per gli studenti universitari (in S.
Floriano) e per i lavoratori della Sanità.
1953 (Dall’ottobre) Insegna “Etica
sociale cattolica” alla Facoltà Teologica dell’Università Jagellonica.
(1° dicembre) Colloquio di abilitazione alla docenza. (3 dicembre)
Conferenza di abilitazione alla docenza, con approvazione della tesi
“Valutazione delle possibilità di costruire l’etica cristiana sulla base
del sistema di Max Scheler”.
1954 Abolita la Facoltà di Teologia
dell’Università Jagellonica, viene organizzata la Facoltà teologica
presso il seminario di Cracovia, dove continua la docenza; insegna pure
all’Università Cattolica di Lublino come professore incaricato.
1956 (Dal 1° dicembre) È sostituto ufficiale del Professore titolare e impiegato di ruolo dell’Università Cattolica di Lublino.
1957 (15 novembre) La Commissione Centrale di Qualificazio approva la sua nomina a libero docente.
1958 (4 luglio) Viene nominato Vescovo
Ausiliare dell’Arcivescovo di Cracovia Mons. Eugeniusz Baziak. (28
settembre) Viene consacrato Vescovo nella Cattedrale di Wavel.
1960 (Gennaio) La dissertazione di
abilitazione alla docenza di K. Wojtyla viene pubblicata dalla Società
delle Scienze (TowarzystWojtyla Naukowe) dell’Università Cattolica di
Lublino: “Valutazione delle possibilità di costruire l’etica cristiana
sulla base del sistema di Max Scheler”. (Durante l’anno) Prima edizione
di “Amore e responsabilità” (ed. Da TNKUL).
1962 (15 aprile) È cooptato nella
Commissione Episcopale per l’insegnamento. (16 luglio) Dopo la morte
dell’arcivescovo Baziak, è eletto vicario capitolare. (5 ottobre)
Partecipa ai lavori del Concilio Vaticano II, prima Sessione (11 ottobre
- 8 dicembre).
1963 (6 ottobre-4 dicembre) Partecipa ai
lavori della II Sessione del Concilio Vaticano II. (5-15 dicembre)
Pellegrinaggio in Terra Santa con alcuni Vescovi di diverse nazionalità
presenti al Concilio. (30 dicembre) È designato Arcivescovo Metropolita
di Cracovia con l’approvazione dell’ideologo comunista e Presidente del
Parlamento polacco, Zenon Kliszko.
1964 (13 gennaio) Data della Bolla
papale che lo nomina Arcivescovo Metropolita di Cracovia. (8 marzo)
Insediamento ufficiale nella Cattedrale del Wavel. (10 settembre) Parte
per la III Sessione del Concilio (14 settembre-21 novembre); conclusasi
questa si reca in pellegrinaggio in Terra Santa, restandovi due
settimane.
1965 (31 gennaio-6 aprile) Partecipa ai
lavori sullo schema XIII della Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo (Ariccia 31 gennaio-6 febbraio; Roma 8-13 febbraio; Roma
29 marzo-6 aprile). (14 settembre-8 dicembre) IV Sessione e conclusione
del Concilio Vaticano II. (18 novembre) Lettera di riconciliazione dei
vescovi polacchi ai vescovi tedeschi, contenente le famose parole:
«Perdoniamo e chiediamo perdono».
1966 (29 dicembre) Viene costituita la
Commissione Episcopale polacca per l’Apostolato dei Laici. L’Arcivescovo
Wojtyla ne è presidente. (Durante l’anno) Presenzia alle numerose
celebrazioni del Millennio della Polonia.
1967 (13-20 aprile) Partecipa alla prima
riunione del Consilium pro Laicis. (29 maggio) Paolo VI annuncia il
Concistoro. Tra gli eletti al cardinalato vi è il nome di Karol Wojtyla.
(21 giugno) Parte per il Concistoro. (28 giugno) Paolo VI crea
Cardinale Wojtyla nella Cappella Sistina col Titolo di S. Cesareo in
Palatio. (29 settembre-29 ottobre) Prima Assemblea Generale Ordinaria
del Sinodo dei Vescovi. Il Cardinale Wojtyla non vi si reca in segno di
solidarietà col Primate, cui non è stato concesso il passaporto. (29
ottobre) Riceve solennemente la cornice dell’effigie della Madonna Nera
di Czêstochowa nell’Arcidiocesi di Cracovia. La Sacra Immagine non
c’era, era stata bloccata dalle autorità a Czêstochowa.
1968 (18 febbraio) Prende possesso della
Chiesa titolare di S. Cesareo in Palatio a Roma. (25 settembre) Visita
“Ad Limina”. (15 dicembre) Si conclude la “peregrinatio” della Vergine
Maria all’Arcidiocesi di Cracovia. Il Cardinale Wojtyla ha presenziato
alle cerimonie corrispondenti in 120 parrocchie.
1969 (10 gennaio) È registrato residente
nell’Arcivescovado in Via Franciszkanska 3. Fino a quel momento aveva
continuato ad abitare nel vecchio alloggio di Via Kanonicza 22. (28
febbraio) Durante la visita alla parrocchia del Corpus Domini fa visita
alla Comunità Israelitica e alla Sinagoga del quartiere Kazimierz di
Cracovia. (15 marzo) Approvazione dello Statuto della Conferenza
Episcopale; il Cardinale Wojtyla è Vicepresidente della Conferenza.
partecipa alla prima Assemblea Generale straordinaria del Sinodo dei
Vescovi, come Membro di nomina pontificia. (Dicembre) La Società
Teologica Polacca (PTT) di Cracovia pubblica “Persona e azione” (Osoba i
czyn).
1970 (5 aprile) Consacrazione dei
Vescovi ausiliari Stanislaw Smolenski e Albin Malysiak. (27 maggio-2
giugno) Pellegrinaggio a Roma di Sacerdoti polacchi ex prigionieri a
Dachau. (29 maggio) Celebra a San Pietro la Messa con i sacerdoti
polacchi in occasione del 50° di sacerdozio di Paolo VI. (30 maggio)
Partecipa alla Messa di Paolo VI. Udienza in occasione delle
celebrazioni del 50° anniversario di sacerdozio del Papa. (Durante
l’anno) Effettua alcuni viaggi pastorali in varie nazioni d’Europa. 1971
(8 gennaio) Convoca la Commissione Preparatoria del Sinodo
dell’Arcidiocesi di Cracovia. (Primavera) Elabora, e quindi pubblica nel
bollettino diocesano “Notificationes”, il progetto per l’indizione di
un Sinodo Diocesano. (27 settembre) Parte per la II Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (30 settembre-6 novembre). (5 ottobre)
Viene eletto al Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei
Vescovi. (17 ottobre) Partecipa alla beatificazione di Padre
Massimiliano Kolbe.
1972 (8 maggio) Apertura del Sinodo
dell’Arcidiocesi di Cracovia. (Durante l’anno) Esce “Alle basi del
rinnovamento. Studio sull’attuazione del Concilio Vaticano II”, edito
dalla PTT.
1973 (2-9 marzo) Partecipa al Congresso
Eucaristico in Australia. Sosta anche a Manila (Filippine) e in Nuova
Guinea. (Maggio) Compie un viaggio in Belgio. (30 giugno) Prima riunione
della Commissione di esperti del Sinodo Diocesano. Presiede il Card.
Wojtyla. (26 settembre-5 ottobre) Visita “Ad Limina”. (5 ottobre) In
udienza da Paolo VI. (Novembre) Viaggio in Francia (Paris; Chamonix;
Annecy).
1974 (17-25 aprile) Partecipa, in
Italia, al Congresso indetto per il VII Centenario di S. Tommaso. Il 23
aprile vi svolge una relazione. (28 giugno) Partecipa, a Roma, alle
celebrazioni dell’anniversario della incoronazione di Paolo VI e della
consacrazione del Vescovo Andrzej Maria Deskur. (27 settembre-26
ottobre) III Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il
Card. Wojtyla è relatore della parte dottrinale. (1-3 novembre) Visita a
San Giovanni Rotondo. Vi era stato la prima volta durante gli anni di
studio e aveva incontrato Padre Pio.
1975 (8-9 febbraio) Convocata per
iniziativa del Cardinale, a Cracovia si tiene la I Assemblea Nazionale
dei medici e dei teologi. (27 febbraio) Svolge una relazione
(Partecipation ou alienation?) al seminario di studio internazionale di
fenomenologia di Friburgo. (3-8 marzo) Prima riunione del nuovo
Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. (8 maggio)
IV Assemblea generale del Sinodo di Cracovia. (19 settembre) Parte in
viaggio per la Repubblica Democratica Tedesca. (1° dicembre) Su invito
del Card. Colombo, tiene una conferenza all’Ambrosiana di Milano sul
tema: «I diritti della persona umana alla luce del recente Sinodo dei
Vescovi».
1976 (7-13 marzo) Predica gli esercizi
in Vaticano, alla presenza di Paolo VI (le meditazioni saranno poi
raccolte nel volume Segno di contraddizione). Torna a Cracovia il 16
marzo. (27 marzo) Convegno all’Università Gregoriana di Roma. Tiene la
prolusione sulla fenomenologia dell’azione. (1 aprile) Svolge due
relazioni agli Incontri Culturali dell’Angelicum di Roma. (23 luglio-5
settembre) Viaggio pastorale e accademico negli Stati Uniti e in Canada.
(8 settembre) Roma, Genova: relazione al Congresso di Filosofia
“Teoria-Praxis: un tema umano e cristiano”. (22 novembre) A Roma, il
Card. Wojtyla presiede la delegazione polacca al Congresso
Internazionale delle Università cattoliche e Facoltà ecclesiastiche
sulla preparazione della nuova Costituzione Apostolica per gli studi
ecclesiastici.
1977 (7-15 marzo) Partecipa (e in
pratica presiede, data l’assenza del Card. Seper) ai lavori della III
riunione del Consiglio del Segretariato Generale del Sinodo dei Vescovi.
(18 marzo) All’Università del Sacro Cuore di Milano tiene la conferenza
“Il problema del costituirsi della cultura attraverso la praxis umana”.
(23 giugno) Conferimento del dottorato honoris causa dell’Università
Johannes Gutenberg di Mainz. (1 luglio) Conferenza al “Centre du
Dialogue” di Parigi; ad Osny, presso Parigi, presiede il Raduno
Cattolico dei Polacchi. (30 settembre-29 ottobre) IV Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il 24 ottobre è eletto al Consiglio
del Segretariato Generale del Sinodo.
1978 (12-17 marzo) Lavora nella
Congregazione dell’Educazione Cattolica. Nello stesso tempo partecipa
alla cerimonia di conferimento del pallio all’Arcivescovo Tomálek.
(16-19 maggio) Sessione del Consiglio del Segretariato Generale del
Sinodo dei Vescovi. (21 giugno) Milano: relazione “Matrimonio e amore”
al Congresso CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia) indetto in
occasione del 10° anniversario della Humanae Vitae. (11-12 agosto)
Partecipa alle esequie di Paolo VI. (25 agosto) Inizia il Conclave. (26
agosto) È eletto Papa Giovanni Paolo I (Albino Luciani). (30 agosto)
Giovanni Paolo I riceve in udienza i Cardinali; e il Card. Wojtyla anche
in udienza privata. Il 3 settembre partecipa alla cerimonia di
inaugurazione del pontificato di Giovanni Paolo I. (19-25 settembre)
Viaggio nella Repubblica Federale Tedesca col Primate Cardinale Stefan
Wyszynski ed i Vescovi Stroba e Rubin. (3-4 ottobre) Parte per i
funerali di Papa Giovanni Paolo I e partecipa alle esequie. (14 ottobre)
Inizia il Conclave. (16 ottobre 1978 - ore 17.15 circa) Il Cardinale
Karol Wojtyla viene eletto Papa. È il 263° Successore di Pietro.
Paolo
VI ha inaugurato i viaggi extra-italiani dei Papi, nell’epoca
contemporanea, con il suo viaggio in Terra Santa durante il Concilio
Vaticano II. L’ultimo Papa che, prima di Paolo VI, è stato fuori
dell’Italia è Pio VII (1800-1823), portato da Napoleone Bonaparte in
esilio coatto a Fontainebleau, nel giugno del 1812. Giovanni Paolo II,
durante il suo pontificato, ha compiuto 247 viaggi, di cui 104
internazionali e 143 in Italia, percorrendo un totale di circa 1.164.000
chilometri, e per un totale di 543 giorni trascorsi all’estero. Quanti
miliardi sono stati spesi dal Vaticano per questi viaggi, e per quali
scopi e con quali risultati? Il Papa polacco non ha ottenuto alcun reale
risultato nell'ambito delle conversioni vere. La sua missione
fallimentare di viaggiatore ha provocato solamente grandi scandali ed
uno scisma di fatto all'interno della chiesa stessa. Egli ha avallato e
condiviso riti e religiosità blasfeme, equiparando tutte le religioni e
contravvenedo al Magistero con la pratica di comportamenti in stato
ereticale.
Le sue missioni hanno avuto una
connotazione prettamente diplomatica e mai di reale conversione delle
anime, anche perché non ha mai, e dico mai, rappresentato la volontà del
Padre, del Figlio e dello spirito Santo.
Il Cattolicesimo è religione vera,
religione depositaria della vera ed unica Fede e, i comportamenti del
Papa Polacco, in odore ereticale, hanno anteposto l'uomo, le ideologie
ed il relativismo alla Verità unica ed inequivocabile: "Non avrai altro
Dio all'infuori di Me".
Ha posato in set fotografici con
esponenti dell'Islam, dell'Ebraismo, del Buddismo, delle credenze "da
fattucchieri" Tribali, del Comunismo più spietato e del Capitalismo più
sfrenato.
Ha avallato, con i suoi comportamenti,
tutti quei movimenti e quelle sette ereticali e condannate da duemila
anni di Magistero. La Verità unica è nella Tradizione!! Non nella
filosofia di un attore polacco.
Come i Papi pre-conciliari insegnano e
come lo spirito della chiesa insegna, l'unica vera Verità è nella chiesa
di Roma e nel Deposito della Fede.
Insomma sperpero di miliardi e miliardi finalizzati al solo scopo propagandistico e null'altro.
Nessuna conversione, ma solo piazze piene di giovani che, l'indomani mattina, facevano ritrovare quintalate di preservativi.
Nessuna conversione, ma solo grande
difficoltà nelle migliaia di missionari che, di fatto, sono stati
privati della loro secolare e principale missione: convertire gli
eretici al Cristianesimo.
Un Papa vergognoso per la cristianità.
Il
pensiero di Giovanni Paolo II, nel condurre la Chiesa conciliare, fu
quello della filosofia moderna che, dopo Cartesio, ha esasperato
l’intelletto sul senso, portando l’oggettivismo della verità alla sua
negazione, asserendo che non si può conoscere la realtà in sé (Kant),
anche perché la realtà in sé non esiste (Fichte), ma ne esiste solo
l’idea. E questo ha portato all’idealismo, al fenomenismo, alla
negazione della stessa metafisica, per cui ogni opinione filosofica deve
essere rispettata, in quanto la verità non è altro che l’espressione
del soggetto. Il pensiero di Karol Wojtyla, in fondo, è questo:
esaltando il principio husseriano della conoscenza, è arrivato anch’egli
ad ammettere, giustificare, giustificandolo, il sincretismo ecumenico. E
questo lo fece per rimpiazzare la Tradizione oggettiva. A questo punto è
bene e utile trattare anche degli aspetti di grande interesse, quali
possono essere la sua formazione culturale e spirituale e questo perché
ogni uomo agisce in base a quello che è (“agere sequitur esse”) e si
manifesta, con gli atti, il suo pensiero e la sua cultura.
Ora, l’insegnamento di Giovanni Paolo II
presenta non pochi aspetti sconcertanti, come, ad esempio, domandarci
se e in quale misura, sotto la nozione di “lavoro in senso soggettivo” e
di “lavoro in senso oggettivo”, impiegati nella sua enciclica “Laborem
exercens”, si possa trovare la riflessione filosofica personale di
Wojtyla sui temi del lavoro e della prassi, e in quale senso il suo
pensiero filosofico personale si rifletta nell’insegnamento di Giovanni
Paolo II. (Cfr. Rocco Buttiglione, “Il pensiero di Karol Wojtyla”, p.
422).
Incominciamo allora col ricordare quella
frase che Giovanni Paolo Il ebbe a dire: «Cercano di capirmi dal di
fuori; ma io posso essere capito solo da dentro».
Per capire l’ideologia di Karol, quindi,
bisogna indagare, innanzi tutto, l’ambiente intellettuale di Cracovia
di cui fece parte e di cui continuò a circondarsi da Vescovo, da
Cardinale e da Papa. La Rivista “Tyggodnik Powszechny”, il settimanale
vivace, libero e autorevole al quale il giovane prete Wojtyla collaborò
come saggista e poeta, influì, per non dire “formò”, Wojtyla, pur
sapendo che quel settimanale non era la tipica rivista clericale
polacca. Difatti, i direttori dei Seminari ecclesiastici ne vietavano la
lettura agli alunni, perché troppo “aperta”, troppo progressista.
Anche per questo il cardinale Wojtyla
era guardato, in Polonia, come la bandiera del cattolicesimo molto
progressista e quasi anti-tradizionale; un Prelato aitante, sportivo,
libero anche nei costumi, che si mostrava in pubblico in pantaloncini
corti, in gite con ragazzi e ragazze con la chitarra, che recitava nel
“Teatro Rapsodico” con attori intellettuali bohèmiens, che erano tutto
fuorché tipi da sacrestia, come Leopold Tyrman, per il suo stile di vita
colorito da “play-boy all’americana”, promotore di concerti jazz e
rock, nella Polonia sovietizzata, di cultura pop, e che anche negli anni
più bui, condusse una sorte di scandalosa “dolce vita” in Polonia.
Questo fatto e altri simili, ci fanno
porre la domanda: fino a che punto gli ambienti di Tyggodnik hanno
manipolato Karol Wojtyla? Si deve notare che, fin dall’inizio, la figura
di Wojtyla fu costruita sapientemente dalla stampa e dai media, in
contrapposizione al Primate di Varsavia, l’eroico cardinale Wyszynski,
irriducibile anti-comunista.
Perciò, si amplificava un presunto
conflitto tra i due, Wyszynski come super-conservatore e Wojtyla,
invece, come intellettuale aperto, che amava la compagnia delle ragazze,
che girava in pantaloni corti, un vero “liberale” e “progressista”.
Di fatto, Wojtyla era davvero un Prelato progressista.
Anche nel Concilio si segnalò come uno
dei più accesi e attivi promotori delle innovazioni, dell’aggiornamento.
Un’immagine “liberale” e “avanzata” che veniva di continuo costruita
dallo stesso promotore di Wojtyla. Fu per questo, allora, che il
cardinale Sapieha gli fece trascorrere, in Francia, un periodo come
“prete operaio”? Certo, negli ambienti laici puntavano su di Lui per
trasformare la Chiesa, facendole accettare anche la rivoluzione dei
costumi.
Questo ci porta a parlare anche della
sua passione artistica, la cui formazione fu opera, soprattutto, del
prof. Mieczslaw Kotlarczyk, uomo tutto dedito al teatro, e questa sua
formazione artistica rimase sempre alla base della sua capacità di
comunicare con le folle. Wojtyla, così, amava molto il divertimento
popolare; gli piaceva ballare.
Due volte al mese prendeva lezioni di
ballo nel salone del ginnasio di Wadowice, insieme ai suoi coetanei e
coetanee. Karol era incantato di questo ed era il ballerino più ambito
dalle ragazze.
I suoi balli preferiti erano la
polonaise, la mazurca, il valzer e il tango. La casa di Wojtyla, nel
seminterrato in via Tyniecka, a Cracovia, divenne una scuola di teatro.
Karol era il capo carismatico dei giovani e l’elemento di spicco. Era un
geniale autore e acuto regista. Tutta quella esperienza teatrale gli
rimase sempre impressa nell’animo.
Anche da sacerdote, da vescovo e da
cardinale, continuò a scrivere poesie e drammi, utilizzò sempre l’arte
dell’attore, usando anche da Papa quell’arte di porgere, di comunicare.
Questo ci offre l’occasione di parlare
ancora di Wojtyla e del suo romanticismo polacco. Entrato nel liceo
“Macief Wadowida”, Wojtyla risentì anche dell’influenza del poeta Emil
Zagadlowicz, ma, soprattutto, venne dagli Autori romantici polacchi del
secolo XIX, come Jacob Frank, ebreo cabalista polacco del XVII secolo,
Juliusz Slowacki, Zygmunt Krasinski, Cyprian Norwid e Stanislaw
Wyspianski, che alimentarono in lui una forte “speranza messianica” di
tipo religioso, morale e mistico.
Sempre durante il tempo del liceo,
Wojtyla esercitò il teatro come attore, sotto la direzione di Mieczslaw
Kotlarczyk, professore di storia. La funzione dell’attore, secondo
Kotlarczyk, doveva essere come quella del prete, cioè una “missione”,
una “vocazione”, un “sacerdozio dell’arte”.
Questo professore del “teatro
rapsodico”, ossia del teatro in cui l’attore deve pronunciare ogni
vocale e ogni parola con precisione, ebbe questa idea dopo aver meditato
i testi della tradizione teosofica e dell’antroposofia di Rudolf
Steiner.
Quindi, per comprendere meglio il
pensiero wojtyliano, bisogna considerare il pensiero teosofico e quello
di Steiner, la cui dottrina è fondata sull’uomo e non su Cristo.
La Società teosofica fu fondata da Elena
Petrovna Blavasky e dall’occultista Henry Steele Olcott, entrambi
associati alla Massoneria. riconciliare ebrei e cattolici.
Lo comprova anche la sua messa in stato
d’accusa del Cattolicesimo rispetto all’ebraismo e le sue decisioni da
Papa, come vedremo più avanti.
Incominciamo a segnalare un suo
curriculum di ebraismo. Frequentando la scuola elementare di Wadowice,
nel suo paese, fu in contatto con tanti allievi ebrei, circa un quarto
del totale. Wojtyla divenne amicissimo con uno di essi, Jerzy Kluger,
figlio del Capo della Sinagoga locale.
Lo andava a trovare quasi tutti i
giorni. Erano inseparabili, condividendo piaceri e studi. D’estate
andavano a fare il bagno nella Skawa; d’inverno si trovavano al bar
“Venezia” dove il campo gelato di tennis diveniva una pista di
pattinaggio.
L’amicizia di Wojtyla con l’ebraismo si
estendeva anche nel campo artistico, dove la sua maestra era l’ebrea
Ginka Beer. Per Wojtyla anche la religione ebraica era una parte di sé
stesso e questo lo fu anche quando era già Arcivescovo di Cracovia, come
lo sarà anche quando divenne Papa.
Un rapporto, questo, con l’ebraismo che
pone il problema: ma Wojtyla era ebreo anche lui? Ebbene, che Giovanni
Paolo Il fosse ebreo, lo ha testimoniato Yaskov Wise, uno studioso di
genealogie ebraiche.
Wise ha fatto ricerche sull’ascendenza
del lato femminile della famiglia Wojtyla; già sapendo che, per decreto
rabbinico, solo le madri, non i padri, trasmettevano l’ebraicità. Ora,
la madre di Karol sposò un cattolico, ma il suo nome, Emilia
Kaczorowski, fu un adattamento polacco di un nome ebraico, molto comune
nel mondo yiddish: Katz.
La nonna si chiamava Marianna Scizh,
altro nome ebraico (Schulze, Schultz). Pure la bisnonna, Zusanna
Rybicka, era altro nome di suono ebraico.
Inoltre, tali nomi appaiono frequenti
sulle tombe del cimitero ebraico di Biale-Bielsko, da cui veniva la
mamma di Karol. Con questo lignaggio materno fino alla terza
generazione, Karol Wojtyla non solo era ebreo integrante, ma anche se
avesse chiesto cittadinanza israeliana, lo Stato avrebbe dovuto
riconoscergliela. Infine, che Wojtyla fosse ebreo lo spiega anche il
perché, nel 1940, il giovane seminarista Karol si sia nascosto ai
nazional-socialisti, mentre se si fosse saputo polacco e, quindi,
“ariano” questo non sarebbe stato necessario. Ora, tutto questo getta
una nuova luce, non solo sugli atti di Karol Wojtyla (visita del primo
Papa a una Sinagoga; la preghiera al “Muro del pianto”; i “mea culpa”
della Chiesa agli ebrei, ecc..), ma anche sulla sua “neo-teologia” della
“elezione”, risale a Lui la nuova e malferma “dottrina cattolica”
secondo cui l’“Antica Alleanza” persiste tutt’ora perchè la “Nuova
Alleanza” (di Gesù) non l’avrebbe fatta scadere.
Una dottrina, questa, che forza i testi del Vangelo per negare la “sostituzione”.
Anche l’accettazione dell’Olocausto come
il “sacrificio del sangue” sacramentale che fa degli ebrei la “vittima”
selettiva alternativa dell’Agnello, diventa più significativa alla luce
dell’ebraicità di Wojtyla.
Nel 1998, quando chiese perdono agli
ebrei col documento “Noi ricordiamo”, Giovanni Paolo Il approvò il
discorso ufficiale in cui si disse che “Il popolo ebraico è crocifisso
da duemila anni”.
Quindi, non è “perseguitato”, ma “crocifisso”, come il Salvatore Gesù!.
Il
libro “Persona e azione” è l’opera filosofica principale del cardinale
Karol Wojtyla, poi Papa Giovanni Paolo II. Uscì stampato nel 1969, in
lingua polacca (“Osoba y czyn”). L’Autore, vuole essere fenomenologo,
per cui usa il “metodo fenomenologico”, su stampo di Max Scheler, senza
trascurare la filosofia classica, specie quella tomistica di San Tommaso
d’Aquino, che Lui vorrebbe superare. La fenomenologia afferma che si ha
accesso alle cose attraverso una visione intima dell’essere, come la
vediamo nella nostra esperienza, ossia i “fenomeni” che appaiono alla
nostra coscienza. Per questo, i cosiddetti “valori” sono assoluti e
invariabili. Questo, Wojtyla non lo nega, ma egli cerca la conoscenza
della “Persona e azione” sulla via della fenomenologia, ossia
dell’esperienza interiore. La persona umana, perciò, “si trascende”
nelle sue azioni. Persona ed Azioni formano un tutto. Da qui, l’Autore,
parlando di “coscienza ed esperienza”, tratta “la trascendenza della
persona nell’azione” e dell’autodeterminazione che spiega così:
«Nell’autodeterminazione, la volontà si rende visibile come
caratteristica della persona». La persona, quindi, viene trascesa
nell’azione, e questo sarebbe un “divenire”.
Mentre la coscienza, secondo San
Tommaso, è il giudizio dell’intelletto pratico, per Wojtyla, pur
riconoscendo che “la coscienza è un giudizio”, il giudizio, però, è
esperimentato molto di più nella sua interezza, come «un completo sforzo
della persona, che ha l’intenzione di comporre la verità nel campo dei
valori, specie dei valori morali. La coscienza sarebbe innanzi tutto una
ricerca della verità ed un’esplorazione, prima che divenga certezza e
giudizio».
Un tale ragionare comporta vedere quale
sia il rapporto tra corpo e anima. Quindi, poiché l’uomo «in quanto è sé
stesso (= persona) possiede sé stesso» e anche il corpo, per cui tratta
«l’integrazione della persona nell’azione e lo sfruttamento del
rapporto tra anima e corpo».
Ma benché accetti che l’anima è la
“forma corporis”, Wojtyla non ne parla, perché per Lui, «soltanto le
categorie della concezione fenomenologica sono importanti», il che fa
supporre che Wojtyla, in “Persona e azione”, dia l’impressione che parli
di un corpo estraneo.
Procedendo fenomenologicamente, però,
Wojtyla ricorda che l’uomo è anche un “animale sociale”, come l’aveva
già detto Aristotele, indicando che “sociale” indica una proprietà
dell’uomo, in quanto egli necessita di altre cose per il suo sviluppo,
per cui la sua natura è “sociale” e che, quindi, la “partecipazione”
corrisponde alla trascendenza della persona nell’azione; quindi la
«partecipazione appartiene alla trascendenza della persona nell’azione»;
quindi la «partecipazione appartiene alla persona nell’azione comune ».
Quindi, il «vero significato del bene generale della società è il
rapporto che sussiste tra la partecipazione della persona ed il bene
della società».
Trattando, poi, l’amore del prossimo ed
il comandamento dell’amore, Wojtyla non sottoscrive quanto il Vangelo
dice dell’amore del prossimo, come una virtù tipicamente “cristiana”
(Giov. 13,35): «da questo tutti riconosceranno che voi siete miei
fedeli, in quanto vi amate l’un l’altro », ma Wojtyla, in quanto
filosofo, nel suo libro, astrae da quanto è specificatamente cristiano, e
dice globalmente che “sulla base dell’esser uomo”, persino il sistema
di riferimento “prossimo” parla della correlazione di tutti gli uomini
tra loro; perciò, nel suo libro, Wojtyla dice che l’amore cristiano del
prossimo diviene un concetto umano generale e viene, pertanto,
secolarizzato. L’amore per il prossimo, allora, viene come rinnovato e
proposto come un ordine umano universale.
Riassumendo, possiamo dire che Wojtyla
non ha rigettato la filosofia aristotelica-tomistica, però, il sistema
che Egli ha sviluppato nel suo libro “Persona e azione” non è uno
sviluppo di quella, e possiamo anche dire che il suo metodo non è
neppure fenomenologico, come è in Max Scheler, anche se alcune ipotesi e
conclusioni siano di tipo fenomenologico, perché lui afferma che la
conoscenza umana è specialmente un’“esperienza” di tipo universale. Ma
questo è un’esperienza dei fenomenologi, che non parlano di “verità”,
quale concordanza tra cosa e concetto (adequatio rei et intellectus) ma
come semplice esperienza dalla quale viene affermato di fatto che è di
tipo umanamente universale.
Comunque, nel libro “Persona e azione”
non troviamo delle “dimostrazioni”, ma solo opinabili insegnamenti sotto
forma di “tesi” sui tipi e metodi della fenomenologia. Le seguenti sono
alcune delle 37 “tesi”, estratte da Hermann Humpert dal libro di
Wojtyla, “Persona e azione”:
Tesi n° 15 - Dio non è un essere storico
che collabora con l’uomo - e l’uomo non collabora con Dio, ma agisce
solamente in collaborazione con altri uomini. La religione non trae la
sua origine dalla rivelazione divina, ma è semplicemente frutto
dell’immaginazione umana. La religione cattolica non differisce dagli
altri culti.
Tesi n° 16 - La Rivelazione divina è impossibile da dimostrare.
Tesi n° 17 - Il solo reale significato del Nuovo Testamento si trova nelle spiegazioni di carattere filosofico.
Tesi n° 18 - Ciascun mistero divino è da
considerarsi come variazione o sfumatura di un sistema di puro
pensiero. Il cristianesimo dogmatico tradizionale è uno di tali sistemi
erronei.
Tesi n° 21 - Una comunità puramente
umana, solidale e universale; questa è la vera chiesa cristiana secondo
il significato del Vangelo, inteso in una maniera nuova, del tutto
contraria alla chiesa totalitaria esistente.
Tesi n° 22 - Sono i princìpi quali “il
dialogo” e “il prossimo” che conducono alla salvezza del cristianesimo,
non la rivelazione della creazione, la redenzione o il giudizio
universale.
Tesi n° 24 - La salvezza -
l’autorealizzazione dell’umanità - non ha natura eterna. Non porterà
all’uomo mortale nessuna resurrezione della carne. L’ingenua speranza di
una vita eterna - come la credenza nell’assunzione e il ritorno del
Signore nel Suo corpo - non devono essere concepiti altro che
simbolicamente.
Tesi n° 25 - Nell’altro mondo, dopo la
morte, non saremo ricompensati per le nostre buone azioni e nemmeno
puniti per i nostri peccati.
Tesi n° 27 - Moriranno anche coloro che
vedranno realizzato un mondo completamente umanizzato e, in questa
maniera, si compirà la loro salvezza.
Tesi n° 28 - Come può l’uomo crearsi
l’anima con tanta facilità? Perché egli non la crea dal nulla, ma dalla
materia esistente: l’anima animale, evoluta filogeneticamente, che egli
ha ricevuto dai suoi genitori, dai suoi avi e dalle scimmie e che egli
deve solo migliorare.
Tesi n° 32 - Non c’è motivo di
preoccuparsi per le anime dei bambini abortiti. Esse sono salve in
quanto il peccato originale non esiste.
Tesi n° 33 - Non c’è motivo di
battezzare o di usare altre forme tradizionali di incorporazione di non
cristiani o non credenti e nemmeno di convertire i seguaci di altre
religioni.
Tesi n° 35 - L’uomo è il Dio visibile. Vedere l’uomo è vedere Dio.
Nel 1970, il libro del card. Wojtyla,
“Persona e azione”, venne discussa all’Università di Cracovia, e i
professori tomisti espressero le loro critiche contro quell’irriverente
miscuglio di tomismo e fenomenologia!
«In Polonia, il libro era stato per lo
più accantonato dagli altri filosofi cattolici, fino alla comparsa della
vivace e vitale dott.ssa Anna-Teresa Tymieniecka. In forza della sua
collaborazione all’edizione di lingua inglese, durata 4 anni, la
studiosa riuscì nell’impresa davvero formidabile di liberare la mente di
Karol in modo da portarlo ad esprimere ciò che realmente voleva, cosa
che non gli era pienamente riuscita, nella versione originale
dell’opera».
È un pensare generale ma errato che la
fede personale del Papa si identifichi necessariamente con quella della
Chiesa. Infatti, il Papa potrebbe anche imporre “de facto” un
orientamento eretico.
Questo lo abbiamo già constatato con
Paolo VI, che favorì il neo-modernismo che è alla radice della “Nuova
Teologia” e lo vediamo anche con Papa Giovanni Paolo II che fu
personalmente favorevole alla “Nuova Teologia”.
L’organizzazione ecumenica di Assisi,
per esempio, era già presente nei testi di Wojtyla quando era
professore, Vescovo, Cardinale. Come lo sarà, poi, da Papa, nelle sue
encicliche dottrinali, e come lo sarà nei suoi viaggi pastorali (?) in
tutti i continenti.
L’errore centrale della teologia di
Giovanni Paolo II, è questo: Cristo è morto per tutti gli uomini e
quindi ogni uomo è salvo «che lo sappia o no, che l’accetti o no
mediante la fede» (cfr. Karol Wojtyla, “Segno di contraddizione”, Milano
1977 c. 11).
Questa tesi, non convalidata né dalla
Sacra Scrittura, né dalla Tradizione, né dalla dottrina della Chiesa, è
solo un frutto della “Nuova Teologia”, la quale afferma che la
Redenzione e la salvezza sono incondizionate per tutti gli uomini, non
solo oggettivamente, ma anche soggettivamente; quindi, la Redenzione
universale salva tutti, sempre. Da qui, nasce la “nuova ecclesiologia” e
la “nuova Rivelazione” della Fede: Nostro Signore Gesù Cristo ha solo
il compito di “manifestare pienamente l’uomo a se stesso”, quindi l’uomo
non è più un povero peccatore che ha bisogno della Redenzione, ottenuta
tramite la Fede e il Battesimo, ma è un uomo che, godendo della sua
condizione di redenzione effettiva e garantita, manifesta il suo stato
naturalmente “soprannaturale”, e cioé di uomo auto-divinizzato!
È un vero ritorno al modernismo che
riduce la Fede e la Rivelazione divina ad un semplice sentimento e ad
un’esperienza religiosa, abolendo, quindi, ogni differenza tra
“religione naturale” e “Religione soprannaturale”, gettando la premessa
per l’eguaglianza di tutte le religioni. Perciò, per il modernismo, la
Rivelazione si riduce ad una presa di coscienza del rapporto intimo con
l’Uomo- Dio, per il cristianesimo, o con Budda, Maometto, ecc., per le
altre religioni.
Quanto alla Tradizione, essa non è più
la trasmissione delle verità rivelate da Dio, ma una nuova esperienza
religiosa intima e soggettiva in tutti gli individui d’ogni tempo, detta
“Tradizione vivente”.
In un suo discorso dell’11 maggio 1986, a
Ravenna, Giovanni Paolo II disse: «Io vado percorrendo il mondo per
incontrare gli uomini di tutte le civiltà e religioni; è perché Io
confido nei germi di saggezza che lo Spirito suscita nelle coscienze dei
popoli: da lì scaturisce la vera risorsa per il futuro umano del nostro
mondo».
Wojtyla, quindi, è arrivato al
modernismo mediante la “Nuova Teologia”, che altera la nozione cattolica
fondamentale del soprannaturale e che porta necessariamente là dove è
arrivato Giovanni Paolo II, ossia all’abolizione di ogni distinzione tra
“natura” e “grazia” e, quindi, di conseguenza, all’eresia della
redenzione universale soggettiva, all’identificazione dell’umanità con
la Chiesa, per cui la nozione della “Redenzione” e della “Fede” rende la
Rivelazione del Cristo un fatto secondario, accessorio. E questo fa
comprendere che la “Nuova Teologia” mette la scure «non tanto ai rami,
ma alla radice stessa, cioè alla Fede e alle sue fibre più profonde»
(Cfr. San Pio X - Pascendi).
Comunque, già nell’enciclica “Redemptor
hominis” di Giovanni Paolo II, si trova la tesi della redenzione
universale soggettiva, come pure si trova nella “Gaudium et Spes”, al n.
22, che Wojtyla stese in collaborazione, durante il Concilio: «Il
Figlio di Dio, con la sua incarna- Teilhard de Chardin, il gesuita
eretico, massone e apostata, fu condannato dal Santo Uffizio il 30
giugno 1962 per le sue opere: «... dette opere presentano ambiguità, e
persino errori gravi in materia filosofica e teologica, tali da
offendere la dottrina cattolica ».
Eppure, durante il Vaticano II, Teilhard
de Chardin fu riverito, citato e considerato come una fonte attendibile
in materia di fede tanto da essere chiamato “L’anima del Concilio
Vaticano II”.
Ecco alcune sue citazioni: «Partito, fin
dall’infanzia, alla scoperta del Cuore della Materia, era inevitabile
che mi trovassi, un giorno, faccia a faccia con il Femminino»; «Non più
di quanto possa fare a meno della luce, dell’ossigeno o delle vitamine,
nessun uomo può fare a meno del femminino»; «... niente si è sviluppato
in me che sotto uno sguardo e sotto un’influenza di donna»; «Il
Femminino non è la sensibilità e la fiamma del mio essere?»; «Roma ed io
abbiamo due concezioni diverse del mondo. Talvolta, nutro un vero e
proprio odio verso tutto ciò che la storica e naturale Istituzione di
Cristo oggi rappresenta»; «Va costituendosi, ora, una religione della
terra che si contrappone alla religione del Cielo!»; «Se, in seguito a
qualche crisi interiore, io venissi a perdere la mia fede in Cristo, la
mia Fede in Dio personale, la mia fede nello Spirito, mi sembra che io
continuerei a credere al mondo»; «Per ciò che mi riguarda, non ho
interesse in una vita personale nell’aldilà»; «Non menzioni quell’uomo
(S. Agostino), che ha guastato tutto, introducendo il soprannaturale!»;
«Il Dio cristiano di lassù e il Dio marxista del progresso si uniscono
nella figura di Cristo».
Nessuna meraviglia, quindi, che questo
sacerdote fallito “che sviluppò tutto sotto un’influenza di donna” sia
morto il 10 aprile 1955, giorno di Pasqua, tra le cosce della sua
amante. Sua nipote. Il gesuita eretico Karl Rahner, professore della
Nuova Teologia, nemico dei dogmi del Cattolicesimo, dell’autorità papale
e contestatore del celibato sacerdotale, era chiamato “costruttore
della Chiesa dell’avvenire”, “primo dei teologi”, “la mente del Concilio
Vaticano II”.
Nel periodo del Vaticano II, Karl Rahner
intratteneva una relazione amorosa con la scrittrice Luise Rinser ex
moglie del musicista Karl Orff, alla quale scrisse ben 1.800 lettere
d’amore, sino a 5 al giorno, in cui, con toni sempre più roventi e
appassionati, le si rivolgeva con frasi del tipo: “coccolina”,
“ricciolina”, “pesciolino mio”, “mio caro pesce”, “mi spaventa che tu mi
ami con questa passione”, “non mangiare troppo, altrimenti ingrassi e
poi non mi piaci più!”… Sapeva Karl Rahner che la sua Luise era già
legata, anima e corpo, ad un altro importante Abate benedettino e
bavarese, M.A.? “Chiesa viva” Settembre 2010 27 zione s’è unito, in un
certo modo, ad ogni uomo». Christoph Schönborn, nell’Osservatore Romano
del 21.1.1993, mostra che anche dopo, il pensiero di Giovanni Paolo II
non era cambiato: «scrivendo che il “testo-chiave” del Nuovo Catechismo è
quello della “Gaudium et Spes” 22».
Ma anche durante tutti i suoi viaggi, i
discorsi ecumenici di Giovanni Paolo II hanno avuto sempre il loro
fondamento e la loro spiegazione non nella dottrina cattolica, ma sempre
nella “Nuova Teologia”. Tutto è centrato sull’uomo e sul suo sviluppo
integrale, che comporta in lui stesso egualmente la presa di coscienza
del soprannaturale, immanente in ogni uomo, indipendentemente dalla Fede
e dal Battesimo, «che lo sappia o no, che l’accetti o no mediante la
fede».
Il 12 maggio 1981, nell’occasione del
centenario della nascita del gesuita monista e panteista Teilhard de
Chardin, la Segreteria di Stato scrisse, “a nome del Santo Padre”, una
lettera più che elogiativa al Rettore dell’Istituto Cattolico di Parigi,
in cui si esalta il massone Teilhard de Chardin, facendone, insomma, un
precursore del Pontificato di Wojtyla. Inoltre, è facile pensare che
questa linea teologica è un tutt’uno con la teoria del “cristiano
anonimo” dell’eretico gesuita Karl Rahner, per il quale ogni uomo
sarebbe un “cristiano”, anche se egli lo ignora. In ogni uomo, cioè, ci
sarebbe, preesistente, un germe di soprannaturale.
Il 2 febbraio 1983, Giovanni Paolo II
creò cardinale Henri de Lubac, una riabilitazione del tutto
ingiustificata, come pure una sconfessione, pure ingiustificata,
dell’“Humani Generis” di Pio XII. Un orientamento teologico ben diverso
da quello di Giovanni Paolo II. Anche Hans Urs von Balthasar fu
glorificato da Giovanni Paolo II, insieme alla sua “metà”, Adrienne von
Speyr, con la quale convisse per una ventina di anni. Infatti, nel 1985,
Wojtyla, tenne a Roma un simposium sulla “mistica” Adrienne (che non
andava in chiesa neppure la domenica!) e von Balthasar. Nel 1992, si
celebrò, a Roma, sotto la presidenza di Ratzinger, il 20° anno di vita
della rivista “Communio”.
Il 29 maggio, Giovanni Paolo II
ricevette in udienza i redattori dei differenti Paesi, pronunciando un
discorso solenne, nel quale evocava «con gratitudine il ricordo di due
dei loro promotori, eminenti teologi della cattolicità, il cardinale
Henri de Lubac e il padre Hans Urs von Balthasar », affermando che «come
arcivescovo di Cracovia, ebbi l’occasione d’incoraggiare e di
promuovere l’edizione di “Communio”».
Ecco ancora chi era Wojtyla anche in
questo suo esprimersi a favore di “Communio”, l’organo ufficiale di
“coloro che pensano di aver vinto”.
Lo dimostra anche la nomina episcopale
dei diversi collaboratori di quali: Schönborn, Scola, Corecco, Kasper,
Lehmann, Martini, Lustiger, ecc… che si vogliono far passare come
“conservatori”, mentre, invece, sono dei modernisti, sia pure più
circospetti.
Lo stesso avvenne in tutte le nomine
nelle diverse Congregazioni e Commissioni, dove ormai pullulano i “nuovi
teologi”. Così pure la “Civiltà Cattolica” che, prima, era considerata
l’organo autorizzato degli orientamenti della Santa Sede, e l’organo
dell’ortodossia cattolica, mentre oggi è impregnata di “nuova teologia”,
come lo è pure la “stampa cattolica”, come l’Avvenire e ogni Bollettino
diocesano, che si sono allineati «ad instar Principis totus componitur
orbis»!
Ora, quanto detto sopra, ci richiama
all’infallibilità che il Signore ha promesso ai Papi di tutti i tempi.
Poiché quanto proviene dal Vaticano II non ha il carattere
dell’infallibilità, trattandosi di un Concilio pastorale, e poiché il
Magistero ordinario diventa infallibile solo se concorda con quanto
affermato da tutti i Papi del passato, ne segue che se il Papa di oggi
contraddice i Papi di ieri, creando un conflitto nella Dottrina, i
cattolici devono restare fedeli ai Papi di tutti i tempi e conservare la
Fede universale, nel tempo e nello spazio, come insegna giustamente San
Tommaso (S. Th .11-11, q.2 ad 3).
Giovanni
Paolo II manifestò la sua posizione conciliante con la Massoneria
quando, nel 1983, promulgò il “Nuovo Codice di Diritto Canonico”, dove
il Canone 2335 del vecchio Codice: «Coloro che danno il loro nome a una
sètta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che
cospirano contro la Chiesa o contro i poteri legittimi, contraggono,
ipso facto, la scomunica, riservata solo alla Sede Apostolica», fu
modificato con il nuovo Canone 1374 che dice: «Chi dà il suo nome ad una
associazione che cospira contro la Chiesa, deve essere punito con una
giusta pena: il promotore o il dirigente di una tale associazione deve
essere punito di interdetto». Come si vede, il “Nuovo Canone” 1374 non
menziona più la Massoneria, non vi è più l’interdetto a collaborare alle
Logge massoniche, né mantiene più la scomunica ipso facto, perché,
oggi, i massoni sono unicamente considerati dei peccatori pubblici.
Inoltre, Giovanni Paolo II autorizzò di poter conferire i Sacramenti ai
massoni, senza che prima si facesse l’abiura.
Ad esempio: l’ex Gran Maestro della
Grande Loggia di Francia, Richard Dupuy, ottenne le esequie religiose.
Anche l’ex Gran Maestro del Grande Oriente di Francia ebbe le esequie
religiose nella parrocchia di San Francesco di Sales, a Parigi. A Soweto
alla Conferenza Episcopale dell’Africa del Sud, nel 1996, Giovanni
Paolo II ammise persino Bill Clinton alla Comunione! Purtroppo Bill
Clinton proviene dalla elitistica società massonica “The Order” di
Oxford dove gli Illuminati addestrano i membri che devono raggiungere
elevate posizioni politiche.
Questi “fatti” manifestano chiaramente
che la posizione della Chiesa di Roma, nei confronti della Massoneria, è
cambiata, e che Giovanni Paolo II si è allontanato dai suoi
predecessori (con l’eccezione di Paolo VI).
Ma allora, a che serve condannare
l’aborto, l’eutanasia, la contraccezione, se poi si fa “dialogo” con la
Massoneria che è proprio lei che fa penetrare queste pratiche nella vita
sociale di tutto il mondo? Questo è un “dialogo” che fa riferimento ad
una falsa dignità umana e che è condotto sul cedimento dei principii!
Ci è lecito, comunque, porci una domanda
su Giovanni Paolo II: come spiegare la sua formazione intellettuale e
spiegare la sua adesione persistente alle idee massoniche?.. In quale
maniera il pensiero occultista e massonico si esercitò sul giovane
Wojtyla al Teatro Rapsodico di Cracovia?..
Un’altra indicazione dell’appartenenza
di Giovanni Paolo II alla Massoneria, deriva dal fatto che, con i suoi
incontri, atti e scritti, Egli contribuì alla realizzazione del
programma massonico. Uno di questi fu la sua difesa della laicità dello
Stato, tanto cara alla Massoneria.
Infatti, mentre, San Pio X, l’11 febbraio 1906 scrisse:
«Separare lo Stato dalla Chiesa è una
tesi assolutamente falsa, un gravissimo errore», Giovanni Paolo II, l’11
febbraio 2005, disse:
«Il principio della laicità, se ben
compreso, appartiene alla dottrina sociale della Chiesa. Richiama la
necessità d’una giusta separazione dei poteri».
Il 18 aprile 1983, Giovanni Paolo II
diede udienza e si fece fotografare attorniato da membri della
Commissione Trilaterale (pur sapendo che essa prepara apertamente il
Governo Mondiale che sarà il regno dell’Anticristo e di Satana!).
I membri della Commissione Trilaterale
erano capeggiati da Zbigniew Brzezinski e David Rockefeller. Nel corso
dell’udienza, fu criticata la lentezza con la quale si favoriva il
procedere verso il “Nuovo Ordine Mondiale”.
Molti libri, che documentano le
istituzioni occulte che governano il mondo, riportano il fatto che la
Commissione Trilaterale è una importantissima istituzione dell’Ordine
degli Illuminati di Baviera, che rappresentano il vertice della
Massoneria mondiale.
Il 22 marzo1984, Giovanni Paolo II
ricevette in udienza una Delegazione dei B’nai B’rith (la sètta
massonica giudea di talmudisti), che presentano Cristo come un demonio e
operano per la distruzione della Chiesa cattolica e della religione
cristiana!
È un fatto noto, comunque, che tra
Giovanni Paolo II e i massoni dell’Alta Massoneria ebraica dei “B’nai
B’rith” ci furono regolari e intensi contatti.
Ciò non può sorprendere se si pensa che,
prima di lui, Paolo VI dovette la sua elezione a Pontefice grazie
all’intervento di due membri dell’Alta Massoneria dei B’nai B’rith che,
presenti nelle sale vaticane, dopo aver udito l’elezione a Papa del
card. Giusepe Siri, minacciarono la persecuzione dei cattolici in tutto
il mondo.
Il 21 novembre 1982, in occasione del
viaggio a Palermo di Giovanni Paolo II, su il “Giornale di Sicilia”, si
leggeva che «Giovanni Paolo II ricevette il benvenuto dai membri della
Commissione massonica di Piazza del Gesù, tra cui c’era il massone
Giuseppe Manfalarinella, in veste di Sovrano Gran Commentatore e Gran
Maestro dell’Ordine. L’automobile bianca papale era guidata da Angelo
Siino, di Cosa Nostra».
Nel libro “I Mercanti del Vaticano”, a
fondo pagina 70, sempre relativamente al viaggio di Giovanni Paolo II in
Sicilia, si legge: «come se si fosse trattato di un “fratello”, i
massoni di Trinacria avevano accolto il Pontefice con il “triplice
abbraccio” dell’organizzazione massonica ».
Certo, si può dire che Giovanni Paolo II
era massone constatando anche i principii, molto evidenti, che hanno
profondamente caratterizzato la sua pastorale, sin dai tempi in cui era
vescovo e arcivescovo a Cracovia. Tali principi sono quelli della
Libertà religiosa, dell’ecumenismo e della collegialità, che richiamano
la trilogia massonica della propaganda della Rivoluzione Francese:
“Libertà, Egualianza, Fratellanza”.
Da sempre, Egli sperava nel
riconoscimento, da parte della Chiesa cattolica, di questi tre princìpi.
Dopo la sua elezione a Papa, quel suo ideale lo realizzò punto per
punto, ben sapendo quale parentela ci fosse col motto massonico:
“Libertè, Egalitè, Fraternitè”. Il suo pensiero fu sempre impregnato di
quella filosofia, come lo dimostrano i suoi “discorsi sull’uomo”,
pronunciati alla tribuna dell’ONU e dell’UNESCO. Ad esempio questo:
«Voi, tutti insieme, siete una potenza
enorme: la potenza delle intelligenze e delle coscienze... Decidetevi a
far prova di una più nobile solidarietà con l’umanità, quella che è
fondata sulla “dignità della persona umana”. Costruire la pace
cominciando dalla base: il rispetto di tutti i diritti dell’uomo, quelli
legati sia alla dimensione materiale ed economica, sia alla dimensione
spirituale ed interiore della sua esistenza in questo mondo. Possa
questa saggezza ispirarvi».
In occasione della beatificazione dei
Martiri di Avrilè, Giovanni Paolo II sostenne e difese sempre i
principii della Rivoluzione Francese, dichiarando che «questo movimento
storico (la Rivoluzione Francese) era ispirato da sentimenti religiosi
(libertà, uguaglianza, fraternità) e da un desiderio di riforme
necessarie»…
Inoltre, pochi hanno notato le sue
reticenze significanti come l’aver predicato di continuo sui “diritti
dell’uomo” senza mai predicare, contemporaneamente e con maggior forza,
gli imprescindibili “diritti di Dio”!
A questo punto, è doveroso segnalare che
la fucina e il motore della Rivoluzione Francese furono il satanico
Ordine degli Illuminati di Baviera e che le tre parole: “Libertà,
Egualianza, Fratellanza”, nel loro significato di Libertà di coscienza,
Ecumenismo e Collegialità, non sono altro che le tre idee chiave e i tre
livelli del “sacerdozio massonico”, costituito dalla seconda serie di
11 gradi della Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Ma furono proprio questi principii
massonici che permisero a Giovanni Paolo II di aprire le porte ai “senza
Dio” e ai nemici dichiarati di Nostro Signore, trattandoli tutti col
massimo rispetto.
Basti ricordare, tra i tanti episodi,
quello dell’incontro interreligioso di Assisi del 1986, quando Egli non
permise che la statua della Madonna di Fatima entrasse nella Basilica di
Assisi; e questo lo fece per non “dispiacere” agli invitati a quel
primo Convegno inter-religioso, mentre, poi, Egli acconsentì di far
porre una statua di Budda sopra l’altare, nel cui Tabernacolo era
presente il Santissimo Sacramento!
Fu un’apertura, quella di Assisi, che
Egli ampliò, poi, a tutti quei falsi fondatori di religioni umane: agli
ebrei (dichiarati nemici di Nostro Signore), ai musulmani (prima eresia
anti-Trinitaria), ai buddisti, ai bahà’i, agli indù, agli zoroasti, ai
sikh, ai shiva, agli animisti, ai pellerossa, ai voodoo, ecc.. Fu,
quindi, un’apertura che, in pieno accordo con i principi massonici di
unire tutte le religioni sotto la direzione massonica, pose la nostra
Santa Religione sullo stesso piano di tutte le altre false religioni.
Per quei suoi errati principii, Giovanni Paolo II sostenne persino che
lo Spirito Santo è, “in qualche modo”, presente in ciascuna di quelle
false religioni, dimenticando che lo Spirito Santo è una delle Tre
Persone della SS. Trinità, per cui confondeva, volutamente (?), il
“sentimento religioso naturale” dell’uomo con quello che è, per la
religione cristiana, la presenza divina dello Spirito Santo nelle anime
dei battezzati.
Ancora: tra i suoi errati principii,
Giovanni Paolo II sosteneva che vi sono “tre religioni monoteiste”,
nonostante che questo assunto sia una mistificazione (Cfr. Don Villa:
“Cristiani, musulmani, ebrei hanno lo stesso Dio? No!” Editrice Civiltà,
Brescia - Via G. Galilei, 121).
Questi principii e ideali, promossi da Giovanni Paolo II, ebbero riconoscimenti dalla stessa Massoneria.
La Gran Loggia Massonica di Francia, nel
1986, entusiasticamente acclamò Giovanni Paolo II per l’“incontro di
preghiera di Assisi” con questa testuale dichiarazione: «I massoni della
Gran Loggia Nazionale Francese desiderano associarsi di tutto cuore
alla preghiera ecumenica che il 27 ottobre raccoglierà ad Assisi tutti i
responsabili di tutte le religioni a favore della pace nel mondo».
Il Gran Maestro del Grande Oriente
Massonico d’Italia ha assegnato il “premio massonico” nazionale “Galileo
Galilei” a Giovanni Paolo II (che ovviamente lo rifiutò, ma ciò non
toglie il valor significativo dell’avvenimento), affermando che gli
ideali promossi da quel Papa sono gli stessi della Massoneria.
Nell’occasione della morte del
Presidente libanese, Giovanni Paolo II disse: «Gerusalemme, città di
Dio, può diventare anche la città degli uomini, “City of man”. Questa
denominazione è quasi d’obbligo, per gli Illuminati, quando parlano di
“Governo Mondiale” e di “Dittatura Mondiale”».
Nel libro: “Le organizzazioni segrete e
il loro potere nel ventesimo secolo”, pubblicato nel 1995, in Germania,
da Jan van Helsing, a pagina 70 si legge:
«Papa Giovanni Paolo II, alias Karol
Vojtyla Katz, è un “illuminato”, membro del Clan Rotary. Costui, durante
la Seconda Guerra Mondiale, collaborò con la Germania, con la I.G.
Farben, alla produzione di gas per le camere a gas. Alla fine della
guerra, per paura di essere chiamato a rispondere della sua
collaborazione ai crimini di guerra, in Polonia, si rifugiò sotto la
protezione della Chiesa cattolica. Rimase lì, e, più tardi, ebbe
un’evoluzione paragonabile a quella di Eisenhower.
Attualmente, Egli è il capo della “Loggia segreta Opus Dei”, ed è Governatore del Clan Rochefeller.
Giovanni Paolo II, di sangue ebreo, è pseudo-reggente della “Nuova Chiesa Mondiale...”. La sua “missione” è di:
– subordinare la Chiesa cattolica alla religione giudaica;
– riconoscere la “secolare colpa” del cattolicesimo nei confronti del popolo ebreo;
– riconoscere la partecipazione della religione cristiana all’olocausto;
– indebolire la Chiesa Ortodossa proponendo agli ortodossi “l’unione delle credenze cristiane”».
Pierre Mariel, nel suo libro: “Le
società occulte che dominano il mondo”, a p. 7, scrive che il Rotary
Club, fondato il 23 febbraio 1905 a Chicago dal massone d’alto rango,
l’avvocato Paul Harris e da altri tre massoni come lui, è il più noto e
antico dei Clubs che fungono da “riserve di pesca” per gli iniziati.
Omero Ranelletti, nel suo “Il Rotary e
la Chiesa Cattolica”, riferisce che, nel 1981, Giovanni Paolo II
ricevette dalle mani del Presidente internazionale del Rotary Club le
insegne di “Paul Harris Fellow” e che oggi tra i rotariani italiani si
annoverano ben 5 Cardinali, 10 Arcivescovi, 19 Vescovi e tanti Prelati.
Il 4 novembre 1986, alla cerimonia
celebrativa per i 40 anni dell’UNESCO, venne innalzata, al posto
d’onore, una gigantesca foto di Giovanni Paolo II accanto a quella
dell’autore dell’“Umanesimo Integrale”, Jacques Maritain e del
socialista e massone presidente del Senegal, Lèopold Sédar Senghor.
È doveroso ricordare che nell’opuscolo
sugli scopi e filosofia dell’UNESCO sta scritto: «L’UNESCO dovrà
sbarazzarsi di ogni visione esclusivamente o primariamente ultraterrena,
fondandosi su “un umanesimo mondiale” che “dovrà anche essere
scientifico”, a tal fine “è essenziale per L’UNESCO adottare un
approccio evoluzionista” ».
Su libro di Henryk Pajak, “Nowotwory
Watykanu”, al capitolo: “Tu mi hai eletto...”, l’Autore scrive che,
negli ultimi giorni del 2002 e nei primi del 2003, la TV canadese
trasmise una serie di documentari sul Papa Giovanni Paolo II. Su una
cassetta, vi erano due sequenze che costituiscono un aspetto
sconcertante dell’elezione papale del cardinale Karol Wojtyla.
Nella prima sequenza, la telecamera
inquadra il generale Woichiech Jaruzelski che dice in polacco: «Breznev
mi ha detto: “Quel vostro Brzezinski! Quel vostro Brzenzinski che ha
scelto Wojtyla come papa!”».
Poi, nella seconda sequenza, appare
sullo schermo Zbigniew Brzezinski, che parla del Papa come un’autorità
mondiale politica; poi, all’improvviso, aggiunge: «Il Papa mi ha detto:
“Tu mi hai eletto (scelto), quindi devi venire a trovarmi!”».
Ora, se questa affermazione corrisponde a verità, non ha bisogno di alcun commento!..
Anche qui, si deve ricordare che
Zbigniew Brzezinski, di origine polacca, fu il teorico e l’architetto
della Commissione Trilaterale i cui membri entrarono in massa
nell’amministrazione Carter. Brzezinski fu il “guru” e l’educatore di
Carter e della cui amministrazione si riservò gli Affari Esteri e la
Sicurezza nazionale.
Brzezinski, inoltre, era membro del CFR,
del Gruppo Bilderberg, dello Atlantic Institute, dell’Aspen Institute,
dell’IISS di Londra, ecc... e, per queste sue prestigiose posizioni era
uno degli uomini di spicco per la realizzazione del piano del Governo
Mondiale degli Illuminati di Baviera. Nel libro di David A. Yallop,
“Habemus Papam”, sull’elezione di Giovanni Paolo II, a pag. 36,
leggiamo: «... il 15 ottobre 1978, si aprì una lotta lunga e molto aspra
tra i sostenitori di Benelli e la fazione di Siri. Alla fine del primo
giorno, dopo quattro consultazioni, non era stato trovato un accordo. Il
giorno successivo... Giovanni Benelli... arrivò a soli nove voti dalla
maggioranza ma non andò oltre. Il pranzo del secondo giorno produsse,
grazie alle forti pressioni di Franz König e John Krol un candidato di
compromesso: Karol Wojtyla. All’ottava votazione, la Chiesa elesse il
primo Papa non italiano dopo 450 anni».
È doveroso ricordare che Karol Wojtyla,
quando veniva in Italia, si fermava quasi sempre a Vienna, presso il
card. Franz König. Il card. König, arcivescovo di Vienna, era massone ed
“ebbe due processi civili in cui venne riconosciuta la sua appartenenza
alla Massoneria”. Lo storico ufficiale della Massoneria, prof. Aldo
Mola, indica König come appartenente alla Massoneria, sulla base di
informazioni ottenute ad altissimo livello.
GIOVANNI
PAOLO II (ANTI) “COMUNISTA”? Dopo il 1945, mentre imperversava la
persecuzione in Polonia, Karol Wojtyla figurava tra i giudei e i
comunisti di alto rango. Perché? Forse perché era di discendenza giudea?
(la mamma, infatti, era di origine giudaica); o forse perché era un
prete ritenuto progressista, vicino ai movimenti Znak e Pax, cripto
comunisti, e discepolo degli esistenzialisti Max Scheler e Hussert,
estimatore del panteista, massone e apostata Teilhard de Chardin e
dell’antropologo Rudolf Steiner? Lo scrittore David A. Yallop, nel suo
libro: “Habemus Papam”, nel suo primo capitolo, illustra con molti
dettagli le omissioni e i silenzi di Karol Wojtyla nei confronti del
comunismo. Yallop scrive: «Nel 1941, Yadwiga Lewaj, la donna che da
quasi due anni dava lezioni di francese a Karol Wojtyla, era diventata
sua amica fidata. Consapevole della sua necessità di trovare un lavoro,
mise una buona parola per lui con Henryk Kulakowski, un membro del
circolo culturale che frequentava. Questo, oltre ad amare le arti, era
Presidente della divisione polacca dell’impero Solvay e poteva dare un
lavoro a Wojtyla. (...).
Lavorare alla Solvay comportava una
serie di vantaggi. Per certi aspetti la fabbrica era come un villaggio a
sè stante, con edifici residenziali, uno studio medico con un dottore
sempre presente, una mensa, un negozio e una palestra. Oltre alla paga e
al beneficio accessorio dei buoni per la vodka, i dipendenti avevano
sempre la garanzia di poter superare indenni la guerra».
«Fu nel corso degli anni trascorsi alla
Solvay durante la guerra che, per la prima volta, in Karol Wojtyla si
manifestò l’idea alla vocazione. Alla fine, l’Arcivescovo di Cracovia
Mons. Sapieha creò un seminario segreto e trasferì Wojtyla e molti altri
giovani al sicuro presso la sua residenza».
Il 1° novembre 1946, Mons. Sapieha
ordinò Wojtyla Sacerdote. Nel 1951, il card. Sapieha morì, e il suo
posto fu preso dall’Arcivescovo Eugeniusz Baziak che si prese cura di
Wojtyla.
«In quel periodo la repressione della
Chiesa cattolica da parte dei comunisti era ovunque rigidissima. I
comunisti tentavano di introdurre in molte diocesi dei vicari che, in
realtà, erano membri della polizia segreta. (...). Qualsiasi vescovo che
non ottenesse il loro consenso veniva rimosso con la forza o arrestato e
incarcerato.
Nel novembre 1952, l’Arcivescovo Baziak
col suo Vescovo ausiliario Stanislaw Rospond furono arrestati con
un’azione che scosse in profondità la comunità cattolica di Cracovia.
Karol Wojtyla non fece alcuna dichiarazione, né privatamente né in
pubblico e, due giorni dopo gli arresti, andò in vacanza in montagna a
sciare».
Due settimane più tardi l’Arcivescovo
Wyszynski fu fatto Cardinale e, dopo aver denunciato dal pulpito gli
arresti di Mons. Baziak, gli venne rifiutato il visto di uscita,
impedendogli, così, di recarsi all’estero.
«Wojtyla continuava a non essere per
nulla coinvolto nella lotta per la sopravvivenza e per le libertà
fondamentali della Chiesa. Gli arresti e le detenzioni non lo incitavano
alla protesta».
«Negli anni ‘50, di fronte al comunismo,
Karol Wojtyla, si era nuovamente ritirato. Rimase in silenzio persino
quando il suo professore e amico di lunga data, padre Kurowski, fu
arrestato. Nei suoi scritti e nelle sue prediche, Karol Wojtyla non
attaccò mai apertamente il comunismo: non pensava di doverlo fare».
«All’età di 38 anni (1958) Wojtyla fu
proposto come candidato a Vescovo Ausiliare. (Ma questo provocò)
un’invettiva all’interno della gerarchia cattolica polacca, che si può
intuire dai rapporti della Sluza Bezpieczenstwa-SB - la polizia segreta.
Il regime si teneva ben informato. C’erano sempre oltre 1.000 sacerdoti
che fungevano da spie e informatori per il governo comunista polacco.
La riservatezza del confessionale veniva violata regolarmente, con uno
sconvolgente tradimento della fiducia.
L’informatore tanto apprezzato dalla
polizia segreta era padre Wladyslaw Kulcycki. (...). La polizia segreta
polacca scoprì che era coinvolto in una storia d’amore appassionata e lo
ricattò, costringendolo a diventare una spia. Egli fu uno dei tanti
sacerdoti che regolarmente stilavano rapporti non solo su Karol Wojtyla,
ma anche su moltissimi altri membri del clero».
«L’Arcivescovo Baziak morì il 15 giugno
1962, ma il nome del suo successore fu reso noto solo il 9 gennaio 1964.
Questo ritardo fu dovuto all’intransigenza di due individui: il Primate
di Polonia, card. Wyszynski, e il numero due del regime comunista,
Zenon Kliszko, presidente del Parlamento polacco e principale ideologo
del Partito comunista. Il card. Wyszynski non voleva promuovere
ulteriormente Wojtyla, visto che lo considerava poco più di un uomo
eccessivamente ambizioso e molto occupato a stringere rapporti e
contatti informali. In particolare, ciò che preoccupava il Primate era
l’atteggiamento dispotico che il vescovo ausiliare Wojtyla aveva verso
altri membri dell’arcidiocesi di Cracovia. Wyszynski e il suo avversario
Kliszko, però, concordavano su un aspetto del carattere e personalità
di Wojtyla: politicamente, egli non esisteva».
Ora, poiché in Polonia l’elezione di un
Vescovo doveva avere l’approvazione di Zenon Kliszko, il Primate doveva
sottoporre, a Roma, una serie di nomi per l’approvazione del Papa e,
successivamente, questi nomi venivano sottoposti al governo comunista
polacco.
Il card. Wyszynski consegnò il primo
elenco di nomi che da Roma passò, poi, a Kliszko. Dopo due mesi, i tre
nomi furono bocciati. Un secondo tentativo ebbe lo stesso risultato.
Allora, Zenon Kliszko ebbe un incontro
con l’esponente di spicco del piccolo partito cattolico di opposizione,
prof. Stanislaw Stomma, al quale chiese chi poteva essere, secondo lui,
il miglior candidato a Vescovo di Cracovia. Stomma gli rispose: “Wojtyla
è il migliore, indubbiamente l’unica scelta possibile”. E Kliszko,
raggiante, gli rispose: “Finora ho posto il veto su sette nomi. Sto
aspettando Wojtyla e continuerò a porre il veto finché non l’avrò”.
«Perché Wojtyla? Kliszko lo giudicava un
uomo disposto ai compromessi. Si trattava di un’opinione ampiamente
basata sulla serie di informazioni ricevute dalla migliore spia del
regime, insinuatasi nel cuore pulsante dell’arcidiocesi di Cracovia». Si
era agli inizi del 1964 e sul soglio pontificio vi era Paolo VI.
«Il canale di dialogo di Kliszko
funzionò a meraviglia: egli ricevette un’ulteriore lista di candidati in
cui figurava il nome di Wojtyla. L’8 marzo 1964, Karol Wojtyla si
installò nell’arcidiocesi di Cracovia». Nel maggio 1967, Paolo VI
annunciava il Concistoro e tra i nomi prescelti vi era quello di Karol
Wojtyla.
La notizia fu accolta in Polonia con grande sorpresa. Era la prima volta che la Polonia aveva due cardinali.
Perché questo? I due cardinali
radicalmente anti-comunisti dei Paesi dell’Est, Mindszenti e Sljpij
furono puniti da Paolo VI per non voler aprire al comunismo; ma era
forse possibile trattare il card. Wyszynski nello stesso modo, quando
questi era tanto amato da tutto il popolo polacco? Non era forse meglio
creare un altro cardinale un po’ più sensibile alla sua Ostpolitik e,
gradualmente, isolare l’altro irriducibilmente anti-comunista?
Due mesi più tardi, dopo che un’altra
relazione fortemente positiva su Wojtyla fu consegnata a Paolo VI dal
card. Casaroli, Paolo VI ricevette Wojtyla in udienza privata.
In seguito, dal 1973 al 1975, Wojtyla fu
ricevuto ben 11 volte in udienza privata da Paolo VI, cosa mai accaduta
per un cardinale straniero! «Il card. Wojtyla era molto nelle grazie
dei comunisti per i seguenti argomenti:
– Era avanzato nella gerarchia ecclesiastica non grazie all’istanza anti-comunista...;
– Wojtyla era un personaggio che finora non si era mai impegnato in attività apertamente ostili contro lo Stato;
– Wojtyla aveva un atteggiamento prudente per nulla eroico;
– In precedenza, aveva decantato molto
le virtù della coesistenza pacifica col comunismo, simpatizzando con le
iniziative di Paolo VI sull’Ostpolitik, cioè di buone relazioni con il
blocco comunista”.
Quindi, i comunisti favorivano Wojtyla e
raccomandavano che egli ricevesse ogni sostegno necessario e fosse
trattato con estrema gentilezza».
Infatti, mentre il card. Wyszynski non
poteva allontanarsi dalla sua diocesi, perché sprovvisto di permesso dal
governo comunista polacco, il card. Wojtyla poteva liberamente recarsi
in ogni paese senza alcuna difficoltà.
Wojtyla divenne papa col nome di
Giovanni Paolo II. Cosa sarebbe avvenuto della politica vaticana
dell’Ostpolitik? In uno dei suoi primi discorsi, Giovanni Paolo II
disse:
«Accetto con particolare riconoscenza le
congratulazioni e gli auguri, pieni di cortesia e cordialità, inviatimi
dalle più alte autorità della Repubblica Popolare Polacca. In occasione
della scelta di un figlio della Polonia per il trono di S. Pietro, mi
identifico con tutto il cuore con la mia benamata Polonia, la
madrepatria di tutti i polacchi. Spero sinceramente che la Polonia
continui a crescere spiritualmente e materialmente, nella pace, nella
giustizia e nel rispetto dell’uomo».
L’Ostpolitik, pertanto, sarebbe continuata di buona lena!
David A. Yallop sempre nel suo libro
“Habemus Papam” dedica, in appendice, un capitolo alla “Rivoluzione
polacca” del 1980-81 e illustra come, in questo momento tragico per la
Polonia, costantemente minacciata da un’invasione sovietica, Papa
Giovanni Paolo II fosse silenzioso e quasi assente, limitandosi a
interventi vaghi.
Il momento culminante della crisi
polacca, fu l’incontro di Mosca del 5 dicembre 1980, con i leaders dei
paesi comunisti dell’Est Europa, e dove sul tavolo vi era la decisione
dell’invasione della Polonia; invasione che fu annullata.
Yallop scrive: «Si sostiene che sia
stato fondamentale l’intervento del Papa. Come dimostra questa cronaca
degli eventi, però, il Papa non intervenne mai nel periodo che
precedette l’incontro di Mosca del 5 dicembre.
Si è ipotizzato che il Pontefice abbia
minacciato di lasciare il Vaticano e di mettersi alla testa
dell’esercito polacco per affrontare le orde degli invasori sovietici.
Questa disinformazione diffusa dal Vaticano è del tutto priva di
fondamento.
L’unica azione compiuta da Giovanni
Paolo II fu una lettera a Breznev del 16 dicembre, scritta in un
linguaggio diplomatico e vaticanese, che costituiva una richiesta per
l’adesione dell’unione Sovietica al principio di non-intervento. Breznev
la ignorò».
Eppure Giovani Paolo II, in San Pietro,
il 13 maggio 1981, ebbe l’attentato e si dice furono coinvolti i servizi
segreti dell’Est. Eppure l’11 novembre 1989, il “Muro di Berlino” è
caduto!
Per comprendere i timori dei capi
comunisti dei Paesi dell’Est, nel primo periodo del papato Wojtyla, si
dovrebbe leggere quanto segue.
Nel suo libro, “Non Serviam” (Editon
999, Toronto 1987, pag. 66), il dott. Roman Gladkowski scrive: «La
Conferenza di Yalta fu pure essa un successo della Massoneria. F.D.
Roosevelt concluse un accordo con Stalin senza che il popolo americano
ne fosse a conoscenza. In questa impresa venne assecondato dal
presidente Cecoslovacco, Benesz, il futuro suocero di Zbigniew
Brzezinski. Roosevelt e Benesz appartenevano tutti e due ai più alti
gradi della massoneria. Avendo servito l’Unione Sovietica durante tutta
la sua vita (...) Benesz divenne l’istruttore più importante di
Roosevelt per quanto riguardava l’Unione Sovietica. Queste lezioni
incominciarono piuttosto presto già dal 1939, e includevano la
preparazione del presidente degli USA agli incontri di Teheran e di
Yalta».
Quindi, con l’aiuto del suocero di
Brzezinski, Benesz, Roosevelt creò l’impero sovietico consegnando a
Stalin centinaia di milioni di persone, con relativi Paesi, senza
chiedere nulla in cambio!
Ed ecco, ora, le dichiarazioni dell’alto
iniziato Zbigniew Brzezinski, sul comunismo, fatte in due epoche
diverse: «Il tempo dell’americano, fortemente radicato e attaccato al
suo paese, è passato. Le forze proletarie rappresentano l’onda del
futuro».
«Noi dobbiamo cercare la cooperazione
coi paesi comunisti in vista di un accomodamento innanzi tutto politico,
ma ulteriormente filosofico».
Ma poi scrisse: «... il comunismo non
possiede più alcuna missione storica... preconizzo che, entro un periodo
di tempo storico, storicamente prevedibile, il comunismo, quale il
nostro secolo lo ha sperimentato, cesserà di esistere».
Ora, nelle società occulte non esiste
l’obbedienza cristiana che è vincolata all’obbedienza a Dio, ma esiste
solo l’obbedienza cieca al superiore come se fosse Dio! Quindi, i
subordinati, in Massoneria, devono solo obbedire!
L’incontro Wojtyla-Gorbaciov: la conversione della Russia?
L’avvenimento è importante, ma “intelligenti pauca”!
I modernisti, illusi o in mala fede,
esultano: «Gorbaciov, da uomo realista qual è, chiede l’appoggio del
Papa e implicitamente riconosce in lui l’unica autorità morale al mondo
capace di rifargli credibilità e autorevolezza nel suo difficile
cammino. Egli, infatti, deve salvarsi dalle grinfie dei conservatori
leninisti, che lo considerano un traditore e dalle follie dei temerari
innovatori, che lo ritengono un illuso: essi pensano infatti che il
comunismo non può cambiare, può solo morire. Viene spontaneo allora
riferirsi alle promesse della Madonna di Fatima: «La Russia si
convertirà e alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà». Siamo
entrati, forse, nella stagione della gran- de speranza?» (Antonio
Ungenti su “Madre di Dio” e altre riviste mariane, nov. 1989).
Gorbaciov è l’uomo della Provvidenza,
come non ha mancato di dire un “Vescovo” italiano? E Giovanni Paolo II è
colui che esaudisce le richieste della Madonna sulla conversione della
Russia, come si scrive anche in alto loco? Lasciamo parlare gli altri:
Lo scrittore Zinoviev non crede al
cambiamento del Comunismo: «Il Comunismo - dice - è come un serpente,
ogni tanto cambia pelle».
E se invece stesse veramente morendo? La
notizia non ci rallegra comunque, poiché in ogni caso, ad Est come a
Ovest, il motto idolatrico «tutto per l’uomo, tutto in nome dell’uomo»,
resta l’unica verità al posto dell’antico: «Tutto a maggior gloria di
Dio».
Il “Concilio” lo afferma testualmente:
«Credenti e non credenti sono generalmente d’accordo su questo punto:
tutto sulla terra deve essere ordinato all’uomo come al proprio centro
ed alla propria sommità» (Gaudium et Spes, 12,1).
Gli fa eco Giovanni Paolo II: «Bisogna
affermare l’uomo per se stesso, e non per qualche altro motivo,
unicamente per sé stesso» (all’Unesco, 2.6.1980).
I comunisti, (e non solo loro), leggendo
questi documenti del Concilio si sono convertiti…. a questa “NUOVA
religione”, anche per il solo fatto che questa è sempre stata la “loro
religione”!
Leggete cosa dicono essi stessi nel
quotidiano della gioventù sovietica. Riportiamo pari pari la notizia di
agenzia, e su queste parole vi lasciamo, sicuri che la Russia NON si è
convertita. Mosca. Un ritratto biografico e politico di tono
marcatamente positivo di Giovanni Paolo II è stato pubblicato ieri dal
quotidiano della gioventù comunista sovietica “Komsomolskaia Pravda”
che, alla vigilia della visita di Gorbaciov in Italia e del suo incontro
con il Papa, ha così infranto un tabù rispettato per decenni:
“L’attuale pontefice è un attivo iniziatore dei mutamenti annunciati nel
1962 con il Concilio Vaticano II - scrive il quotidiano - La Chiesa
cattolica ha deciso di modernizzare i propri princìpi ed ha proclamato
il corso favorevole al dialogo con gli ambienti non cattolici, comunisti
compresi”.
Indicando i punti di contatto tra la
filosofia politica della nuova leadership del Cremlino e gli
insegnamenti morali del Papa, il quotidiano afferma inoltre che «al
primo posto negli insegnamenti del Pontefice ci sono l’uomo e i suoi
diritti: una verità eterna che la nostra società ardì scrivere sulla sua
bandiera: «Tutto per l’uomo, tutto in nome dell’uomo”.
Ahimè, fino ad oggi non ci si è riusciti
». «Il Vaticano ha smesso di lanciare appelli per le crociate contro il
comunismo, noi non definiamo più la religione “oppio”.
La cosa migliore è venirsi incontro l’un l’altro.
Il prossimo incontro di Gorbaciov con
Giovanni Paolo II ne è la testimonianza». (Ansa-La Stampa, 22.11.1989)
Ci domandiamo: Giovanni Paolo II sapeva che Michail Gorbaciov, dal 1989,
era membro della Commissione Trilaterale, ideata e diretta dal suo
grande “elettore” Zbigniew Brzezinski, e che Gorbaciov era membro,
nientemeno, che del massonico e satanico “Lucis Trust”, precedentemente
chiamato “Lucifer Trust” (= La Corte di Lucifero), che è la sètta
satanica più potente al mondo, che dirige l’ONU?
La fondatrice del “Lucifer Trust”, Alice
Bailey, la sacerdotessa della New Age aveva delineato il “piano” della
creazione di una Nuova Religione Universale con queste parole: «Il
“Cristo risorto” e non il “Cristo crocifisso” sarà la nota distintiva
della Nuova Religione...»; «... e una nuova Chiesa di Dio, tratta da
tutte le religioni e da tutti i gruppi spirituali, metterà fine alla
eresia della separatività»; «Scristallizzare tutte le religioni,
respingendo decisamente, come fomiti di discordia e di guerra, i dogmi, e
cioé gli enunciati con cui si formulano pretese verità... »; «... e a
questo punto, non vi sarà più dissociazione tra l’unica Chiesa
Universale, la Sacra Loggia interiore di tutti i veri massoni, e i
circoli più ristretti delle società esoteriche».
I
SUOI FATTI E DETTI - Questi “fatti e “detti” costituirono la tessitura
del ministero papale di Giovanni Paolo II in tutti i campi: dogmatici,
morali, liturgici, pastorali. Facciamone alcuni esempi: denunciò abusi e
profanazioni sull’Eucarestia, ma poi lasciò che i Dicasteri competenti
non intervenissero contro le aberrazioni, le banali “creatività
liturgiche”, in cui si usò anche materia invalida; lasciò moltiplicare i
Canoni, tacendo anche sui gravissimi sacrilegi, come l’aver dato il
permesso di dare sulle mani la Santa Comunione, concedendo così, ogni
permissione di profanazioni sacrileghe. E perché ha taciuto sul
“referendum” sull’aborto, facendosi, poi, persino fotografare con l’on.
Andreotti che, come Presidente del Consiglio, aveva firmato la legge
abortista?.. E perché lasciò in mano ai guastatori i Seminari, lasciando
il cardinale Garrone alla direzione di essi, con la sua nefasta
gestione? E perché fece togliere, dal “Nuovo Codice” di “Diritto
Canonico” l’art. 2335 che comminava la “scomunica” contro la sètta
massonica?..
Di Giovanni Paolo II dovremmo dire che
il suo Pontificato fu tutto una sua “particolare teologia”, fatta di una
“nuova ecclesiologia”, che si identifica con tutta l’umanità e che era
una “nuova nozione di Rivelazione”, una “nuova fede”, contraria al
passato, alla Tradizione della Chiesa di sempre.
Giovanni Paolo II lavorò per far
trionfare le idee che Pio XII aveva duramente sanzionato, perché il
Vaticano II le avesse a rinnovare, come una “Nuova teologia”. Ecco,
allora, quello che disse: «È il Concilio che mi ha aiutato a fare la
sintesi della mia fede personale» (Laffont 1982).
Nel 1965, da Vescovo di Cracovia, Karol
Wojtyla discusse con un amico del fenomeno dell’inculturazione, dicendo:
«Certamente, Noi preserveremo gli elementi di base: il pane e il vino,
ma tutto il resto verrà cambiato, secondo le tradizioni locali: parole,
gesti, colori, vestimenti, canti, architettura, decorazioni… Il problema
della riforma liturgica è immenso! »
L’8 maggio 1972, al Sinodo di Cracovia,
Giovanni Paolo II aveva pubblicato su “aux sources du renouveau”, che la
Chiesa doveva “auto realizzarsi”, che la Chiesa doveva avere “una nuova
riflessione sull’uomo”, una “nuova preoccupazione ecumenica” e una
“nuova cura apostolica”. Furono, poi, le quattro chiavi del suo
apostolato. Lo scrisse chiaramente anche nella enciclica “Redemptor
hominis”: «l’uomo è la strada della Chiesa».
Ecco, quindi, il vero volto
dell’“aggiornamento” di Giovanni Paolo II: ridurre equivoca la Liturgia,
fare un ecumenismo pancristiano, una “via irreversibile”; fare
dell’umanità un luogo della Parola divina.
Ora, questo, era un “addio al soprannaturale”!
Nel 1983, Giovanni Paolo II fece
promulgare il suo “Nuovo Diritto Canonico”, nel quale scompaiono le
“note dogmatiche” della Chiesa: Una, Santa, Cattolica, Apostolica, per
diventare “Comunione, ecumenismo, collegialità”.
Giovanni Paolo II, a pag. 35 del suo
libro “Varcare la soglia della speranza”, ha scritto che “l’uomo è
sacerdote dell’intera creazione”. È una frase alla Lutero, perché non fa
distinzione tra “sacerdozio ministeriale” (che appartiene solo agli
ordinati) e “sacerdozio partecipato” (che è di tutti gli uomini
battezzati e non). Ma questo è un vaneggiamento alla Teilhard de Chardin
che, con la sua “Messa sul mondo”, afferma che ogni uomo offrirebbe non
più l’Ostia consacrata, ma il mondo stesso l’offrirebbe come nuova
ostia gradita a Dio. Per questo, Giovanni Paolo II dice: «L’uomo è stato
creato per diventare Sacerdote, Profeta e Re di ogni terrena creatura»
(p. 17), come se l’uomo fosse Gesù o il Papa, i soli che hanno il potere
di santificare, insegnare, governare!..
L’affermazione di Giovanni Paolo II
«Ogni preghiera autentica viene dallo Spirito Santo che abita
misteriosamente in ciascuna anima», è certamente falsa! Nella Sacra
Scrittura e, quindi, nella Teologia cattolica, l’abitazione nell’anima
dello Spirito Santo è legata necessariamente al ricevimento della Grazia
santificante.
Il 15 febbraio 1994, l’“Osservatore
Romano” pubblicò una viscida approvazione del “Cammino dei
Neo-catecumenali” (benché sia una sètta segreta che nega persino la
Divinità di Cristo, la Presenza Reale di Gesù nell’Ostia consacrata e
che promuove molte altre eresie!..).
Nella sua enciclica “Redemptor Hominis
et Dominum vivificantem”, Giovanni Paolo II afferma che «Nostro Signore
ha assicurato la salute di “ogni carne” con la sua Incarnazione… fin
dalla sua concezione»… Ammettendo, così, l’indipendenza dalla Croce,
dalla Fede, dal Battesimo e dalle opere!..
Giovanni Paolo II affermò,
incredibilmente, che «la dannazione rimane una reale possibilità, ma non
ci è stato dato di conoscere … se e quali essere umani vi siano
effettivamente coinvolti». Perciò, l’inferno potrebbe anche essere
vuoto, contraddicendo, così, le esplicite affermazioni della Sacra
Scrittura in proposito!
Giovanni Paolo II, nel suo libro
“Varcare la soglia della speranza”, ha oltre a belle pagine, anche
passaggi erronei e anche materialmente “eretici”.
Ad esempio:
Secondo Lui, Gesù è Figlio
consustanziale al Padre, sì, ma anche si può respingere. «Si può
respingere tutto questo, scrivere a lettere maiuscole “Dio non ha un
Figlio” ». «Gesù Cristo non è Figlio di Dio, ma è solo un dei profeti»
(pag. 9).
Giovanni Paolo II parla di possibilità
fisica o morale questo respingere la Rivelazione della divinità del
Verbo?.. E come a scusarsi aggiunge: «Ci si può meravigliare di tali
posizioni quando sappiamo che Pietro stesso ha avuto a questo riguardo
delle difficoltà?» (p. 9). Ma Giovanni Paolo II si avvale del peccato di
Pietro solo per non meravigliarsi del Giudaismo e dell’Islam che
credono che Gesù fosse solo un uomo?.. Difatti, prosegue: «C’è da
meravigliarsi se persino coloro che credono nel Dio unico… trovano
difficile accettare la fede in un Dio crocifisso?.. Così, dunque, al
centro stesso della grande tradizione monoteistica si è introdotta
questa profonda lacerazione» (p. 9).
Ma la “lacerazione” non è colpa del
Cristianesimo per aver introdotto l’idea trinitaria nella “tradizione
monoteistica”, bensì della “Cabala” rabbinica che ha negato la divinità
di Cristo e il mistero trinitario. Questa tradizione spuria, poi, fu
ripresa dall’Islam che è il Talmudismo compendiato.
Sul dogma della dannazione eterna,
Giovanni Paolo II, (a pagina 80), dopo aver moderato che la sua
risurrezione sia vittoria sulla morte, abbracciano ogni uomo (p. 81),
senza spiegare se sia con volontà antecedente o conseguente. Più avanti,
poi, Giovanni Paolo II, pur riprendendo il discorso sulla dannazione
eterna, quasi la vanifica. A p. 81 scrive: «L’eterna dannazione… in che
misura trova attuazione nella vita oltre la tomba? Questo è un grande
mistero. Non è possibile, però, dimenticare che Dio vuole che tutti
siano salvati e arrivino a conoscenza della verità» (I Tim. 11, 4).
Certo, Dio vuole che tutti siano
salvati, ma quanto sia il numero degli eletti, Gesù stesso lo svela:
«Larga è la strada che conduce alla dannazione e sono molti ad
imboccarla; stretta ed angusta è quella che porta alla salvezza e sono
“pochi” che la prendono». Quindi, l’Inferno è pieno, e non vuoto, come
lo disse e scrisse quell’altro vanesio che fu von Balthasar!..
Giovanni Paolo II sostiene che lo
Spirito Santo è “in qualche modo” presente in ciascuna delle altre
religioni, dimenticando che lo Spirito Santo è una della Tre Persone
della Santissima Trinità, per cui confonde volutamente il “sentimento
religioso naturale” dell’uomo con quella che è per la Religione
cristiana la presenza divina dello Spirito Santo nelle anime dei
battezzati.
Sostiene anche che vi sono “Tre
religioni monoteiste”, il che è una mistificazione. (Cfr. Don Villa:
“Cristiani, musulmani, ebrei hanno lo stesso Dio? No!” Edizioni Civiltà
Brescia).
Giovanni Paolo II s’era fatto una sua
teologia personale; una sua “nuova ecclesiologia” che si identificava
con tutta l’umanità; una “nuova nozione di Rivelazione”, che vuole tutti
gli uomini in possesso di essa, sia pure in diversi gradi; una sua
“nuova fede”, che è un semplice prender coscienza del “soprannaturale!”,
preesistente in tutti fin dalla nascita…
Giovanni Paolo II affermò placidamente:
«… proprio da questa apertura primordiale dell’uomo nei confronti di Dio
nascono le diverse religioni. Non di rado, alla loro origine troviamo
dei fondatori che hanno realizzato, con l’aiuto di Dio, una più profonda
esperienza religiosa. Trasmessa agli altri, tale esperienza ha preso
forma nelle dottrine, nei riti e nei precetti delle varie religioni ».
Per cui, secondo Giovanni Paolo II, Budda, Lao-Tese, Zoroastro, Maometto
e compagni, sarebbero stati dei veri profeti ispirati da Dio nel
fondare le loro false religioni.
Tesi, questa, già propagata dai
modernisti, i quali, appunto, come aveva denunciato Papa San Pio X, “non
negano, concedono anzi, alcuni velatamente, altri apertissimamente, che
tutte le religioni sono vere, in quanto opera dei geni religiosi che
noi chiamiamo profeti e dei quali Cristo fu il sommo” (cfr. Enciclica
“Pascendi”).
Giovanni Paolo II ha scritto 14
encicliche ma non tutte senza “errori”, come la “Veritate Splendor” di
spirito individualista, naturalista, non distinguendo mai la differenza
che c’è tra la Grazia e Ordine naturale.
La sua “Redemptor Hominis” ruota intorno
all’uomo anziché intorno a Dio. In essa, infatti, si riscontrano più di
354 volte la parole “uomo” e “umane”.
L’uomo… questo uomo, per Giovanni Paolo
II, è la prima via sulla quale la Chiesa deve incamminarsi per adempiere
la sua missione; l’uomo, quindi, è la prima e fondamentale via della
Chiesa… e che i «“diritti dell’uomo” divengano, in tutto il mondo, la
base di tutti gli sforzi tendenti al bene dell’uomo... perché la pace
dipende dal rispetto degli inviolabili diritti dell’uomo. Per questo,
“la via quotidiana della Chiesa è l’uomo e lo sarà sempre di nuovo”…».
Il prof. Wigand Siebel, di Saarbrûcken, in “Bedakreis”, n. 184, ottobre 1979, fece questa analisi:
«Questa enciclica non solo rappresenta
un’idea non più conciliabile con la Fede cattolica, cioè un’eresia,
perché essa separa pure le confessioni l’una dall’altra, facendo
un’inversione di rotta della Chiesa stessa. La Chiesa volge le spalle a
Cristo e si orienta verso l’uomo, si apre al mondo».
Questo ideale di Giovanni Paolo II verso
l’uomo, è proprio il contrario del programma di San Pio X: “Rinnovare
tutto in Cristo”. Il Santo Papa aveva previsto tutto quello che avviene
oggi, condannando, per questo, con l’enciclica “Pascendi gregis”, in cui
definisce il Modernismo come il bacino di raccolta e il veleno di tutte
le eresie, perché «esso tenta di minare le fondamenta della Fede e di
distruggere il cristianesimo»… La Chiesa del Vaticano II, invece di
occuparsi, in primis, dei “diritti di Dio”, si occupa dei “diritti
dell’uomo”… la méta che la Massoneria ha sempre sognato e perseguito,
per arrivare a quella “religione mondiale”, cementata dall’umana
fratellanza. Per questo, Giovanni Paolo II fu detto anche un “Papa
liberale”, più progressista di quanto non apparisse. E Indro Montanelli
Lo definì “un Papa sovvertitore”!
Giovanni Paolo II fu l’ideale di quel
“modernismo” quale fu voluto da Paolo VI; un “modernismo” che ha portato
allo sfascio della Chiesa. Basti confrontare le encicliche e i tanti
altri scritti di Giovanni Paolo II con gli altri Pontefici suoi
predecessori; come questi:
– mentre Papa Leone X aveva scomunicato Lutero, Giovanni Paolo II, invece, lo riabilitò ripetutamente, in vari modi;
– mentre il Sant’Uffizio condannò il
gesuita eretico e massone Teilhard de Chardin, Giovanni Paolo II lo lodò
e fece cardinale l’altro gesuita De Lubac.
– In Concilio si concentrava su un libro che trattava della “teoria di Marx”!
[...]
I SUOI FATTI E DETTI - (nella foto a sinistra la statuetta di Buddha
che Giovanni Paolo II fece collocare sul tabernacolo contenente il
Santissimo Sacramento, impedendo, invece, l'esposizione della statua
della Madonna - basterebbe questa eresia per abolire tutto il processo
farsa di beatificazione) - Prima del Vaticano II, il cammino per i
cristiani era indicato in Gesù Cristo, Via, Verità, Vita; con Giovanni
Paolo II, invece, fin dalla sua prima enciclica, ebbe a dire: «il
cammino della Chiesa è l’uomo!» Ora, sostituire l’uomo col Figlio di Dio
fatto Uomo, è una vera empietà! L’antropocentrismo laico di Giovanni
Paolo II Gli faceva come abbandonare la Chiesa per quella di “umanesimo
nuovo” che permettesse all’uomo moderno di ritrovare sé stesso, di
attivare alla rivendicazione dei “diritti dell’uomo” e di una “nuova
coscienza” di un destino comune che bisogna costruire insieme, se si
vuole evitare la catastrofe per tutti! Ma il “nuovo umanesimo” di
Giovanni Paolo II era un umanesimo indipendente dalla Grazia di Dio, da
Gesù medesimo, dal culto liturgico, dai Sacramenti, dallo Spirito
Santo, per cui la vita dell’uomo non è più la gloria di Dio, perché la
nuova funzione della Chiesa è solo quella di procurare la pace tra gli
uomini e ogni bene terrestre, e questo viene presentato come la via per
raggiungere i destini eterni.
In varie sue locuzioni pastorali,
Giovanni Paolo II sottolineò che le localizzazioni tradizionali “sotto
terra, in Cielo, all’Inferno, purgatorio, paradiso” sono immagini
improprie e che, per la Chiesa, l’inferno, il purgatorio e paradiso,
sono sempre state “condizioni dell’anima”. Infine, dopo aver cambiato la
Dottrina sociale, il Catechismo, il Diritto Canonico, la Santa Messa,
l’Ecclesiologia, l’Esegesi, la Liturgia, cambiò anche la dottrina
mariana.
La popolarità crescente di Giovanni
Paolo II durata 26 anni, vide il decrescere smisurato delle vocazioni
sacerdotali e religiose e il crollo del senso del sacro, fin quasi a
scomparire, come le sue Messe papali specie in Roma, che erano
caratterizzate da un clima da stadio: folle oceaniche, esaltazioni di
applausi, che Lui favoriva e promuoveva, moltitudine di concelebranti
con addobbi liturgici “creativi”, Suore con zainetti, scarpe da tennis…
Giovanni Paolo II fu un Papa super-star,
osannato da una massa di popolo facilone e sentimentale che Lo seguì
anche nelle “scampagnate pastorali”, disertanti, però, le chiese. Un
Papa che scappava sovente a sciare, anche durante le feste natalizie; un
Papa viaggiante, che faceva presentare le sue poesie, le sue opere
teatrali ed altre sue fatiche letterarie che nascondevano gli elementi
spirituali che appannavano i suoi doveri di Sommo Pontefice, sempre più
confusi con la laicità e sempre più sbiaditi fino a scomparire sotto
forme di comportamento borghese. Una religione, quindi, la sua, divenuta
sempre maggiormente una esibizione, a braccetto con i media.
È un “fatto”, comunque, che Giovanni
Paolo II ha perduto tutte le sue battaglie. Si pensi all’insuccesso dei
suoi appelli, all’insuccesso della sua lotta contro il comunismo,
all’insuccesso della sua guerra alla guerra, all’insuccesso delle sue
esortazioni alla Fede, alla pratica religiosa, alla secolarizzazione
crescente, alle chiese semivuote, fino a scendere in molte diocesi a
percentuali minime di presenza dei fedeli praticanti, ai suoi appelli
alla famiglia, alla crescita continua dei divorzi, delle coppie
omosessuali, alla riduzione impressionante della natalità, alle
sconfitte della morale sessuale, e via via, che fa pensare ai vuoti
profondi della vita religiosa, alle manifestazioni della sua
consistenza, del suo fallimento con tante zone d’ombra sulla sua figura,
che fanno pensare alle molte finestre che Egli ha aperto per far
entrare nella Chiesa tutte le eresie e tutti gli errori che hanno
sbranato le anime redente da Cristo!..
Ecco, ora, un flash della “mens
ecumenica” di Giovanni Paolo II: nel Concilio, Egli fu uno dei più
avanzati nelle discussioni sulla “libertà religiosa”. Da Papa, firmerà
“Concordati” che non proteggevano più la Chiesa, né la religione, né i
valori cristiani, ma che mettevano tutti alla pari. Era il suo
“relativismo religioso” che ha portato a considerare che “tutte le
religioni valgono e portano alla salvezza”! Ma è un errore dottrinale
che Giovanni Paolo II ripeterà nella sua enciclica “Redemptor hominis”,
dove osò dire che “Le diverse religioni sono altrettanti riflessi
dell’unica verità”, ignorando che la dottrina di sempre della Chiesa
insegnava che le diverse religioni sono state suscitate da Satana,
proprio per tentare di distruggere l’unica vera religione!
Si pensi anche a quel punto nero del suo
Pontificato, quale fu la sua copertura palese dell’eretico Movimento
ne-catecumenale di Kiko Argüello e della sua collaboratrice Carmen
Hernandez, che negano apertamente, nei loro Catechismi, il Sacerdozio
ministeriale, il Sacrificio della Croce e dell’Altare, la Presenza
reale, la Redenzione, ecc. ecc.
Mentre la “libertà di coscienza” dai
Papi Gregorio XVI e Pio IX era stata definita, nelle loro encicliche,
“puro delirio”, Giovanni Paolo II così si espresse a proposito: «Auspico
che si sviluppi il rispetto della “libertà di coscienza e di culto” per
ogni essere umano». (Conakry - Guinea, 25.2.1992, in “Osservatore
Romano” R 27-2-1992, p. 5).
In Africa, in Guinea, a Conakry, Egli
disse: «Auspico che si sviluppi il rispetto della libertà di coscienza e
il culto per ogni essere umano». (Cfr. “Osservatore Romano” 27.2.1993,
p. 5).
Da ricordare che questa “libertà di coscienza e di religione” sono le idee base del “sacerdozio massonico”.
Giovanni Paolo II ha viaggiato per un
quarto di secolo, procurando nel mondo accordo religioso tra la Fede
rivelata e tutte le altre fedi umane e persino diaboliche! Ha esaltato
il “teologo” Martin Lutero e cercato compromessi con la “Riforma
protestante”. Ha umiliato, dinanzi al mondo, la Santa Chiesa,
condannando il suo agire nella Storia, in difesa della vera Fede e
attribuendole colpe di singole persone.
Ha vietato il “proselitismo”,
rinnegando, così, l’impegno missionario della Chiesa, riducendolo a un
impegno sociale e, questo, per non offendere le altre fedi!
Ha ammesso che Cristo non fosse più il
RE delle Nazioni, dimentico del nostro canto cristiano: «Te Nationum
Oraesides honore tollant publico», appellandosi alla sola voce della
coscienza!
La prima conferenza religiosa della
storia della Chiesa, fu tenuta in Vaticano, con l’intervento personale
di Giovanni Paolo II, in veste di Presidente di una assemblea di quasi
mille rappresentanti di 15 fedi diverse, incluse le religioni indigene
dell’Africa, dell’Australia e dell’Oceania. Per la prima volta, sotto le
volte del Vaticano, in presenza del Papa, per ben due ore si
ascoltarono versi del Corano e versi ebraici e, poi, invocazioni per la
pace di scintoisti, buddisti e indù, intervallati da blues africani!
Il 7 febbraio 1982, all’Angelus
domenicale, Giovanni Paolo II disse: «… Nello stesso tempo, inserisco,
in questa preghiera, sia i loro fratelli musulmani, che abitano sulla
stessa terra, sia anche i numerosi animisti, testimoni della religione
africana tradizionale».
Il gesto di Giovanni Paolo II di
radunare ad Assisi, nel 1986, e presiedere le maggiori religioni del
mondo per una preghiera per la pace, è stato un gesto che provocò una
profonda indignazione e riprovazione, perché fu un’offesa a Dio nel suo
primo Comandamento, perché quel gesto ha negato l’unicità della Chiesa e
della sua missione salvatrice; perché quel gesto ha aperto decisamente
all’indifferentismo i fedeli cattolici; perché quel gesto ha anche
ingannato gli infedeli adepti delle altre religioni.
San Paolo non ha forse detto che questi
falsi “dei” sono degli angeli decaduti, ossia i demoni? «Ora, io non
voglio che voi entriate in comunione con i demoni. Non potete bere il
calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla
tavola del Signore e alla tavola dei demoni! » (cfr. 1 Cor. 20-21).
E ancora San Paolo scrive: «Non
lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto ci
può essere tra la giustizia e l’empietà, o quale comunione tra la luce e
le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Belial? Quale associazione tra un
fedele e un infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e gli
infedeli?» (11 Cor. 6. 14-15).
In questo Congresso-simbiosi delle
innumerevoli religioni furono presenti anche gli adoratori del serpente
Voodoo (quindi adoratori di Satana!) e anche quelli che non credono in
alcun “dio” preciso, profanando, così, la Basilica di S. Francesco.
Inoltre, per “non offendere” queste false religioni, fu impedito
l’ingresso nella Basilica alla statua della Madonna di Fatima e si
permise di far porre sull’altare, una statua di Budda… proprio sopra il
Tabenacolo!
Purtroppo, una tale profanazione (voluta
da Wojtyla!) si ebbe anche nella Basilica di S. Pietro, a Roma, e poi a
Bruxelles, a Bologna e in altre Diocesi, come nella Cattedrale di
Amiens…
Sull’Osservatore Romano del 3 febbraio
1990, si legge: «Siamo entrati col Vaticano II in un’epoca ecumenica… il
compito non è facile. Non si può rifare, in un breve periodo, quello
che si è fatto, nel senso contrario, in un lungo periodo».
Quindi è chiaro che Giovanni Paolo II
era contrario al “passato”, cioè alla “Tradizione della Chiesa”, ai
lavori fatti dai suoi predecessori…
Ma si sono viste, però, le conseguenze,
quali: l’apostasia delle Nazioni cattoliche; la diffusione delle sètte;
la sparizione graduale, ma continua, del sacerdozio: il “dialogo” che ha
ucciso l’imperativo di Cristo col suo “docete”; e così via tanto da
poter dire: Giovanni Paolo II fu il Papa più secolarizzato dei nostri
tempi moderni!
Giovanni Paolo II, durante una predica
di fronte ad una folla di 100.000 giovani, ribadì la necessità del
“dialogo” tra le religioni monoteiste, un chiodo fisso che, in essenza,
coincide con la strategia dell’Ordine satanico degli Illuminati di
creare un’unica religione mondiale, diretta dai vertici della
Massoneria, per realizzare il Governo mondiale. Da questa religione
mondiale, però, l’unica a perdere la sua identità sarebbe proprio la
Religione Cattolica!
Per questo, da Papa, Karol Wojtyla
continuerà a girare per il mondo leggendo discorsi sociali, dimentico
dei silenzi dei Martiri cristiani, e lasciando tutto come trovava, anche
le folle assetate, invece, di verità eterne!
Tutti i suoi gesti, detti “ecumenici”,
furono gesti che hanno sconcertato: come l’incontro con la sètta
dell’Alta Massoneria ebraica dei B’nai B’rith; come l’incontro con i
membri della massonica Commissione Trilaterale, come gli incontri con i
monaci protestanti di Taizè; come l’incontro con Hassan e l’Islam, a
Rabat, in Marocco, il 18 agosto 1985; come gli incontri con Dimitrios I,
nel dicembre 1987 e con Bartolomeo I, il 29 giugno 1987.
Sconcertante fu quel suo discorso ai
giovani musulmani, nello stadio di Casablanca, quando disse: «… Noi
crediamo nello stesso Dio, l’unico Dio, il Dio vivente…», «È di Dio
stesso che desidero, innanzitutto, parlarvi, di Lui, perché è in Lui che
noi crediamo, voi musulmani e noi cattolici…», «la Chiesa manifesta una
particolare attenzione per i credenti musulmani, data la loro fede
nell’unico Dio, e la loro stima della vita morale…».
No comment!
[...]
I SUOI FATTI E DETTI - (In foto a sinistra Assisi, 27 ottobre 1986.
Giovanni Paolo II col Dalai Lama). Il Dalai Lama, l’uomo più in vista
nell’incontro di Assisi dopo Giovanni Paolo II, è il sommo gerarca del
buddismo tibetano, e cioè di una religione atea. Lo dice egli stesso:
«Dal mio punto di vista si può dire con certezza che la teoria
socialista si avvicina molto alla dottrina buddista... buddismo e
socialismo negano entrambi l’esistenza di un essere superiore creatore
dell’universo». Per il buddismo, il reale è il vuoto assoluto e tutto
l’essere è illusione fantasmagorica del nostro “io”, che, a sua volta, è
auto-illusione, onde la liberazione a cui mira un buddista consiste
nell’annientamento dell’“io” nel “Nirvana”, poiché colui che si illude
di salvarsi attraverso le buone opere è nello stesso inganno di chi si
abbandona senza scrupoli alle passioni e ai vizi. A questo paradossale
insegnamento, che presenta il Bene come un inganno più sottile, e perciò
più temibile e malefico del Male, si ricollega il tantrismo buddista:
la “via” più alta di “salvazione” buddista, denominata “Vayarayana”,
(che significa “via dell’organo sessuale maschile”), si inquadra nella
categoria di quelle pratiche perverse che utilizzano i desideri e le
passioni dell’uomo sottoponendoli al controllo del distacco buddistico
che si raggiunge dedicandosi a riti osceni ed orgiastici. Sebbene non
tutte le scuole tantriche buddiste arrivarono nella prassi alle estreme
conseguenze, giustificando l’omicidio, la lussuria e l’ubriachezza
rituale, l’atto sessuale al di fuori di ogni vincolo coniugale, il
“coito rituale”, appunto, costituisce una pratica fondamentale del
buddismo iniziatico e del lamaismo in particolare.
Un’altra “via” assai importante del
tantrismo buddismo, tutta sustanziata di magìa, di demonismo e di
oscenità è il “Kalachakra”.
Questa iniziazione, nel suo insieme è
considerata segretissima e il Dalai Lama, che attualmente ne è il
depositario, la trasmette in modo molto parsimonioso, date le sue
caratteristiche e le forze psichiche che scatena nel discepolo; forze
oscure e divoranti che possono facilmente portare a chi le evoca a
perdersi nei meandri senza ritorno di una follìa popolata di forme
demoniache.
L’opera in versi che trasmette il
messaggio del “Kalachakra”, ai versetti 151 e 152, addita al disprezzo
dei suoi cultori Gesù di Nazareth, come maestro eretico di popoli
barbari!
In questo incontro inter-religioso, i
francescani di Assisi, in un eccesso di spirito ecumenico, ecologistico e
panteistico, si apprestarono ad allestire intorno alla Basilica di San
Francesco, una “Ara Viridis”, cioè un “Altare Verde”, una specie di
altare del Gran Dio Pan, che doveva essere pronto per il 1992, anno
della nascita dell’Europa dei Banchieri e delle Holdings.
Nel rituale del 32° grado della
Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato, il Gran Maestro rivolge
all’adepto queste parole: «Quando sarà venuto il tempo della mietitura,
quando saranno liberate le fondazioni le più profonde sulle quali tutte
le religioni riposano, forse queste fondazioni serviranno ancora una
volta di asilo, come una volta le catacombe e le cripte delle nostre
cattedrali. A coloro che, in un culto o nell’altro, aspirano a qualche
cosa di più puro, ciò che essi trovano nei loro riti, nei sacrifici,
negli uffici e nelle preghiere di quei circoli religiosi dove il destino
li ha portati... essi si lasceranno dietro le cose che si venerano o
che si insegnano nelle pagode indù, nelle vihara buddiste, nelle chiese
maomettane e nelle chiese cristiane. Ma ciascuno porterà con sé, nella
quiete della cripta, ciò che esso stima più alto, la perla più preziosa
della sua eredità. Questa cripta, stretta ancora e così oscura, è
tuttavia già visitata dal numero di coloro che fuggono il tumulto delle
folle, l’abbagliamento delle luci, il contrasto delle opinioni. Chissà?
Con il tempo crescerà forse in estensione e sarà più luminosa, fino a
che la cripta del passato diventerà, un giorno, la Chiesa
dell’Avvenire».
La giornata di Assisi del 27 ottobre
1986 fu forse l’alba di quel giorno? Forse fu allora che, sulla scia
dell’ecumenismo e dell’irenismo del Vaticano II, cominciò a venir meno
il “contrasto delle opinioni” e la cripta della Loggia massonica prese a
dilatarsi per divenire il tempio Universale del Nuovo Ordine Mondiale?
Nel giugno 1994, nel Corso di un
Concistoro segreto, Giovanni Paolo II fece conoscere i suoi progetti per
il gran Giubileo dell’anno 2000. E cioè: la Chiesa cattolica si unirà
ai rappresentanti delle religioni giudaica e musulmana, per pregare Dio
ai piedi del monte Sinai e domanderà perdono per i suoi “crimini”
passati: Inquisizione, Crociate… inoltre, verrà rifatto il Martirologio
Romano, inserendo i passati eresiarchi e scismatici. Alla cerimonia
pasquale, al Colosseo, Wojtyla mise alla pari, celebrando, l’immorale e
suicida Martin Lutero coi Martiri della Fede!..
Il 28 ottobre 1999, durante un incontro
inter-religioso, Giovanni Paolo II si fece chiamare “guida e guardiano
di tutte le religioni del mondo” e condannò “il fondamentalismo
cattolico”!
Il 10 novembre 1999, durante un incontro
inter-religioso, a Roma, Giovanni Paolo II dichiarò: «Nessuna cultura
(religiosa) può arrogarsi il diritto d’essere esclusiva». Questa è
un’autentica negazione dell’affermazione di Gesù Cristo: «IO SONO LA
VERITÀ, venuto al mondo per portarla!».
A New Delhi, in India, Giovanni Paolo II
pregò nel mausoleo di Gandi, che disse “uomo straordinario” e
raccomandando ai Vescovi del luogo di meditare i valori delle altre
religioni e di esprimere il Vangelo nella cultura e lo spirito dei
popoli dell’India… Poi, disse: «Noi siamo lontani dall’imperialismo
culturale e religioso di un Occidente che vorrebbe imporre le sue norme
per pensare e credere».
Si può dire che Giovanni Paolo II
annullò la “Missione” e l’apostolato della Chiesa, dicendo ai Vescovi
dell’Indonesia che «la Chiesa insegna che ogni forma di intolleranza
religiosa e proselitismo, compromette il fondamentale diritto alla
“Libertà religiosa”».
Ma questo è uno smantellamento dell’“euntes docete omnes gentes” di Gesù Cristo. Ma la “Nostra Aetate” lo impone egualmente!
Il 24 marzo del 2000, nella chiesa delle
“Beatitudini”, a Korazim, il luogo dove Gesù Cristo ha tenuto il
“Discorso della Montagna”, Giovanni Paolo II scelse di sedersi su un
trono con una croce capovolta, gravata sullo schienale.
Ora, la croce capovolta rappresenta un
classico simbolo usato dai peggiori nemici della Chiesa cattolica per
schernire la Redenzione data da Cristo; inoltre, questo è anche il
simbolo maggiormente usato dai “satanisti”!
Ma allora, che cosa si potrebbe dire di
questo comportamento di Giovanni Paolo II se non che fu un supporto
indiretto del satanismo?..
Giovanni Paolo II è sceso troppo nel
mondo, per cui la Chiesa di Wojtyla ha lasciato un vuoto spirituale che è
stato riempito da tutte le religioni e sètte più disparate: buddismo,
new age, Islam, sètte protestanti, occultismo, satanismo.
Ma l’uomo di oggi non aveva bisogno di
mondo, perché ne ha fin sopra i capelli!.. e tra qualche anno, lasciati
alle spalle l’entusiasmo sentimentale, che ha accompagnato l’intera sua
vita e la sua morte, il Pontificato di Wojtyla sarà ricordato come il
pontificato che ha assestato il colpo definitivo a una Chiesa quasi
morente!
Il 17 settembre 1980, a Mayence,
Giovanni Paolo II disse: «L’Antica Alleanza non è stata revocata da
Dio». Ma questa è un’eresia già denunciata da San Pietro e San Paolo,
come pure da San Tommaso d’Aquino.
Il 6 marzo 1982, da Roma, Giovanni Paolo
II invitò i cattolici a «ritrovarsi coi loro fratelli giudei, presso
l’eremitaggio comune». Ma non sapeva il Papa che i giudei sono
Talmudisti e, quindi, sono la “Sinagoga di Satana”… coloro che hanno
respinto, calunniato e fatto crocifiggere Gesù Cristo?
Il 24 giugno 1985, un documento
ufficiale del Vaticano invitava i cristiani a “unirsi ai giudei per
preparare assieme il mondo alla venuta del Messia” (sic! – DC 1900),
ossia la venuta del Messia dei giudei, l’Anticristo luciferiano!
Il 13 aprile 1986, nella grande Sinagoga
di Roma, Giovanni Paolo II recitò un salmo assieme al Gran Rabbino
(nemico giurato di Cristo) e che predica e professa tutte le aberrazioni
del Talmud.
Questa visita alla Sinagoga fu definita
da Giovanni Paolo II stesso: «Un avvenimento che trascende i limiti
dell’anno e va misurato nei secoli e millenni» (cfr. “Il Giornale” del 2
gennaio 1987 p. 2).
Nell’aprile 2000, Giovanni Paolo II rese
testimonianza del suo giudaismo, inserendo un messaggio nel “Muro del
Pianto”, a Gerusalemme, in cui accusò la Chiesa per dei pretesi crimini
contro i giudei e dichiarò “Gerusalemme, madre di tutte le Chiese”.
Giovanni Paolo II, un paladino del
Vaticano II, dopo essersi rimangiato quanto aveva ricordato a proposito
di Maometto, verità assolute storiche, sventolò festante il rosso
vessillo con la stella e la mezzaluna, allo scopo di invitare i Turchi
ad entrare copiosi in Europa, allo scopo di effettuare la conquista. A
proposito, poi, delle radici dell’Europa, si mostrò convinto che le
stesse radici non sarebbero propriamente cristiane, ma
“giudaico-cristiane”.
Giovanni Paolo II ha sempre espresso
stima per l’Islam in se stesso; ha sempre menzionati ai musulmani i
nostri “libri santi”; ha baciato persino il Corano; ha visitato il luogo
a loro sacro e si è seduto alla pari con loro, dando persino ad essi,
l’impressione che avesse apostatato.
L’11 dicembre 1984, Giovanni Paolo II
mandò un suo rappresentante a presiedere alla posa della prima pietra
della moschea di Roma, (quasi approvando la falsa religione dell’Islam,
che nega la divinità di Cristo e che ha sempre perseguitato e ucciso i
cristiani!)
Ecco una confidenza ecumenica del 12
dicembre 1986, fatta da Giovanni Paolo II al Gran Muftì di Siria Ahmed
Kaftaro, la più importante autorità religiosa musulmana mai venuta in
Italia: «Ogni giorno leggo un brano del Corano»!
Il 23 febbraio 1992, a Banjue (Africa)
Giovanni Paolo II affermò: «Tutti voi, Cristiani e Musulmani, siete
chiamati a fare delle vostre famiglie e della stessa società, luoghi in
cui Dio sia veramente presente, dove la giustizia e la pace esistono
veramente, e dove le persone siano mosse da uno spirito di amore e di
mutuo rispetto. Il mio messaggio ai giovani del Gambia è questo: “Siate
il sale della terra! Siate la luce del mondo!”» (“Osservatore Romano” 24
e 25.2.1998, p. 8).
[...] I SUOI FATTI E DETTI - Roma, 14
maggio 1999. Giovanni Paolo II bacia il Corano, nel quale la Santissima
Trinità è chamata “abominio”, i cristiani sono chiamati impuri e
infedeli e si incita a sottometterli e ad ucciderli (nell'archivio della
rassegna stampa vaticana la notizia misteriosamente scompare). Il 14
maggio 1999, ricevendo, a Roma, due dignitari musulmani iracheni,
Giovanni Paolo II baciò il Corano (sebbene questo Corano inciti a
uccidere i cristiani!).
Il 17 novembre 1980, in Germania, in un
tempio luterano, Giovanni Paolo II dichiarò: «Io vengo a Voi verso
l’eredità spirituale di Martin Lutero, esponendone la “profonda
spiritualità”». Egli che Lutero odiava la Messa cattolica e che mise a
ferro e a fuoco la Germania e l’Europa, che fece distruggere e profanare
migliaia di chiese e assassinare migliaia e migliaia di cattolici, di
preti, di religiosi?..
Il 25 maggio 1982, Giovanni Paolo II
partecipò al culto nella cattedrale anglicana di Canterbury, facendo
così, una grave infrazione al Diritto Canonico. Tempio luterano a Roma,
esprimendo il desiderio di rifare il processo a Lutero in maniera più
obiettiva, negando, così, anche l’inerranza della Chiesa in materia
religiosa e insultando la memoria di Leone X! Il 17 dicembre 1983,
Giovanni Paolo II visita la chiesa evangelica.
Il 24 febbraio 1986, Giovanni Paolo II
fece aderire la Chiesa cattolica al Consiglio Ecumenico delle chiese
protestanti (completamente in mano alla Massoneria!)
Il 15 ottobre 1986, in Francia, Giovanni
Paolo II andò tra la comunità di Taizè e poi dai carismatici
pentecostali di Paray le Monial, dove disse persino che il culto del
Sacro Cuore era fuori uso!..
Il 20 novembre 1994, a Roma, Giovanni
Paolo II concelebrò alla “Cena” luterana, assieme all’arcivescovo
luterano Verman, nel tempio luterano “Santa Caterina”. Nel 1999,
Giovanni Paolo II fece firmare un accordo con i luterani che, per la
“giustificazione” basta la sola fede, senza le opere!
L’8 agosto1985, Giovanni Paolo II
assisté, in Togo (Africa Occidentale), nella “foresta santa” di Lomè, a
delle cerimonie pagane; e pochi giorni dopo, Egli partecipò a dei riti
satanici, a Kara e Togoville.
Il 2 febbraio 1986, a Madras (India),
Giovanni Paolo II ricevette il “crisma” - sterco di vacca sacra! -
impressogli in fronte da una “sacerdotessa” di tutti quei satanassi che
si fanno chiamare collettivamente “Shiva”, cioé: Benevola! Da sapere che
quel gesto era una cerimonia iniziatica della religione fallica di
Shiva, ossia era un “sacramento luciferino” della trinità del
Brahmanismo! E il Papa, in questa occasione, aveva in testa la “mitria”
e, nella mano sinistra, il “pastorale-Croce”! Sempre in India, in un
discorso a Madras, Giovanni Paolo II riconobbe le “verità” (?!)
contenute nelle religioni indiane (“Il Giornale”, 6.2.1986).
Il novembre 1986, nelle Isole Figi,
Giovanni Paolo II bevve, da una noce di cocco, il “Kava”, una pozione
rituale alquanto tossica.
Nel settembre 1988, nel Togo (Africa),
s’incontrò e fece amicizia con gli stregoni Voodoo, adoratori dei
serpenti e praticanti orge sessuali e l’omicidio dei bambini.
Il 1° giugno 1990, Giovanni Paolo II
ricevette, per la quinta volta Tenzin Gytro, detto “Dalai Lama”,
sedicente reincarnazione di Budda. Giovanni Paolo II aveva messo a
disposizione di questo buddista una “Abbazia”!..
Il 25 febbraio 2000, al Cairo, Giovanni Paolo II organizzò una “Messa ecumenica”, con sei prelati di culti diversi!..
Il 10 maggio 1984, in Tailandia,
Giovanni Paolo II s’inchinò davanti al Capo supremo del buddismo, seduto
sul suo trono. Lui, il Papa, il Vicario di Cristo sulla terra!
LA
SUA "DOTTRINA MARIANA" - Dopo aver cambiato la dottrina sociale, la
Santa Messa, il Catechismo, il Diritto Canonico, l’Ecclesiologia,
l’Esegesi, la Liturgia, Giovanni Paolo II cambiò anche la dottrina sulla
Madonna. Il “Papa mariano” (!) negli ultimi suoi anni, si discostò
dalla Tradizione cattolica sulla “dottrina mariana”. All’udienza
generale del 25 gennaio 1996, Papa Giovanni Paolo II disse: «Gli esegeti
sono ormai unanimi nel riconoscere che il testo del Genesi, secondo
l’originale ebraico, attribuisce l’azione del serpente, non direttamente
alla “Donna”, ma alla sua discendenza». Anche qui, Giovanni Paolo II fu
contro la dottrina di sempre della Chiesa, Pio IX, infatti,
(23.04.1845), aveva scritto: «… La SS. Vergine gli schiaccia, col suo
piede immacolato, la testa». E San Pio X (8.9.1903), scrisse: «Maria,
che schiaccia la testa del serpente». Anche Pio XII (26.7.1954), in
Pont. Par. 652, scrisse: «L’Immacolata schiaccia coi suoi piedi il
serpente infernale ». (Cfr. “Osservatore Romano” 26 luglio 1954)
Nell’udienza generale del 30 maggio 1996, disse:
«A favore dell’Immacolata Concezione, si
cita sovente, come testimonianza biblica, il capitolo XII
dell’Apocalisse, nel quale si parla della Donna rivestita di sole (XII,
1). L’esegesi attuale converge per riconoscere in questa Donna la
comunità del popolo di Dio, che darà alla luce nel dolore il Messia
risuscitato».
È un altro stravolgere la dottrina che
la Chiesa aveva sempre insegnato. Pio XII, infatti, (1.1.1950), in Pon.
par. 597, così si esprimeva, diversamente: «I Dottori scolastici hanno
visto la Madre di Dio in questa Donna rivestita di sole…» (Cfr.
“Osservatore Romano” 1 gennaio 1950).
All’udienza generale del 24 aprile 1997, Giovanni Paolo II disse:
«Gesù, sulla croce, non ha proclamato
formalmente la Maternità Universale di Maria, ma ha instaurato un
rapporto materno, consacrato tra Lei e il discepolo preferito». (Cfr.
“Osservatore Romano” 24.04.1997)
Anche questa fantasiosa errata battuta
di Giovanni Paolo II è contro la dottrina mariologica di sempre. Leone
XIII, ad esempio, in “Octobri Mense” (22.09.1091), scrisse: «… Gesù l’ha
proclamato dall’alto della Croce, quando ha affidato alle sue cure e al
suo amore la totalità del genere umano nella persona del discepolo
Giovanni!».
Anche sui “titoli mariani”, Giovanni Paolo II, il 4 giugno 1977, all’Accademia Mariana Pontificia Internazionale, ebbe a dire:
«Una definizione dei “titoli mariani” di
“Avvocata”, “Corredentrice”, “Mediatrice” non è in linea con gli
orientamenti del grande testo mariologico del Vaticano II». (Cfr.
“Osservatore Romano” 4.5.1997)
Anche qui, Giovanni Paolo II fu contro la dottrina insegnata dalla Chiesa prima del Vaticano II.
Pio VII, ad esempio, il 19.2.1805, aveva
scritto: «… Accostiamoci al trono del suo divin Figlio come: Avvocata,
domanda; come Serva, prega; ma come Madre, comanda».
Anche Pio XI (8.5.1928) in una sua
allocuzione che tenne ai pellegrini di Vicenza, disse: «… Il Redentore
doveva, per forza di cose, associare sua Madre alla propria opera. È per
questo che Noi La invochiamo col titolo di Corredentrice. Lei ci ha
dato il Salvatore, lei Lo ha condotto alla sua opera di redenzione fino
alla Croce».
E Pio XII ha scritto: «… Egli ha voluto aggiungere sua Madre come Avvocata dei peccatori e Mediatrice delle sue grazie».
IL PRIMATO DI PIETRO - Nel 1967, Paolo VI aveva detto che il Papato è l’ostacolo maggiore per l’ecumenismo.
Nel 1993, il card. Joseph Ratzinger,
Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, in un
incontro presso il “Centro Evangelico”, sul tema dell’unità nella
pluralità, che prevede una riforma del Primato di Pietro, parlò di
“diversità riconciliata”, e cioè «nell’andare insieme... nella
disponibilità di imparare dall’altro e a lasciarsi correggere
dall’altro, nella gioia e gratitudine per le ricchezze spirituali
dell’altro, in una permanente essenzializzazione della fede, dottrina e
prassi...».
Nel 1997, Giovanni Paolo II dichiarò che
bisognava riformare il Primato di Pietro (d’istituzione divina) e
questo lo confermerà il 25 febbraio del 2000, in Egitto, chiedendo alle
autorità ortodosse e protestanti di “ridefinire” la sua funzione di Papa
(Incredibile!).
Giovanni Paolo II dichiarò apertamente a
“protestanti” e “ortodossi” la sua piena disponibilità a modificare il
modo di esercizio del Primato di giurisdizione, rinunciando ad
esercitarlo di fatto (cfr. Enc. “Ut unum sint”).
Giovanni Paolo II, infatti, tradì il
mandato affidato a Pietro ed ai suoi successori, quando dichiarò di
prendere atto che: «La questione del Primato del Vescovo di Roma è
attualmente divenuta oggetto di studio immedia- IL PRIMATO DI PIETRO
to…» e aderisce, quindi, alla raccomandazione del Consiglio Ecumenico
delle Chiese (organo protestante) affinché la Commissione “Fede e
Costituzione” dia l’avvio ad un nuovo studio sulla questione di un
“ministro (la minuscola è nel testo) universale dell’unità cristiana”,
che può anche non essere necessariamente il Papa della Chiesa cattolica.
Nel 1993, Giovanni Paolo II fece uscire
il suo “Diritto Canonico”, nel quale fece sparire le “Note dogmatiche”
della Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica, per farla diventare:
“Comunione, Ecumenismo, Collegialità”. In questa ottica, Egli declassò,
poi, la “Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana” a “Chiesa
di Roma, Chiesa di Pietro e Paolo”. (Cfr. “Ut unum sint” – 5.5.1995).
Giovanni Paolo II, inoltre, firmò
“Concordati” che non proteggevano più la Chiesa cattolica, la religione,
né i valori cristiani, che furono messi tutti alla pari. Ma Papa Pio
XI, invece, nella sua “Mortalium animos”, di questo ecumenismo che
prevede la riforma del Primato di Pietro, scrisse che questa teoria
ecumenista «spiana la via al naturalismo e all’ateismo» e prepara «una
pretesa religione cristiana che è lontana le mille miglia dalla sola
Chiesa di Cristo» e che «è la via alla negligenza della religione o
indifferentismo, e al modernismo» e che «è una sciocchezza e una
bestialità»!
La sua "teologia del corpo" - II l vero
Wojtyla lo si vede nell’apostasia delle Nazioni Cattoliche; lo si vede
nel fiorire delle sètte, nella sparizione graduale del sacerdozio,
nell’utopia del “dialogo” in contrasto con la verità.
Giovanni Paolo II, insomma, fu il Papa
più secolarizzato di tutti i tempi, e non certo uno “stinco di Santo”,
né asceta, né mistico, perché gli piaceva l’amore umano, amante com’era
della corporeità, giungendo fino ad abbracciare e baciare bambine,
ragazze e signorine, sempre desideroso e gioioso nel vederle ballare
davanti a Lui, creando spesso scene imbarazzanti e deplorevoli, e
giungendo fino a ballare lui stesso con loro, come fece nel suo viaggio
in Australia dove fece persino l’elogio del “Rock’ Roll”.
E questi scandali li volle anche in San
Pietro, cambiando persino lo stile dei Sinodi dei Continenti, con danze,
balli, canti africani e rumori di tam-tam, sempre con danzatori
seminudi; come avvenne per l’apertura del Sinodo Africano dei Vescovi;
ma fu così anche in tutti i Sinodi, sempre con scene di danzatrici e
danzatori semisvestiti…
E questo accadde persino nel periodo in
cui a Roma si faceva il “Giubileo”, quando in San Pietro Egli permise di
ballare agli uomini seminudi della Polinesia.
I suoi punti fondamentali di pensiero
sulla “teologia del corpo” erano di una apertissima comprensione sul
“sesso”, che confondeva con l’amore a tutti gli uomini, ignorando o non
accettando la loro conversione all’unica eterna verità del Vangelo,
dimentico del detto di Gesù: «cielo e terra passeranno, ma le mie parole
non passeranno» (Mc. XIII, 31).
Nel 1983, Giovanni Paolo II, parlando
della “teologia del corpo”, disse che «la “verginità” come tale, non è
superiore al matrimonio, perché la sua spiritualità è data
dall’esercizio della carità».
L’8 maggio 1984, nella “Nuova Guinea”, Giovanni Paolo II permise che una studentessa in topless leggesse l’epistola, alla Messa.
Giovanni Paolo II iniziò il suo apostolato non di fede e di virtù, ma di rapporti sessuali.
Questo fu un argomento che Egli ebbe sempre a cuore, sia parlando sia scrivendo.
Il 13 gennaio 1982, nell’udienza
pubblica del mercoledì, rivelò che la scoperta personale e mutua, cioè
il mettere a nudo la mascolinità e la femminilità, costituiscono per Lui
la maggiore rivelazione dell’essere umano, per sé e per gli altri.
L'essere umano sarebbe risuscitato
conservando ancora i suoi attributi di mascolinità e di femminilità,
ciascuno con il proprio sesso.
Quindi, per Giovanni Paolo II, il nuovo
stato di vita eterna sarà nella stessa linea della vita che gli uomini
avevano nel Paradiso perduto.
Mentre Gesù disse che il matrimonio e la
procreazione cesseranno con la risurrezione, Giovanni Paolo II, invece,
disse che la dualità coniugale è l’immagine e rassomiglianza della
Trinità divina.
Ma allora, il sesso sarebbe immagine e
rassomiglianza delle “processioni” delle Persone divine nel senso della
vita trinitaria; e come Dio è Trinità in Uno, l’uomo e la donna sono una
carne sola. Sinceramente, questo sproloquiare di Giovanni Paolo II è
tutto un vaneggiare da squilibrato.
Infatti, come può essere possibile un’esperienza coniugale fuori del matrimonio, fuori della procreazione?..
E come potrà essere la stessa unione dei “due” in una sola carne?
E come potrà esserci la visione beatifica di Dio assieme alla gioia erotica?..
Ma Giovanni Paolo II ha detto: «La
nostra eredità sarà un erotismo eterno; l’erotismo attuale è il nostro
compito; l’erotismo celeste è il nostro obiettivo».
Ma quale sarà, allora, l’amore in Cielo?..
Questo sragionare di Giovanni Paolo II
ignora che San Paolo ai Galati e ai Romani aveva parlato di anatema e di
maledizione contro tali errori e i loro fautori, perché «in Cielo non
vi sarà più né uomo né donna, ma tutti saranno un essere solo in Cristo »
(Gal. 3).
Giovanni Paolo II, invece, si abbandonava alla sua ossessione erotica, fino a farne una sua dottrina di continua predicazione.
Impossibile, quindi, accettare questa
insulsaggine di Giovanni Paolo II e cioè che in Paradiso l’erotismo
costituirà il fondamento della comunione dei Santi, quando Gesù stesso
nel suo Vangelo disse:
«Alla risurrezione (….) non prenderanno
moglie né marito, ma saranno come Angeli nel cielo» (Mc. 12,25). E in
San Matteo e in San Luca: «… sono uguali gli Angeli e, essendo figli
della risurrezione, sono figli di Dio» (Lc. 20,36).
Questi
“fatti” e “detti” di Giovanni Paolo II costituiscono un sicuro motivo
per giudicare la proposta di “beatificazione”, superficiale,
semplicistica e carente di un’indagine seria e di un’analisi
approfondita sulla sua personalità recente e remota, anche se questa
proposta è stata dichiarata “auspicabile” dall’attuale Papa Benedetto
VXI. Penso sia sufficiente chiudere questi “fatti” e “detti” storici, e
di tanti altri che si potrebbero aggiungere su questo discutibilissimo
Papa polacco. Un Papa che tanto ha abusato della cristianità,
trascinandola al servizio dell’uomo e non al servizio di Dio, da farci
ricordare la profezia di Pio XII: «Verrà un giorno in cui il mondo
civile rinnegherà Dio!». Voglio chiudere con quello che scrisse il
grande scrittore Indro Montanelli, dopo un colloquio che ebbe con
Giovanni Paolo II, e dopo averlo detto “un Papa sovvertitore”,
chiedendosi: «… ma quale Chiesa ha in mente?.. verso quale tipo di
Chiesa, papa Wojtyla intende avviare quella cattolica?..».
Ecco le parole di Indro Montanelli: «In
un colloquio avuto con Giovanni Paolo II nel suo appartamento privato
(…), capii, o credetti di capire, che quel Papa avrebbe lasciato dietro
di sé un cumulo di macerie: quelle della struttura autoritaria e
piramidale della Curia Romana.
Ora, mi sembra di capire che quella
intuizione vagamente catastrofica peccava, sì, ma per difetto; quelle
che Papa Wojtyla si lascerà dietro, non sono le macerie soltanto della
Curia, ma della Chiesa, almeno di quella che da duemila anni siamo
abituati a considerare tale e ci portiamo anche noi, laici, nel sangue».
(Indro Montanelli – “Corriere della sera”, 9 marzo 2000).
Altro che metterlo sugli altari!..
GIOVANNI PAOLO II NELLE FIAMME
Ora, dopo aver letto questo Numero
Speciale su Giovanni Paolo II, credo che più nessuno griderà più
quell’ingenuo e superficiale “SANTO SUBITO!”, ma rifletterà, invece, su
quella “foto” scattata a Beskid Zywiecki, villaggio polacco vicino alla
città natale di Giovanni Paolo II, alle ore 21,37 dello stesso giorno,
nell’ora esatta in cui mori l’allora Giovanni Paolo II.
È un “segno”, comunque, anche per il
luogo e per il momento in cui fu scattata, vedendo l’immagine di
Giovanni Paolo II dentro fiamme di fuoco, modo di manifestarsi dei
demoni delle anime dell’inferno!
Se fosse vera quella visione che Wojtyla
non gode della visione beatifica, non sarebbe errato dire che quel
Papa, in vita, perse tutte le sue battaglie e che tutti i suoi viaggi,
accompagnati da folle oceaniche, coprivano solo i vuoti profondi della
sua missione di Vicario di Cristo!
La
beatificazione di Giovanni Palo II, avvenuta oggi, rappresenta di fatto
un precedente mai verificatosi nella Chiesa e, in sé, contiene tutta
una serie di "precedenti" che vanno praticamente a definire la fine di
un'epoca e l'ascesa dei nuovi valori di protestantizzazione della
Chiesa. Abbiamo già scritto molto e pubblicato più di 30 articoli,
surrogati da documentazione inconfutabile, dai quali ben si evince il
fatto che Giovanni Paolo II non solo non ha dimostrato in vita alcuna
virtù eroica per cui essere beatificato, ma ha taciuto in tante
occasioni ed ha ostacolato la Parola di Dio ed il Magistero Tradizionale
con tutta una serie di comportamenti ed azioni che hanno generato
confusione e contribuito alla diffusione di tante "piccole eresie". Non
mi si condanni per quello che sto scrivendo e non si pensi che io mi
ritenga in grado di "pontificare", ma si leggano le mie parole come
dovuto diritto di critica che ogni Cattolico ha il dovere di esprimere
in circostanze che risultano essere poco chiare o poco ortodosse.
E' bene anzitutto premettere che dal
Concilio Vaticano II e successivamente con pieno appoggio di Giovanni
Paolo II è stata abolita la figura voluta dal Diritto Canonico del
sacerdote investigatore, comunemente chiamato l'Avvocato del Diavolo,
presente in ogni causa di beatificazione e canonizzazione, deputato alla
verifica effettiva di atti, fatti e parole del "candidato".
Certo, ancora oggi le suddette procedure
sono ben verificate ed analizzate dalla Congregazione per le Cause dei
Stanti, tuttavia è inutile voler smentire il dato di fatto che "tutto è
diventato più semplice" ed in seguito vi spiegherò il perché.
Facendo una semplicissima analisi delle
beatificazioni e delle canonizzazioni, come si può apprendere dal
volume: Congregatio de Causis Sanctorum, “Index ac Status Causarum”,
Città del Vaticano, 1999, che registra i santi, i beati e i servi di Dio
e venerabili proclamati tali a partire dalla fine del Cinquecento, in
ordine cronologico, ecco qui di seguito quanti santi hanno canonizzato
ciascuno i papi dell’ultimo secolo:
Pio X (1903-14) 4
Benedetto XV (1914-22) 3 Pio XI (1922-39) 34 Pio XII (1939-58) 33 Giovanni XXIII (1958-63) 10 Paolo VI (1963-78) 84 Giovanni Paolo I (1978) 0 Giovanni Paolo II (1978-2005) 482
Durante il pontificato di Giovanni Paolo
II, sono stati canonizzati 1.338 beati e proclamati 482 santi. Questo
dato è a dir poco allarmante perchè, conti alla mano, dal 16 Ottobre
1978 fino al 2 Aprile 2005, Giovanni Paolo II oltre a viaggiare il
mondo, a scrivere 14 Lettere encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11
Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche, ha anche trovato il
tempo e le risorse umane per avviare e portare a conclusione ben 1820
processi di canonizzazione/beatificazione.
Non so voi, ma io svariate volte ho
avuto il piacere di accedere alla sede della Congregazione per le Cause
dei Santi e, dopo essere riuscito ogni volta letteralmente a "smarcarmi"
di tutti i parenti dei vari defunti in cerca di beatificazioni
semplici, ho potuto notare che non ero entrato in una caserma con
migliaia di postulatori al lavoro, ma in un semplice palazzo con qualche
centinaio di dipendenti. A voi le conclusioni!
Non voglio parlare assolutamente di
canonizzazioni, dato che da Magistero, dovrebbero godere
dell'infallibilità divina, ma mi voglio soffermare sulle beatificazioni.
La beatificazione nel Cattolicesimo è il riconoscimento formale, da
parte della Chiesa, dell'ascensione di una persona defunta al Paradiso e
la conseguente capacità di intercedere a favore di individui che
pregano nel nome della persona beatificata, la quale però non può ancora
rientrare formalmente tra i santi, il che richiede un processo più
lungo, la canonizzazione.
A proposito di beatificazione, bisogna
anche ricordare che è d'obbligo attendere 5 anni dalla morte del
candidato per poter dare inizio all'iter procedurale e, una volta
effettuate le dovute ricerche (che comunque non possono durare meno di 5
anni), la Chiesa teoricamente potrebbe proclamare il beato di turno.
Dato che il lungo pontificato di
Giovanni Palo II è durato quasi 30 anni, mi si spieghi materialmente
come è possibile con poche centinaia di persone impegnate in questo
arduo compito, proclamare ben 1820 tra santi e beati, escludendo dal
conto la moltitudine di venerabili, martiri e testimoni. A casa mia
questa si chiama "fabbrica della beatificazione" e perchè?
Semplicissimo: la Chiesa negli
anni di pontificato di Wojtyla, uomo assolutamente non in grado di
contrastare il modernismo e la secolarizzazione, è dovuta scendere a
compromessi e concedere tutta una serie di contentini per mantenere il
proprio predominio.
Questa, ovviamente, è la mia semplice
opinione personale e per tale va letta, tuttavia ho il dovere di
ricordare al buon Cattolico che Cristo ci ha insegnato a non scendere a
compromessi col mondo, bensì a lottare senza se e senza ma contro lo
spirito di questo Mondo, che è nelle abili mani del Demonio.
E' troppo comodo acclamare una figura
diplomatica che raramente ha saputo dire NO ed è normalissimo ricevere
consensi quando non ci si esprime mai negativamente e si cerca
diplomaticamente il consenso. Ma non era Gesù che ci insegnava a dire
"si, si o no, no", non era Gesù che diceva di essere sempre trasparenti
perchè tutto ciò che sarà detto nell'oscurità delle tenebre, prima o poi
verrà alla luce? A voi lascio le risposte!
Altro dato inquietante è il seguente: il
28 aprile 2005, il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso la dispensa
dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della
Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La Causa è
stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal Cardinale Camillo
Ruini, Vicario Generale per la diocesi di Roma. Mi domando e dico se
nella attuale Chiesa esistano beati di serie A e beati di serie B, se
non ricordo male, Gesù predicava l'uguaglianza tra gli uomini.
Ironicamente propongo la beatificazione
di mio nonno, che fu tabaccaio, grande lavoratore, padre di 4 figli,
onesto, compassionevole, generoso, amato da tutti ed anche Cattolico
integerrimo, nonché devoto di Padre Pio. Mi accontenterei anche di
essere nipote di un "venerabile".
... Dimenticavo, mio nonno in quanto
tabaccaio vendeva sigarette, dunque non possedeva virtù eroiche, un pò
come fecero con il grande Leone XIII, non beatificato perchè usava
tabacco da sniffo...
L'analisi è molto semplice e sotto gli occhi di tutti:
la Chiesa, non più in grado di affermare
la superiorità di Dio in un'epoca di grande progresso e di
secolarizzazione, è alla ricerca di consensi semplici ed immediati, un
po' come fanno i politici quando regalano posti di lavoro in cambio di
voti.
Mi si perdoni se posso sembrare troppo
audace nelle mie dichiarazioni ma, da Cattolico, sono obbligato a far
notare questi meccanismi che vanno evidentemente contro la Tradizione ed
il Magistero. Oggi in Piazza San Pietro c'erano più di un milione di
fedeli per questa beatificazione, bene, se sono dei Cattolici osservanti
dovrebbero ricordare la prima Lettura, la seconda Lettura ed il Vangelo
di oggi. Provate ad interrogarli e, se c'eravate od avete assistito
alla Santa Messa di oggi, provate a fare mente locale.
Vi ricordate le Lettura di oggi? La
risposta è no, perchè tutta l'attenzione e l'entusiasmo erano
indirizzati alla beatificazione e non alla reale gioia che deve essere
sempre e solo la Parola di Dio.
Al Santo Padre ricordo che ai tempi
dell'arianesimo, nonostante 2/3 dei Vescovi tradirono, la Chiesa rimase
piccola ma fedele alla Dottrina e, piano piano, con l'aiuto di Dio, è
riuscita a riconquistare anime. Non è, dunque, importante il numero dei
fedeli, bensì la qualità. La Chiesa attuale si vanta di avere più di un
miliardo e duecento milioni di fedeli nel mondo, tuttavia le ultime
inchieste proposte da Bruno Vespa a Porta a Porta ci fanno vedere come
più dei 20% dei Cattolici praticanti crede nella reincarnazione e non
crede nell'esistenza del Purgatorio. Ma di cosa stiamo parlando, di
Fede, di Dottrina o di share, di mercato, di globalizzazione, di risorse
umane. Che fine ha fatto il chiarissimo Catechismo di San Pio X, con
domande e risposte chiare? E' stato sostituito dal diplomatico
Catechismo di Giovanni Paolo II, che lascia ampio margine ad ambiguità,
che è scritto in maniera politicamente corretta ed ha la sola finalità
di aumentare lo share, a discapito della Tradizione e della reale Fede.
E poi ... leggo sui giornali che una
donna dichiaratasi Cattolica, voleva denunciare il Frate che non le
aveva dato l'assoluzione perchè conviveva con un uomo spostato e
divorziato. Questa non è Fede, questa è ignoranza.
Ma veniamo, per concludere, ad un'altra
carnevalata della Chiesa post Conciliare: per sistemare la salma di
Giovanni Paolo II, il Vaticano per la prima volta in 2000 anni di
storia, ha ben pensato di sfrattare un altro Papa dalla sua sepoltura.
Da non crederci, ma è vero. Stiamo parlando di Papa Innocenzo XI, beato
dal 1956, che fu Vescovo di Roma per 13 anni, fino al 1689. al secolo
Benedetto Odescalchi, uomo grande, che sopravvisse alla peste. La sua
accorta politica economica, la lotta alle frodi, la distribuzione di
viveri e denaro ai poveri e il calmiere dei prezzi, ridiedero vita
all'economia ferrarese afflitta da una prolungata carestia, tanto che
sui muri della città emiliana si scrisse «Viva il cardinale Odescalchi,
padre dei poveri». Innocenzo non perse tempo nel dichiarare e
manifestare nella pratica il suo zelo di riformatore dei costumi e
correttore degli abusi amministrativi. La forte statura morale di papa
Odescalchi fu evidente fin dai primi giorni di pontificato. La cerimonia
d'incoronazione, avvenuta il 4 ottobre 1676, fu infatti singolarmente
semplice e modesta, perché il nuovo papa volle che il denaro che si
sarebbe potuto risparmiare in tale occasione fosse distribuito alle
chiese e ai poveri di Roma. Egli cercò di abolire le sinecure e cercò di
innalzare anche i laici ad un più alto standard di vita morale.
[Wikipedia - Storia dei Papi]
Lascio a voi le risposte, ricordandovi
che la beatificazione non gode di infallibilità papale, in quanto è atto
diocesano, dunque è contestabilissima.
Dopo
aver pubblicato circa 25 articoli, ben documentati ed inconfutabili, in
collaborazione con il teologo ed ex agente segreto Vaticano Don Luigi
Villa, circa le eresie e le apostasie compiute da Giovanni Paolo II,
vogliamo procedere in questa opera di retta evangelizzazione facendo
presente un caso gravissimo: "il segreto bacio del Papa al Corano". Come
tutti sappiamo, l'apologetica Cattolica ci impone la retta obbedienza
anzitutto al Magistero Tradizionale e ci insegna ad emulare la vita dei
Santi e dei Martiri della Fede. Premesso ciò e premesso che migliaia di
Cattolici si fecero uccidere e continuano a morire nel mondo, piuttosto
che accettare il testo satanico del Corano che i Mussulmani vorrebbero
imporre, Giovanni Paolo II in data 14 Maggio 1999 ben pensò di baciare
il Corano, in barba a tutta la Tradizione e ridicolizzando il Sangue dei
Martiri. Non so se in molti sanno che Giovanni Paolo II, inoltre,
dichiarò che amava leggere ogni giorno una "sura" del Corano (o
capitoletto) e, se vi è mai capitato di leggere questo libro ispirato da
Satana, potete ben leggere che inneggia alla morte del Cristiano
infedele, inneggia alle conversioni con l'uso della violenza, nega tutti
i dogmi di Fede Cattolica e, addirittura offende ripetutamente la
Vergine Maria.
Basti pensare al fatto che Papa Leone XIII, il grande, non fu beatificato perché ogni tanto usava il tabacco da sniffo.
Veniamo alla notizia ufficiale:
"Bidawid, il Patriarca caldeo di
Baghdad, dal Papa". Il 14 maggio Giovanni Paolo II ha ricevuto in
udienza una delegazione interreligiosa irachena, guidata da Raphael I
Bidawid, Patriarca cattolico di Babilonia dei Caldei (nella foto, alla
destra del Papa), e composta dall’imam sciita della moschea di Kadum,
Hussein Ismail Hayder Al-Sader (col copricapo nero), dal presidente
sunnita del Consiglio di amministrazione della Iraqi Islamic Bank, Abdul
Latif Hemin Mohammed (col copricapo bianco), e da un rappresentante del
Ministero del Culto (in giacca). Scopo della visita, ha dichiarato il
portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls, «era di rendere omaggio a Sua
Santità e ringraziarlo per la sollecitudine con la quale segue le sorti
dell’intera popolazione dell’Iraq». Lo stesso portavoce non ha fatto
cenno all’ipotesi di un viaggio del Papa in Iraq, per visitare Ur dei
Caldei, la città dove secondo la tradizione nacque Abramo, che pure è
allo studio. A fine maggio il patriarca Bidawid ha comunque dichiarato:
«Dopo l’udienza [del 14] ho subito inviato al governo iracheno una
raccomandazione perché compia il passo ufficiale dell’invito alla Santa
Sede per il viaggio del Papa». [Fonte 30 Giorni - Notizie brevi]
Orbene, nella stessa occasione fu
consegnata a Giovanni Paolo II una copia del Corano ed egli avidamente
la baciò. Ma veniamo allo scoop clamoroso. Il Vaticano ha ben pensato di
far scomparire la notizia dal suo sito ufficiale, difatti, al link
riguardante l'Udienza del 14 Maggio 1999 non è presente alcun
riferimento ai personaggi Mussulmani presenti. Il link è il seguente:
[ http://press.catholica.va/news_services/bulletin/news/4881.php?index=4881&po_date=14.05.1999&lang=it ]
Con inganno, dunque, ecco cosa dice la Sala Stampa Vaticana:
"LE UDIENZE
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza: • Sua Beatitudine Raphaël I Bidawid, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq), e Seguito; • S.E. Mons. Luigi Travaglino, Arcivescovo tit. di Lettere, Nunzio Apostolico in Nicaragua; • Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Kenya, in Visita “ad Limina Apostolorum”: S.E. Mons. Raphael S. Ndingi Mwana’a Nzeki, Arcivescovo di Nairobi; S.E. Mons. John Njenga, Arcivescovo di Mombasa; S.E. Mons. John Christopher Mahon, Vescovo di Lodwar. Il Santo Padre ha ricevuto oggi in Udienza: - S.E. Mons. Julián Herranz, Arcivescovo tit. di Vertara, Presidente del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi, con S.E. Mons. Bruno Bertagna, Vescovo tit. di Drivasto, Segretario, e con il Rev.do P. Marino Maccarelli, O.S.M., Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio." AL MOMENTO, STANTE ANCHE IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI GIOVANNI PAOLO II, LA SITUAZIONE SEMBRA SOLO ESSERE PIU' GRAVE, ANZI, MOLTO PIU' GRAVE. LA CRISTIANITA' TUTTA HA BISOGNO DI SAPERE LA VERITA'.
Info sull'autore del dossier, approfondimenti e foto (clicca per scaricare i PDF):
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