MEDJUGORJE: LE VERITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA SULLE TRAVAGLIATE VICENDE E SULLA DISOBBEDIENZA DI FRA JOZO ZOVKO |
Dal
sito ufficiale della Chiesa cattolica, quella Romana ed Apostolica (non
quella eretico pentecostale / carismatica / con imposizioni delle mani e
delle Bibbie in stile Vanna Marchi) della Diocesi di Mostar-Duvno: "Biskupova odluka fra Jozi Zovki, OFM".
Reverendo fra Jozo, Seguo il Suo comportamento in questa Chiesa e in
genere non l’approvo da più di dieci anni. Infatti da quando ho preso il
governo delle Diocesi, nel 1993, L’ho trovata nel Suo status
ecclesiastico irregolare, nel quale Lei vive anche oggigiorno. Qui
riassumerei tale status, il Suo comportamento ed insegnamento.
La corrispondenza tra la Curia diocesana e il Provincialato, 1989 L’Ordinario
diocesano mons. Pavao Žanić, dopo un triplice ammonimento al
Provincialato, con la lettera, nr. 622/89, del 23 agosto 1989, mentre
Lei faceva il parroco a Tihaljina, Le ha tolto “ogni giurisdizione e
missione canonica nelle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan” a
causa del Suo comportamento non ecclesiastico, il che Le aveva più volte
personalmente comunicato e giustificato, informandone il Suo Superiore
religioso, con la lettera, nr. 624/89, della stessa data: “In data
odierna Le ho tolto la giurisdizione e la missione canonica (il
documento in allegato alla presente), ed è sospeso da qualsiasi ufficio
nel territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan”.
Il Suo Provincialato, con la lettera, nr. 439/89, del
12 agosto 1989, L’ha proposta “ardentemente” come vicario parrocchiale a
Tihaljina, chiedendo “la necessaria missione e giurisdizione”,
pubblicando ufficialmente che Le è stata “impartita la necessaria
giurisdizione e missione canonica dalla Curia diocesana con la sua
lettera, nr. 630/89, del 25.08. 1989”. [1]
Questa era un’evidente non verità ufficiale, poiché
il Vescovo nella citata lettera ha scritto: “A fra Jozo Zovko, proposto a
vicario parr. a Tihaljina, denego ogni giurisdizione e missione
canonica, come Vi ho informato con la lettera, nr. 624/89, del
23.08.89”, come è evidente dall’omissione del suo nome nell’elenco dei
sacerdoti autorizzati sul bollettino ufficiale diocesano. [2]
La Sua lettera al Vescovo, agosto 1989
Lei si è rivolto per iscritto al vescovo Žanić, il 29
agosto 1989, e di nuovo gli ha scritto il 20 settembre 1989,
chiedendogli di poter conversare con lui. Egli L’ha ricevuta il 23
settembre 1989, confermando il suo decreto col quale Le ha tolto “ogni
giurisdizione e missione canonica” nelle Diocesi erzegovinesi.
Il Suo ricorso alla Congregazione, ottobre 1989
Lei si è rivolto anche alla Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli, il 14 ottobre 1989, chiedendo che il
vescovo Žanić Le “impartisse la necessaria giurisdizione nelle Diocesi
di Mostar-Duvno” (sic!).
La corrispondenza tra la Congregazione e la Curia diocesana
La Congregazione con la sua lettera, nr. 4803/89, del
25 ottobre 1989, ha chiesto al Vescovo le informazioni suppletive, che
mons. Žanić ha inviato a Roma, con la lettera, nr. 988/89, del 12
dicembre 1989, giustificando ampiamente il di lui procedimento e quello
Suo.
La Congregazione ha fatto pervenire al Vescovo la
risposta, nr. 5673/89, del 15 febbraio 1990, confermandogli che aveva il
diritto di toglierLe la giurisdizione parrocchiale e di non approvare
la proposta che Lei fosse il cappellano nella stessa parrocchia di
Tihaljina.
Lo stesso Dicastero nella detta lettera ha espresso
la speranza che le sanzioni con cui sono “privati della facoltà di
confessare e della missione canonica nella diocesi di Mostar-Duvno”,
inflitte a Lei (e ad un altro frate), abbiano in qualche modo sortito,
anche se in ritardo, “l’effetto di una salutare riflessione” da parte
Sua, chiedendo che Lei fosse rimosso in un convento “lontano da
Medjugorje”.
Nella lettera il cardinale Prefetto scrive che la
Congregazione “non mancherà di chiedere al Ministro Generale O.F.M. ed
al suo Definitorio di interporre tutta la loro autorità perché le
irregolarità e le omissioni lamentate da Vostra Eccellenza non abbiano
più a ripetersi nelle parrocchie della Diocesi di Mostar-Duvno, rette
dai Frati Minori di Erzegovina, e di far parimenti presente che il
Vicario Provinciale ‘ad instar’ vigili perché sia P. Zovko che P. Orec
non interferiscano in alcun modo nelle parrocchie dalle quali sono stati
allontanati e Le offra, in futuro, la collaborazione richiesta”.
Però, una cosa erano le speranze e il modo di agire della Santa Sede, ed un’ altra il modo di agire Suo e dei Suoi Superiori.
Le lettere del Vescovo al Provincialato, aprile 1990
Mons. Žanić, su suggerimento della Santa Sede, prima
con la lettera, nr. 314/90, del 4 aprile, poi con la lettera, nr.
432/90, del 30 aprile 1990, ha chiesto al Provincialato della Sua
comunità di allontanarLa dall’ufficio pastorale fino ad allora occupato,
e di proporLa, come aveva chiesto la Congregazione, per un nuovo
ufficio e luogo, “lontano da Medjugorje”, accettabile per il Vescovo.
Le lettere tra Curia diocesana e il Provincialato, 1991
Però, le sanzioni canoniche non hanno prodotto l’ effetto necessario.
Lei è stato proposto dai Suoi superiori, con la
lettera, nr. 377/91, del 25 luglio 1991, al posto di guardiano del
convento a Široki Brijeg [3] e da essi è stata chiesta per Lei “la
necessaria giurisdizione e missione canonica” in quella parrocchia,
appena una ventina di km distante da Medjugorje.
Perciò con la lettera, nr. 557/91, del 30 luglio
1991, il Vescovo ha comunicato al Provincialato: “Non posso in nessun
modo confermare… la nomina di fra Jozo Zovko a Široki Brijeg”.
Ha addotto anche i motivi: la lettera della
Congregazione, e, secondo: “Oltre a questa ragione, ho anche in vista la
Sua, almeno discutibile, vita morale privata”.
Il Vescovo ha inviato al Provincialato una lettera,
nr. 649/91, del 2 settembre 1991, in cui ha ripetuto che Lei non aveva
“giurisdizione e missione canonica“ per Široki Brijeg, aggiungendo:
”Sono informato che fra Jozo Zovko, e nonostante il divieto datogli per
iscritto, agisce pastoralmente e amministra i sacramenti nella
parrocchia di Široki Brijeg”.
Perciò il Vescovo non ha accettato tale proposta, le sanzioni sono rimaste in vigore e Lei a Široki Brijeg.
Il Vescovo al Papa, agosto 1991
Il vescovo Žanić si è rivolto al Santo Padre,
il 22 agosto 1991, esponendogli il Suo caso nel quadro più ampio della
problematica.
La Congregazione alla Curia generalizia, novembre 1992 e 1993
La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha
scritto il 26 novembre 1992 al Suo Ministro Generale anche riguardo al
Suo grave caso, sul che Lei poteva e doveva essere direttamente
informato.
Parimenti la Congregazione ha scritto al Padre
Generale, l’11 novembre 1993: “Inoltre, nella Diocesi di Mostar vi sono 4
Frati Minori che, pur essendo privi di giurisdizione, continuano ad
esercitare il ministero sacerdotale. Si tratta dei PP. Jozo Zovko (e…)
che, in opposizione a quanto disposto da questo Dicastero fin dal 1990
circa una loro assegnazione a conventi lontani da Medjugorje, continuano
ad esercitare il ministero sacerdotale, rimanendo in comunità religiose
situate in prossimità della suddetta parrocchia…”.
Anche su questo Lei doveva essere informato dal Suo Superiore religioso generale.
La consegna
Nel 1993 è avvenuto il cambiamento del Vescovo a
Mostar. Ho mantenuto in vigore il decreto, emanato nei Suoi confronti
dal mio Predecessore, finché non sono venuto a conoscenza dei fatti.
Mi sono impegnato per Lei affinché concelebrasse con
noi due Vescovi e con altri sacerdoti, il 1 agosto 1993 a Mostar, il
giorno della consegna, sebbene il vescovo Žanić si sia opposto. Infatti
il decreto del Vescovo nei Suoi confronti l’avrei voluto trattare con
Lei.
Le lettere tra il Provincialato e la Curia diocesana, 1993-1994
Il Suo Provincialato, invece di ritirarLa da Široki
Brijeg, L’ha proposta ad “amministratore parrocchiale” nella stessa
parrocchia, con la lettera inviata alla Curia diocesana, nr. 380/93, del
29 dicembre 1993, al che ho espresso la mia costernazione nella mia
risposta, nr. 69/94, del 4 febbraio 1994.
La mia prima lettera a Lei, giugno 1994
Allora nel luglio 1994 è avvenuta la visita canonica,
la cresima ed il nostro incontro a Široki Brijeg. Subito dopo Le ho
inviato la lettera, nr. 423/1994, del 14 giugno dello stesso anno. In
essa Le ho scritto: “Il giorno della visita canonica e del conferimento
della S. Cresima a Široki Brijeg, il 12 giugno 1994, prima ho chiesto
all’amministratore parrocchiale se Lei confessasse nella chiesa. Egli mi
ha risposto di non disporLa per la confessione, ma che Lei qualche
volta confessava nel confessionale nella chiesa. Poi ne ho chiesto
personalmente a Lei. Anche Lei mi ha confermato di confessare qualche
volta, quando glielo richiedono i fedeli, nonostante sia consapevole che
Le è stata tolta la giurisdizione confessionale.
E se Lei, come sacerdote, è seduto nel confessionale, il popolo, ovviamente, verrà a confessarsi”.
L’ho avvertita che Lei era incorso in poenam
suspensionis latae sententiae, dato che agiva senza la giurisdizione
confessionale e senza le facoltà necessarie per la validità dei
sacramenti, secondo la lettera e lo spirito del Codice di diritto
canonico. Secondo il can. 1378, § 2: “Incorre nella pena di interdetto
latae sententiae, o, se sia chierico, di sospensione…: 2: colui che,
oltre il caso del quale nel § 1, mentre non può dare validamente
l’assoluzione sacramentale, attenta di impartirla, oppure ascolta le
confessioni sacramentali.”
Le ho fatto sapere che Lei, se avesse continuato ad
esercitare la pastorale ecclesiastica ordinaria, ignorando le
disposizioni pastorali e le sanzioni canoniche, sarebbe incorso anche
nelle pene ecclesiastiche latae vel ferendae sententiae. Mi premeva
molto che il Suo status e la situazione pastorale nella parrocchia di
Široki Brijeg fossero regolate e che i problemi pastorali fossero
risolti.
Ed essi cominceranno ad essere risolti, quando il Suo
Provincialato La proporrà, e l’Ordinario accetterà, ad un ufficio
pastorale in un altro luogo lontano da Medjugorje, in conformità a
quanto sueposto.
Ne è stato informato anche il Suo Superiore religioso, con la lettera, nr. 423/94-ad, del 15 giugno 1994.
Lei, però, non ha dato la minima attenzione a quella lettera. Lei ha proseguito per la Sua strada.
Abbiamo pubblicato più volte e in più modi
l’informazione sul Suo status irregolare nella Diocesi, sia sulla stampa
ufficiale che su altra stampa ecclesiastica. [4]
Ho informato del Suo caso la Santa Sede nella mia relazione ufficiale “Ad limina”, nr. 1203/98, del 6 novembre 1998.
Gli abusi pastorali
Così, per esempio, Lei ha conferito, il 1 febbraio
1997, il sacramento del Battesimo a J. Š. S., sedicenne dell’Arcidiocesi
di Split-Makarska. Il relativo candidato si era presentato regolarmente
al suo parroco in Dalmazia per un insegnamento ordinario e per la
preparazione alla Cresima. Il parroco ha chiesto per iscritto
l’approvazione per il battesimo al suo Ordinario, Arcivescovo mons. Ante
Jurić, e l’ha ottenuta per iscritto. Però Lei ha battezzato il
candidato a Široki Brijeg, all’insaputa del parroco e senza approvazione
dell’Arcivescovo.
Lei non ha ritenuto necessario nemmeno informare questa Curia diocesana.
Inoltre, Lei ha rilasciato il certificato di
battesimo al suddetto giovane, senza alcun riferimento al Registro dei
battesimi. Su quel certificato sopra il titolo parochus Lei ha firmato
di proprio pugno, sebbene non abbia non solo alcuna facoltà di
confessare o alcuna giurisdizione, ma nemmeno alcuna missione canonica,
tanto meno quella del parroco, per farlo e per firmare tali documenti in
maniera legale.
Infine, sul certificato di battesimo del
neobattezzato Lei ha scritto che il giovane è “legitt. pro foro civili”,
cioè che i suoi genitori non erano sposati. Ma nel Registro dei
battesimi di Široki Brijeg sta scritto che egli è “legittimo”. Così non
si può sapere se egli è “legittimo” o solo “legittimo pro foro civili”.
Secondo quale criterio Lei scrive una cosa sul certificato di battesimo
mentre un’altra sta nel Registro dei battesimi?
Per vedere la totale illegalità del Suo
comportamento, lo stesso giorno Lei ha battezzato anche la signora A.
S., che allora viveva non sposata in chiesa.
Per tali disordini pastorali non può scusarLa nemmeno
l’ignoranza crassa delle norme ecclesiastiche. E Lei è un sacerdote in
questa Diocesi sin dal 1967.
Di tutto questo, ho informato il competente Dicastero con la lettera nr. 1150/97, del 1 settembre 1997.
Inoltre sulla stampa è stato pubblicato, nel 2002,
che Lei ha battezzato nella chiesa parrocchiale di Široki Brijeg una
dottoressa cinese, M. K. F. W., la quale vive e lavora a Parigi. La
notizia è stata pubblicata anche sulla stampa insieme alla Sua foto con
la neobattezzata. [5]
Quali istruzioni ecclesiastiche catecumenali Lei segue conferendo i santi sacramenti?
L’Ordo dell’iniziazione degli adulti prescrive:
“Spetta al vescovo determinare, regolare e valorizzare personalmente o
per mezzo di un delegato l’istruzione pastorale dei catecumeni o
ammettere i candidati all’elezione e ai sacramenti” (ORDO INITIATIONIS,
del 1972, Praenotanda, nr. 44). Almeno questo Le doveva essere noto,
come sacerdote. Non si può scusare alcuna ignoranza della legge
ecclesiastica e di certe istruzioni che anche questa Curia diocesana ha
emanato, il 15 dicembre 1992, inviato a tutti gli Uffici parrocchiali,
riguardo al battesimo degli adulti, e pubblicato sul suo bollettino
ufficiale. [6]
Le mie lettere al Provincialato, 2000
Ho esposto chiaramente il Suo caso alla Curia
provinciale con le lettere, nr. 450/2000, del 13 aprile, e nr. 645/
2000, del 22 maggio 2000.
La mia seconda lettera a Lei, ottobre 2000
L’associazione italiana “Mir i Dobro” (Pace e bene),
ha accusato questa Chiesa locale, specialmente davanti alle diverse
istanze ecclesiastiche in Italia, a causa dell’insensibilità ed
inumanità di fronte a tanti orrori e tragedie, alle quali, invece, Lei
desidera venir incontro con la Sua opera e con la costruzione di edifici
a Široki Brijeg, dove voleva impiegare anche le religiose francescane.
Le ho scritto personalmente, il 30 ottobre 2000. Le
ho posto 11 quesiti, chiedendo a Lei di presentare la documentazione in
proposito. Ne abbiamo informato anche i Suoi superiori con lettera, nr
1780/2000, del 18 novembre 2000. La lettera è stata pubblicata dopo 4
mesi d’attesa. [7]
Lei non ha risposto, né è venuto in Curia per giustificare la Sua attività.
La mia lettera al Provincialato, gennaio 2001
Ho avvertito il Suo Superiore religioso del Suo
comportamento a Široki Brijeg, con la lettera, nr. 71/2001, del 25
gennaio 2001: “Il membro di codesta Provincia, fra Jozo Zovko, ha
costruito una città sulla ‘collina’, cioé su Puringaj, nella parrocchia
di Široki Brijeg, raccogliendo i soldi in giro per il mondo a tale
scopo, anche con la pubblicità delle suore francescane della Provincia
di Mostar, all’insaputa e senza approvazione di questa Curia. E codesto
Provincialato non ha preso alcun serio provvedimento per porre fine a
quest’azione, sebbene egli sia stato più volte ammonito, oralmente e per
iscritto, da questa Curia sin dal 1996.”
La mia terza lettera a Lei, febbraio 2001
Le ho inviato la lettera, nr. 230/2001, del 19
febbraio 2001, informandoLa della conversazione con il Suo Superiore
maggiore, Vicario Generale dell’Ordine. A lui ho detto, e a Lei ho
scritto: “Nella soluzione generale della situazione ecclesiastica
erzegovinese il Suo caso è del tutto specifico e molto complesso in
rapporto a questa Curia diocesana e alla pastorale. Ho rammentato solo
due punti importanti:
Primo, Lei è privo in questa Diocesi, della giurisdizione confessionale e di ogni altra, dal 23 agosto 1989.
Secondo, riguardo alla mia lettera a Lei indirizzata,
del 30 ottobre 2000, non ho avuto nemmeno la conferma che Lei abbia
letto tale lettera. Perciò l’ho fatta stampare sulla ‘Chiesa sulla
roccia’, 2/2001, p. 21, e al padre Ottenbreit ne ho dato la copia con la
traduzione inglese.
Pertanto, se Lei desidera risolvere il Suo problema e
il rapporto verso questa Diocesi, e quindi apporre la Sua firma sulla
Dichiarazione d’obbedienza per ottenere le facoltà pastorali, Lei
renderà, per iscritto, compiutamente conto della Sua attività, sia
riguardo a Medjugorje e ai fenomeni legati a Medjugorje, diffusi
specialmente per mezzo del Suo impegno girando il mondo, sia anche
riguardo allo stato attuale di Puringaj.
Le porte di questa Curia Le sono aperte per un incontro per tutto il seguente tempo quaresimale, previo appuntamento”.
A questa lettera Lei non ha risposto. Né si è presentato, finora, a questa Curia.
Nel bollettino ufficiale ho pubblicato la notizia di averLe inviato la menzionata lettera. [8]
La mia quarta lettera a Lei, maggio 2001
Le ho inviato la lettera, nr. 693 /2001, del 9 maggio, chiedendoLe certi chiarimenti.
Lei non si è degnato di rispondere alla lettera.
La mia quinta lettera a Lei, giugno 2001
Dopo averLe inviato la lettera del 9 maggio, in
seguito ad un breve incontro a Široki Brijeg Le ho inviato la lettera,
nr. 899/2001, 7 luglio 2001, in cui Le ho esposto alcuni punti che
provano che Lei “dimostra di non essere un uomo della verità”. E che Lei
non ha da questa Curia alcuna approvazione per nessuna Sua opera finché
non renda conto della Sua attività”.
Nemmeno a questa lettera Lei ha risposto qualcosa.
La circolare agli uffici parrocchiali, maggio 2001
Ho inviato a tutti gli uffici parrocchiali in
Erzegovina la circolare, nr. 700/2001, 14 maggio 2001, esponendo il Suo
caso. Questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale. [9]
Le note al Provincialato, 2002-2003
Ho scritto al Suo Superiore religioso, nr. 813/2002,
dell’11 giugno 2002, avvertendolo che Lei non gode di alcuna facoltà
pastorale in questa Diocesi.
Questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale. [10]
Questo l’ho ripetuto nella lettera, nr. 2108/2002,
del 19 dicembre 2002, e di nuovo nella lettera, nr. 248/2003., del 27
febbraio 2003.
Pure questo è stato pubblicato sul bollettino
ufficiale: “Fra Jozo Zovko non ha alcuna facoltà pastorale in questa
Diocesi, predica a Medjugorje, porta numerosi suoi ‘tifosi’ da Široki
Brijeg a Medjugorje. Quando comincerà a risolvere questo caso?” [11]
Il Padre Provinciale non ha preso in considerazione affatto il Suo caso.
La mia sesta lettera a Lei, aprile 2003
Di nuovo L’ho pregata con la lettera, nr. 450/2003,
dell’11 aprile 2002, di venire in Curia, entro un mese dal ricevimento
della lettera, e di portare tutti i documenti ecclesiastici riguardanti
le persone che Lei ha battezzato o ai cui matrimoni ha assistito, poi le
loro domande scritte e le Sue risposte, le eventuali deleghe, e di
giustificare il Suo modo di agire riguardo al battesimo e
all’iniziazione, per verificare il modo ecclesiastico di procedere e se i
Suoi atti pastorali e sacramentali fossero leciti e validi.
Lei non è comparso in Curia né allora né dopo, né ha
fatto pervenire la richiesta di documentazione pastorale, che Lei non
era affatto autorizzato a firmare.
La Sua risposta, aprile 2003
Lei ha inviato una risposta, il 26 aprile 2003, in
cui fa molte affermazioni prive di senso sul concetto di giurisdizione,
di facoltà e sui sacramenti di iniziazione. Così Lei dice: “Con la
perdita dell’ufficio ecclesiastico di parroco a Tihaljina ho perso la
facoltà di confessare (facultatem ad confessiones excipiendas) i
parrocchiani di Tihaljina la quale, secondo il can. 968 § 1, è legata
allo stesso ufficio di parroco”.
Però, Lei nega che tale perdita della facoltà di
ascoltare le confessioni o della giurisdizione riguardi tutta la
Diocesi, sebbene nel decreto tale ambito Le sia esplicitato.
La mia settima lettera a Lei, giugno 2003
Alla Sua, ho ampiamente risposto e motivato con la lettera, nr. 839/2003, del 21 giugno 2003.
E l’ho resa nota ufficialmente al pubblico ecclesiastico. [12]
Le ho scritto, tra l’altro, quanto segue: “Con la
presente Le confermo, come ho fatto anche nel 1994 e più volte ripetuto,
che Lei in queste Diocesi erzegovinesi non ha alcuna giurisdizione di
confessare, né in modo provvisorio né permanente, né ha alcuna missione
canonica per svolgere qualsiasi ufficio pastorale ordinario in nessuna
parrocchia, e non solo nella chiesa parrocchiale. Per tale motivo Lei
non ha facoltà di predicare né di tenere omelie, né esercizi spirituali,
né seminari, specialmente in Medjugorje, finché il Suo status non sia
regolato”.
Infatti questa Curia, il 23 agosto 2001, ha emanato
una disposizione riguardante omelie, esercizi spirituali, diversi
seminari spirituali, incontri terapeutici per il territorio di queste
Diocesi. Questo è stato inviato a tutti gli uffici parrocchiali. Tutto è
reso noto anche al pubblico ecclesiastico. [13]
La dichiarazione del Provincialato
Il Suo Superiore provinciale scrive nel 2002 che Lei è
un sacerdote che trascorre “molte ore nella preghiera, nei consigli e
predicazioni”; che quelli che “accettano Medjugorje” La ritengono come
un “sacerdote devoto” e La invitano a tenere gli “esercizi spirituali”.
Egli non rammenta il Suo status irregolare in questa Diocesi. [14]
È stato pubblicato che Lei ha tenuto siffatti esercizi spirituali nell’ isola di Jakljan [15] e a Medjugorje. [16]
D’altro canto, è un fatto del tutto noto che la
predica rientra nella missione canonica che è stata tolta a Lei in
queste Diocesi, insieme ad “ogni giurisdizione”, come ha confermato
anche il Suo Superiore maggiore, Vicario Generale dell’Ordine. [17]
Inoltre la guida degli esercizi spirituali deve avere
di solito anche le facoltà di confessare, che Lei non ha. Perciò è del
tutto giustificato chiederLe: A quali istruzioni Lei sia attiene tenendo
i “seminari del ritiro spirituale”, che Lei dava nel 2003, come si
poteva leggere sulla stampa? [18]
Con quella lettera del giugno L’ho pregata di venire in questa Curia e di giustificare il Suo modo di agire.
Lei però non è comparso, giustificandosi con
l’intervento chirurgico. Ma non è comparso nemmeno dopo essersi ripreso
in seguito all’operazione.
La Sua risposta, gennaio 2004
Alla mia lettera del giugno del 2003, Lei ha risposto
solo il 24 gennaio 2004, ripetendo quel che aveva detto nella lettera
dell’aprile 2003. Ora aggiunge solo alcune non verità ed errori. Lei mi
scrive, riguardo alla “giurisdizione”: “Invano sfoglierà il Codice di
diritto canonico, sia quello del 1917, sia questo del 1983, e non
troverà in esso tale termine, ma solo l’espressione facultas ad
confessiones excipiendas”.
La terminologia.
Per ricordarci in maniera scolastica e pratica tale
concetto, che ora Le è venuto in mente: il termine tradizionale nella
Chiesa per la facoltà di confessare è iurisdictio. Nel Codice del 1917
tale concetto si usa senza eccezione e quasi esclusivamente (vedi per
es. una ventina di canoni e paragrafi: 871-892). Le cito almeno alcuni
secondo un certo ordine:
- Can. 873, § 1: Ordinaria IURISDICTIONE ad confessiones excipiendas…
- Can. 873, § 2: Hac eadem IURISDICTIONE gaudent etiam… - Can. 873, § 3: Haec IURISDICTIO cessat amissione officii… - Can. 874, § 1: IURISDICTIONEM delegatam ad recipiendas confessiones… - Can. 874, § 2: Locorum Ordinarii IURISDICTIONEM ad audiendas confessiones… - Can. 875, § 1: … ad recipiendas confessiones professorum… IURISDICTIONEM delegatam… - Can. 875, § 2: … proponit confessarium, qui tamen IURISDICTIONEM obtinere debet… Etc.
Le devo citare ancora ogni canone e paragrafo del
Codice a proposito, dove sistematicamente viene usato il termine
iurisdictio? E in nessun canone del CIC del 1917 viene usato il termine
facultas, ma solo talvolta licentia (cfr. i cann. 877, § 1-2; 878, § 1-2
etc).
Il Codice di diritto canonico del 1983 usa come più
appropriato il termine latino facultas nel senso della giurisdizione di
confessare o della facoltà, sebbene nemmeno oggi nelle discussioni
canoniche sul conferimento delle facoltà di ascoltare le confessioni sia
escluso l’uso del termine di “giurisdizione”. Anzi, i sacerdoti ancor
oggi quasi regolarmente dicono di fare “l’esame giurisdizionale”. Il
vescovo Žanić come sacerdote del 1941 e come Vescovo del 1971 fino alla
morte si è servito del termine tradizionale di “giurisdizione” e così Le
ha scritto.
Così ha scritto anche a tutti i sacerdoti nei loro decreti di nomina per gli uffici pastorali.
Così ogni volta ha richiesto il Suo Provincialato per Lei e per gli altri sacerdoti religiosi.
Così Lei ha capito anche finora, nel corso di questi 15 anni passati e non ha mai notato tale terminologia.
Del resto così anche all’inizio di questa
controversia ha capito la Congregazione de Propaganda Fide, il che
esplicitamente conferma la sua risposta, del 15 febbraio 1990, citata
all’inizio di questa lettera.
Questo Le è evidente: che il Codice ha obbligato
anche Lei con la “jurisdictio”. E forse il vescovo Čule Le ha dato la
giurisdizione per la confessione se Lei non ha fatto un “esame di
giurisdizione” davanti alla commissione o davanti a lui stesso? E quale
giurisdizione Le ha dato il vescovo Čule che un altro vescovo ordinario
non può toglierLe?
Lei va un passo avanti affermando di se stesso che
dalle Sue due lettere “inequivocabilmente segue che io con un’eventuale
confessione dei fedeli nella Diocesi o nel mondo non faccio alcuna
trasgressione della legge ecclesiastica”, negando tutto ciò che nei Suoi
confronti ha stabilito il vescovo d’allora, msgr. Žanić, e io, come suo
successore, ho confermato e più volte pubblicato, come già detto.
Inoltre Lei scorrettamente scrive che io non sono
disposto a conferirLe alcun ufficio pastorale nel territorio di questa
Diocesi e perciò ritiene “inutile” il nostro “incontro e la
conversazione orale”. Io ho chiesto a Lei di osservare le condizioni
concrete alle quali Lei non ha risposto, come già detto.
E poi la Sua spiegazione riguardo a
Medjugorje non è in conformità alla disposizione e alla richiesta della
Congregazione (per la Dottrina della Fede).
Infine, conformemente alle norme del Codice di
diritto canonico, in specie al can. 1336 § 1 p. 2 e can. 1338, § 2,
proteggendo questa Chiesa dai Suoi soprusi, non entrando nella
disciplina religiosa della Sua comunità, e tenendo in vista la Sua
contumace disobbedienza in questa Chiesa e la Sua non osservanza delle
disposizioni degli Ordinari diocesani, con la presente dichiaro che nel
territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje.-Mrkan, Lei non è
autorizzato in nessuna maniera ad esercitare gli atti sacerdotali, in
particolare non ha alcuna facoltà di ascoltare le confessioni dei
fedeli.
Come vescovo diocesano di nuovo La invito a
regolarizzare il Suo status sacerdotale, come spesso Le ho chiesto
finora, se vuole essere ed operare in questa Chiesa locale.
Tutta la documentazione disponibile che si trova in
questa Curia, riferentesi alla Sua attività illegale pastorale come
anche alla Sua vita morale, posso farLe vedere, su Sua richiesta
scritta, qui a Mostar.
Nello stesso tempo La informo che questo decreto sarà
proclamato nel seguente numero di Vrhbosna, bollettino ufficiale di
queste Diocesi.
La saluto con deferenza e La raccomando al Signore
Ratko Perić, Vescovo
IL DECRETO DEL VESCOVO A FRA JOZO ZOVKO, OFMMostar, 26 giugno 2004. // Prot.: 843/2004.Reverendo padre Fra JOZO ZOVKO Convento francescano – Široki Brijeg Per conoscenza: Curia provinciale OFM – Mostar Curia generalizia OFM – Roma Fonte: DIOCESI CHIESA CATTOLICA DI MOSTAR-DUVNO La traduzione in italiano ci è stata inviata da un lettore; dovrebbe essere a cura del dott. Corvaglia.
Note:
[1] Mir i dobro (Pace e Bene), 4/1989., pp. 167-168.
[2] Cfr. Bollettino ufficiale delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje, 2/89, del 18 dicembre 1989., pp. 48-49. [3] Mir i dobro, 3/1991, pp. 19. [4] Cfr. Crkva na kamenu (La Chiesa sulla roccia, bollettino pastorale delle Diocesi, Mostar), 7/1995, p. 4; Vrhbosna, 3/1996, p. 223; Glas Koncila (Voce del Concilio), 23/1996, del 9 giugno 1996., p. 18; Mir i jedinstvo (La Pace ed Unità), Mostar, 1997, p. 221; Crkva na kamenu, 2/2001, p. 21; OGLEDALO PRAVDE (SPECULUM IUSTITIAE), La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje, Mostar, 2001, pp. 51-54., 178; Vrhbosna, 2/2001, p. 192; Vrhbosna, 2/2002, p. 161. Vrhbosna, 1/2003, p. 65. Vrhbosna, 1/2004, p. 70-72. [5] Večernji list (Corriere della sera, Zagreb), 1 febbraio 2002, p. 4; Invitati ad amare, Široki Brijeg, nr. 12, maggio 2002, pp. 24-26. [6] Vrhbosna, nr. 1-4/1994, p. 132. [7] Crkva na kamenu, 2/2001, p. 21. [8] Vrhbosna, 1/2001, p. 90, nr. 47. [9] Vrhbosna, 2/2001, p. 192. [10] Vrhbosna, 2/2002, p. 161. [11] Vrhbosna, 1/2003, p. 65. [12] Vrhbosna, 1/2004, pp.70-72. [13] Glas Koncila, 36/2001, p. 2. [14] Glas mira (La Voce della pace, Medjugorje), 12/2002, p. 31. [15] Ritiro spirituale dal 3 al 7 giugno 2002, u: Una Goccia d’Amore, (Massa), 3/2002, pp. 18-25. [16] Ivi, p. 8. [17] Katholischer Nachrichtendienst, 5 dicembre 2002: „An die Anfrage, wie der Status von P. Jozo Zovko jetzt wirklich ist, meinte der Generalvikar, dass innerhalb der Diözese Mostar Pater Jozo keine Jurisdiktion und keine ‘Missio Canonica’ hat…“. [18] Večernji list, 24 gennaio 2003, p. 4. |
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