In
ambienti progressisti (modernisti) ed eticamente malsani (acattolici)
si nega ereticamente l'esistenza di Satana, del male e del Maligno,
tuttavia noi sappiamo, per dato certo ed inerrante, che Satana è
un'entità angelica decaduta che, con gli altri angeli traditori, tenta e
induce l'uomo al male ed al peccato; il fine unico è indurre l'uomo
alla dannazione per sottrarre l'anima all'eterna visione beatifica
di Dio (portarla all'Inferno). Satana è realtà concreta, non è
astrazione od invenzione e, come già definito dall'incorrotto Magistero
universale e dalla Scrittura, il ricondurre Satana ed il male a private
inclinazioni od a figure meramente simboliche è eresia anticattolica.
Cosa significa, quando recitiamo il Pater, la richiesta di grande aiuto
"ma liberaci dal Male"? Perché i fedeli capiscano il valore e lo spirito
di questa domanda, si spieghi loro che non preghiamo di essere liberati
da tutti i mali, poiché ci sono cose credute generalmente mali che invece sono utili a chi le patisce, come
quello stimolo inflitto all'Apostolo, affinché potesse rendere più
perfetta, con l'aiuto di Dio, la sua virtù nella debolezza (2 Cor
12,7.9). Se l'efficacia di queste cose viene conosciuta, i giusti le
accoglieranno con sommo piacere, piuttosto che chiedere di esserne
liberati.
Perciò noi (scrive San Pio V) qui deprechiamo
soltanto quei mali che non possono arrecare all'anima nessun vantaggio,
non già gli altri, se deve derivarne qualche frutto salutare.
Questa preghiera, dunque, intende chiedere che, come
noi siamo stati liberati dal peccato e dal pericolo della tentazione, lo
siamo anche dai mali interni ed esterni; che siamo immuni dall'acqua,
dal fuoco, dalle folgori; che la grandine non rechi danno alle messi, né
ci angustino la carestia, le sedizioni, le guerre.
Chiediamo inoltre a Dio che tenga lontane da noi le
malattie, la peste, il saccheggio, le catene, il carcere, l'esilio, i
tradimenti, gli agguati e ci eviti tutti gli altri mali, per i quali
specialmente la vita umana suole svolgersi nel terrore e nell'affanno,
ed elimini le cause di atti disonorevoli e di delitti. Ne solo
invochiamo che siano lontani da noi quelli che sono mah per consenso
generale, ma domandiamo anche che quelle cose che quasi da tutti sono
ritenute come beni, quali le ricchezze, gli onori, la salute, la forza,
la vita stessa, non siano volte al male e alla morte dell'anima nostra.
Preghiamo anche Dio di non esser vittime di morte
improvvisa (in stato di peccato mortale), di non provocare su di noi la
sua collera (la collera di Dio è un concetto dogmatico), di non
incorrere nei supplizi che sovrastano gli empi, di non essere avvolti
nel fuoco del Purgatorio, dal quale invochiamo devotamente e piamente
che gli altri pure siano liberati.
La Chiesa interpreta, tanto nella Messa quanto nelle
Litanie, questa Preghiera, nel senso che da noi vengano tenuti lontani i
mali passati, presenti e futuri.
La bontà di Dio ci libera dal male non in un solo
modo, ma trattiene le tante sventure che ci sovrastano, come leggiamo
aver salvato il grande Giacobbe dai nemici che l'uccisione dei Sichimiti
aveva eccitati contro di lui. E scritto infatti: "II terrore di Dio
invase tutte le città d'intorno e non osarono inseguire quelli che si
ritiravano" (Gn 35,5).
Così tutti quelli che in cielo regnano con Cristo
Signore sono stati liberati da ogni male per opera di Dio e se egli non
vuole che noi, viventi ancora in questo pellegrinaggio, siamo sciolti da
qualunque affanno, ci sottrae però a non pochi di essi, quantunque
siano quasi una liberazione dai mali le consolazioni che Dio da a volte
ai colpiti dalla sventura. Di queste si consolava il Profeta dicendo:
"Secondo la moltitudine dei miei dolori nel mio cuore, le tue
consolazioni hanno allietato l'anima mia" (Sal 93,19).
Dio inoltre libera gli uomini dal male quando,
versando essi in grandissimo pericolo, li conserva integri e incolumi,
come accadde a quei fanciulli gettati nella fornace ardente e a Daniele:
questi non fu affatto toccato dai leoni (Dn 6,22) né quelli dalle
fiamme (Dn 3,21).
Il male dal quale chiediamo di essere liberati è specialmente il demonio
Malvagio in modo speciale è il demonio, secondo san
Basilio Magno, san Giovanni Crisostomo e sant'Agostino, perché
istigatore della colpa degli uomini, cioè del delitto e del peccato.
Dio si serve anche di lui come di suo ministro per
far scontare le pene agli scellerati e facinorosi; poiché da Dio vengono
agli uomini tutti i mali (altro dogma di fede) che soffrono a causa dei
loro peccati.
In questo senso si esprimono le Sacre Scritture:
"Potrà esserci nella città un male che Dio non abbia mandato?" (Am 3,6).
"Io sono il Signore, io non un altro, che formo la luce e creo le
tenebre, faccio la pace e creo il male" (Is 45,6.7).
Ma il demonio è chiamato "cattivo" anche per questo:
sebbene noi non gli abbiamo fatto alcun male, tuttavia ci fa perpetua
guerra e ci perseguita senza tregua con odio mortale. Che se egli non
può nuocere a noi, muniti come siamo di fede e d'innocenza, tuttavia mai
pone fine alle sue tentazioni con mali esterni e con qualunque altro
mezzo nocivo; perciò preghiamo Dio di liberarci dal male.
Diciamo dal male, non dai mali, perché appunto quei
mali che ci vengono dal prossimo li attribuiamo al demonio (altro dogma
di fede) come al vero autore e incitatore di essi.
Perciò non dobbiamo andare in collera contro il
prossimo, ma rivolgere tutto l'odio e l'ira contro Satana, dal quale gli
uomini sono spinti a offenderci. Se pertanto il prossimo ti offenderà
in qualsiasi modo, nelle tue preghiere a Dio Padre chiedigli che non
solo ti liberi dal male, ossia dalle offese che il prossimo ti avrà
fatte, ma anche che strappi questo tuo stesso prossimo dalle mani del
demonio, per la cui istigazione gli uomini sono indotti al male.
Come sopportare i mali
Si deve poi notare che se noi in seguito a preghiere e
a voti non siamo liberati dal male, abbiamo il dovere di sopportarlo
con pazienza, certi di renderci graditi a Dio tollerandolo. È male
quindi sdegnarci o dolerci che Dio non esaudisca le nostre preghiere;
tutto si deve attribuire alla sua volontà, pensando che sia utile e
salutare solo ciò che a Dio piace (altro dogma di fede), non quello che a
noi sembra bene.
Si devono infine esortare i buoni fedeli a
rassegnarsi alla necessità di sopportare, nel breve corso della vita
terrena, le contrarietà o le sventure di qualsiasi genere con animo non
solo sereno, ma lieto: "Poiché tutti quelli che vogliono santamente
vivere in Gesù Cristo soffriranno persecuzione" (2 Tm 3,12).
Ancora la Scrittura afferma: "Per via di molte
tribolazioni dobbiamo arrivare al regno di Dio" (At 15,21). "Non doveva
forse il Cristo patire tali cose e cosi entrare nella sua gloria?" (Lc
24,26).
Sarebbe ingiusto che il servo fosse più favorito del
padrone, come è vergognoso, secondo san Bernardo, che vi siano membra
delicate sotto un capo coronato di spine (Sermo de omn. sanct., 5, 9).
Insigne esempio, raccomandato all'imitazione, è
quello di Uria che, alle esortazioni di David di restare in casa, disse:
"L'arca di Dio e Giuda e Israele abitano sotto le tende e io entrerò
nella mia casa? " (2 Sam 11,11).
Se con tali pensieri e meditazioni noi andiamo a
pregare, otterremo che, sebbene cinti da ogni parte di minacce e
attorniati di mali, resteremo inviolati come i tre fanciulli rimasti
intatti nel fuoco e certamente potremo sopportare con energia e costanza
le avversità, come i Maccabei. Nelle offese e nei travagli imitiamo i
santi Apostoli che, anche fustigati con verghe, si rallegravano di
essere stati fatti degni di soffrire oltraggi per Gesù Cristo.
Così disposti, potremo cantare con grande letizia
dell'animo: "I principi mi hanno perseguitato senza ragione, ma solo le
tue parole ispirano timore al mio cuore. Io mi rallegrerò delle tue
parole, come colui che ha trovato grandi tesori" (Sal 118,161).
Fonte e citazioni:
Catechismo ad uso di parroci pubblicato da Papa San Pio V per decreto del dogmatico Concilio di Trento
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro
L'autore del presente articolo ha scritto e pubblicato: CLICCA QUI
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Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
sabato 23 giugno 2012
PADRE NOSTRO: COSA SIGNIFICA LIBERACI DAL MALE? LIBERACI DAL MALE O DAL MALIGNO?
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