il primo libro sui vatileaks
L’ha scritto il vaticanista Enzo Romeo (Tg2) che offre una lettura analitica delle tensioni di questi ultimi due anni. E rivela il coinvolgimento di un gendarme nell’inchiesta
«Vien da chiedersi, innanzi tutto, cosa abbiano a che fare corvi, talpe o veleni con l’annuncio di Cristo, cioè con l’unica cosa che dovrebbe contare per la Chiesa. Niente in apparenza… Ma i soldi, il potere, gli scandali, le maldicenze – e anche le guerre – sono parte della storia dell’umanità, nella quale la Chiesa è immersa… La Chiesa cammina con i fallimenti, che rimandano il bisogno di convertirsi continuamente al Vangelo. E dovrà trarre lezione anche dalle ultime vicende, accelerando quel rinnovamento indispensabile per parlare all’uomo moderno e sottrarlo all’oblio del trascendente».
Sono queste parole introduttive la chiave per affrontare la lettura di «Guerre vaticane» (Rubettino, pp. 272, 13 euro), il libro scritto da Enzo Romeo, vaticanista e caporedattore esteri del Tg2, il primo tentativo di analizzare quanto accaduto nella Curia romana negli ultimi due anni. L’interesse del lavoro di Romeo, che si occupa da molti anni di informazione religiosa e vicende vaticane sta nella lettura complessiva di ciò che è accaduto, una «guerra» fatta di colpi e contraccolpi, di lettere anonime e di un uso spregiudicato dei media, che ha visto confrontarsi varie cordate e gruppi.
Tra le novità contenute nel libro, il coinvolgimento nell’inchiesta sulla fuga di documenti finiti prima su alcuni giornali e poi nel libro di Gianluigi Nuzzi, di un gendarme. Il generale Domenico Giani, responsabile della Gendarmeria vaticana, scrive Romeo «è stato costretto a controllare dappertutto, perfino all’interno della propria caserma, dove – secondo una gola profonda – si nascondeva uno dei corvi, notizia peraltro mai trapelata sui media». È probabile che si tratti di un gendarme che era in contatto con il maggiordomo del Papa reo confesso – e ora condannato – per il furto delle carte segrete dall’appartamento pontificio e per averle fotocopiate e consegnate a Nuzzi. L’uomo, inizialmente sospeso dal servizio in via cautelativa, non è stato poi direttamente coinvolto nel processo contro Paolo Gabriele. Vedremo se lo sarà nel processo-stralcio decisamente di minore importanza che vede imputato il tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti e che avrà inizio il 5 novembre. Ma è probabile che gli investigatori vaticani non abbiano trovato prove o riscontri a suo carico e che proprio per questo il suo nome e il suo coinvolgimento siano stati tenuti segreti.
Tornato al quadro complessivo, cioè al vero contributo che offre il libro, la vicenda di «Paoletto» che dallo scorso maggio, dopo il suo arresto, ha ovviamente monopolizzato l’attenzione mediatica, è inserita nel contesto di diverse vicende, che anche se non collegate dal punto di vista giudiziario, costituiscono l’humus in cui vatileaks è avvenuto. E anche se nella sentenza del processo al maggiordomo si legge che non sono emerse complicità o ispiratori-istigatori della violazione del segreto papale e della privacy del Pontefice, soltanto una lettura di comodo può far pensare che «Paoletto» sia stato una mela marcia in un cesto di frutta lucida e sanissima. Romeo dedica capitoli al caso Boffo – che si può forse considerare il capitolo iniziale di queste «guerre vaticane» - come pure al caso del segretario del Governatorato Carlo Maria Viganò e alle vicende dell’Istituto Toniolo, la cassaforte dell’Università Cattolica che ha visto contrapporsi il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone all’allora arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, come pure alle vicende dello IOR e al clamoroso defenestramento del presidente Ettore Gotti Tedeschi: «qualcosa di era spezzato – scrive il vaticanista – e la situazione era deflagrata, mandando all’aria tutto l’assetto interno alla banca».
Alla fine della lettura del libro di Romeo, che ha il pregio di mettere in fila i fatti senza prevaricare con le interpretazioni, si comprende come appaiano inadeguate le tesi di quanti vorrebbero spiegare ciò che è accaduto soltanto come una contrapposizione tra la «vecchia guardia» diplomatica e la «nuova guardia» rappresentata da Bertone e i suoi uomini. O come una questione di gelosie e rancori interni all’entourage tedesco di Benedetto XVI. O ancora soltanto come il frutto di un attacco mirato contro il Papa da parte di chi, all’esterno ma soprattutto Oltretevere, vorrebbe sottrargli il controllo del timone. Tutti elementi certamente presenti nelle vicende che hanno segnato la vita del Vaticano nell’ultimo periodo, ma insufficienti per giustificare un quadro d’insieme che rivela ancora una volta questioni irrisolte di governo. «Proprio la mancanza di coordinamento – scrive Romeo – è stato uno dei problemi riscontrati nella Curia romana in questi ultimi anni, dove c’è stata troppa confusione e poca armonia».
Forse anche per questo, l’autore di «Guerre vaticane», dopo aver parlato delle possibili candidature per la Segreteria di Stato – nel caso il Papa accetti le dimissioni di Bertone – ma anche quelle per la successione allo stesso Benedetto XVI (in un capitolo dove segnala la new entry tra i «papabili» del patriarca di Venezia Francesco Moraglia, non ancora cardinale), cita un brano del discorso che Ratzinger fece nel 2009 ai giovani del Seminario maggiore di Roma: «Invece di inserirsi nella comunione con Cristo, nel Corpo di Cristo che è la Chiesa, ognuno vuol essere superiore all’altro e con arroganza intellettuale vuol far credere che lui sarebbe il migliore. E così nascono le polemiche che sono distruttive, nasce una caricatura della Chiesa, che dovrebbe essere un’anima sola e un cuore solo». Parole illuminanti, che fanno il paio con quelle della preghiera del vescovo Tonino Bello, citate in apertura del libro: «Salvami dalla presunzione di sapere tutto, dall’arroganza di chi non ammette dubbi; dalla durezza di chi non tollera ritardi; dal rigore di chi non perdona debolezze; dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone».
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
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