ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 5 novembre 2012

MOLTI PRETI MI STANNO ALLONTANANDO DALLA MESSA.

 DICONO CHE TUTTE LE RELIGIONI SONO UGUALI. CHE DEVO FARE?



Pontifex.RomaDomanda: Cari amici di pontifex, sempre più spesso mi tocca confrontarmi con preti o religiosi che esaltano l'autorevolezza delle varie religioni, che mettono in discussione le verità di fede cattoliche, che parificano le varie religioni e che fanno addirittura da sponsor alle altre fedi. Non sono un teologo, ma sempre più spesso mi capita di trovarmi in disaccordo con questi signori, me lo suggerisce la coscienza, ma mi stanno sorgendo seri dubbi sulla fede. Dubbi tali che mi hanno addirittura allontanato dalla Messa. Mi domando se è ancora necessario convertirsi al cattolicesimo per ottenere salvezza o se è possibile salvarsi anche abbracciando altri credi. Mi domando anche se tutti i santi martiri che sono morti per difendere la nostra fede sono da ritenersi ancora come degli esempi di virtù e santità, degli eroi, o se possono essere definiti degli sciocchi. Insomma, fino a qualche tempo fa un prete piuttosto che fare pubblicità ad altre religioni, si sarebbe fatto ...

... uccidere, quindi sarebbe morto martire, come è accaduto milioni di volte in 2.000 anni, come accadde al primo martire Stefano.
Ma allora, oggi, che sta succedendo? Dove sta la verità? Perché la Chiesa non converte più? Ma lo spirito missionario esiste ancora o è stato abolito?
Gradierei una risposta. Grazie. RalphC
Risposta:
Gentile utente, non vogliamo sindacare l'operato di terzi, siano essi consacrati o laici, tuttavia siamo certi che la risposta che ti forniremo sarà molto esaustiva e non lascerà spazio a dubbi.
Ricordiamo anzitutto che l'antica Alleanza è morta e defunta.
L'Antica Alleanza consisteva nell’accogliere il Messia promesso che doveva redimerci con il suo sangue versato in remissione dei nostri peccati per fondare la Nuova ed Eterna Alleanza. E’ quello che hanno fatto gli apostoli ed i discepoli, su cui Gesù ha fondato la sua Chiesa, per trasmettere questa Nuova Alleanza a tutte le genti, fino alla fine del mondo, per la loro salvezza.
Coloro che, invece di ascoltare Gesù, lo condannano a morte, proprio a causa della sua dottrina, poiché lo considerano un bestemmiatore, non possono richiamarsi dell’Antica Alleanza che si compiva e terminava in Gesù Cristo.
Oggi ci sono teologi, anche autorevoli, che sostengono che l'Antica Alleanza è ancora in essere e che la Scrittura può essere letta anche secondo altre ottiche, ma tutto ciò è assolutamente falso ed è comprovato da dati certi, non ultime furono le parole di Gesù a confermare la rottura del Patto con i suoi nemici giurati, con chi lo ha crocifisso.
Il discorso è molto lungo, ma è assolutamente semplice e comprensibile per chi ha fede ed un minimo di conoscenza della Scrittura e delle esegesi dei Padri; diversamente diventa molto complesso per chi cerca, spudoratamente e con eresia, di tenere ancora in vita l'antica Alleanza e la Antica Legge, estendendola a popolazioni infedeli e guidate da reprobi.
E' proprio questa gente che, fornendo false, astute, mendaci e complesse giustificazioni, fa perdere la fede al popolo "bambino" quindi da' anche grave scandalo (violazione del 5° Comandamento).
La nostra fede è semplice, chi tenta di complicarla è in mala fede. L'ambiguità è satanica.
Dell'Antica Legge Gesù ha espressamente comandato e spiegato la validità e l'essenzialità del Decalogo, per essere graditi a Dio e quindi per ottenere Salvezza.
Ed ecco la risposta alla tua domanda.
Sant'Agostino (cfr. II Super. Es ,9 Ex ,130) esalta apertamente il Decalogo come sintesi e riassunto di tutte le leggi: Molte cose aveva detto il Signore, eppure due sole tavole di pietra furono date a Mosè, dette tavole della testimonianza futura nell'arca; perché tutto il resto che il Signore aveva comandato si intende compreso nei dieci comandamenti incisi nelle due tavole. Come del resto i medesimi dieci comandamenti dipendono a loro volta dai due dell'amore di Dio e del prossimo, in cui sta in sintesi tutta la Legge e tutto l'insegnamento dei Profeti.
Essendo qui il nucleo di tutta la Legge, occorre che i Pastori attendano giorno e notte a meditarlo, non soltanto per uniformarvi la propria vita, ma anche per istruire nella disciplina del Signore il gregge loro affidato. Sta scritto: Le labbra dei sacerdoti custodiranno la scienza, e dalla loro parola sarà attinta la legge, poiché il sacerdote è l'angelo del Signore degli eserciti (Ml 2,7). Sentenza che si applica in modo particolare ai Pastori della nuova Alleanza che, essendo più vicini a Dio, devono ascendere di splendore in splendore, in virtù dello spirito del Signore (2Co 3,17). Avendoli Gesù Cristo insigniti del nome di luminari (Mt 5,14), è loro stretto compito fornire luce a coloro che giacciono nelle tenebre, costituirsi istruttori degli ignoranti, educatori dei fanciulli (Rm 2,19). Di più: essi che sono spirituali dovranno soccorrere chi sia irretito nel peccato (Ga 6,1). Inoltre essi sono giudici nella confessione ed emanano sentenze secondo la qualità e la gravita dei peccati. Perciò, se non vogliono essere imputati di incapacità, e non vogliono frodare gli altri, devono essere vigilantissimi nell'adempimento di tale compito ed esperti nella interpretazione dei divini precetti, in base ai quali hanno da giudicare ogni azione e omissione. Secondo l'ammonimento dell'Apostolo, impartiscano la sana dottrina (2Th 4,3), immune cioè da ogni errore; e curino le malattie dell'anima, i peccati, sicché il loro popolo sia accetto a Dio, e dedito alle opere buone (Tt 2,14).
PRIMO COMANDAMENTO Non avrai altro Dio fuori di me
Duplice valore del precetto
Il Parroco insegni anzitutto che il primo posto nel Decalogo spetta ai comandamenti che riguardano Dio; il secondo, a quelli che riguardano il prossimo; perché quanto facciamo al prossimo ha la sua ragione in Dio. Amiamo infatti il prossimo secondo lo spirito del comando divino, quando lo amiamo per amore di Dio. E tali precetti riguardanti Iddio sono formulati nella prima tavola. In secondo luogo spiegherà come nella formula surriferita è racchiuso un duplice comando: il primo positivo, l'altro negativo, poiché il comando: Non avrai altro Dio fuori che me, contiene anche l'aggiunta: rispetterai me come vero Dio, né presterai ossequio ad altri dèi.
Nella prima parte, a loro volta, sono impliciti i precetti della fede, della speranza, e della carità. Dicendo che Dio è immobile, immutabile, lo riconosciamo, a buon diritto, sempre uguale a se stesso e verace: dunque è necessario che, aderendo ai suoi oracoli, prestiamo pieno assenso alla sua autorità. Considerando poi la sua onnipotenza, la sua clemenza, la sua facilità a beneficare, come potremmo non riporre in lui tutte le nostre speranze? E, contemplando le ricchezze della sua bontà e del suo amore riversate su di noi, potremmo non amarlo? Di qui il preambolo e la conclusione che, nel formulare comandi, Dio usa costantemente nella Scrittura: Io, il Signore.
Ecco, poi, la seconda parte del comandamento: Non avrai altro Dio fuori che me. Il Legislatore ha usato tale formula non perché tale verità non fosse sufficientemente chiara nel precetto positivo: Onorerai me come solo Dio; poiché se è Dio, è unico; ma per la cecità dei moltissimi, che un tempo, pur credendo di venerare il vero Dio, prestavano culto a una moltitudine di dèi. Di tali ve ne furono molti pure tra gli Ebrei che, secondo il rimprovero di Elia, zoppicavano da due lati. Tali furono pure i Samaritani che onoravano contemporaneamente il Dio d'Israele e le divinità dei Pagani.
Spiegato ciò, il Parroco farà rilevare che questo è, fra tutti i comandamenti, il primo e più importante; non già per ordine di sola precedenza, ma per i suoi motivi, per la sua dignità, e la sua eccellenza. Dio infatti deve riscuotere da noi un affetto e un ossequio infinitamente maggiori di quelli a cui possano aver diritto re e padroni. Egli ci ha creati, ci governa, ci ha nutriti fin da quando eravamo nel seno di nostra madre, ci ha tratto alla luce; Egli ci fornisce il necessario alla vita e all'alimentazione.
Mancano a codesto comandamento coloro che non hanno fede, speranza e carità; e sono tanti! Infatti rientrano in questa categoria gli eretici, gli increduli circa le verità proposte dalla Chiesa, nostra santa madre; coloro che prestano fede ai sogni, ai presagi e a tutte le altre vane fantasie; quelli che perdono la speranza della propria salvezza, cessando di confidare nella divina bontà; coloro, infine, che contano unicamente sulle ricchezze, sulla salute e sulle forze del corpo. Questa materia è più largamente spiegata da coloro che hanno scritto intorno ai vizi e ai peccati.
Pene contro i trasgressori del primo comandamento
Io sono il Signore Dio tuo, forte, geloso, che faccio ricadere la iniquità dei padri nei figli, fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano; e, nel medesimo tempo, misericordioso abbondantemente verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti (Ex 20,5).
Due cose vanno spiegate a proposito di quest'ultima parte del precetto. Innanzi tutto che, sebbene a causa della maggiore gravita della trasgressione del primo precetto e dell'inclinazione degli uomini a commetterla, la pena sia opportunamente qui menzionata, in realtà si tratta di un'appendice comune a tutti i precetti. Ogni legge infatti spinge gli uomini al rispetto delle prescrizioni col premio e con la pena. Per questo frequenti promesse divine sono disseminate nella sacra Scrittura. Tralasciando quelle pressoché innumerevoli contenute nel vecchio Testamento, ricordiamo le parole del Vangelo: Se vuoi entrare nella vita, rispetta i comandamenti (Mt 19,17); e altrove: Solo chi adempie il volere del Padre mio che è nei cieli entrerà nel regno celeste (Mt 7,21). In un altro luogo: Ogni albero che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco (Mt 3,10). Altrove: Chiunque si adira contro il suo fratello, sarà condannato in giudizio (Mt 5,22). Infine: Se non perdonate agli uomini, nemmeno il Padre vostro perdonerà a voi le vostre mancanze (Mt 6,15).
In secondo luogo, si ricordi che questa appendice deve essere spiegata in maniera molto diversa agli individui perfetti e a quelli carnali. Ai primi infatti, che operano sotto la guida di Dio (Rm 8,14) e a lui obbediscono con animo alacre e docile, esso parla quale annuncio di letizia e quale prova luminosa del volere divino, ben disposto verso di loro. Essi riconoscono cosi la premura di Dio, amantissimo di loro, il quale, ora con i premi, ora con le pene, quasi costringe gli uomini al proprio culto e alla religione. Ne scorgono cosi l'infinita bontà, e vedono che cosa comandi loro, e come voglia far convergere la loro opera verso la gloria del nome divino. Né solo riconoscono tutto ciò, ma nutrono speranza che Dio, come comanda ciò che vuole, cosi darà le forze necessarie per obbedire alla sua legge.
Per gli individui carnali, invece, non ancora affrancati dallo spirito del servaggio, e che si tengono lontani dal peccato più per timore delle pene che per amore della virtù, quell'appendice ha sapore di forte agrume. Perciò dovranno essere incoraggiati con esortazioni pie e quasi condotti per mano là dove vuole la Legge. Ogni volta che venga l'occasione di spiegare uno qualsiasi dei comandamenti, il Parroco tenga presenti queste considerazioni.
Le esortazioni sono tratte dal Catechismo Tridentino (PARTE TERZA: I PRECETTI DEL DECALOGO) San Pio V
Come vedi, caro lettore, la risposta la ha fornita sapientemente e molto semplicemente San Pio V. La nostra fede è semplice e dove vedi complessità scappa via. Novità o esortazioni differenti sono di provenienza apostata o satanica. Ti salutiamo ricordandoti che la violazione del Primo Comandamento è gravissimo peccato mortale. Non può esistere Chiesa cattolica nella storia che, modificando il Pirmo Comandamento, rimanga Tale.
E SE FACESSIMO L'ESAME ANTIDOPING A CERTI PRETI PRIMA DELLA MESSA?

Pontifex.Roma
Le stranezze o le stravaganze di qualche prete post conciliare non finiscono mai di stupire e si può fare davvero un calendario Pirelli delle "novità". Ultimamente ho tenuto sotto osservazione un sacerdote di una parrocchia di Bari centro. Mi auguro che sia solo l'inizio del suo ministero a regalargli certe esuberanze, tuttavia se il buon giorno si vede dal mattino siamo fuori strada. Innamoratissimo del microfono, grida come se i fedeli fossero sordi. Questo è il minimo. Il fondo è stato toccato dal sacerdote quando in preda a raptus da Vescovo, allo scambio della pace, è sceso dal Presbiterio e ha deciso di dare la mano a tutti i fedeli camminando in mezzo a loro. Per carità: intento anche buono, quello di comunicare la gioia del perdono, ma in questo modo si confonde il ruolo del prete con quello del laico ed è una delle storture del Vaticano II. Senza dimenticare che, all'atto del segno della pace, la consacrazione è già avvenuta, il Santissimo ...
... è Gesù, dunque le attenzioni e l'ossequio dovrebbero essere rivolte a Lui, esclusivamente, senza pavoneggiarsi e senza dare le spalle al Sacramento. Questo stesso prete, con la medesima facilità, cambia a suo piacimento le rubriche della Messa dimenticando che ad esse, pur nella discrezionalità della scelta, deve sottostare.
Per capriccio? Perché la liturgia è tiranna? Niente affatto.
Perché il sacerdote di questa liturgia non è padrone o signore. La liturgia appartiene solo alla Chiesa e nessuno, nessuno, ne può disporre come crede, neanche il Papa. La liturgia, come Ufficio divino, merita rispetto ed obbedienza, in quanto la Santa Messa non è uno spettacolo e tanto meno proprietà del sacerdote celebrante. Ecco, dunque, altro nodo che in questo anno della fede dovrà essere esaminato. Probabilmente questi sacerdoti cercano il facile consenso del popolino infarcendo l'omelia anche di battute dialettali e conversando con i fedeli. Ma è questo il rito che vogliamo? Si rispetta il senso del sacro? Insomma, la Messa diventa una commedia.
Non sarebbe male, a questo punto, fare l'antidoping a certi preti.
Bruno Volpe

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