I tradizionalisti si stanno abituando ad esser presi a pesci in faccia dagli altri cattolici. E’ capitato con l’articolo – per quanto minuto – di Famiglia Cristiana, dove i campioni dell’avanguardia informativa hanno peraltro mostrato di non conoscere nemmeno lo status quo delle vicende, figuriamoci che succede quando passano alle interpretazioni.
Mi pensavo che in
latino si dicesse Colafoemina, ma ammetto la mia ignoranza in tema.
Intervento meraviglioso che mostra in modo dirompente l’assenza di
ragioni fondate in questo schieramento antitradizionalista dei
benpensanti acclamati. Tradizionalismo non significa ignorante,
Colafemmina l’ha prontamente mostrato. Mi sovviene che con una delle
rare espressioni latine sopravvissute al mondialismo contemporaneo, le
facoltà teologiche amano ancora tuonare “doctus romanus asinus
germanus”: a lode della teologia novella e a scorno della formazione
tradizionale. Ma non si tratta di dottrina e di lauree, si tratta di
fede, di forma mentis, di weltanschauung, di apertura e predisposizione
spirituale. Cardinali ed esegeti in linea, ficcatevelo bene in testa:
non torniamo alla tradizione perché abbiamo studiato troppo poco, ma
perché abbiamo studiato troppo, e abbiamo visto che dietro alle vostre
parole smaglianti non luccica alcun tesoro speciale. Torniamo alla
tradizione perché le enciclopedie e le proteste di piazza non hanno
sostituito in nulla ciò che solo la fede schiettamente cattolica può
darci, passando attraverso i mezzi dell’ascesi, del pulchrum liturgico,
del diritto e dei tesori che la Tradizione ha conservato (e alla quale
torniamo a volte in modo dirompente per il semplice fatto che nella
‘testimonianza esistenziale’ di molti pastori non ne vediamo più traccia
alcuna, e non ci fidiamo del baratro in cui ci vogliono condurre).
Appariremo per questo stupidi? E’ un prezzo da pagare in questo mondo.
Caro cardinale, si ricordi che non ce ne importa nulla di tecnologia,
applausi, lezioni, sussiego. Ridateci Cristo: è il vostro unico dovere
di porporati. O almeno piantatela di sottrarcelo e di incriminarci,
trattandoci con una severità che da tempo non investe più nemmeno i
gentili del Cortile. Non chiediamo che tutti comprendano la sensibilità
tradizionale, ma almeno che non la discrimino e non la rendano oggetto
di intolleranze sottili. E’ questione di giustizia e di rispetto. Finché
mancherà questa, con che ipocrisia si continueranno a spendere lezioni
di carità dai pulpiti?
sustinuissem utique;
et si is qui oderat me, super me magnificatus fuisset,
abscondissem me forsitan ab eo.
Tu vero, homo coaequalis meus,
familiaris meus et notus meus,
qui simul habuimus dulce consortium:
in domo Dei ambulavimus in concursu.
Veniat mors super illos,
et descendant in infernum viventes,
quoniam nequitiae in habitaculis eorum,
in medio eorum.
Ego autem ad Deum clamabo,
et Dominus salvabit me.
Vespere et mane et meridie meditabor et ingemiscam,
et exaudiet vocem meam.
Redimet in pace animam meam ab his, qui impugnant me,
quoniam in multis sunt adversum me. (Ps .54)
http://satiricus.wordpress.com/2012/11/28/la-cristianofobia-di-ravasi/
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