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martedì 13 novembre 2012

Ma non è finita..?


Dopo il maggiordomo, l’elettricista. Ma non è finita

tribunale
Sabato 10 novembre il tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha emesso la sua seconda sentenza per la fuga di documenti riservati della Santa Sede. Ha condannato a due mesi di reclusione, sospesi con la condizionale, Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreteria di Stato. Semplicemente “per avere egli aiutato a eludere le investigazioni”.
Anche il precedente condannato, l’ex maggiordomo del papa Paolo Gabriele, si trova oggi in carcere in Vaticano per un reato molto circoscritto, quello di furto aggravato: un reato sicuramente meno grave rispetto a quelli lamentati dalla segreteria di Stato Vaticana in un comunicato successivo alla sua condanna:
“È stata recata un’offesa personale al Santo Padre; si è violato il diritto alla riservatezza di molte persone che a Lui si erano rivolte in ragione del proprio ufficio; si è creato pregiudizio alla Santa Sede e a diverse sue istituzioni; si è posto ostacolo alle comunicazioni tra i Vescovi del mondo e la Santa Sede e causato scandalo alla comunità dei fedeli”.
L’istruttoria non è chiusa.
Potrà estendersi ad altri imputati e ad altri reati. Intanto però le due sentenze hanno messo un punto fermo sue due reati minori ma ben individuati, su due parti di un tutto. Anche per questo le sanzioni finora inflitte non appaiono affatto esagerate, specie per quanto riguarda Gabriele.
Tra i commenti ai quali le due sentenze hanno dato la stura, c’è solo Antonio Socci che, con candore, ne ha lamentato la “durezza”, a suo parere contrastante con la magnanimità di Benedetto XVI, che avrebbe già concesso il perdono al suo ex maggiordomo.
In realtà, i due processi hanno aperto squarci su una serie nutrita di questioni insolute.
Jacopo Scaramuzzi ne ha elencate dieci, in una nota per il giornale on line “Linkiesta”.
Su un altro blog Salvatore Izzo ha aggiunto ulteriori considerazioni.
Ma è improbabile che le maglie della giustizia vaticana riescano a imbrigliare con successo un insieme di fatti, di attori e di comportamenti come quelli in oggetto, in buona misura sfuggenti ai rigori del codice.
Consapevole di ciò, infatti, Benedetto XVI ha affidato a una commissione d’indagine extragiudiziale, quella dei tre cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi, il compito di tracciare un quadro complessivo.
Le conclusioni di questa indagine sono sotto segreto pontificio. E sarebbe già un primo risultato che non ne trapeli neppure una riga, fino a quando il papa in persona non decidesse di renderle pubbliche in tutto o in parte.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/11/12/dopo-il-maggiordomo-lelettricista-ma-non-e-finita/

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