Segno di croce e preghierina? Banditi!
In nome della libertà religiosa di tutti e di nessuno, in una scuola dell’infanzia pubblica del Trentino la coordinatrice pedagogica ha vietato ai bambini di farsi il segno della croce e di dire una preghierina prima di mangiare.
Sembrerebbe quasi una barzelletta, invece è tutto vero.
Siamo a Frassilongo, uno sperduto paesino della Valle dei Mocheni. La coordinatrice pedagogica, da poco giunta in valle, ha pensato fosse meglio propendere verso un’educazione “laica” della scuola dell’infanzia ed ha dunque impedito ogni qualsivoglia manifestazione religiosa.
A questo punto le domande si rincorrono: sono forse presenti nella scuola bambini appartenenti ad altre religioni? Forse qualche genitore si è lamentato, facendo presente che la scuola pubblica dovrebbe essere aconfessionale? Forse le maestre non sono credenti e non ritengono quindi giusto far pregare i bambini?
Spiacenti, niente di tutto questo: i bambini della scuola sono tutti cristiani, così come le loro famiglie e le loro maestre. Semplicemente la coordinatrice ha deciso che il segno della croce a lei non andava giù, e lo ha vietato. Bella la democrazia, vero?
I genitori e gli abitanti di Frassilongo e dei comuni limitrofi non si sono però arresi e hanno sollevato ingenti proteste. Il parroco di valle, don Daniele Laghi, ha affermato: “Non capisco perché non si possa insegnare ai bambini a farsi un segno di croce prima di mangiare, dato che in quella scuola attualmente non ci sono bimbi di altre religioni” (L’Adige, 27 ottobre 2012).
Il presidente della Giunta Provinciale, Lorenzo Dellai, rincara la dose: “Il segno della croce è un atto coerente con le nostre tradizioni e va rispettato. Succede talvolta di apprendere notizie che hanno dell’incredibile” (L’Adige, 28 ottobre 2012). E a Dellai fa eco Alessandro Savoi, della Lega Nord, che di certo non può dirsi un suo solidale politico: “La religione cristiana fa parte della cultura italiana e nessuno può permettersi di dimenticarlo” (Ibidem).
Risultato della bagarre? I bambini della scuola dell’infanzia potranno tornare a farsi il segno della croce e a dire la preghierina prima di mangiare, coordinatrice pedagogica volente o nolente.
Ma questo episodio, seppur circoscritto, è di per sé allarmante.
In primo luogo evidenzia come, in nome della libertà e della laicità, i diritti di chi si professa cattolico siano molto spesso calpestati. Il laico ha il coltello dalla parte del manico, mentre il credente è in una posizione di svantaggio.
In seconda istanza, mette in chiara luce il pregiudizio ideologico che spesso accompagna le riflessioni attorno a tematiche religiose. Se per un non credente farsi un segno di croce non ha alcun significato, che cosa lo spinge ad impedire agli altri di farlo?
Da ultimo, denota una disarmante ignoranza da parte di molti nei confronti delle nostre radici. Senza il cattolicesimo, infatti, l’Europa non sarebbe quello che è oggi: gli ospedali, le università, l’architettura, moltissime scoperte scientifiche, etc. sono tutte realtà oggettive frutto della religione. In nome di quali valori la cultura odierna sta calpestando con disprezzo ed obnubilando il nostro
passato?
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2012/10/segno-di-croce-e-preghierina-banditi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=segno-di-croce-e-preghierina-banditi
Siamo a Frassilongo, uno sperduto paesino della Valle dei Mocheni. La coordinatrice pedagogica, da poco giunta in valle, ha pensato fosse meglio propendere verso un’educazione “laica” della scuola dell’infanzia ed ha dunque impedito ogni qualsivoglia manifestazione religiosa.
A questo punto le domande si rincorrono: sono forse presenti nella scuola bambini appartenenti ad altre religioni? Forse qualche genitore si è lamentato, facendo presente che la scuola pubblica dovrebbe essere aconfessionale? Forse le maestre non sono credenti e non ritengono quindi giusto far pregare i bambini?
Spiacenti, niente di tutto questo: i bambini della scuola sono tutti cristiani, così come le loro famiglie e le loro maestre. Semplicemente la coordinatrice ha deciso che il segno della croce a lei non andava giù, e lo ha vietato. Bella la democrazia, vero?
I genitori e gli abitanti di Frassilongo e dei comuni limitrofi non si sono però arresi e hanno sollevato ingenti proteste. Il parroco di valle, don Daniele Laghi, ha affermato: “Non capisco perché non si possa insegnare ai bambini a farsi un segno di croce prima di mangiare, dato che in quella scuola attualmente non ci sono bimbi di altre religioni” (L’Adige, 27 ottobre 2012).
Il presidente della Giunta Provinciale, Lorenzo Dellai, rincara la dose: “Il segno della croce è un atto coerente con le nostre tradizioni e va rispettato. Succede talvolta di apprendere notizie che hanno dell’incredibile” (L’Adige, 28 ottobre 2012). E a Dellai fa eco Alessandro Savoi, della Lega Nord, che di certo non può dirsi un suo solidale politico: “La religione cristiana fa parte della cultura italiana e nessuno può permettersi di dimenticarlo” (Ibidem).
Risultato della bagarre? I bambini della scuola dell’infanzia potranno tornare a farsi il segno della croce e a dire la preghierina prima di mangiare, coordinatrice pedagogica volente o nolente.
Ma questo episodio, seppur circoscritto, è di per sé allarmante.
In primo luogo evidenzia come, in nome della libertà e della laicità, i diritti di chi si professa cattolico siano molto spesso calpestati. Il laico ha il coltello dalla parte del manico, mentre il credente è in una posizione di svantaggio.
In seconda istanza, mette in chiara luce il pregiudizio ideologico che spesso accompagna le riflessioni attorno a tematiche religiose. Se per un non credente farsi un segno di croce non ha alcun significato, che cosa lo spinge ad impedire agli altri di farlo?
Da ultimo, denota una disarmante ignoranza da parte di molti nei confronti delle nostre radici. Senza il cattolicesimo, infatti, l’Europa non sarebbe quello che è oggi: gli ospedali, le università, l’architettura, moltissime scoperte scientifiche, etc. sono tutte realtà oggettive frutto della religione. In nome di quali valori la cultura odierna sta calpestando con disprezzo ed obnubilando il nostro
passato?
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