ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 27 novembre 2012

Il cosiddetto cardinale vola molto basso. Di che stupirsi?



Ravasi: «I tradizionalisti? Tornino a studiare il latino»

Stralcio da Vatican Insider, che intervista il cardinale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Gianfranco Ravasi, a pochi giorni dalla creazione dellaPontificia Accademia della Latinità voluta da papa Benedetto [vedi anche qui - e qui].
Il Cardinale di Santa Romana Chiesa, futuro papabile, non accenna per nulla al dato fondamentale, e cioè che il latino è sempre stata e dovrebbe tornare ad essere la lingua universale della Chiesa e, soprattutto, che è lalingua sacra della Liturgia in una versione, la Vetus, già codificata fin dal secondo secolo... Sul resto non possiamo che essere d'accordo.
E tuttavia non ci piace il tono di neppur velato disprezzo con cui si riferisce «ai cosiddetti tradizionalisti... che vogliono le messe in latino». Il cardinale dovrebbe sapere che la questione non è tanto sulla "messa in latino", ma sulla Santa Messa come Cristo Signore ce l'ha consegnata nella sua prioritaria funzione. Inoltre egli forse non si è reso conto che coloro che «non riuscivano a decifrare alcuni aspetti precisi della lingua», ne vivevano comunque le profonde realtà da essi significate nella sacralità dell'Actio liturgica divino-umana (perché è Actio di Cristo) che essi amano e alla quale partecipano con gioia e frutti spirituali.
[...] «Non vogliamo solo riprendere la grande eredità del passato composta di cultura, letteratura, pensiero, teologia e filosofia in latino, vogliamo riuscire a far tornare il latino nei seminari, per offrire i seminaristi la possibilità di comprendere nel testo originale i documenti fondamentali e, magari, qualche pagina dei padri della Chiesa. D’altra parte, vogliamo anche che nelle scuole di tutti i paesi del mondo si riscopra il latino, perché permette di comprendere la cultura contemporanea, perché la sua struttura (anche nota nei suoi aspetti basilari) è un aiuto per “pensare” bene».
Come evitare che questo sia considerato come un esercizio accademico per tornare alle cose obsolete?
«Prima di tutto dobbiamo cominciare chiedendo ai cosiddetti “tradizionalisti” di ristudiare il latino, perché spesso loro vogliono che le messe siano in latino, ma probabilmente conoscono poco la lingua. In questo senso, ho avuto esperienze significative con alcuni di loro i quali, che, nonostante celebrino con forza il rito della messa o della liturgia in latino, non riuscivano a decifrare alcuni aspetti precisi della lingua. La cultura occidentale, sopratutto quella delle lingue europee mediterranee, è stata costruita sul latino. Qualcosa di simile accade con il diritto e il linguaggio scientifico: ancora oggi i nomi dei farmaci derivano da questo idioma. La cultura alta, in genere, necessita del latino per comprendere il significato profondo di alcune parole, della propria lingua. Ma, sopratutto, l’uso del latino può spingere a usare molto di più la razionalità, a pensare con rigore».

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