Dallo scorso giugno molte cose sono cambiate
attorno a Benedetto XVI. Anzitutto Bertone e Gänswein hanno fatto
quadrato. Lo scorso 24 novembre è stato promosso arciprete della
Basilica di San Paolo fuori le Mura lo statunitense James Michael Harvey
dopo anni a capo della Prefettura. Fu Harvey a portare nel 2006
Gabriele nell'appartamento papale e la cosa ha evidentemente avuto un
certo peso. In estate, invece, è stato congedato il vice di Harvey, il
vescovo Paolo De Nicolò, che comunque aveva appena raggiunto l'età
pensionabile di 75 anni. Al suo posto è arrivato come reggente della
Casa il padre rogazionista Leonardo Sapienza. La nomina di Gänswein è un
unicum nel suo genere. Nemmeno con Stanislaw Dziwisz Giovanni Paolo II
era arrivato a tanto. Mantenendolo al suo fianco come segretario,
Wojtyla l'aveva promosso non a prefetto ma a «prefetto aggiunto» della
stessa Casa pontificia. Intorno al Papa, e in particolare al segretario
di stato Tarcisio Bertone, ha preso sempre più peso il laico dell'Opus
Dei Greg Burke. Da advisor della comunicazione della segreteria di
stato, suggerisce le strategie comunicative migliori per non
impantanarsi in inutili scandali. Viene anche da lui, come del resto dai
cardinali che parallelamente al processo a Gabriele hanno condotto
un'indagine sotto segreto pontificio su Vatileaks, la decisione di
svolgere nel modo più serio ma insieme rapido possibile il processo a
Gabriele e a Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico co-imputato
con il maggiordomo del Papa. La volontà era quella di chiudere la
partita il prima possibile in modo da non annacquare da una parte il
Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione di ottobre, dall'altra
l'anno che Papa Ratzinger ha voluto dedicare alla fede, con gli
anniversari capitali dei cinquant'anni d'apertura del Concilio Vaticano
II e i venti della pubblicazione del Catechismo. E così è stato. I due
processi si sono chiusi a tempo di record appena prima della promozione
di Gänswein.
Vatileaks aveva portato in luce anche una certa
difficoltà di governance all'interno dello Ior, la banca vaticana. Se è
vero che il board dello Ior ancora non ha deciso il nome del nuovo
presidente, è altrettanto vero che un'azione decisa è stata compiuta
verso regimi di maggiore trasparenza. René Brulhart, ex direttore della
Financial Intelligence Unit del Liechtenstein, definito il «James Bond
della finanza» dall'Economist, è stato nominato nelle scorse settimane
direttore dell'Autorità di informazione finanziaria che lavora per
adeguare il Vaticano alle norme internazionali in materia di
antiriciclaggio ed entrare, finalmente, nella «white list» dell'Ocse. Il
giovane svizzero, appena quarantenne, ha preso il posto di Francesco De
Pasquale, che dirigeva l'autorità da poco più di un anno. A favore di
Brulhart ha giocato anche il fatto di non essere italiano. Come non
italiano pare destinato a essere il nuovo presidente dello Ior.
Gli editoriali -
Le opinioni
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Scritto da Angela Ambrogetti
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Da
qualche tempo don Georg era più tranquillo. Nelle occasioni pubbliche
si notava che dopo la bufera iniziata a fine maggio per le vicende
legate alla fuga di documenti dalla segreteria del Papa, al monsignore
finalmente era tornato il sorriso. Non è certo stato facile per il primo
segretario del Papa affrontare il fango che sul suo lavoro aveva
gettato la vicenda “vatileaks”. Ora la nomina ad arcivescovo
(tra l’altro con l’ex titolo del cardinale Bertello, Urbisaglia in
provincia di Macerata) e Prefetto della Casa Pontificia lo rende ancora
più saldamente vicino a Benedetto XVI. A dispetto di chi da tempo lo
voleva in partenza per qualche diocesi tedesca. In effetti della nomina
si cominciò a parlare proprio in primavera. Ad aprile in Vaticano si
parlava di questa come imminente, forse per fine giugno. Poi è successo
quello che è successo.
A scoprire il furto di documenti è stato proprio don Georg. Eppure
era stato lui ad accettare che Paolo Gabriele divenisse Aiutante di
Camera e che si occupasse anche un po’ di piccoli incarichi di
segreteria. Ed era stato monsignor Harvey, oggi cardinale, a segnalare
Paolo per questo incarico. Ma qualche segnale che Gabriele non fosse la
persona adatta era arrivato dal suo predecessore Angelo Gugel. Nelle
settimane di “affiancamento” per il nuovo arrivato Gugel aveva notato
una certa distrazione e qualcosa che non andava. Ma si sa Angelo Gugel è
stato, ed ancora, talmente perfetto nel suo incarico a fianco di
Giovanni Paolo II per 27 anni e nel primo anno del pontificato di
Benedetto XVI, che era difficile trovare qualcuno al suo livello. Così
Paolo Gabriele entrò a far parte della Famiglia Pontificia godendo della
fiducia del segretario del Papa.
In occasione della scoperta del furto dei documenti il Papa ha dato
massima fiducia a Gaenswein, ed è stato lui a gestire la difficilissima
situazione. Ha voluto essere interrogato nella istruttoria e
testimoniare al processo. Non è certo stato facile. Don Georg del resto
si è assunto le proprie responsabilità e ora che la parte fondamentale
della vicenda è finita tutto può tornare a prima del 21 maggio.
Benedetto XVI che ha subito confermato la fiducia nei suoi collaboratori
più colpiti dalla vicenda “vatileaks”, ha voluto che ora sia don Georg
a gestire la sua agenda, non solo privata, ma anche pubblica.
Al suo fianco il Segretario di Stato, il cardinale Bertone che il
Papa continua a mantenere al suo posto nonostante i 78 anni compiuti il 2
dicembre scorso. Tra Gaenswein e Bertone non c’è un particolare
affiatamento, ma entrambi sono assolutamente leali e fedeli al Papa. E
questo non è poco. Il futuro arcivescovo, che negli anni ha saputo
anche ritagliarsi un suo ruolo pubblico pur con perfetta discrezione, ha
già diversi incarichi da seguire. Primo fra tutti quello di membro del
Consiglio di amministrazione della Fondazione Ratzinger vaticana. La
fondazione gestisce i diritti d’autore di Benedetto XVI e conferisce il
Premio Ratzinger, chiamato “Nobel per la Teologia”.
Inoltre, insieme alla Stiftung tedesca segue l’attività dello
Schulerkreis degli ex alunni del professor Ratzinger. Recentemente ad
esempio, a settembre, Gaenswein è andato ad inagurare la casa- museo di
Joseph Ratzinger a Ratisbona. La vecchia casa di Pentling è stata donata
dal Papa alla Papst Benedikt XVI.-Stiftung, e un anno e mezzo fa il
fratello del Papa ha consegnato le chiavi ai curatori del piccolo museo.
Insieme a Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede e curatore dell’ Opera Omnia di Joseph Ratzinger,
don Georg era all’inaugurazione. E’ stato compito suo aiutare i curatori
del museo a riprodurre in scala lo studio nel Palazzo Apostolico del
Papa.
Gaenswein inoltre ha curato diversi libri tra i quali :“Benedetto XVI
Urbi et Orbi” dedicato ai viaggi del Papa; “Cattolico. Sapere di prima
mano cosa significa”, una raccolta di testi sulla fede e la Chiesa” e a
marzo per l’ 85 esimo compleanno del Papa ha curato “Benedetto XVI,
famosi sul Papa”, un collage di personaggi tedeschi famosi che
raccontano il “loro” Benedetto XVI. Gaenswein nel febbraio del 2011 è
stato insignito della Laurea Honoris Causa dell’Università di Perugia.
Nella sua Lectio per l’occasione affrontò il tema del concordato con
perizia canonistica e con alcune proposte interessanti come quella di
una legislazione particolare per Roma città del Papa e della
cristianità. Una passione speciale per la letteratura infantile. Oltre a
“Perchè il Papa ha le scarpe rosse” un libretto di domande e risposte
che a don Georg fecero i bambini di una scuole tedesca, Gaenswein ha
curato la prefazione di “ Joseph e Chico” un libro per bambini dove il
gatto di Ratzinger a Pentling racconta la vita del Papa per Bambini, e “
Il mistero di un piccolo stagno” fiaba illustrata appena uscita in
libreria per i tipi della Lev.
http://www.korazym.org/index.php/home/29-le-opinioni/3347-don-georg-un-segretario-qparticolareq.html |
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