Così il tema gay assilla la chiesa, tra leggi ostili e un’inconfessabile lobby
Roma. In diversi stati americani (dove si sono svolti anche dei referendum il 6 novembre), o in Francia, con grande eco sui media e con una certa forza comunicativa, i vescovi cattolici stanno conducendo una battaglia contro la legalizzazione delle coppie di fatto. L’idea che ad adottare un bambino possa essere una coppia gay crea parecchio panico nelle gerarchie. La questione omosessuale, e più in generale il tema della sessualità, alimenta non da ieri un dibattito vivace.
Dibattito che era ritornato potente nell’annus horribilis 2010, l’anno del deflagrare sui media del tema della pedofilia del clero. Dentro la chiesa, per i progressisti la pedofilia è una conseguenza dell’obbligo del celibato ecclesiastico. Abolito il celibato, i preti non saranno più sessualmente frustrati. Per il Vaticano, il celibato invece non c’entra. Piuttosto occorre riflettere su altro. Così ha fatto don Dariusz Oko, dottore di ricerca del dipartimento di Filosofia dell’Università pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia. Il suo studio non è passato inosservato a Roma tanto che, dopo una lunga recensione sulla prestigiosa rivista teologica tedesca Theologisches, è arrivato sui tavoli che contano della curia romana, perché parlando della pedofilia nella chiesa arriva a toccare un tema al quale la stessa chiesa guarda, mantenendo però una certa cautela: l’omosessualità nella stessa chiesa. Oko, infatti, sostiene che “l’avversario non è soltanto all’esterno della chiesa, ma è anche già ben radicato al suo interno. Il problema dell’omoideologia e dell’omolobby non esiste soltanto all’esterno della chiesa, ma è ben presente anche al suo interno, dove l’omoideologia diventa omoeresia”.
E continua: “Per prima cosa bisogna denunciare una menzogna generalizzata da parte dei mass media che parlano continuamente della pedofilia del clero, mentre il più delle volte si tratta di efebofilia, cioè una degenerazione che non consiste nella attrazione sessuale da parte di maturi maschi omosessuali per i bambini, ma per ragazzi adolescenti in età puberale. E’ una tipica deviazione legata all’omosessualità”. Oko ricorda alcuni casi eccellenti: quello di monsignor Julius Paetz in Polonia, di monsignor Magee in Irlanda, di Rembert Weakland negli Stati Uniti, oltre al bisessuale fondatore dei Legionari di Cristo. “La condotta di Weakland, un arcivescovo particolarmente ‘liberale’ e ‘aperto’, che negli anni 1977-2002 ha diretto la diocesi di Milwaukee, dimostra fino a che punto possono spingersi i combattenti preti gay in abito talare. Lui stesso ha ammesso di essere gay e di aver avuto rapporti sessuali continuativi con molti partner. Nel corso di tutti i 25 anni del suo ufficio, si è sempre opposto al Papa in molte questioni, e ha criticato e respinto l’insegnamento del magistero della chiesa sull’omosessualità”. Per fare ciò “bisogna avere uomini nelle cariche importanti, bisogna formare una omolobby, una potente congrega, perfino una omomafia”. Recentemente anche due case editrici delle quali tutto si può dire ma non che siano l’avanguardia progressista, Cantagalli e la Libreria editrice vaticana, hanno dimostrato ampiezza di vedute pubblicando il testo “Amare nella differenza. Le forme della sessualità e il pensiero cristiano”. Curato da Livio Melina e Sergio Belardinelli sostiene che le pratiche omoerotiche non sono per nulla un’alternativa all’eterosessualità. Esiste una sola possibilità di esercizio della sessualità, dell’alterità psicofisica, ed è tra uomo e donna, il che non impedisce che si diano molteplici forme di erotismo, rivolte a soggetti non “altri”, ma occorre stare attenti, dicono, a non definirle come sessualità.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.