(di Camillo Langone su Il Foglio
del 31-08-2012) Il più cattolico dei pochi vescovi italiani cattolici
si trova all’estero, a San Marino. “Lei vive in una cartolina!” esclamò
Benedetto XVI l’estate scorsa, durante la visita nella diocesi. “Sì, ma è
una cartolina che
non viene spedita mai” rispose monsignor Luigi Negri. Un altro vescovo sicuramente
cristiano, sebbene di prosa un po’ democristiana (monsignor Crepaldi), alligna a Trieste
che è città importante però ai confini della nazione e del dibattito. Un terzo vescovo
sul quale metterei la mano sul fuoco (monsignor Oliveri) risiede in fondo alla Liguria, fra Albenga e Imperia, che non sarà ancora Francia ma certo non è il cuore dell’Italia.
E’ come se i fautori di una “presenza cattolica vissuta senza compromessi” fossero tenuti a distanza di sicurezza dalle cattedre metropolitane o comunque
cruciali, dove evidentemente i compromessi sono ritenuti indispensabili. Se Negri fosse stato vescovo di Udine, il corpo malato di Eluana Englaro (“vittima di un omicidio di stato”) avrebbe trovatousbergo nella chiesa locale, che invece reagì con molta flemma.
Se fosse stato vescovo di Torino o anche solo di Manfredonia (da cui dipende San Giovanni Rotondo) Mario Botta e Renzo Piano si sarebbero dovuti acconciare a costruire chiese a forma di chiesa e non di centrale termica o di hangar. Negri sarebbe riuscito perfino a far mettere in posizione visibile il tabernacolo, che gli architetti nichilisti tanto odiano, contro il quale tanto si accaniscono. O avrebbe risolto il problema alla radice chiamando al loro posto Pier Carlo Bontempi, che sta all’architettura italiana contemporanea come Sua Eccellenza sta alla chiesa cattolica di oggi.
Domanda: San Marino è davvero un’isola (o una cartolina, per dirla col Papa) felice?
Risposta: In occasione della sua visita Benedetto XVI ha celebrato una liturgia nello stadio di Serravalle alla presenza di 22.000 persone. L’intera diocesi, comprensiva di San Marino e Montefeltro, supera di poco i 60.000 abitanti: quindi c’era una persona su tre.
D: Come se a una singola messa di Milano partecipassero un milione e mezzo di persone.
R: Il Papa ha avuto la percezione che anche uno stadio può diventare una cattedrale. Il coro di oltre duecento persone ha intonato i canti della tradizione e la maggior parte dei presenti si è comunicata in bocca.
D: Non come a Parma dove nel santuario della Steccata il celebrante spende omelie per dire che l’ostia si può legittimamente ricevere sia in mano sia sulla lingua, però in mano è meglio. E quindi ciò che fa il Papa nelle sue messe è peggio.
R: Guardi, né il clero né il popolo cristiano si formano più attorno al magistero, si lasciano convivere i magisteri paralleli, modi di pensare e concepire e comunicare la fede che hanno come riferimento un teologo, un ecclesiastico, non il vescovo di Roma…
D: Almeno siamo certi che a San Marino e in Montefeltro il punto di riferimento è Pietro.
R: Questo Papa è assolutamente grande nel magistero e i sette anni da vescovo che mi sono stati concessi sono stati bellissimi. Ho cercato di ridare esistenza ed energia al popolo cristiano, interpretando il mio ruolo non come fornitore di servizi, liturgici o solidaristici, ma come ridestatore della coscienza di un’intera comunità.
D: Però anche nella ridente Repubblica di San Marino sta per sbarcare la sodomia di stato, contro la quale lei ha diffuso un messaggio di esplicita condanna. Reazioni?
R: Tutte le volte che faccio un intervento ricevo mail entusiaste e mail piene di insulti.
C’è stata la canea radical-chic, la stessa che c’è in Italia quando si tocca il medesimo argomento, ma il comune sentire del nostro popolo è molto diverso. Io ho voluto indicare un’immagine di chiesa che forte della sua identità si assume la responsabilità di intervenire nelle vicende sociali.
D: Un po’ come fanno i vescovi americani a cui spesso lei si riferisce.
R: Sì, vorrei citare la studentessa di New York che ha scritto al cardinale Dolan, uomo
di chiesa che si batte per salvaguardare i diritti non solo della chiesa ma dell’intera società: “Eminenza, io sono con lei non perché sono credente ma perché sono americana”.
D: Bello, però temo che in Italia le cose vadano in senso opposto e non mi stupirei che una studentessa le scrivesse: “Eccellenza, io non sono con lei non perché non sono credente ma proprio perché lo sono”. Nei giorni scorsi Marco Pannella l’ha attaccata su Radio Radicale dicendo all’incirca così (provo a tradurre dal suo italiano stentato): “Nel nostro paese le grandi vittorie sui diritti civili sono state rese possibili dai cattolici che hanno agito in aperta disobbedienza rispetto alle loro guide”.
R: Non nego la presenza di cattolici tra le loro file ma bisogna capire se questi possono ancora considerarsi tali. Divorzio e aborto hanno distrutto la nostra società, distruggendo
la famiglia che ne è la cellula fondamentale. I radicali promuovono un’esperienza umana individualista, egoista: salvo poi fare i moralisti con le esperienze degli altri. (Qui vorrei dire a Negri che gli applausi tributati dal Meeting a Mario Monti, nemico della domenica e quindi della civiltà cristiana, mi sembrano dare ragione a Pannella. Ma non glielo dico perché: 1) le mani spellate di Emilia Guarnieri e Giorgio Vittadini non rappresentano tutti i ciellini, anzi, la maggior parte di loro in privato se ne dispera; 2) Gianfranco Polillo, sottosegretario montiano all’Economia, non aveva ancora pronunciato la seguente frase: “Per far ripartire il paese c’è bisogno di turni di lavoro su sette giorni settimanali”; 3) mica
mi posso inimicare il più cattolico dei pochi vescovi italiani cattolici, altrimenti poi chi mi resta? Però qualcosa sull’applausificio ciellino devo pur dirlo e adesso glielo dico).
D: Lei Monti lo avrebbe applaudito?
R: No, io non applaudo nessun politico, non è giusto che un vescovo applauda un politico. Applaudo solo grandi testimonianze etiche e culturali: al Meeting ho applaudito Walesa, Madre Teresa di Calcutta…
D: Bisognerebbe spiegare che c’è un tempo per gli applausi e un tempo per i fischi. Mi sembra un aspetto dell’emergenza educativa… E avrebbe mandato un messaggio ai musulmani al termine del ramadan, come ha fatto Scola?
R: Io non ce li ho i musulmani.
D: Vescovo fortunato: ma com’è possibile?
R: Nella mia diocesi non sono una presenza organizzata. Non ho nulla contro di loro ma io devo pensare a far crescere un popolo cristiano il quale poi si assumerà la responsabilità di un dialogo, di un rapporto. Di questo ne risponderò a Dio: perché solo se il popolo cristiano sarà forte non si farà manipolare dai poteri mondani, occidentali o islamici che siano.
D: Come sono messi i seminari?
R: Male. Se noi continuiamo a pensare che il clero che esce dai seminari sia formato a praticare l’evangelizzazione ci illudiamo. E’ un clero di retroguardia, un clero fanalino di coda, incapace di portare certezze esaltanti, propositive. Mentre il grande Origene diceva che bisogna vivere la fede con entusiasmo: bisogna essere entusiasti della fede.
D: E invece l’entusiasmo scarseggia.
R: E invece, anziché il cristianesimo inteso come incontro con Cristo, da un lato abbiamo l’esegetismo, l’esegesi fai-da-te, e dall’altro una concezione della fede moralistica e sociopolitica.
D: Come se la passano le scuole cattoliche di cui lei si è occupato a lungo? Sopravviveranno
all’Imu?
R: Erano in crisi anche prima dell’Imu. A fronte di uno sgravio per le finanze pubbliche di proporzioni enormi lo stato ha sempre restituito le briciole e adesso neanche più quelle.
D: I cattolici in politica che cosa ci stanno a fare? Secondo me niente, e secondo
lei?
R: Devo dire con amarezza che i cattolici impegnati nei due schieramenti non hanno fatto un solo gesto per riaprire la questione della libertà di educazione. Eravamo giunti a ottenere che il sistema scolastico non fosse più considerato doppio (pubblico-privato) ma unico: un sistema scolastico pubblico all’interno del quale potevano convivere la forma statale e quella paritaria. Mentre oggi siamo al tracollo, basti pensare che le scuole private sono inserite nel redditometro come bene di lusso. Dalla dichiarazione dei redditi si possono detrarre le spese veterinarie ma non le rette scolastiche.
D: Nonostante che il governo sia ingombro di ministri sedicenti cattolici.
R: Lo stato si è reso inadempiente anche in passato, sia con i governi di centrodestra
che con i governi di centrosinistra. E’ un tema cruciale, se non c’è educazione libera non ci sono personalità mature e se non ci sono personalità mature non c’è dialogo ma un pensiero maggioritario che si impone su persone incapaci di usare il cuore e la ragione. Il mio maestro…
D: Don Giussani?
R: Don Giussani. Negli anni Sessanta diceva: “Mandateci in giro nudi ma lasciateci
la libertà di educazione”.
D: Adesso siamo nudi e senza libertà di educazione. Ciò nonostante lei ha sempre avuto un occhio di riguardo per Berlusconi, atteggiamento che le viene spesso rinfacciato dai colleghi, ad esempio da monsignor Bettazzi, il vescovo emerito di Ivrea.
R: Berlusconi ha avuto il merito di impedire, con la sua discesa in campo, un colpo
di stato cattogiustizialista. C’è un ottimo libro postumo di Baget Bozzo, si intitola “Giuseppe Dossetti. La costituzione come ideologia politica”…
D: Gran bel titolo.
R: Chiarisce tutta la questione.
D: Come la mettiamo con i politici tipo Casini che si dicono cattolici e poi, sulla scorta di piccoli calcoli di bottega, varano alleanze con una sinistra ideologica e nichilista?
R: Il mio grande amico Augusto Del Noce disse con chiarezza, trent’anni fa, che per arrivare al potere il Partito comunista avrebbe venduto l’anima diventando un partito radicale di massa. E questo è puntualmente avvenuto.
D: Casini quindi sta vendendo l’anima a chi se l’è già venduta. Ma anche oltre l’Udc non vedo molti politici desiderosi di tenersela stretta, l’anima.
R: Secondo me c’è un’assoluta incultura sia nel centrodestra che nel centrosinistra mentre la politica o diventa cultura forte o rimane piccolo cabotaggio. Questi politici incolti più del massmediaticamente corretto non sono capaci di pensare.
D: Lei al posto di “politicamente corretto” usa spesso l’espressione “massmediaticamente corretto”. Mi sembra un aggiustamento di tiro necessario.
R: Perché i politici vanno a rimorchio dei media, anche a costo di piegarsi a sovversioni
totali del buon senso. Avanza quella che Hannah Arendt chiamava democrazia totalitaria, una democrazia solo procedurale dove ciò che io definisco massmediaticamente corretto prende il posto di ciò che prima era il riferimento culturale che nasceva dalla fede.
D: Come si può superare questo annichilimento della politica?
R: Con cristiani presenti, coerenti e intraprendenti.
D: E la crisi della chiesa?
R: Lo ha detto il Papa come se ne esce, bisogna tornare a seguire davvero il suo magistero, senza se e senza ma.
D: La mia paura è che gli anticristiani appaiano più vitali, più divertenti. Ad esempio gli omosessuali sono riusciti a imporre di farsi chiamare “gay”, gai, un termine per nulla neutro, pieno di connotazioni positive. Se loro sono gai noi cristiani non possiamo che risultare tristi, proibizionisti, ossessionati dal peccato, negativi.
R: Se i cristiani non capiscono che la loro è una vita vera, perciò bella, non sono in grado di contestare la società di oggi. Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai giovani, ha ricordato che Gesù non dice dei no alle esigenze autentiche del cuore ma soltanto dei sì alla vita, all’amore, alla libertà.
D: La presente crisi economica fa male o fa bene alla fede?
R: La crisi è innanzitutto antropologica. In Europa, non solo in Italia, prima è arrivata la crisi della fede, che non è stata più intesa come ricchezza. Conseguenza inevitabile della perdita di questa ricchezza è stata la povertà: inizialmente morale e adesso anche materiale.
http://www.corrispondenzaromana.it/idee-sillabiche-di-un-vescovo/
non viene spedita mai” rispose monsignor Luigi Negri. Un altro vescovo sicuramente
cristiano, sebbene di prosa un po’ democristiana (monsignor Crepaldi), alligna a Trieste
che è città importante però ai confini della nazione e del dibattito. Un terzo vescovo
sul quale metterei la mano sul fuoco (monsignor Oliveri) risiede in fondo alla Liguria, fra Albenga e Imperia, che non sarà ancora Francia ma certo non è il cuore dell’Italia.
E’ come se i fautori di una “presenza cattolica vissuta senza compromessi” fossero tenuti a distanza di sicurezza dalle cattedre metropolitane o comunque
cruciali, dove evidentemente i compromessi sono ritenuti indispensabili. Se Negri fosse stato vescovo di Udine, il corpo malato di Eluana Englaro (“vittima di un omicidio di stato”) avrebbe trovatousbergo nella chiesa locale, che invece reagì con molta flemma.
Se fosse stato vescovo di Torino o anche solo di Manfredonia (da cui dipende San Giovanni Rotondo) Mario Botta e Renzo Piano si sarebbero dovuti acconciare a costruire chiese a forma di chiesa e non di centrale termica o di hangar. Negri sarebbe riuscito perfino a far mettere in posizione visibile il tabernacolo, che gli architetti nichilisti tanto odiano, contro il quale tanto si accaniscono. O avrebbe risolto il problema alla radice chiamando al loro posto Pier Carlo Bontempi, che sta all’architettura italiana contemporanea come Sua Eccellenza sta alla chiesa cattolica di oggi.
Domanda: San Marino è davvero un’isola (o una cartolina, per dirla col Papa) felice?
Risposta: In occasione della sua visita Benedetto XVI ha celebrato una liturgia nello stadio di Serravalle alla presenza di 22.000 persone. L’intera diocesi, comprensiva di San Marino e Montefeltro, supera di poco i 60.000 abitanti: quindi c’era una persona su tre.
D: Come se a una singola messa di Milano partecipassero un milione e mezzo di persone.
R: Il Papa ha avuto la percezione che anche uno stadio può diventare una cattedrale. Il coro di oltre duecento persone ha intonato i canti della tradizione e la maggior parte dei presenti si è comunicata in bocca.
D: Non come a Parma dove nel santuario della Steccata il celebrante spende omelie per dire che l’ostia si può legittimamente ricevere sia in mano sia sulla lingua, però in mano è meglio. E quindi ciò che fa il Papa nelle sue messe è peggio.
R: Guardi, né il clero né il popolo cristiano si formano più attorno al magistero, si lasciano convivere i magisteri paralleli, modi di pensare e concepire e comunicare la fede che hanno come riferimento un teologo, un ecclesiastico, non il vescovo di Roma…
D: Almeno siamo certi che a San Marino e in Montefeltro il punto di riferimento è Pietro.
R: Questo Papa è assolutamente grande nel magistero e i sette anni da vescovo che mi sono stati concessi sono stati bellissimi. Ho cercato di ridare esistenza ed energia al popolo cristiano, interpretando il mio ruolo non come fornitore di servizi, liturgici o solidaristici, ma come ridestatore della coscienza di un’intera comunità.
D: Però anche nella ridente Repubblica di San Marino sta per sbarcare la sodomia di stato, contro la quale lei ha diffuso un messaggio di esplicita condanna. Reazioni?
R: Tutte le volte che faccio un intervento ricevo mail entusiaste e mail piene di insulti.
C’è stata la canea radical-chic, la stessa che c’è in Italia quando si tocca il medesimo argomento, ma il comune sentire del nostro popolo è molto diverso. Io ho voluto indicare un’immagine di chiesa che forte della sua identità si assume la responsabilità di intervenire nelle vicende sociali.
D: Un po’ come fanno i vescovi americani a cui spesso lei si riferisce.
R: Sì, vorrei citare la studentessa di New York che ha scritto al cardinale Dolan, uomo
di chiesa che si batte per salvaguardare i diritti non solo della chiesa ma dell’intera società: “Eminenza, io sono con lei non perché sono credente ma perché sono americana”.
D: Bello, però temo che in Italia le cose vadano in senso opposto e non mi stupirei che una studentessa le scrivesse: “Eccellenza, io non sono con lei non perché non sono credente ma proprio perché lo sono”. Nei giorni scorsi Marco Pannella l’ha attaccata su Radio Radicale dicendo all’incirca così (provo a tradurre dal suo italiano stentato): “Nel nostro paese le grandi vittorie sui diritti civili sono state rese possibili dai cattolici che hanno agito in aperta disobbedienza rispetto alle loro guide”.
R: Non nego la presenza di cattolici tra le loro file ma bisogna capire se questi possono ancora considerarsi tali. Divorzio e aborto hanno distrutto la nostra società, distruggendo
la famiglia che ne è la cellula fondamentale. I radicali promuovono un’esperienza umana individualista, egoista: salvo poi fare i moralisti con le esperienze degli altri. (Qui vorrei dire a Negri che gli applausi tributati dal Meeting a Mario Monti, nemico della domenica e quindi della civiltà cristiana, mi sembrano dare ragione a Pannella. Ma non glielo dico perché: 1) le mani spellate di Emilia Guarnieri e Giorgio Vittadini non rappresentano tutti i ciellini, anzi, la maggior parte di loro in privato se ne dispera; 2) Gianfranco Polillo, sottosegretario montiano all’Economia, non aveva ancora pronunciato la seguente frase: “Per far ripartire il paese c’è bisogno di turni di lavoro su sette giorni settimanali”; 3) mica
mi posso inimicare il più cattolico dei pochi vescovi italiani cattolici, altrimenti poi chi mi resta? Però qualcosa sull’applausificio ciellino devo pur dirlo e adesso glielo dico).
D: Lei Monti lo avrebbe applaudito?
R: No, io non applaudo nessun politico, non è giusto che un vescovo applauda un politico. Applaudo solo grandi testimonianze etiche e culturali: al Meeting ho applaudito Walesa, Madre Teresa di Calcutta…
D: Bisognerebbe spiegare che c’è un tempo per gli applausi e un tempo per i fischi. Mi sembra un aspetto dell’emergenza educativa… E avrebbe mandato un messaggio ai musulmani al termine del ramadan, come ha fatto Scola?
R: Io non ce li ho i musulmani.
D: Vescovo fortunato: ma com’è possibile?
R: Nella mia diocesi non sono una presenza organizzata. Non ho nulla contro di loro ma io devo pensare a far crescere un popolo cristiano il quale poi si assumerà la responsabilità di un dialogo, di un rapporto. Di questo ne risponderò a Dio: perché solo se il popolo cristiano sarà forte non si farà manipolare dai poteri mondani, occidentali o islamici che siano.
D: Come sono messi i seminari?
R: Male. Se noi continuiamo a pensare che il clero che esce dai seminari sia formato a praticare l’evangelizzazione ci illudiamo. E’ un clero di retroguardia, un clero fanalino di coda, incapace di portare certezze esaltanti, propositive. Mentre il grande Origene diceva che bisogna vivere la fede con entusiasmo: bisogna essere entusiasti della fede.
D: E invece l’entusiasmo scarseggia.
R: E invece, anziché il cristianesimo inteso come incontro con Cristo, da un lato abbiamo l’esegetismo, l’esegesi fai-da-te, e dall’altro una concezione della fede moralistica e sociopolitica.
D: Come se la passano le scuole cattoliche di cui lei si è occupato a lungo? Sopravviveranno
all’Imu?
R: Erano in crisi anche prima dell’Imu. A fronte di uno sgravio per le finanze pubbliche di proporzioni enormi lo stato ha sempre restituito le briciole e adesso neanche più quelle.
D: I cattolici in politica che cosa ci stanno a fare? Secondo me niente, e secondo
lei?
R: Devo dire con amarezza che i cattolici impegnati nei due schieramenti non hanno fatto un solo gesto per riaprire la questione della libertà di educazione. Eravamo giunti a ottenere che il sistema scolastico non fosse più considerato doppio (pubblico-privato) ma unico: un sistema scolastico pubblico all’interno del quale potevano convivere la forma statale e quella paritaria. Mentre oggi siamo al tracollo, basti pensare che le scuole private sono inserite nel redditometro come bene di lusso. Dalla dichiarazione dei redditi si possono detrarre le spese veterinarie ma non le rette scolastiche.
D: Nonostante che il governo sia ingombro di ministri sedicenti cattolici.
R: Lo stato si è reso inadempiente anche in passato, sia con i governi di centrodestra
che con i governi di centrosinistra. E’ un tema cruciale, se non c’è educazione libera non ci sono personalità mature e se non ci sono personalità mature non c’è dialogo ma un pensiero maggioritario che si impone su persone incapaci di usare il cuore e la ragione. Il mio maestro…
D: Don Giussani?
R: Don Giussani. Negli anni Sessanta diceva: “Mandateci in giro nudi ma lasciateci
la libertà di educazione”.
D: Adesso siamo nudi e senza libertà di educazione. Ciò nonostante lei ha sempre avuto un occhio di riguardo per Berlusconi, atteggiamento che le viene spesso rinfacciato dai colleghi, ad esempio da monsignor Bettazzi, il vescovo emerito di Ivrea.
R: Berlusconi ha avuto il merito di impedire, con la sua discesa in campo, un colpo
di stato cattogiustizialista. C’è un ottimo libro postumo di Baget Bozzo, si intitola “Giuseppe Dossetti. La costituzione come ideologia politica”…
D: Gran bel titolo.
R: Chiarisce tutta la questione.
D: Come la mettiamo con i politici tipo Casini che si dicono cattolici e poi, sulla scorta di piccoli calcoli di bottega, varano alleanze con una sinistra ideologica e nichilista?
R: Il mio grande amico Augusto Del Noce disse con chiarezza, trent’anni fa, che per arrivare al potere il Partito comunista avrebbe venduto l’anima diventando un partito radicale di massa. E questo è puntualmente avvenuto.
D: Casini quindi sta vendendo l’anima a chi se l’è già venduta. Ma anche oltre l’Udc non vedo molti politici desiderosi di tenersela stretta, l’anima.
R: Secondo me c’è un’assoluta incultura sia nel centrodestra che nel centrosinistra mentre la politica o diventa cultura forte o rimane piccolo cabotaggio. Questi politici incolti più del massmediaticamente corretto non sono capaci di pensare.
D: Lei al posto di “politicamente corretto” usa spesso l’espressione “massmediaticamente corretto”. Mi sembra un aggiustamento di tiro necessario.
R: Perché i politici vanno a rimorchio dei media, anche a costo di piegarsi a sovversioni
totali del buon senso. Avanza quella che Hannah Arendt chiamava democrazia totalitaria, una democrazia solo procedurale dove ciò che io definisco massmediaticamente corretto prende il posto di ciò che prima era il riferimento culturale che nasceva dalla fede.
D: Come si può superare questo annichilimento della politica?
R: Con cristiani presenti, coerenti e intraprendenti.
D: E la crisi della chiesa?
R: Lo ha detto il Papa come se ne esce, bisogna tornare a seguire davvero il suo magistero, senza se e senza ma.
D: La mia paura è che gli anticristiani appaiano più vitali, più divertenti. Ad esempio gli omosessuali sono riusciti a imporre di farsi chiamare “gay”, gai, un termine per nulla neutro, pieno di connotazioni positive. Se loro sono gai noi cristiani non possiamo che risultare tristi, proibizionisti, ossessionati dal peccato, negativi.
R: Se i cristiani non capiscono che la loro è una vita vera, perciò bella, non sono in grado di contestare la società di oggi. Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai giovani, ha ricordato che Gesù non dice dei no alle esigenze autentiche del cuore ma soltanto dei sì alla vita, all’amore, alla libertà.
D: La presente crisi economica fa male o fa bene alla fede?
R: La crisi è innanzitutto antropologica. In Europa, non solo in Italia, prima è arrivata la crisi della fede, che non è stata più intesa come ricchezza. Conseguenza inevitabile della perdita di questa ricchezza è stata la povertà: inizialmente morale e adesso anche materiale.
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