Il complesso rapporto tra i pontefici e l'attività fisica amatoriale ed agonistica
Il 1° novembre il cuore di Roma sarà impegnato dalla “Corsa dei santi” un evento sportivo – non competitivo – che partendo da via della Conciliazione vedrà i partecipanti scorrere davanti al Campidoglio, al Teatro di Marcello, al Colosseo a San Giovanni in Laterano, ai Fori Imperiali e a Piazza Venezia prima di confluire di nuovo in piazza San Pietro per l’Angelus e la benedizione di Benedetto XVI. Che non mancherà; tanto più perché l’evento – ormai una tradizione – è promosso dalla Fondazione Don Bosco Onlus.
Come è noto Benedetto XVI non è mai stato – e tantomeno lo è adesso – un grande praticante delle discipline sportive. Potrebbe essere sua la battuta di Winston Churchill: “Il segreto della mia longevità? Lo sport. Mai fatto”. Ma non è stato sempre così. Anzi, la storia recente e meno recente del papato presenta esempi di rilievo di Pontefici sportivi, o che comunque amavano quelle attività che allora non si chiamavano così, e adesso raggruppiamo sotto il nome di sport.
Di Giovanni Paolo II è inutile parlare: andava in canoa sui Laghi Masuri con gruppi di giovani, sciava, anche da Papa, di nascosto, nelle “scappatelle” dei martedì invernali – il giorno senza udienze – sui campi di neve non troppo distanti da Roma. E nuotava; non aveva una grande simpatia per le ville pontificie di Castelgandolfo, preferiva spazi più alti e aperti; ma quando costruirono una piscina, e qualcuno fece osservazioni sulla spesa, ribatté: “Costa sempre meno di un Conclave”.
Lo sport ha riferimenti nobili, nel cristianesimo. San Paolo è il primo a creare un legame fra sport e Chiesa, in un brano famoso: “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo”. È probabile che il grande annunciatore del Vangelo “alle genti” fosse un conoscitore delle discipline olimpiche della sua epoca. Ma continuando in questo breve elenco di papi, si può ricordare che Paolo VI, come molti giovani cristiani della sua generazione (Piergiorgio Frassati, per esempio), amava le passeggiate in montagna.
Papa Pacelli, Pio XII, amava cavalcare, nuotare e aveva fatto anche del canottaggio, da giovane. La passione vera era l’equitazione, uno sport d’altronde molto diffuso fra i nobili romani dell’800 e dell’inizio del ‘900. Un piacere che con il passare degli anni – e quando intraprese la carriera diplomatica – riuscì a soddisfare sempre più raramente. Tanto che quando era nunzio in Baviera, gli era stato regalato dai fedeli bavaresi un “cavallo meccanico”, per sopperire alle cavalcate vere. Quanto lo abbia usato, è un mistero.
Pio XI, papa Ratti, invece era un vero alpinista, scalatore. Da giovane, insieme a don Luigi Grasselli e a due guide valdostane “aprì” due vie: una via sul Monte Rosa, versante di Macugnaga, e un’altra sul Monte Bianco, la discesa attraverso il ghiacciaio del Dome. Una passione così nota che nell’Appennino della zona di Teramo è stato battezzato con il suo nome da papa un picco, il picco Pio XI. Una targa commemorativa recita: “il 25-09-1929 questo Picco veniva chiamato Pio XI in onore del Papa alpinista. Il 25-09-2004, a 75 anni da quella data e dalla fondazione dell'Opera Salesiana Pio XI in Roma, un gruppo di salesiani e giovani ha raggiunto la cima per ricordare i due eventi e porre una targa commemorativa”.
Pio X, papa Sarto, era così interessato allo sport che come ricorda De Coubertin nelle sue memorie, avrebbe desiderato che i giochi del 1908 si svolgessero a Roma (anche se il Concordato e la “liberazione” del Papa dovevano aspettare ancora venti anni).
Leone XII, papa Pecci, era un cacciatore appassionato. Tanto che – chiuso in Vaticano - fece montare un roccolo nei giardini vaticani per prendere gli uccelli di passo. Una passione certamente poco francescana che era stata condivisa in passato da altri due “Leoni”: Leone X de’ Medici (1513-1521) ch andava spesso a cacciare il cinghiale alla Magliana, ora periferia di Roma; e Leone XII (1823-1829), Annibale Della Genga, che fece acquistare la tenuta della Cecchignola e vi partecipò a qualche battuta di caccia.
MARCO TOSATTIROMA
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