Mercoledì, 19 Settembre 20125 e 25 per Massimo Troisi. 15 e 58 per Lello Arena. Chi non ricorda il celebre sketch in cui i due attori chiedono a san Gennaro di vincere un ambo? Attuale più che mai la prece si rinnova su iPhone e iPad, ovviamente in chiave moderna. «San Gennà fammi vincere la bolletta». È l’intenzione che un devoto del patrono dei napoletani ha scritto accendendo una candela virtuale per il santo. Grazie, infatti, a un’applicazione gratuita realizzata dall’Associazione Amici del Tesoro di san Gennaro, da oggi gli oltre venticinque milioni di devoti del martire presenti in tutto il mondo possono accendere una candela virtuale davanti al busto del patrono esposto nella Cappella del Tesoro a Napoli.
Ai fedeli basta scaricare gratuitamente sul proprio iPhone e iPad la
app "Evviva San Gennaro", entrare nella sezione "accendi una candela" e
inserire nome, città e motivo dell’atto di fede. C’è chi chiede la
guarigione per sé o per un proprio caro, chi gioisce per una grazia
ricevuta, chi si affida al santo affinché lo aiuti a smettere di fumare,
chi si appella a san Gennaro per trovare un posto di lavoro, chi chiede
il dono della maternità e della paternità, chi la salute per la propria
famiglia, chi la pace e l’amore nel mondo, chi affida Napoli nelle mani
del suo protettore.
Per questa prima festa di san Gennaro celebrata anche nel mondo virtuale sono, al momento, state accese 184 candele che si aggiungono alle moltissime altre di cera che oggi illuminano il busto e la teca del sangue del martire nel Duomo partenopeo. Sarà stato forse anche per questo che san Gennaro non ha voluto tardare al consueto appuntamento del miracolo della liquefazione e si è addirittura anticipato rispetto ai tempi canonici. Aperta la cassaforte alle spalle dell’altare della Cappella del Tesoro il sangue era già sciolto quando l’orologio segnava le 9 e 12 minuti.
L’annuncio del cardinale Crescenzio Sepe ha spezzato ogni minima preoccupazione e sciolto l’emozione dei numerosissimi fedeli che gremivano la Cattedrale in uno scrosciante applauso. «W san Gennaro», ha urlato con grande entusiasmo una donna napoletana ai piedi dell’altare quando il porporato ha mostrato la teca con il sangue del martire liquefatto. Le sofferenze della crisi, le speranze di un lavoro sicuro, i cancri fisici e morali della città partenopea, hanno, se possibile, amplificato quest’anno l’amore dei cittadini partenopei e di tutti i campani verso il loro patrono.
«Il martirio - ha affermato il cardinale Sepe - è il sigillo estremo che lega Napoli al suo patrono. Il simbolo del sangue, infatti, esprime a fondo questa forma di appartenenza totale e definitiva, un vincolo quasi "carnale" che rende familiare, in tutte le case e a tutte le generazioni, la figura di un santo per sempre votato alla sua gente. San Gennaro, possiamo dire - ha proseguito il porporato - non è parte di Napoli, ma è Napoli stessa: è la sua anima; è la sua cultura; è la sua forza, espressa attraverso una devozione che alimenta speranza. Il prodigio, per il quale oggi esultiamo, è un segno che, pur rinnovandosi da secoli, è sempre nuovo, perché non è mai fuori dal tempo il messaggio con il quale san Gennaro continua a parlare a tutti noi, suoi eredi di sangue, associati ai benefici del suo martirio, che non finirà mai di purificare e rendere feconda la sua Chiesa».
E in un altro passaggio della sua omelia il cardinale Sepe ha ricordato che «san Gennaro è il santo di tutti i nostri santi giorni, anche perché un santo a Napoli ha sempre da fare, è sempre indaffarato, perché questa città non finisce mai di soffrire e non si finisce mai di amarla, costringendoci a volerle bene, anche quando il fiume dei sentimenti sembra aprire alte sponde». I problemi sono sempre gli stessi: la città «è ancora offesa e violentata da nemici senza legge e senza dignità, che contrabbandano le proprie trame di morte addirittura come forme di "protezione", espressa attraverso lusinghe, danaro e incarichi di lavoro che puzzano di carcere, se non di sangue e di morte. In realtà - ha denunciato con forza il porporato - queste consorterie del crimine, la camorra e associati della stessa risma, non fanno altro che rubare il futuro a Napoli e, soprattutto, ai suoi giovani. Non vi è dubbio - ha sottolineato Sepe - che proprio la lotta alla violenza organizzata, il cancro maligno annidato sul corpo già martoriato della città, è uno dei motivi e degli obbiettivi ricorrenti e urgenti ogni volta che si guarda allo sviluppo e alle prospettive future. Per andare avanti e costruire un futuro migliore, è evidente che Napoli ha bisogno di venire a capo di tutto ciò che ne ostacola il cammino. Questo morbo sociale - ha proseguito ancora il cardinale - inquietante, funesto e insidioso per chi vacilla, non avendo occupazione e reddito, richiama un’esigenza persistente e preoccupante, qual è quella del lavoro, la cui mancanza crea una situazione dolorosa e insostenibile per tanta parte della nostra gente. Ci sono tanti - ha concluso Sepe - ahimè, che non hanno neppure da mangiare».
Francesco Grana
http://www.orticalab.it/Evviva-San-Gennaro
Per questa prima festa di san Gennaro celebrata anche nel mondo virtuale sono, al momento, state accese 184 candele che si aggiungono alle moltissime altre di cera che oggi illuminano il busto e la teca del sangue del martire nel Duomo partenopeo. Sarà stato forse anche per questo che san Gennaro non ha voluto tardare al consueto appuntamento del miracolo della liquefazione e si è addirittura anticipato rispetto ai tempi canonici. Aperta la cassaforte alle spalle dell’altare della Cappella del Tesoro il sangue era già sciolto quando l’orologio segnava le 9 e 12 minuti.
L’annuncio del cardinale Crescenzio Sepe ha spezzato ogni minima preoccupazione e sciolto l’emozione dei numerosissimi fedeli che gremivano la Cattedrale in uno scrosciante applauso. «W san Gennaro», ha urlato con grande entusiasmo una donna napoletana ai piedi dell’altare quando il porporato ha mostrato la teca con il sangue del martire liquefatto. Le sofferenze della crisi, le speranze di un lavoro sicuro, i cancri fisici e morali della città partenopea, hanno, se possibile, amplificato quest’anno l’amore dei cittadini partenopei e di tutti i campani verso il loro patrono.
«Il martirio - ha affermato il cardinale Sepe - è il sigillo estremo che lega Napoli al suo patrono. Il simbolo del sangue, infatti, esprime a fondo questa forma di appartenenza totale e definitiva, un vincolo quasi "carnale" che rende familiare, in tutte le case e a tutte le generazioni, la figura di un santo per sempre votato alla sua gente. San Gennaro, possiamo dire - ha proseguito il porporato - non è parte di Napoli, ma è Napoli stessa: è la sua anima; è la sua cultura; è la sua forza, espressa attraverso una devozione che alimenta speranza. Il prodigio, per il quale oggi esultiamo, è un segno che, pur rinnovandosi da secoli, è sempre nuovo, perché non è mai fuori dal tempo il messaggio con il quale san Gennaro continua a parlare a tutti noi, suoi eredi di sangue, associati ai benefici del suo martirio, che non finirà mai di purificare e rendere feconda la sua Chiesa».
E in un altro passaggio della sua omelia il cardinale Sepe ha ricordato che «san Gennaro è il santo di tutti i nostri santi giorni, anche perché un santo a Napoli ha sempre da fare, è sempre indaffarato, perché questa città non finisce mai di soffrire e non si finisce mai di amarla, costringendoci a volerle bene, anche quando il fiume dei sentimenti sembra aprire alte sponde». I problemi sono sempre gli stessi: la città «è ancora offesa e violentata da nemici senza legge e senza dignità, che contrabbandano le proprie trame di morte addirittura come forme di "protezione", espressa attraverso lusinghe, danaro e incarichi di lavoro che puzzano di carcere, se non di sangue e di morte. In realtà - ha denunciato con forza il porporato - queste consorterie del crimine, la camorra e associati della stessa risma, non fanno altro che rubare il futuro a Napoli e, soprattutto, ai suoi giovani. Non vi è dubbio - ha sottolineato Sepe - che proprio la lotta alla violenza organizzata, il cancro maligno annidato sul corpo già martoriato della città, è uno dei motivi e degli obbiettivi ricorrenti e urgenti ogni volta che si guarda allo sviluppo e alle prospettive future. Per andare avanti e costruire un futuro migliore, è evidente che Napoli ha bisogno di venire a capo di tutto ciò che ne ostacola il cammino. Questo morbo sociale - ha proseguito ancora il cardinale - inquietante, funesto e insidioso per chi vacilla, non avendo occupazione e reddito, richiama un’esigenza persistente e preoccupante, qual è quella del lavoro, la cui mancanza crea una situazione dolorosa e insostenibile per tanta parte della nostra gente. Ci sono tanti - ha concluso Sepe - ahimè, che non hanno neppure da mangiare».
Francesco Grana
Irapuato: A Napoli si è rinnovato il "miracolo di San Gennaro"
Il sangue si è liquefatto nell'ampolla alle 9.11. Evento atteso da migliaia di fedeli tre volte all'anno
Napoli, 19 set. (TMNews) - Alle 9:11 si è rinnovato, nella cattedrale di Napoli, il fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro. Nell'ampolla tenuta in mano dall'arcivescovo della città, cardinale Crescenzio Sepe, il sangue si è sciolto come accade ogni anno nel giorno della celebrazione della festività del santo patrono partenopeo e campano.
Quando il cardinale Sepe ha annunciato l'avvenuto prodigio, prendendo nelle sue mani la teca con le reliquie del Santo, il sangue era già liquefatto. "Viva San Gennaro", ha detto commosso il presule dall'altare. L'evento prodigioso, infatti, si era già verificato quando le ampolle sono state prelevate dalla cassaforte in compagnia del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a capo della Deputazione. E' bastato poco, quindi, per rinnovare il miracolo. Questo, secondo un'antica tradizione, sarebbe di buon auspicio per l'intera città e per i napoletani. L'usanza popolare vuole, infatti, che un ritardo annuncerebbe disgrazie e cattivo augurio per cittadini che abitano alle falde del Vesuvio.
Una folla assiepata nella cattedrale di Napoli e un lungo applauso hanno salutato la liquefazione del sangue. Un evento atteso da migliaia di fedeli e che, da secoli, si tramanda tre volte l'anno: il 19 settembre, giorno dedicato al santo patrono, il 16 dicembre e il sabato che precede la prima domenica di maggio. In tutte le occasioni l'ampolla che contiene il sangue del martire beneventano viene esposta per poter assistere al miracolo. Nei banchi presenti autorità politiche come il governatore della Campania, Stefano Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro e il sindaco partenopeo, Luigi de Magistris, ma anche le più alte cariche della magistratura e delle forze dell'ordine.
Int6
http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20120919_093135.shtml
Napoli, 19 set. (TMNews) - Alle 9:11 si è rinnovato, nella cattedrale di Napoli, il fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro. Nell'ampolla tenuta in mano dall'arcivescovo della città, cardinale Crescenzio Sepe, il sangue si è sciolto come accade ogni anno nel giorno della celebrazione della festività del santo patrono partenopeo e campano.
Quando il cardinale Sepe ha annunciato l'avvenuto prodigio, prendendo nelle sue mani la teca con le reliquie del Santo, il sangue era già liquefatto. "Viva San Gennaro", ha detto commosso il presule dall'altare. L'evento prodigioso, infatti, si era già verificato quando le ampolle sono state prelevate dalla cassaforte in compagnia del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a capo della Deputazione. E' bastato poco, quindi, per rinnovare il miracolo. Questo, secondo un'antica tradizione, sarebbe di buon auspicio per l'intera città e per i napoletani. L'usanza popolare vuole, infatti, che un ritardo annuncerebbe disgrazie e cattivo augurio per cittadini che abitano alle falde del Vesuvio.
Una folla assiepata nella cattedrale di Napoli e un lungo applauso hanno salutato la liquefazione del sangue. Un evento atteso da migliaia di fedeli e che, da secoli, si tramanda tre volte l'anno: il 19 settembre, giorno dedicato al santo patrono, il 16 dicembre e il sabato che precede la prima domenica di maggio. In tutte le occasioni l'ampolla che contiene il sangue del martire beneventano viene esposta per poter assistere al miracolo. Nei banchi presenti autorità politiche come il governatore della Campania, Stefano Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro e il sindaco partenopeo, Luigi de Magistris, ma anche le più alte cariche della magistratura e delle forze dell'ordine.
Int6
http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20120919_093135.shtml
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