ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 13 ottobre 2012

VATICANO II: APERTURA AI FUMI DELL’INFERNO VISTI A FATIMA?


Per liberare la via del Vaticano due a ogni apertura, Giovanni 23 prima censurò il «segreto di Fatima», da abolire come detestabile «profezia di disgrazie».
Si capì quest’intenzione nel suo strano discorso per varare l’adunata clericale che  doveva segnare la disgraziata arresa conciliare al mondo anticristiano.
Oggi, per la grande comunicazione, «segreto di Fatima» è termine per alludere a macchinazioni partitiche, ai piani dei Bersani o ai sodalizi per le prossime elezioni. Se ne parla come dello sbarco sulla Luna, o della profezia dei Maja.
Ma poiché si tratta di questione cruciale nella crisi del nostro tempo finale, che brutalizza anche le Scritture, devo qui iniziare ricordando certi fatti incontestabili.
Le apparizioni soprannaturali di Fatima, in cui sono stati dati messaggi profetici per i nostri tempi, sono riconoscibili come avvallate dal grandioso miracolo del sole, senza precedente storico. Era il 1917, e il movimento del sole si presentò inizialmente come preannuncio di qualcosa di catastrofico per il mondo.
Fatto registrato anche dalla stampa massonica, per disgrazia di un giornalista che lo testimoniò senza preoccuparsi col pericolo di attestare miracoli che sono tabù.
Dopo si seppe che il messaggio avvallato dal miracolo profetizzava una guerra peggiore di quella in corso, se… ed era ricordata una condizione per evitarla.
Profetizzava inoltre che < ?_xml:namespace prefix = st1 ns
= "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" ?>la Russia avrebbe sparso i suoi errori nel mondo, se…
E pochi giorni dopo l’ultima apparizione di ottobre, scoppiò la rivoluzione in Russia, che impiantò il comunismo per la sua disgraziata diffusione nel mondo.
Seguiva una terza parte segreta a questo messaggio, pubblicato durante la seconda grande guerra per impegno del Cardinale Schuster sollecitato a ciò da Pio XII.
Ora, un segnale profetico di tale portata e avvallo divino, non poteva che essere avviso su questioni di massima gravità per la vita della Chiesa e del mondo, se…
Il condizionale è proprio alle profezie date per aiutare la fede di tutti, specialmente dei chierici che, pur se già dispongono di mezzi normali per aiutare a correggere i mali nella vita degli uomini e delle società, in situazioni estreme possono aver gran bisogno di aiuti straordinari, come il vivo ricordo dell’esistenza dell’inferno.
Questa visione, fatta vedere ai pastorelli, è parte dell’evento di Fatima.
Svelava la somma disgrazia dell’inferno nell’altra vita, ma anche in questo mondo con la demolizione del Cristianesimo in Occidente e nella stessa Roma, come poi si è capito nella terza parte del Segreto pubblicato nel 2000.
Quanto all’inferno ancora in questo mondo, ci sarebbe da sentire la testimonianza di molti milioni di vittime d’angosce inenarrabili nelle due grandi guerre e nella pazzesca rivoluzione in Russia. Disgrazie senz’altro collegabili a detto Messaggio.
Eppure, tale visione sarebbe stata diluita e invertita dall’operazione «conciliare».
Come si completerebbe questa serie crescente di eventi profetici riguardanti verità sui mali nel mondo; disgrazie profetizzate nella 3ª parte del Segreto, dato nel 1917?
Dovevano essere segnali di mali legati cronologicamente alla 3ª parte dell’avviso profetico, che «sarebbe più chiaro nel 1960». Sono parole della veggente Lucia dette nel 1955 al Cardinale Ottaviani, che le diffuse in una conferenza nel 1967. Quindi di quanto seguì la morte di Papa Pio XII avvenuta nel 1958.
Potrebbe tale Messaggio essere impunemente censurato e chiuso negli archivi del Vaticano, se li, nella Sede suprema, non fosse asceso il suo «gran censore»?
Si tratta di fatti senza precedenti – apocalittici – da enumerare qui come segni nel Segno, o frecce del 3º Segreto pubblicato finalmente nel 2000.

Riguardavano il Papato e la Città cristiana. Ecco il Segreto: Il Papa sofferente (per dei tradimenti?) accompa­gnato dal suo seguito fedele fu visto “salire una ripida montagna, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi… prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina (la Città cristiana?) e mezzo tremulo con passo vacillante, af­flitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che in­contrava nel suo cammino (vittime di tanta rovina?)… giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacer­doti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni” (Il Papa con l’intero elenco di testimoni cattolici virtualmente liquidati: la Sede vacante).
Questo testo pubblicato è un «fatto». Alcuni dicono che sia parziale, forgiato o falso. Anche in tal caso si sarebbe davanti a un «fatto», e ancora più grave, poiché certificato dalla S. Sede con tanto di «interpretazione» ufficiale del Pro Prefetto per la Dottrina della Fede, Card. Ratzinger, nella Sala Stampa del Vaticano.
Quindi il 3º Segreto pubblicato riguarda comunque un deleterio attentato virtuale al Papato con il suo seguito cattolico, implicante una vacanza di verità nella Sede papale, che dal 1958 aveva un orientamento decisamente estraneo al precedente.
Che cosa molto grave e devastante potrebbe essere successo, e che sarebbe più chiaro nel 1960? Ne abbiamo un serio indizio da parte di chi era addentrato nelle cose del Vaticano, ossia il Conte Franco Bellegrandi, con la testimonianza del suo libro «Nichitaroncalli» (NR), in recente seconda edizione da EILES, Roma.
“Nel settembre 1958, all’incirca sette, otto giorni prima del Conclave, mi trovavo al Santuario di Oropa, a uno dei consueti pranzi del gruppo di Attilio Botto… era invitato un personaggio che conoscevo come un’alta autorità massonica in contatto col Vaticano. Costui mi disse, accompagnandomi a casa in automobile, che “… il prossimo papa non sarebbe stato Siri, come si mormorava in alcuni circoli rimani, perché era un cardinale troppo autoritario. Sarebbe stato eletto un papa di conciliazione. È già stato scelto il patriarca di Venezia Roncalli”. Replicai sorpreso: “scelto da chi?” “Dai nostri massoni rappresentati nel conclave” mi rispose serenamente. Al che mi venne detto: “Ci sono massoni nel conclave?” “Certo”, mi sentii rispondere, “la Chiesa è in nostre mani”. Incalzai interdetto: “Allora chi è che comanda nella Chiesa?” Dopo un breve silenzio, la voce del mio accompagnatore scandì precisa: “Nessuno può dire dove sono i vertici. I vertici sono occulti”. (ib., 62). Il conte Stella il giorno dopo trascrisse in un documento ufficiale che oggi è conservato nella cassaforte di un notaio, il nome e il cognome di quel personaggio e la sua stupefacente dichiarazione completa dell’anno, del mese, del giorno e dell’ora. Che di lì a pochi giorni si rivelò assolutamente esatta.” (ib. p. 62)
Indizio? “Parimenti difficile di scollegare dalle sue amicizie massoniche il fatto che avendo avuto da Roma l’onore della porpora cardinalizia, scelse di ricevere la berretta all’Eliseo, “dalle mani del presidente Vincent Auriol. Socialista, untraprogressista e miscredente. E suo amico personale da vecchia data. Roncalli, come vuole il cerimoniale, deve piegare le ginocchia e si deve prostrare davanti all’ateo Auriol, che in quel momento rappresenta il Pontefice.” (ib., p. 65)
Esito dell’eccidio e vacanza nel Segreto: conclave (e elezione di un massone)!  
Inutile dire che i «se» presenti nel Messaggio già conosciuto della Madonna di Fatima non furono accolti, come nemmeno le devozioni li richieste.
A questo punto si può capire che il 3º grande male condizionalmente annunziato diveniva una realtà… un fatto più chiaro nel 1960, data del 3º Segreto. Che cosa? 
Ebbene, l’elezione di un modernista filo-massone, com’era Angelo Roncalli, che configura l’elezione nulla di un falso profeta! Ciò è accaduto e se nessuno o quasi poteva allora dimostrarlo, sarebbero sempre i «fatti» e la sua opera a farlo.
Comunque, il Cardinale Eugenio Tisserant dichiarò in una lettera a un professore di Diritto canonico, che l’elezione di Roncalli, secondo dice, voluta e preparata da forze estranee allo Spirito-Santo, è illegittima (cf. ‘Vita’, 18.9.77, NR, p. 57).
Le conseguenze dell’elezione di Roncalli non furono vagliate nella loro portata demolitrice della Fede; come segno del male che infesta la Cristianità e la Chiesa, uccidendo silenziosamente con la sua linea successoria un’opera bimillenaria.
Il Vaticano nuovo è giunto addirittura a beatificare due dei suoi «papi conciliari», invertendo il criterio evangelico del “li conoscerete dai frutti”; perché non c’è dubbio che la Chiesa del Vaticano 2 da allora è segnata, come si sa, e loro stessi dicono, dal marchio della demolizione e di un’infiltrazione crescente di fumo satanico. La repressione è riservata al mondo cattolico tradizionale e al Segreto di Fatima, nella cui visione i fedeli testimoni cattolici, appaiono “eliminati”.

Esito implicito del Segreto: la Sede della verità occupata da false ispirazioni!
Quale la grande ragione perché le forze contrarie allo Spirito Santo volevano un loro «papa»? Vediamo la «storia del complotto» che più reale non si può.
I pedagoghi del nuovo cristianesimo progressista, aggiornato ai tempi, miravano a un Pontefice che fosse convertito alle nuove idee utopiche su libertà, uguaglianza e fraternità per il ‘nuovo ordine, l’æcumene babelica della ‘civiltà scristianizzata’, non solo la società laicista, liberale o socialista demo-cristiana o comunista, ma un’entità che aggiorna il Cristianesimo. Una ‘struttura religiosa’ ricalcata sulla precedente, con le sue sembianze, ma per dissolverla nella massa indifferente all’opposizione tra bene e male; il ‘popolo dell’Anticristo’.
I documenti dell’Alta Vendita caduti in mano di Leone XIII, comprendenti il periodo 1820-1846, furono pubblicati a richiesta di Gregorio XVI e, dopo, di Pio IX, dallo scrittore Crétineau Joly nell’opera “L’Eglise Romaine et la Révolution”. Dal Breve di approvazione del 25/2/1861 di Pio IX all’autore, si può dire che il Papa confermava l’autenticità dei documenti menzionati.
Ora, il Vaticano 2 è sorto proprio come un nuovo ‘Avvento’, nuova ‘Pentecoste’ per la nuova ‘coscienza della Chiesa’ secondo il nuovo concetto di ‘redenzione universale’. Tutto ciò affinché l’umanità giunga, come un popolo in cammino, all’‘unità’ che permetterà all’uomo evolvere verso il culto della sua piena ‘libertà’.
Le deviazioni dell’ecumenismo «pancristiano», in contrasto con la dottrina della Chiesa, erano le «novità ecumeniste» di don Lambert Beauduin OSB, l’uomo di fiducia del card. Mercier, che in seguito alla pubblicazione della «Mortalium animos» si era trovato costretto a dare le dimissioni da priore del monastero di Amay. Tale «maestro», quindi, non poteva restare come priore di un convento cattolico, ma il suo discepolo, Roncalli, poteva divenire papabile. Mentre Pio XI accusava il tentativo eretico di Beauduin, Roncalli lo avrebbe promosso.
Così don Lambert, ricevuto festosamente da Roncalli nel 1954 a Parigi, diceva: “Se eleggessero Roncalli papa tutto sarebbe salvo; abbiamo la nostra chance; egli sarebbe capace di convocare un concilio per consacrare l’ecumenismo … i cardinali nella maggior parte, non sanno cosa devono fare. Sono capaci di votare per lui» ([1])Divenuto Giovanni 23, infatti, egli attuò subito «il metodo di don Beauduin… quello buono», mettendo in moto la macchina conciliare chiamata a «consacrare» il relativismo ecumenista. Era il famigerato spirito del Vaticano due.
La menzogna del Concilio “ispirato”
Roncalli così si esprime nel suo Giornale dell’anima: “Riassunto di grandi grazie fatte a chi ha poca stima di sè stesso, ma riceve le buone ispirazioni e le applica in umiltà e fiducia (…). Seconda grazia. Farmi apparire come semplice e immediate di esecuzione alcune idee per nulla complesse, anzi semplicissime, ma di vasta portata e responsabilità in faccia all’avvenire, e con immediato successo. Che espressioni son queste: cogliere le buone ispirazioni del Signore, simpliciter et confidenter!  Senza averci mai pensato prima, vennero fuori in un primo colloquio col mio Segretario di Stato, il 20 gennaio 1959, le parole di Concilio Ecumenico, di Sinodo diocesano e di ricomposizione del codice di Diritto Canonico, e contrariamente a ogni mia supposizione o immaginazione su questo punto. Il primo a essere sorpreso da questa mia proposta fui io stesso, senza che alcuno mai me ne desse indicazione. E dire che tutto mi parve così naturale nel suo immediato e continuato svolgimento” ([2]).
Don Ricossa di Sodalitium riassume così la storia dell’ispirazione fornita dal “papa buono” ([3]): La versione di Giovanni XXIII, è dunque chiara e concordante:
1) La decisione di indire un Concilio fu una “celeste ispirazione”.([4])
2) Egli ebbe questa ispirazione solo cinque giorni prima di annunciare pubblicamente il Concilio, ovvero il 20 gennaio, parlando col cardinal Tardini.
3) Mai aveva pensato prima di allora al Concilio, tanto che fu sorpreso da quello che egli stesso diceva. 4) Mai nessuno gliene aveva parlato prima.
Questa versione è quella da tutti conosciuta ed ufficialmente accreditata, al punto che Paolo VI « il 29 settembre 1963 dirà, in lode di Giovanni, che il Concilio ecumenico era stato indetto ed avviato “per divina disposizione”»([5]),  e lo stesso Giovanni Paolo II soggiungerà:”…egli ha legato il suo nome all’evento più grande e trasformatore del nostro secolo: l’indizione del Concilio Ecumenico Vaticano II, da lui intuito, com’ebbe a confessare, come per una misteriosa e irresistibile ispirazione dello Spirito Santo…”(25/XI/1981) [discorso del 26 novembre 1981 per il centenario della nascita di Roncalli] ([6]). Versione ufficiale, dunque, ed accreditata. Con un solo difetto: di essere FALSA.”
E tale versione ufficiale, pretesa come vera dalla serie dei papi conciliari, è tanto smaccatamente fasulla da dover essere rifiutata persino dagli storici filoroncalliani come Hebblethwaite o di tendenza progressista, ma seri, come il Padre Martina SJ, non disposto ad avallare acriticamente la mitologia giovannea costruita da storiografi tipo Balducci, Falconi, Zizola e simili.

“Il gesuita padre Giacomo Martina descrive a sua volta, i fatti: “Secondo il Giornale dell’anima e un discorso dell’8 maggio 1962, Giovanni XXIII avrebbe concepito il proposito (di convocare un Concilio) in seguito ad una ispirazione improvvisa, nata in lui durante un colloquio col Segretario di Stato, Card. Tardini, il 20 gennaio 1959. L’affermazione autobiografica – che apre singolari problemi sulla veridicità del Giornale dell’anima e sul carattere del papa è però contraddetta da molte testimonianze, parecchie delle quali risalgono al papa stesso” ([7]).
“Un indizio, e più che un indizio, si trova nella testimonianza del suo vecchio amico (fin dal 1924) Dom Lambert Beauduin, pioniere dell’ecumenismo e della riforma liturgica. Alla morte di Pio XII, contava con lo’elezione di Roncalli.

Dunque il Concilio, non fu affatto ispirato a Roncalli, divenuto “papa buono”, dallo Spirito Santo, ma da ben altro spirito nel modo sopra detto, e non come falsamente lo stesso Roncalli, Montini, Wojtyla e Ratzinger hanno voluto far credere, e continuare a far credere per incutere la «nuova coscienza della Chiesa».
Ecco una serie di pesanti indizi sui fatti riguardanti la visione del Terzo Segreto di Fatima censurata da Giovanni 23, ansioso di liberarsi di quello che nominava «profezie di disgrazie», per potere, col Vaticano due, ordinato dai poteri che hanno favorito la sua carriera e elevazione, aprire la Chiesa alle rivoluzioni del mondo, che mirano a farla finita con la Chiesa e la Cristianità della Tradizione.
Per quanti ancora capiscono la disgrazia immane di quest’attentato in corso, vi sono tali «fatti» per capire l’origine diabolica dell’apparato conciliare.
Per chi non lo capisce o non vuole crederlo basta attendere i risultati che già appaiono nell’orizzonte di un Occidente depravato. Allora saranno i fatti disastrosi per questa generazione a parlare.
Come è nella Sacra Scrittura, quando non lo testimoniano quelli che lo devono fa Riguardavano il Papato e la Città cristiana. Ecco il Segreto: Il Papa sofferente (per dei tradimenti?) accompa­gnato dal suo seguito fedele fu visto “salire una ripida montagna, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi… prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina (la Città cristiana?) e mezzo tremulo con passo vacillante, af­flitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che in­contrava nel suo cammino (vittime di tanta rovina?)… giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacer­doti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni” (Il Papa con l’intero elenco di testimoni cattolici virtualmente liquidati: la Sede vacante).
Questo testo pubblicato è un «fatto». Alcuni dicono che sia parziale, forgiato o falso. Anche in tal caso si sarebbe davanti a un «fatto», e ancora più grave, poiché certificato dalla S. Sede con tanto di «interpretazione» ufficiale del Pro Prefetto per la Dottrina della Fede, Card. Ratzinger, nella Sala Stampa del Vaticano.

Quindi il 3º Segreto pubblicato riguarda comunque un deleterio attentato virtuale al Papato con il suo seguito cattolico, implicante una vacanza di verità nella Sede papale, che dal 1958 aveva un orientamento decisamente estraneo al precedente.
Che cosa molto grave e devastante potrebbe essere successo, e che sarebbe più chiaro nel 1960? Ne abbiamo un serio indizio da parte di chi era addentrato nelle cose del Vaticano, ossia il Conte Franco Bellegrandi, con la testimonianza del suo libro «Nichitaroncalli» (NR), in recente seconda edizione da EILES, Roma.
Per difendere la Fede, saranno le pietre a gridarlo!
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele



[1] – L. Bouyer, «Dom Lambert Beauduin, un Homme d’Eglise», Castermann, 1964, pp. 180-181, citato da Didier Bonneterre, «Le mouvement liturgique», Fideliter, 1980, pp. 112,113.
[2]- GIOVANNI XXIII. Il Giornale dell’anima, Edizioni di Storia e Letteratura. V edizione. Roma 1967. pagg. 359-360. Testo parzialmente riportato da Hebblethwaite, pagg. 446-447. Con queste parole si chiude il diario di Giovanni XXIII. [Evidenziatura in grassetto nostra].
[3] – Don Francesco Ricossa, Il papa del Concilio, Sodalitium n. 34, Giugno – Luglio 1993, pag.12.
[4] – Cf. Giornale dell’animaop. cit., pag. 359, nota 1, nella quale Capovilla ripete le parole stesse di Papa Giovanni.
[5] – Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, vol. I, 1963, pag. 168. Citato da CAPOVILLA, in: AA.VV., Come si è giunti al Concilio Vaticano II, Massimo, Milano, 1988. pag. 38.
[6] - Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Tip. Pol. Vaticana,vol. IV, 2/1981, pagg. 752-757, citato da LORIS CAPOVILLA, in: AA.VV. Come si è giunti al Concilio Vaticano II, Massimo, Milano, 1988. pag. 24.

[7] – G. MARTINA, La Chiesa in Italia negli ultimi trent’anni, Studium, Roma 1977, pagg. 85-86. [Evidenziatura in grassetto nostra]. Commenta Don Ricossa: “Secondo Martina, quindi, non ci possiamo fidare neppure del diario privato di Giovanni XXIII (evidentemente questi sapeva che sarebbe stato pubblicato…).”
 http://www.agerecontra.it/public/press20/?p=13318

“Il Concilio ha reso i cattolici un po’ più protestanti”. Parla Gregory

Roma. “I problemi dottrinali irrisolti e i conflitti religiosi e politici nati dalla Riforma protestante hanno costretto a prendere una direzione di secolarizzazione e di separazione della religione dal resto della vita pubblica”. Nel suo nuovo libro di seicento pagine, “The Unintended Reformation”, pubblicato dalla prestigiosa Harvard University Press, Brad Gregory ripercorre le tappe storiche e culturali che hanno portato alla crisi della ragione occidentale e al relativismo, partendo dalla Riforma di Lutero, Calvino e Zwingli e dalle guerre di religione in Europa.
Docente alla Notre Dame University, la maggiore università cattolica d’America, Gregory viene dal vivaio di Alasdair MacIntyre, l’autore del celebre “Dopo la virtù”, è dunque un avversario del “pensiero debole”. Il libro di Gregory – che il Financial Times ha definito “elegante e straordinariamente erudito” – ha scatenato un fitto dibattito negli Stati Uniti (da ultimo un saggio di Mark Lilla su New Republic).
A partire dal protestantesimo, sostiene Gregory, si sono imposte “la separazione della religione dalla scienza”, la “relativizzazione di ogni forma di fede”, il “soggettivismo della moralità”, la “secolarizzazione della conoscenza nelle università”, la graduale “sottomissione delle chiese allo stato moderno” e di entrambe al capitalismo (è la lezione di Max Weber che Gregory porta a esempio).
“La persecuzione delle minoranze religiose è stata risolta con la privatizzazione della religione”, dice Gregory al Foglio. “Sia i cattolici sia i protestanti continuavano a combattersi in Europa con pretesa di dominio l’uno sull’altro. Questa situazione generò il desiderio di trovare un fondamento comune del vivere civile che non si basasse sulla religione. Da qui la pretesa di pensare che un simile fondamento potesse essere la sola ragione umana. Nessuno è più costretto da allora ad aderire a una chiesa, come avveniva in gran parte dei paesi europei nell’era moderna. Ma questa soluzione ha fatto sì che la filosofia secolarizzatrice prendesse il posto della religione nel provvedere a dare risposte morali. La protezione della vita, della libertà e della ricerca della felicità, come recita notoriamente la Costituzione degli Stati Uniti, non ci dice nulla su come vivere, esercitare la libertà o cosa sia questa felicità. A causa della mancanza di ideali condivisi, il nostro è diventato un liberalismo sterile, che si manifesta in modi diversi in Europa e nord America. Gli stati liberali sono diventati più coercitivi al fine di garantire la stabilità. La secolarizzazione e lo scientismo stanno sovvertendo gli assunti fondamentali della modernità dall’interno, facilitati dallo stesso liberalismo che ha risolto i problemi della coesistenza religiosa nell’Europa moderna”.
Nonostante sia un intellettuale e uno storico di matrice cattolica, Gregory riconosce che l’occidente ha un debito profondo con il protestantesimo. “Molti degli elementi che associamo spesso al protestantesimo e che sono tenuti in grande considerazione nella nostra società, come la libertà individuale, non vennero affatto apprezzati dai riformatori protestanti. Direi poi che l’enfasi protestante sulla Bibbia ha contribuito positivamente alla nostra società e che su questo neppure i nostri secolaristi sarebbero d’accordo”. Secondo Gregory, il Concilio Vaticano II, di cui in questi giorni si celebra l’anniversario a Roma, ha una vena, per così dire, “protestante”. “Il Concilio ha incorporato nella chiesa cattolica elementi protestanti associati alle chiese riformate a partire dal XVI secolo, come l’uso del linguaggio profano e l’enfasi sul ruolo del laicato nella chiesa”, ma si tratta di una sindrome, dice Gregory, persino più profonda: “A partire dal XX secolo, richiamandosi al pluralismo protestante, un gran numero di persone ha dichiarato che nessuna rivendicazione religiosa era veritiera. In questo stesso milieu culturale, molti cattolici occidentali – soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II – hanno deliberatamente rigettato alcune verità del magistero della chiesa cattolica, comprese alcune fondamentali sull’autorità. Questi cattolici, sanzionando l’autonomia individuale moderna, sono diventati essi stessi autorità de facto delle verità morali, che John Henry Newman ha criticato nel XIX secolo come il ‘diritto al giudizio privato’. In questo senso la protezione legale e politica della fede religiosa accordata dagli stati moderni è diventata l’incubatrice istituzionale dell’iperpluralismo contemporaneo. Un pluralismo che rafforza l’impressione relativistica che tutte le religioni siano una questione privata, soggette alla preferenza irrazionale e personale, una sorta di proiezione freudiana”. Dalla privatizzazione religiosa deriverebbe anche il materialismo scientifico. “Se la morale, come la religione, è soltanto una funzione della preferenza soggettiva, se non c’è bene umano intrinseco e neppure una ‘natura umana’, l’Homo sapiens non sarebbe altro che un ominide adattato e non ci sono impedimenti morali alla manipolazione genetica degli esseri umani”.

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