Il Vaticano e la Cei tifano per il professore
Il premier sempre più vicino alla candidatura con una sua lista per aggregare i moderati
La mossa di Angelino Alfano, che con il suo intervento in aula a Montecitorio ha accelerato la crisi del governo Monti, potrebbe rivelarsi un boomerang per il PDL e per lo stesso Silvio Berlusconi. La contromossa del premier tecnico, con la salita al Quirinale e l’annuncio delle prossime dimissioni, potrebbe preludere a una sua diretta discesa in campo nel tentativo di aggregare centristi, moderati e riformisti, raccogliendo anche consensi in quegli spezzoni del PDL insofferenti verso la ricandidatura del Cavaliere.
E la lista Monti, guidata dal premier dimissionario in un ruolo pienamente politico, se com’è prevedibile terrà conto dei valori che stanno a cuore ai cattolici, potrà contare sull’appoggio dalla Chiesa, sempre più insofferente verso Berlusconi ma anche verso lo stesso Alfano, che non ha saputo cogliere l’occasione per rinnovare il partito e ha profondamente deluso anche i suoi referenti nelle gerarchie. Le simpatie per Monti del Vaticano e dei vertici della Conferenza episcopale italiana non sono certo una novità. Quello che è nuovo, nel panorama di questi giorni – evidentissimo dagli editoriali pubblicati dal quotidiano cattolico «Avvenire», come pure dalle pubbliche dichiarazioni di esponenti del mondo dell’associazionismo di matrice cristiana – è l’insofferenza crescente verso l’operazione del Cavaliere. Insofferenza cresciuta ulteriormente dopo le mosse degli ultimi due giorni.
L’annuncio delle dimissioni di Mario Monti ha preso in contropiede il PDL, ma una sua discesa in campo rischia di imbarazzare anche il PD, specie se l’ex rettore della Bocconi annuncerà di voler correre, come peraltro auspicano le associazioni cattoliche del mondo del lavoro che hanno dato vita ai due «conclavi» di Todi e che aspettano solo di potersi impegnare in un rassemblemant montiano, da loro più volte auspicato. L’attuale premier guarda infatti all’area moderata, al Partito Popolare Europeo, e mette in conto una possibile alleanza con il PD di Bersani solo nel caso sia necessario varare un governo di larghe intese.
Candidandosi a tornare alla guida del Paese, sostenuto da una o più liste centriste, per radunare un’area che va da Casini agli scontenti del PDL, dai cattolici di Todi fino a qualche malpancista del PD preoccupato per il peso di Vendola nella futura coalizione di centrosinistra, Monti potrebbe svuotare almeno in parte i serbatoi elettorali di Berlusconi lasciando il Cavaliere solo con i suoi pretoriani.
E una fetta consistente dell’elettorato cattolico, stanco del populismo, delle invettive quotidiane contro la magistratura e degli scontri al calor bianco che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio di storia italiana, ma al tempo stesso molto restio a spostarsi a sinistra, potrebbe finalmente sentirsi rappresentato dal professore entrato a palazzo Chigi un anno fa.
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
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