ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 26 novembre 2012

Dopo le primarie (del meeting) a Mosca, tutto più chiaro:



Comunione e Liberazione tifa Bersani. Renzi non ha l'appoggio della Gerarchia

 
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Di Antonino D'Anna
Comunque andrà il ballottaggio, il 2 dicembre prossimo, tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, è molto probabile che il vero vincitore sarà Comunione e Liberazione. Perché, salvo rovesci dell'ultima ora (si parla di 8 punti percentuali a favore del segretario PD, con uno schiacciante 44% contro il 36 del sindaco di Firenze), è difficile immaginare una rimonta di Renzi su Bersani al ballottaggio. Dal punto di vista dei rapporti col mondo cattolico, è fuori discussione che la vittoria di Bersani porterebbe alla Chiesa un interlocutore apparentemente lontano. Questo perché il segretario del Partito Democratico è figlio di quell'Emilia in cui il bianco democristiano stemperava nel rosso comunista (e viceversa) così ben raccontato da Giovannino Guareschi nel suo "Mondo Piccolo" di Peppone e don Camillo. Il Peppone piacentino, come quello letterario, ha ottimi rapporti col mondo cattolico e a differenza di quello interpretato da Gino Cervi non deve menare le mani: gli basta andare al Meeting di Comunione e Liberazione che si tiene ogni anno a Rimini per avere applausi che vanno oltre la semplice cortesia.
Agosto 2003, Meeting di Rimini: "Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di Cl. La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell'800, il partito socialista arriva dopo, il partito comunista dopo ancora. E i movimenti del Sessantotto sono tutti morti, solo l'ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare, è lo stesso ideale che è alla base delle cooperative, un dare per educare". Non basta? Anno 2006, ancora Rimini: "Quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del Partito comunista italiano, per un po' pensò di chiamare il nuovo partito Comunità e libertà. Perché tra noi e voi le radici sono le stesse". Radici che - come abbiamo già scritto su Affaritaliani.it hanno portato negli anni le Coop rosse a lavorare insieme alle realtà vicine a CL.

E CL ricambia, se è vero - come abbiamo già detto - la figura del segretario PD rassicura chi, dentro il movimento di don Luigi Giussani (e non necessariamente nel Piacentino), è rimasto deluso da Roberto Formigoni e vuole puntare su qualcosaltro. Un rapporto, quello con Bersani, che potrebbe aiutare anche CL a uscire dall'angolo in cui si è trovata con le vicende giudiziarie di quest'anno, che hanno disorientato una parte dei membri del movimento. Un disagio ben testimoniato dalla lettera (pubblicata dall'Osservatore Romano) con cui, il 6 novembre scorso al termine del Sinodo dei Vescovi, don Julian Carròn ha preso posizione e detto parole importanti. Il successore di don Giussani alla guida di CL, infatti, ha scritto: "In questi tempi, davanti a quanto accade al nostro movimento mi viene spesso alla mente l'esperienza del popolo d'Israele (…) Mi auguro che non ci debba capitare quello che è successo a esso: rifiutandosi di ascoltare i richiami dei profeti, il popolo fu portato in esilio". E quindi "solo allora, spogliato di tutto, capì dove stava la sua vera consistenza. Israele si fece umile e divenne una presenza in grado di rendere testimonianza al suo Signore, libero da qualsiasi pretesa egemonica di identificare la propria sicurezza con un possesso e con una riuscita umana". Che sia arrivato un ascoltabile profeta rosé?

Insomma, con Bersani un dialogo può esserci. Discorso diverso nel caso di Renzi, che non avrebbe - a quanto risulta ad Affari - l'appoggio della Gerarchia. Ma fino al 2 dicembre tutto può succedere, anche se qualcuno Oltretevere può tirare un sospiro di sollievo. Cosa che forse non sarebbe stata del tutto possibile nel caso in cui le urne avessero assegnato la vittoria a Nichi Vendola, cattolico molto molto progressista capace di citare il cardinale Carlo Maria Martini, quest'ultimo - però - ultimamente trasformato a sinistra in una specie di santino laico. Bersani no: lui cita Papa Roncalli (lo ha fatto in tempi non sospetti anche col nostro direttore, Angelo Maria Perrino) e rassicura tutti, a cominciare da se stesso, sulla sua possibile vittoria

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