ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 7 ottobre 2012

QUANTO POTRA’ ANCORA RESISTERE FORMIGONI?


IL CELESTE CONTRATTACCA, DIFENDE DACCÒ E SIMONE (“UN ACCANIMENTO ABNORME NEI CONFRONTI DI DUE PERSONE ALLE QUALI È STATO INFLITTO UN PERIODO DI CARCERAZIONE PREVENTIVA CHE NON HA PRECEDENTI IN ITALIA, NEPPURE ALL'EPOCA DI MANI PULITE”), MA MERCOLEDI’ IL TRIBUNALE DECIDE - IL CERCHIO SI STRINGE: E’ SPARITO IL REATO DI RICICLAGGIO, SOSTITUITO DALL’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA CORRUZIONE…

Piero Colaprico per Repubblica

«Non mi faccio condizionare da nessuno. Com'è possibile dipingere un presidente Formigoni condizionato da qualcuno? », dice il governatore della Regione Lombardia. Lo dice dopo aver saputo che i magistrati vogliono tenere ancora in carcere i due faccendieri Piero Daccò e Antonio Simone, perché hanno potere di ricatto, e perché stanno arrivando altre carte giudiziarie.
formigoniFORMIGONIDACCO' - FORMIGONIDACCO' - FORMIGONI
Formigoni contrattacca, ma è come se non ricordasse di aver ricevuto a giugno l'invito a comparire per corruzione, e di non aver mai mostrato le ricevute dei cinque lussuosi capidanno, di yacht a disposizione, di eventi, cene e vari benefit mai pagati da lui. Come se Formigoni non conoscesse la pericolosità di un avverbio che lo riguarda ed è «naturalmente»: «Naturalmente anche Antonio Simone più volte ha sottolineato l'amicizia che legava sia lui che Pierangelo Daccò a Roberto Formigoni. I due riferivano del loro rapporto d'amicizia indicandolo come la ragione che consentiva loro di "aprire le porte" in Regione».
MERCOLEDÌ LA PAROLA AL GIP
Sta qui, sempre qui, la questione, e a parlare così era Costantino Passerino, il braccio operativo della Fondazione Maugeri. È anche per questo e altri verbali di numerosi dipendenti del San Raffaele, della Maugeri e pure del Fatebenefratelli; è anche per l'elenco delle delibere regionali sospette e le relazioni dei consulenti, che mercoledì si arriverà a una piccola svolta.
E cioè a inquadrare più da vicino il percorso che «naturalmente» ha fatto diventare ricchissimi, ma senza apparente spiegazione, senza una logica connessa al lavoro, Simone e Daccò. Fra tre giorni, dunque, il gip milanese si troverà davanti per la prima volta i pm e i difensori dei due amici di Formigoni.
FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI DACCOFormigoni Roberto correFORMIGONI ROBERTO CORRE
POTERE FORMIDABILE
Il muro contro muro è nettissimo. I primi chiedono, a sorpresa, un trimestre di proroga dell'arresto. Lo ritengono indispensabile perché, se i due "apriporte" tornassero liberi, «anche in forza di chances "ricattatorie" di cui possono avvalersi», potrebbero, così sostiene l'accusa, «incidere ancora e illecitamente» sulla Regione Lombardia. Perché quei due hanno, secondo l'accusa, un «formidabile potere», anche grazie alle loro «complicità» interne. In altre parole, conoscono segreti, hanno versato soldi, possono chiedere favori e inquinare le prove.
SPARITO IL RICICLAGGIO
I difensori, viceversa, hanno notato che è sparito il reato di riciclaggio, contestato all'inizio. Adesso c'è un'associazione per delinquere, finalizzata alla corruzione. Daccò e Simone sono in concorso con Passerino e con Umberto Maugeri, e il presunto corrotto (meglio: uno dei presunti corrotti) è Formigoni. Può reggere questo schema? Nei corridoi della procura si sente pronunciare una frase che sa di tempi antichi: «Se non è zuppa è pan bagnato». Lo diceva Antonio Di Pietro, per far capire che se c'è un passaggio indebito di denaro, più che importante la veste giuridica, è importante capire che cosa sia capitato di contrario alle leggi.
antonio simone bANTONIO SIMONE B
COME TANGENTOPOLI
L'udienza è fissata a una settimana esatta dalla pesantissima condanna di bancarotta per Daccò, dieci anni, una sentenza che ha dato più valore all'impostazione accusatoria. Ma arriva due giorni prima della data che il co-indagato Simone aspettava per lasciare la cella di San Vittore: venerdì scadono i termini del carcere preventivo, ora però la libertà potrebbe allontanarsi. Per una volta, Formigoni non prende le distanze: «Mi sembra un accanimento abnorme nei confronti di due persone alle quali è stato inflitto un periodo di carcerazione preventiva che non ha precedenti in Italia, neppure all'epoca di Mani pulite».
ROBERTO FORMIGONIROBERTO FORMIGONI
COL "PRES" IN VACANZA
In realtà, per continuare il paragone improprio, ai tempi di Mani pulite nessuna "coppia" di faccendieri ha mai incamerato da sola gli 80 milioni di euro razziati sin qui grazie alle coperture in Regione: «Daccò e Simone dice Passerino - mi riferivano di vacanze trascorse insieme con il presidente e al suo entourage (...) Spesso Daccò, a fronte delle mie richieste, mi rispondeva che sarebbe andato in vacanza con "il Pres", intendendo Formigoni e che avrebbe potuto parlare con lui dei problemi della fondazione (...) Ero certo che le loro vacanze fossero pagate con i nostri soldi». E cioè che con i soldi pubblici che la Regione versava come contributo e rimborso alla Maugeri e sui quali Daccò ritagliava percentuali del 25 per cento, e del 12,5 per cento.
formigoni_e antonio simoneFORMIGONI_E ANTONIO SIMONE
IL PIZZO DEL FATEBENEFRATELLI
Il loro potere di ricatto è una fantasia dei pubblici ministeri? «La mia opinione - si legge nel verbale di Passerino - è che dietro Daccò e Simone ci fosse un articolato di soggetti che garantivano il buon esito della loro attività (...)». Questa visione catastrofica è condivisa anche da Umberto Maugeri, il titolare:
«Il nostro equilibrio finanziario dipendeva da provvedimenti discrezionali della Regione Lombardia. Mi fate presente che anche il San Raffaele e il Fatebenefratelli pagavano il "pizzo" a Daccò e devo dire che effettivamente si tratta di un vero e proprio sistema». Nel quale i due faccendieri navigavano «naturalmente».

L’INCHIESTA SU FORMIGONI A UNA SVOLTA - PER I PM SUI 60 MILIONI DI EURO DELLA REGIONE FINITI NELLE TASCHE DI DACCO’ E SIMONE, ALMENO 8 SAREBBERO ANDATI AL CELESTE TRA VACANZE, BENEFIT E CONTRIBUTI PER LE CAMPAGNE ELETTORALI - LA PROCURA CHIEDE TRE MESI “SUPPLEMENTARI” DI CARCERE PREVENTIVO PER ANTONIO SIMONE- L’AUTISTA DI DON VERZE’ RITRATTA E SALVA FORMIGONI…

Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per Il Corriere della Sera
DACCO' - FORMIGONIDACCO' - FORMIGONI
Anni di «sistematiche condotte corruttive» di «politici e funzionari» della Regione Lombardia, in base alle quali «60 milioni destinati dalla Regione all'attività sanitaria della Fondazione Maugeri» sono stati «deviati a favore di Pierangelo Daccò e Antonio Simone», fanno sì che il mediatore e munifico elargitore di quasi 8 milioni in vacanze e benefit a Roberto Formigoni, e l'ex politico ciellino diventato imprenditore con base a Praga e Londra, se lasciati adesso in libertà possano «incidere ancora e illecitamente» sull'attività del Pirellone, in quanto «la complicità» con il presidente Formigoni li dota di «un formidabile potere» di «influenzare e direzionare» l'attività amministrativa della Regione Lombardia. Anche in forza di chances «ricattatorie» di cui possono avvalersi.

È la fotografia che la Procura di Milano scatta dello stato attuale della propria inchiesta, ritenendo di prendersi più tempo per mettere a fuoco intuizioni e acquisizioni che la complessità della situazione non ha sinora consentito di sviluppare. Dunque niente giudizio immediato, e nemmeno chiusura ordinaria dell'indagine: né per i presunti corruttori in carcere (Daccò e Simone) né per l'asserito corrotto libero (Formigoni).
ROBERTO FORMIGONI CIRCONDATO DALLE TELECAMEREROBERTO FORMIGONI CIRCONDATO DALLE TELECAMEREFORMIGONI SULLO YACHT DI DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO
TEMPI SUPPLEMENTARI - E a una settimana dal bivio procedurale determinato dallo scadere il 13 ottobre dei 6 mesi di custodia cautelare di Daccò e Simone nel filone Maugeri, la Procura fa una scelta tecnica poco usuale: chiede al gip una proroga straordinaria di 3 mesi della quasi scaduta carcerazione preventiva, anche se nel concreto il problema riguarda ormai più Simone che Daccò, visto che per quest'ultimo, in cella dal 15 novembre 2011 per il crac della Fondazione San Raffaele, sono già scattati altri 12 mesi di custodia cautelare dopo la sentenza di primo grado che mercoledì gli ha inflitto 10 anni per concorso nella bancarotta dell'istituto ospedaliero dello scomparso don Luigi Verzé e del suicida vicepresidente Mario Cal.
Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero DaccoROBERTO FORMIGONI OSPITE A BORDO DELLO YACHT DI PIERO DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO'FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO'
Per chiedere al gip questi tempi supplementari, i pm Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore pescano il poco frequentato secondo comma dell'articolo 305 del codice di procedura penale, quello che «nel corso delle indagini preliminari» contempla che «il pubblico ministero possa chiedere la proroga dei termini di custodia cautelare prossimi a scadere» (nel caso di Simone e Daccò il 13 ottobre) «quando sussistono gravi esigenze cautelari che, in rapporto ad accertamenti particolarmente complessi, rendano indispensabile il protrarsi della custodia».
MOTIVI STRAORDINARI - Per evitare che questa formula regali mano libera ai pm, nel 2001 la Cassazione a Sezioni Unite precisò che i motivi per cui sarebbe indispensabile la proroga non devono mai dipendere da inerzie: straordinarie, insomma, devono essere sia le novità emerse da chiarire, sia la complessità delle indagini indispensabili, sia le ragioni per le quali ai pm non siano bastati gli ordinari 6 mesi di custodia cautelare.
FORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCO
È esattamente quanto ora prospetta la Procura nella quindicina di pagine (ieri notificate alle difese) con cui motiva la richiesta di proroga per 3 mesi della custodia cautelare per associazione per delinquere e fa il punto delle indagini. Non vi compaiono rivelazioni clamorose: del resto, da quando Formigoni ha ricevuto in luglio l'invito a comparire in interrogatorio (poi disertato) per le ipotesi di corruzione aggravata e finanziamento illecito, e il Fatto quotidiano ha pubblicato la non depositata informativa di polizia sui quasi 8 milioni di benefit propiziatigli da Daccò in viaggi, soggiorni, disponibilità di yacht, di una villa e di contributi sotto elezioni 2010, non sono più emerse notizie nuove sul progredire delle indagini; e anche adesso i pm si scoprono il minimo indispensabile nella richiesta di proroga, svelando in più solo qualche stralcio di verbale.
Ma è la ricostruzione a pesare. Specie laddove soppesa l'attualità del potere di influenza/ricatto su Formigoni che il rapporto di «complicità» attribuirebbe tutt'oggi al tandem Daccò e Simone; e laddove ridisegna (abbandonando l'accusa di riciclaggio per Simone e puntando invece sulla corruzione) l'attività di una «associazione a delinquere» che i pm mostrano di aver cominciato a comprendere nelle sue reali articolazioni soltanto di recente, alle prese con rogatorie internazionali in mezzo mondo (una in questi giorni).
UDIENZA IL 10 OTTOBRE -L'accoglimento della proroga della carcerazione preventiva di Daccò e Simone non è automatico. Il gip Vincenzo Tutinelli, che in teoria avrebbe potuto limitarsi a instaurare un contraddittorio con le difese a mezzo di memorie scritte, ha invece notificato ieri ai legali Giampiero Biancolella e Giuseppe Lucibello l'avviso di fissazione di un'apposita udienza di esame della richiesta dei pm il 10 ottobre.
FORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCOFormigoni arancioneFORMIGONI ARANCIONE
AUTISTA "SALVA" FORMIGONI - L'unica buona notizia per Formigoni arriva da un verbale dell'autista di don Verzé e capo della security del San Raffaele, Danilo Donati. A caldo, dopo il suicidio di Cal nel 2011, aveva affermato: «Benché Cal non mi abbia mai detto esplicitamente che pagava Formigoni, tuttavia mi fece capire che Daccò era il referente di Formigoni e che attraverso di lui passavano i pagamenti "riservati" al Presidente».
I pm non avevano mai valorizzato questo passaggio. E ora, col deposito dei verbali, si capisce perché: già il 10 agosto 2011 aveva fatto marcia indietro, «quando ho reso quelle dichiarazioni ero molto arrabbiato, ma oggi intendo precisare che non so nulla di Daccò quale collettore di tangenti per conto di Formigoni».

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